Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (2024)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (1)

Le colonne sonore come non le avete mai viste
Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" svoltasi dall’8 al 14 Aprile 2024

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (2)

Mi scuso con i lettori e in primis con tutto il team del “Roma Film Music Festival” perché non è consuetudine né mia né della redazione scrivere un resoconto di un evento cine-musicale, concerto o film concerto a così lunga distanza da quando è avvenuto. Il bello di un reportage consiste nel rivivere attraverso ciò che scrivo o scriviamo in questa testata quanto successo, positivamente o negativamente, al massimo pochi giorni dopo l’avvenimento stesso, se no si perde il gusto della curiosità o della temporalità della notizia stessa. Le motivazioni di questo mio ritardo (forse) le capirete leggendo da qui in avanti. Ad ogni modo sappiate che ripercorrere ciò che la terza edizione del “RFMF” è stato per il sottoscritto, coinvolto in prima persona più delle pregresse edizioni, qualcosa di talmente avvincente e scavante emozionalmente nell’animo che sono più che certo che il doverlo riportare per iscritto è stato di per sé difficoltoso, nonché colmo di commozione per tutto quello che è accaduto dietro le quinte prima, durante e dopo…ma questa è un’altra Storia e sicuramente a voi, cari lettori, distrarrebbe alquanto se ve la narrassi, quindi partiamo con il reportage, però meglio poeticamente, anzi fiabescamente.

L’usignolo e il cardellino

Disse il cardellino all’usignolo che se ne stava muto:
“Peccato che canti poco”.
L’usignolo rispose arguto:
“Ciò che la natura mi ha dato, eseguo fedelmente.
Meglio poco, ma bene, che molto e assai mediocremente”.

Ignacy Krasicki (1735-1801)

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Questo stralcio di una fiaba del così chiamato ‘principe dei poeti polacchi’, l’arcivescovo, scrittore e poeta Krasicki, è probatorio di una delle fondanti tipicità del “Roma Film Music Festival”: meglio poco (si fa per dire, ma ci ritornerò sopra), ma bene, che molto e assai mediocremente. Difatti il poco, in senso più che metaforico – seppur tre edizioni in un anno e mezzo non sono uno scherzo (follia pura… però solo i folli creano Arte, gli altri fanno il compitino e buona lì) –, realizzato con certosina cura e appassionata tenacia, che un molto che stroppia, scadendo nella mediocrità assoluta, svanendo dall’oggi al domani così com’è nato, in una nuvola di fumo, finendo in quell’oblio di parecchi (troppi) Festival di casa nostra (e non solo) che partono in pompa magna, magari con ospiti di tutto rispetto (anche internazionali, di spicco), successivamente (già dopo la prima edizione il più delle volte) terminando stranamente o disastrosamente la propria corsa, perché le intenzioni non erano null’affatto artistiche bensì commerciali o ancor peggio politiche. Se dietro l’ideazione di un Festival non vi è un Anima impregnata d’arte, accompagnata da altre anime intrise di effettiva passione artistica, allora, statene certi, codesto non avrà un lungo cammino da percorrere – e ve lo scrive uno che da più di vent’anni di festival, premi, eventi e spettacoli sulla Settima & Ottava Arte ne ha veduti apparire e scomparire come in un gioco al nascondino che non finisce più, senza vincitori, o come in un film di ectoplasmatici accadimenti; magari alcuni di questi dai buoni propositi però sui quali non ci si è creduto abbastanza –.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (4)

Gorka Oteiza, Marco Patrignani e Diego Navarro

Ad oggi il “Roma Film Music Festival” è da considerarsi a buon diritto, senza che vi possano essere recriminazioni su quanto affermato, il primo ed unico evento cine-musicale dal respiro internazionale sul suolo italico. Come già dichiarato o scritto altre volte in reportage del genere, in Italia sull’argomento musica applicata alle immagini Festival o Premi affidabili, che persistono e insistono, con arguta passionalità ed energica capienza ideativa, il loro percorso esplorativo, divulgativo, informativo, d’intrattenimento, perfino (cosa non scontata) collegato a quegli illuminati Conservatori, Scuole di Cinema e Accademie che da alcuni anni hanno intrapreso seriamente corsi sulla musica per film, serie, videogiochi e multimedialità, sono solamente il “Creuza de Mà - Musica per cinema” di Gianfranco Cabiddu, giunto alla 17^ edizione, che si svolge tra Carloforte e Cagliari in Sardegna, il “Festival della Colonna Sonora” di Reggio Calabria di Franco Eco e Alessandro Bagnato, arrivato alla terza edizione e il “Mercurio d’Argento” a Massa in Toscana, del sottoscritto insieme a Giacomo Fascilla e David Paruano, dopo alcune edizioni condotte brillantemente da Lorenzo Tomio, giunto alla sesta edizione. Eppure di eventi che respirano internazionalità già nel suo nucleo fondante, non concentrandosi esclusivamente sui compositori di casa nostra bensì guardando oltre, prima di tutto instaurando una partnership fin dalla prima edizione con i due più grandi e importanti Festival cine-musicali al mondo, il “Krakow Film Music Festival” e il “Fimucité” di Tenerife, il “Roma Film Music Festival” né è l’emblema in Italia, avendo dimostrato la sua forza espressiva e comunicativa sin dal suo esordio nel 2022, confermandola a gran voce con l’ultima svoltasi dall’8 al 13 aprile scorso presso i rinomati Forum Studios capitolini. Per dovere di cronaca, e facendogli i nostri migliori auguri per un prosieguo sempre più rilevante, si è palesato dall’anno passato l’internazionale ”Apulia Soundtrack Award”, a cura del compositore Cyril Morin, un festival sulle colonne sonore, in lingua inglese ma pugliese d’adozione, che ha avuto ospiti-premiati del calibro di Simon Franglen (Avatar: The Way of Water), Howard Shore (The Lord of the Rings), Justin Hurwitz (La La Land, Babylon) e Lalo Schifrin (Mission: Impossible), nonché il nostro Fabio Massimo Capogrosso (Esterno notte, Rapito), proseguendo questa Estate con Pino Donaggio ed altri ragguardevoli invitati stranieri.

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Diego Navarro, Gorka Oteiza e Marco Patrignani

Il “Roma Film Music Festival” si è prefisso fin dalla prima edizione di essere internazionale anche nella conduzione del medesimo: i talk o incontri col pubblico si sono suddivisi in italiano e in inglese a seconda dell’ospite/degli ospiti intervenuto/i, così ampliando ancora di più il bacino d’utenza e potendo contare su giornalisti/critici/musicologi cine-musicali da tutte le parti del globo e la partnership, non soltanto con i succitati due Festival polacco e spagnolo, parimenti con la pregevole rivista ispanica SoundTrackFest di Gorka Oteiza (https://soundtrackfest.com/en/), curatore di alcuni panel in lingua inglese in queste tre edizioni: un marchio una garanzia ulteriore di qualità e conoscenza della materia primaria festivaliera. Anche chi vi scrive ha presenziato dagli esordi di questo evento romano, riportandone ogni giornata, premio, concerto, cine-concerto e incontro attraverso testimonianze scritte su questa rivista e video-interviste all’interno del programma web partner “Soundtrack City”, insieme a Marco Testoni, come accadrà per questa terza edizione, della quale potrete vedere le interviste realizzate ai vari ospiti da ora in avanti sulle pagine social e YouTube del suddetto programma (https://www.facebook.com/lacittadellamusicavisibile).

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (6)

Marco Patrignani e Diego Navarro

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Carlo Verdone, Massimo Privitera, Fabio Liberatori e Marco Testoni

Tornando a questa ultima edizione, il sottoscritto ha fatto un passo avanti, organizzando e curando una buona parte dei talk e addirittura (mi fa strano solo scriverlo) conducendo due delle tre serate concertistiche immersive nell’appena inaugurato Forum Theatre, adiacente ai mitici Forum Studios fondati da Ennio Morricone, Piero Piccioni, Armando Trovajoli e Luis Bacalov, che più di 3000 colonne sonore hanno visto nascere ed eseguire tra le sue storiche mura, certune Premio Oscar, tra cui La vita è bella di Nicola Piovani e Il postino di Luis Bacalov. La mia conduzione di due concerti serali è stata voluta da colui che ancora non ho (appositamente) nominato, perché è doveroso farlo con tutti i santi crismi; colui il quale, insieme al sottoscritto, sul palco del Forum Theatre è stato paragonato, da una fetta del numeroso pubblico presente di serata in serata, ad Amadeus, accompagnato dal braccio destro Fiorello, allo scorso “Festival di Sanremo”, per le gag improvvisative o presunte tali (nel caso nostro totalmente e goliardicamente improvvisate, comunque ad arte), per la sua spigliata, energica, accattivante, simpatica e mai fintamente pomposa, come accade spesso in eventi di questo tipo, presentazione – a sottolineare quanto quest’uomo, effettivo deus ex machina del Festival, ci creda realmente, e sin nel profondo, alla creatura alla quale ha dato vita come un novello scienziato pazzo stile Frankenstein (ecco la ‘follia pura’ di cui sopra), avendo però quella sana pazzia che realizza soltanto cose belle e fantastiche anche e soprattutto per chi ne godrà –, ovvero, dulcis in fundo, Marco Patrignani, ideatore e direttore artistico.
Per merito della sua bonaria perseveranza e cocciutaggine, nonché quella caustica e trascinante voglia di mettere in pratica anche l’idea più irraggiungibile o persino irrealizzabile – e nessuno meglio di me lo può comprendere visto che la mia rivista Colonne Sonore ha compiuto l’anno appena passato i suoi primi 20 anni di orgogliosa esistenza contro tutto e tutti (e qui ci vorrebbe un libro apposito per raccontarne le peripezie) –, Patrignani è riuscito a realizzare a breve distanza dalla seconda edizione, che se non rammentate bene, si è svolta dal 30 settembre all’8 ottobre 2023, ossia sette mesi addietro (e si ripresenta la ‘follia pura’ di cui sopra), una terza edizione ancora più mastodontica (le dimensioni contano per citare un film monstre di Roland Emmerich), florida e per la prima volta immersiva al 100%, ottenendo un coinvolgimento e consenso di critica e pubblico non da poco, sia per i talk (170 i presenti solo al primo incontro con Carlo Verdone e Fabio Liberatori, quale miglior auspicio di una partenza coi fuochi d’artificio) sia per i concerti serali che per le due date, sempre serali, del cine-concerto in anteprima italiana del film di 007 Skyfall con le musiche di Thomas Newman.

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Carlo Verdone

Ma proseguiamo con un cert’ordine, suddividendo questo reportage da qui in poi in “Talk” e “Concerti”, per meglio addentrarvi nelle dinamiche di un Festival assai complicato da mettere in piedi nel nostro Bel Paese, in cui si ci dimentica troppo presto e spesso, direi a ciclo costante, che la Cultura, se fatta in maniera onesta e intelligente e con cognizione di causa da persone che sanno ciò di cui trattano, paga e ricompensa (e non mi riferisco solo al mero denaro che comunque è il giusto compendio al lavoro spacca schiena e stressante di chi crede con passione in ciò che professa e realizza), portando indotto, conoscenza, alleanze, connessioni, creatività e gratificazioni enormi e ulteriori non esclusivamente a chi lo ha messo in piedi. Solo che il più delle volte ci si deve rimboccare le maniche in solitaria e lottare contro i mulini a vento. Nondimeno, intendiate, che se si è veramente convinti fino in fondo in ciò che si desidera, vedrete che tutto quello che si è pensato (anche in sogno) diventerà realtà…perché i sogni diventano realtà, anche e per merito di chi ci crede insieme a noi. E tutto lo straordinariamente umano e preparato entourage, che da tre anni realizza questo “Roma Film Music Festival” – ringraziato come per ogni resoconto in coda all’articolo –, ha sempre avuto fiducia piena nella mente da sognatore illuminato di Marco Patrignani, facendo giungere questa sensazione di appassionata unitarietà e compartecipazione agli ospiti, giornalisti, pubblico, partners, musicisti e interpreti tutti, sentendosi fin da subito come appartenenti ad una grande famiglia d’Arte tra le Note senza tempo del Cinema.

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I “TALK”

Riportare nero su bianco, in special modo dal punto di vista sensorialmente ed emotivamente umano, ciò che accade dietro le quinte, durante l’incontro davanti al pubblico/fan, che non sempre vede al di là del suo idolo, e subito dopo appena conclusosi, è cosa alquanto ardua. Perché i sentimenti e le emozioni di noi essere umani, dai mille stati d’animo e comportamentali dei più imprevedibili e svariati, vanno vissuti dal vivo e, perciò, trascriverne avvenimenti, frasi, espressioni, sconvolgimenti, sorprese, etc. etc. etc. è eccellente opera esclusiva dei sommi poeti o dei cauti e intelligenti psicologi, eccezionalmente dei romanzieri, quelli tra i più colti e avvezzi, con alle spalle anni e anni di novellizzazione ed esperienze personali toccate con mano e mente, aventi nel DNA la genialità di mettere per iscritto ciò che di più impalpabile, invisibile o rintracciabile – come lo è d’altronde la Musica in tutta la sua primaria essenza – si cela dietro un comportamento o una movenza o un gesto di una persona, indistintamente uomo o donna. Questa è forse fin troppo un’articolata e ragionata introduzione, perché potrei benissimo e sbrigativamente dirvi che ogni Talk di questa terza edizione è stato semplicemente unico e incredibile al contempo, stupefacente ed emozionale nel medesimo istante, svelante e saggiante in un solo tempo, insomma un tutt’uno di variopinte e spumeggianti scale cromatiche disvelanti aneddoti sulla musica applicata alle immagini, sulla Settima Arte, sull’Armonia delle Note fuori e dentro il girato, com’è giusto che si faccia in un Festival che ha il compito originario di far ascoltare “le colonne sonore come non le avete mai viste” – frase che campeggia nel nostro reportage, presa di peso dal comunicato stampa del “RFMF” e ideata da Patrignani –. Tutto vero eppure hanno suscitato, sì, la gamma di sensazioni summenzionate ma anche ben altro ancora. Gli incontri si sono succeduti con questo ordine di apparizione: Carlo Verdone & Fabio Liberatori, regista & compositore in uno di quei sodalizi tra i più considerevoli del nostro panorama cine-musicale di ieri e di oggi; Jason Piccioni e la sorella Valentina insieme alla vocalist più nota al mondo per gli amanti veri della Colonna Sonora, Edda Dell’Orso, tributanti i 20 anni dalla scomparsa di Piero Piccioni, uno tra i maggiori pionieri della musica per film non solo di casa nostra; Stefano Fresi, compositore e soprattutto rinomato attore (la serie filmica Smetto quando voglio, Il Regno, The Land of Dreams); il bandoneonista Héctor Ulises Passarella, il cosceneggiatore Giacomo Scarpelli, il montatore Roberto Perpignani e il nipote di Troisi, Stefano Veneruso, che girò il backstage del poetico ultimo film di zio Massimo Troisi, Il Postino 30 anni prima con la colonna sonora da Oscar di Luis Bacalov; Diego Navarro, compositore, direttore d’orchestra e direttore artistico di “Fimucitè” (“Tenerife International Film Music Festival”); Andrea Guerra, compositore per Ferzan Ozpetek (Le fate ignoranti, La finestra di fronte) e Gabriele Muccino (La ricerca della felicità); il compositore, musicista e direttore d’orchestra stranoto Peppe Vessicchio; Lele Marchitelli, compositore in sodalizio con Paolo Sorrentino (da La grande bellezza alla serie The New Pope) e per Paola Cortellesi nel film campione d’incassi, dal successo clamoroso, C’è ancora domani. Una costellazione di chiacchierate davanti ad un pubblico non costituito prevalentemente da soli fan, anche da semplici curiosi, ovviamente appassionati di cinema tra le note, allievi di corsi di musica applicata e amici, colleghi e conoscenti degli invitati, che hanno potuto fruire tra lo storico Studio A dei Forum Studios, dove si sono incise colonne sonore entrate di diritto nella Storia della Settima & Ottava Arte, vedi le succitate La vita è bella e Il Postino, anche C’era una volta in America, Nuovo Cinema Paradiso e La leggenda del pianista sull’oceano del nostro compianto Ennio Morricone, e il nuovo spazio del Forum Theatre (ex Teatro Euclide), flessibile hub immersivo (così come descritto nel libretto del Festival), ospitante i concerti serali e vari momenti di svago tra vino, co*cktail e tanta convivialità, tutto predisposto ad hoc dagli organizzatori; persino i co*cktail a tema cine-musicale a seconda la serata. Il Forum Theatre è stato l’impressionante sorpresa della terza edizione: vi si accede attraverso una scalinata in legno che si apre da entrambi i lati, resa famosa dalla sequenza del celeberrimo film con Alberto Sordi, Il medico della mutua del 1968, nella quale il Dottor Guido Tersilli risponde d’urgenza ad una paziente al telefono mentre si trova fuori orario lavorativo al cinema, facendosi notare da tutta la platea e interrompendo la proiezione di un film western, visto che il suo nome viene urlato da una delle maschere in sala. Tutta una telefonata finta, subdolamente messa in piedi dalla madre del Dottor Tersilli e dalla moglie, che lo chiama, per far conoscere il figlio e marito, neo medico della mutua, a tutti i cittadini romani della zona limitrofa al cinema in questione.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (11)

Carlo Verdone

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (12)

Fabio Liberatori

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (13)

Il talk, curato da me, sul connubio artistico regista/compositore tra Carlo Verdone e Fabio Liberatori (16 collaborazioni insieme) ha aperto il Festival ed è stato un tripudio tra il serio e il faceto; e non poteva essere altresì con l’attore, regista e sceneggiatore romano mattatore, che tanti personaggi e storie ci ha narrato con una verve tragicomica unica e pari solo a quella del nostro Albertone nazionale, suo mentore di una certa romanità che travalica i suoi stessi confini con originalità anticonvenzionale e un sorriso dolceamaro stampato fisso sul volto a ricordarci chi siamo, sia se proveniamo dal Sud, dal Nord o dal Centro Italia. Una sequela privata e professionale di racconti su come le musiche di questo loro sodalizio siano state, sin dall’esordio in Borotalco, un compendio perfetto alle immagini, prendendo come punto di riferimento una certa commedia britannica e quel suo scoring mai tradizional popolare, come è sempre avvenuto nella commedia di casa nostra, ma internazionale nei suoni (prettamente elettronici) e nell’uso delle canzoni sia originali che preesistenti, in cui le songs diventano parte integrante della sceneggiatura o addirittura il motore della storia stessa. Su questo Verdone, con il fedele Liberatori, è stato tra i primi ad attuare tale corrispondenza score-canzone in un gioco ingegnoso tra diegetica ed extradiegetica, così aborrendo quell’insulsa logica tipica dei commerciali cinepanettoni o commediole degli ultimi anni Made in Italy. E la visione di spezzoni del loro sodalizio con ascolto di temi in una sorta di rimembranza d’intenti registico-compositivi è stata, non solo per i numerosi fan, puro diletto che ha stimolato Verdone a parlare per lo più di una delle sue più grandi passioni: la Musica. Lui che è da sempre scopritore, divulgatore, divoratore e sperimentatore volontariamente e pure inconsciamente di autori e musicisti da ogni parte del mondo, che ad un distratto sentore sembrerebbero avere poco a che fare con la Commedia nostrana ma che solo Lui poteva rendere perfetto contraltare alla sua narrazione; nondimeno Liberatori con le sue costruzioni elettroniche o raramente strumentali orchestrali mai ingombranti ma visceralmente dentro le immagini a raccontarne il ‘non detto’.

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Edda Dell'Orso

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Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (16)

Jason Piccioni, Edda Dell'Orso e Massimo Privitera

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Il Talk sui 20 anni dalla scomparsa del genio Piero Piccioni, “pioniere della musica senza tempo” come ha tenuto a sottolineare, inventando il titolo stesso dell’incontro, il figlio Jason, ha ospitato una donna minuta ma vigorosa, dolce ma determinata, dalla voce più acuta, sensuale, incantevole, vitale della Storia del Cinema, quella Edda Dell’Orso che con i suoi vocalizzi ha mutato la Settima Arte e la sua controparte, l’Ottava. In questo incontro, gestito dal sottoscritto, si è narrato come dama Edda abbia vocalizzato per tutti i compositori italiani del passato e per una moltitudine di pellicole e chi non ha lavorato con Lei è perché si è distratto strada facendo, perdendo un’occasione d’oro. Con Piccioni, Edda ha collaborato in questi film e album extracinematici (ringrazio il giornalista e discografico di “Musica per Immagini” Marco Ferretti per il preciso elenco e per i brani inediti che ci ha prestato per farli ascoltare durante la chiacchierata, in cui Edda prova dei vocalizzi per lo score di Ti ho sposato per allegria di prossima uscita vinilica per l’etichetta appena citata):

I Tre Volti (Michelangelo Antonioni, Mauro Bolognini, Franco Indovina, 1965);
Ti Ho Sposato Per Allegria (Luciano Salce, 1967);
I Giovani Tigri (Antonio Leonviola, 1968);
Le Altre (Renzo Maietto, 1969);
Scacco Alla Regina (Pasquale Festa Campanile, 1969);
Ciao, Gulliver (Carlo Tuzii, 1970);
La Volpe Dalla Coda Di Velluto (José Maria Forqué, 1971)
Bello Onesto Emigrato Australia Sposerebbe Compaesana Illibata (Luigi Zampa, 1971);
Un Modo Di Essere Donna (Pier Ludovico Pavoni, 1973);
Peccato Mortale (Francisco Rovira Beleta, 1974);
Il Dio Sotto La Pelle (Folco Quilici, 1974);
– Fire Stars Dances (1979);
Io E Caterina (Alberto Sordi, 1980);
In Viaggio Con Papà (Alberto Sordi, 1982);
Sono Un Fenomeno Paranormale (Alberto Sordi, 1985);
Incontri Proibiti (Alberto Sordi, 1998).

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Edda Dell’Orso ci ha tenuto a dire, prima di tutto, che il Maestro Piero Piccioni è stato, tra tutti i grandi compositori con i quali ha inciso colonne sonore e dischi, quello più vicino alle sue corde melodico musicali, al suo genere tematico che adorava ascoltare anche al di fuori del lavoro. Piccioni è stato la Voce del profondo tragicomico dolceamaro sodalizio con Albertone – 15 film con Sordi regista e interprete, 12 con Sordi diretto da altri (sperando di non dimenticare qualche titolo ed errare la numerazione) – e poi il connubio con Francesco Rosi (13 cooperazioni totali) e i lavori sporadici con Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Bernardo Bertolucci, Mauro Bolognini, Sergio Corbucci, Steno, Luigi Zampa, Tinto Brass, etc. etc. etc. Un talk che ci ha immersi in aneddoti deliziosi e in quelle musiche piccioniane incancellabili, in molte occasioni superiori ai film per le quali furono scritte e ancora oggi fonte di ascolto, come ha sottolineato, dati alla mano, Jason ed il suo amico giornalista radiofonico intervenuto, di cui non rammento il nome (mi perdoni per la smemoratezza qualora legga questo mio pezzo), per giovani che non hanno mai visto i film di appartenenza ma restano ammaliati dal gentiluomo della musica per immagini, pioniere di note jazz (il solo in Europa ad aver suonato con Charlie Parker), lounge, beat, swing, pop e via elencando, che molti Dj internazionali campionano, a dimostrazione che il suo stile è ancora odiernamente moderno come lo fu all’epoca.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (19)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (20)

Stefano Fresi

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (21)

L’attore, cantante e musicista Stefano Fresi, introdotto da Marco Patrignani, è noto ai più per i suoi numerosissimi ruoli sia da protagonista che da comprimario in commedie e drammi di diversi registi del nostro Paese, che hanno sbancato al botteghino e avuto grande riscontro in streaming: a parte i succitati la trilogia di Smetto quando voglio, Il Regno, il musical The Land of Dreams (in cui canta splendidamente una delle melodie originali composte da Fabrizio Mancinelli), bisogna ricordare Noi e la Giulia, Figli, La casa di famiglia e Ma cosa ci dice il cervello. Pochi sanno, però, che è anche un compositore che ha scritto musiche per alcuni cortometraggi, per una pellicola e per i titoli di testa di Romanzo criminale - la serie di Stefano Sollima del 2008, suo esordio anche come attore, e per i jingle dei nuovi stacchetti grafici della RAI da un po' di anni a questa parte. Il Talk di Fresi è stato tra i più toccanti e coinvolgenti per il pubblico che vi ha preso parte: <<“La tecnica delle emozioni.” Come e perché armonia e melodia sostengono e potenziano il significato delle immagini>>, questo il titolo del suo incontro, dove ad un pianoforte, con alcuni contributi audio e partiture alla mano sul suo iPad, ci ha condotti affettuosamente, con le orecchie ben distese a coglierne ogni sfumatura, attraverso il ruolo armonico cine-musicale, motore primario di mille sensazioni che solo un compositore per immagini sa come tirar fuori e far sgorgare all’interno e all’esterno delle sequenze. Perfino i neofiti di argomenti tecnico-didattico musicali sono riusciti a percepire ogni frase enunciata e ospitare nel loro angolo di cervello, dedicato ad incamerare soltanto nozioni artistiche (quello destro denominato il “Poeta”), complicate trattazioni sonore, chiare solo ad un musicista vero e proprio. Perché il raccontare con simpatica e minuziosa esuberanza argomentativa certe dinamiche armoniche applicate alla costruzione di una partitura per il Cinema, per far sì che essa riesca ad arrivare a tutti e con un solo attacco o due note trasmetterci una gamma di emozioni delle più differenti che nemmeno le scene filmiche, seppur ben orchestrate, riescono a fare con tale profondità, è stato uno dei pregi più grandi e attrattivi di Fresi; al quale ho consigliato dopo il talk di provare la strada della divulgazione didattica, perché pochi come Lui possono tramandare con tale semplicità costruttiva disarmante ed emozionatamente istruttiva. L’attore mi ha sorriso, pensando che esagerassi ma credo vivamente che abbia colto la mia sincerità appassionata e mi auguro che vi rifletta su per il futuro, perché la musica applicata alle immagini abbisogna di tali Personalità che la sappiano spiegare, raccontare e argomentare a tutti con le suddette qualità che vi ho tratteggiato. Credetemi, pochissimi sanno e anche sapendo perfettamente, non sanno come far comprendere. Quindi divulgatori come Fresi sono merce rara. Poi vederlo commuoversi, con lacrime copiose versate senza celarle (idem il sottoscritto e non soltanto tra il pubblico), all’ascolto, da lui medesimo proposto agli astanti, del tema di John Williams per Schindler’s List nell’esecuzione di Itzhak Perlman al violino tratta dall’album “Cinema Serenade”, è quel tipo di trepidazione che per iscritto non rende e che non dimenticherò mai in vita mia, facendomelo apprezzare ancor di più, dato che chi recita e scrive note ha un’anima divisa in due che poi è Una sola, incomparabile e bellissima come nessun’altra.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (22)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (23)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (24)

Héctor Ulises Passarella

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (25)

Roberto Perpignani

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (26)

Giacomo Scarpelli

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (27)

Stefano Veneruso

Per i 30 anni dall’uscita sul grande schermo dell’ultimo poetico, piacevole, straziante e sincero film di e con Massimo Troisi, Il Postino, con la regia di Michael Radford, che fece aggiudicare al compositore Luis Bacalov l’Oscar, il Nastro d’Argento e il Bafta, per la miglior colonna sonora, vi è stato un Talk, preparato e condotto da chi vi scrive, che ha ospitato con grande partecipazione emotiva il bandoneonista Héctor Ulises Passarella, che suonò lo score originale, il cosceneggiatore Giacomo Scarpelli, figlio di quel Furio Scarpelli che insieme ad Agenore Incrocci creò la cosiddetta Commedia all’Italiana che tanto ha reso famoso il nostro cinema in tutto il mondo per la sua satira graffiante e cinica e l’umorismo dolceamaro, il montatore Roberto Perpignani – ha collaborato con Bernardo Bertolucci (Ultimo tango a Parigi), Marco Bellocchio (La Cina è vicina), Paolo e Vittorio Taviani (molti film tra cui La notte di San Lorenzo, Kaos, Il sole anche di notte) e Orson Welles (Il processo) – e il nipote di Troisi, Stefano Veneruso, che sul set dell’ultimo film dello zio iniziò la sua carriera di assistente alla regia e via via aiuto regista e regista in proprio, grazie alla telecamera che gli regalò proprio Massimo Troisi, filmando un backstage che ha mostrato in prima assoluta al “RFMF”, che farà parte di un documentario sulla lavorazione de Il Postino, di prossima uscita. Non vi nego che vedere quelle immagini girate o ancora meglio rubate dal set, con alcune pagine affettuosamente divertenti ed altre faticosamente sofferte – Massimo Troisi era assai malato ma riuscì a terminare il film con tutta la determinazione, il coraggio, il desiderio di lasciare un testamento tra i più belli e intensi della sua carriera prima di andarsene in cielo a far sorridere con la sua verve unica e ineguagliabile tanti colleghi e amici che lo attendevano ai cancelli del Paradiso – è stato un colpo al cuore tra sorrisi melanconici e lacrime gioiose, che tutte le frasi qui riportate non sapranno mai farvi avvertire con la medesima intensità vissuta dal vivo. Tutte le testimonianze generose, amabili e più che mai veritiere, senza fronzoli commentativi inutili e pomposi come accade spesso in questi contesti celebrativi di chi, a maggior ragione, non vi è più tra noi, sono state qualcosa di toccante e liberatorio al contempo, in particolare per gli ospiti sul palco che dopo 30 anni dall’uscita del film nelle sale hanno rivissuto quei momenti intimisticamente testamentari prima, durante e dopo le riprese, ulteriormente stimolati dalla visione delle due sequenze topiche de Il Postino: la partita a biliardino con Beatrice (una fulgida e verace Maria Grazia Cucinotta) e il postino Mario (l’innamoratissimo di Lei e inebetito Massimo Troisi) e quel catturare i ‘Suoni dall’Isola’ registrati da Mario/Troisi in cui emergono lucenti e poeticamente eccelse le note baciate dall’Oscar di Luis Bacalov.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (28)

Gorka Oteiza, Diego Navarro e Marco Patrignani

Il Talk con Marco Patrignani e Diego Navarro, curato in inglese da Gorka Oteiza, sul ruolo dei Film Music Festival, in special modo la partnership tra Roma, Cracovia e Tenerife, è stato foriero di succulente curiosità sul come far giungere ad un pubblico sempre più numeroso ed eterogeneo la diffusione del mondo delle Colonne Sonore in tutte le sue peculiari differenze e assimilabili assonanze, visto che sempre di musica si parla. La missione di questi tre importantissimi Festival è similare, ardimentosa e determinata a perdurare nel tempo, com’è giusto che sia, perché la musica per immagini non è più (e da tempo oramai) argomento di nicchia o per sparuti fan, anzi totalmente l’opposto. E l’affluenza a questi Festival, l’incremento di concerti e film concerto a tema Film Music (e non solo) ne sono piena testimonianza. D’altronde Ennio Morricone stesso affermò che <<Io penso che, quando fra cento, duecento anni, vorranno capire com’eravamo, è proprio grazie alla musica da film, che lo scopriranno>>.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (29)

Carlo Barbalucca

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (30)

Andrea Guerra

Il Talk di Andrea Guerra, condotto da Carlo Barbalucca, classe 1994, tarantino di nascita e curatore di tutti gli straordinari e preziosi contributi audiovisivi del Festival, pensati e montati divinamente e con un cuore cinefilo come pochi, si è incentrato su alcuni pregevoli connubi nella carriera multiforme del compositore romagnolo, classe 1961, con parecchi premi in carnet: David di Donatello, Nastro d’Argento, Globo d’Oro, Ciak d’Oro, European Film Award, etc.
Guerra ha raccontato con la sua immarcescibile parlantina e vivacità ideologica, quasi inconsapevole della sua innata bravura melodica e commentativa adatta per ogni tipologia di film, i suoi lavori, con notevoli esempi audio/video, per Gabriele Muccino (La ricerca della felicità con Will Smith) e per Ferzan Ozpetek (Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Nuovo Olimpo) e perfino aneddoti sui suoi soundtracks per il Cinema di Bollywood e per il musical, remake di 8 e ½ di Fellini, Nine di Rob Marshall del 2009. Una miniera d’oro di effervescente simpatia, enucleando mille segreti e dinamiche compositive alla presenza di molti studenti di corsi di musica applicata alle immagini, invitati dal loro docente e compositore di enorme rilievo, non solo nel nostro italico panorama, Riccardo Giagni (L’ora di religione, Buongiorno, notte, Viva Zapatero!, My Father), perché soprattutto Questo dev’essere un Film Music Festival che pone l’accento sulla divulgazione e preponderanza dell’Ottava Arte, in un momento storico musicalmente sempre più lobotomizzato e uniformizzato.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (31)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (32)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (33)

Marco Patrignani, Beppe Vessicchio e Massimo Privitera

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (34)

Il Talk “Musica, vino e frequenze in comune” del napoletano Giuseppe Vessicchio, al secolo Beppe o Peppe (classe 1956), direttore d’orchestra, arrangiatore e personaggio televisivo, primariamente attivo nell’ambito della musica leggera e famoso per il suo preminente ruolo di direttore d’orchestra con molte partecipazioni al Festival di Sanremo, è stato uno degli insperati, eccezionalmente illuminanti e sorprendenti doni di questa Terza Edizione. A cura di Patrignani e mia, Vessicchio ha dimostrato fattivamente quanto la sua concezione, ispirata da studi ben testimoniati e noti mozartiani, dell’applicazione di alcuni suoni armonici favorisca la coltivazione dell’uva e di ortaggi, attuata sempre dal medesimo con l’effettiva e studiata produzione di vini biologici affinati con musica armonico-naturale di denominazione controllata, chiamati Musikè (vi invito ad approfondire su www.musikevini.it). Vessicchio, musicista e compositore coltissimo, ha dimostrato visivamente e gustativamente, dopo aver spiegato dettagliatamente, arrivando a tutti con delucidante nozionistica aulica, l’applicazione benefica del suo ragionare, musicare e testare, lasciando veramente a bocca aperta tutti gli astanti, che uno stesso limone, tagliato in due parti, ancora una volta tagliate vicendevolmente in piccole porzioni e poste su due piatti differenti, ottiene un esito al gusto totalmente opposto. Difatti le porzioni di limone sottoposte ad una o più melodie, appositamente composte dal Maestro campano sulle teorie di Mozart, e mandate in play attraverso un iPad posto al di sotto di uno dei due piatti, risulterebbero dopo quasi tre quarti d’ora dolcissime da mangiare e con una buccia morbidissima, invece quelle non trattate dai suoni armonici amarissime e con la buccia dura e immangiabile. Non fantascienza, non illusione alla Houdini o qualche stregonesca diavoleria, puro e stupefacente Potere della Musica e della sua Armonia. Meditate gente, meditate, però armonicamente!

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (35)

Diego Navarro e Massimo Privitera

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (36)

Il Talk sui cento anni dalla nascita di Henry Mancini, il padre della commedia sofisticata tra le note, con quel suo magnifico e florido sodalizio con il regista Blake Edwards, che gli ha fatto ottenere i suoi 4 Oscar in carriera, con Colazione da Tiffany del 1961, I giorni del vino e delle rose del 1963 e Victor Victoria del 1982, è stato condotto dal sottoscritto con il popolare, simpatico e appassionato cultore di colonne sonore, il compositore, direttore d’orchestra e ideatore del “Fimucité”, lo spagnolo Diego Navarro, un po' in italiano e un po' in inglese per venire incontro al pubblico bilingue presente al medesimo. Ci siamo soffermati non specificatamente sul Mancini stranoto, ovvero quello de La Pantera Rosa e Colazione da Tiffany, ma con contributi audio/video abbiamo ricordato al pubblico partecipante che il compositore italoamericano, nato il 16 aprile del 1924 a Cleveland in USA, figlio di immigrati italiani provenienti dalla provincia dell’Aquila e da quella di Isernia, ha composto per una moltitudine di generi, di cui era un fan (vi rimando alla mia intervista esclusiva alla figlia Monica pubblicata nel giorno del centenario dalla nascita, il 16 aprile scorso), tra cui lo sci-fi horror Space Vampires, il cinecomic Condorman o il poliziesco Peter Gunn. Di quest’ultimo si è mostrato il video celebrativo prodotto da Quincy Jones della cover speciale del celeberrimo tema di questa serie di Blake Edwards, con al pianoforte colui che suonò la melodia portante all’epoca, il cinque volte premio Oscar, il titano della Film Music, Mr. John Williams, ed altri ospiti illustri quali Herbie Hanco*ck e Arturo Sandoval (https://www.youtube.com/watch?v=UHbVx_4RcTU). Mancini, come il summenzionato Piccioni, è stato e resta oggi come ieri un compositore per tutte le stagioni da amare senza se e senza ma e (ri)scoprire di continuo per la sua modernità compositiva e immediatezza sensoriale uditiva che pochi ebbero e hanno tuttora in carriera.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (37)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (38)

Lele Marchitelli

Il penultimo Talk, sempre da me curato, inerente la figura del compositore di Paolo Sorrentino (per il regista premio Oscar ha scritto le musiche de La grande bellezza, Loro, le serie The Young Pope e The New Pope) e di Paola Cortellesi (per il suo osannato da critica e pubblico esordio alla regia C’è ancora domani), ovvero Lele Marchitelli, si è lasciato al medesimo il raccontarsi attraverso la visione e l’ascolto in dettaglio di determinate sequenze da Omicidio a Easttown (Mare of Easttown), una miniserie televisiva statunitense del 2021 con protagonista Kate Winslet e dal succitato film della Cortellesi per il quale ha ricevuto la candidatura ai David di Donatello per le musiche. Colonna sonora pubblicata eccezionalmente su vinile 33 giri da Flipper Music che è stata regalata ai primi 20 partecipanti all’incontro e pure autografata seduta stante. Marchitelli, che conosco e stimo da molto tempo e che avevo avuto modo di spalleggiare in un suo workshop anni addietro durante un’edizione del Mercurio d’Argento a Massa in Toscana, non è stato affatto parco nel descrivere il suo approccio compositivo sia per serie che per film, sempre sottolineando che il regista è il padrone e solo a quest’ultimo spetta la decisione sul come usare al meglio e più opportunamente la musica all’interno della sua creatura artistica. Marchitelli in più occasioni ha evidenziato di scrivere le musiche su sceneggiatura o dopo aver parlato con accuratezza di dettagli con il regista, ancor prima di leggere lo script, come gli è accaduto con Sorrentino sia nella serialità che nei film, visto che Paolo su sceneggiatura scrive minuziosamente tutto, perfino i brani di musica o canzoni preesistenti che utilizzerà e perché; com’è accaduto approcciandosi alla sceneggiatura puntigliosa della Cortellesi, con Furio Andreotti e Giulia Calenda, per C’è ancora domani, nella quale ogni canzone era presente, motivandone il perché. Ma questo è più che evidente guardando la pellicola.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (39)

Diego Navarro

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (40)

Massimo Privitera, Diego Navarro e Gorka Oteiza

L’ultimo Talk ha visto protagonista il più volte summenzionato Diego Navarro che in inglese, supportato dal sottoscritto e Gorka Oteiza, ha narrato con esempi visivi e tematico musicali alcuni suoi recenti lavori, in anteprima per il “RFMF”: un film d’animazione natalizio per famiglie, SuperKlaus, dalla grandeur sinfonica hollywoodiana e uno, sempre d’animazione, più adulto per argomentazione, Mariposas Negras, con tre anime sonore distinte tra elementi vocali cantilenanti, percussioni etniche e minimalismi eterei e intimi davvero toccanti. Navarro è un entusiasta, un eclettico e un comunicativo compositore dalle mille sfaccettature sonore significative, oltre che essere umano dal feeling e bontà travolgenti, cosa che si rispecchia nel suo modo di scrivere note per immagini: una ricchezza tematica e una vena intima e a tratti passionale che ingloba del tutto la sua anima latina e quella sinfonicamente larga e piena in puro stile Hollywood Silver Age, ossia Jerry Goldsmith, John Williams o James Horner. E’ un reale piacere ascoltarlo parlare della sua musica e sentire le sue composizioni, di cui vi prego di andare a scovare in rete e su formato fisico le colonne sonore de Il fotografo di Mauthausen (El fotógrafo de Mauthausen, 2018), Mike sulla luna (Atrapa la bandera, 2015), Mimesis (Id. – 2011), o recuperare le sue registrazioni come direttore d’orchestra di score per album quali “ROCKY IV - The Symphonic Rock Suite”, “Fimucité 6 - Universal Pictures 100th Anniversary Gala” (a questo link sua filmodiscografia: https://diegonavarroreyes.com/discografia/).

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (41)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (42)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (43)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (44)

I “CONCERTI”

Una premessa in apertura di questo capitolo, tributante i tre concerti serali su Passarella e Bacalov, Henry Mancini e 007 presso il Forum Theatre e il film concerto di chiusura Festival presso l’Auditorium Conciliazione della pellicola di James Bond 007 Skyfall musicata da quel poliedrico genio di Thomas Newman, è più che indispensabile: scoprire e conoscere meglio dal vivo, anzitutto dietro le quinte, alcuni talenti che hanno reso vivide nella memoria non unicamente uditiva del nutrito pubblico i concerti Live attraverso (come da comunicato) <<il nuovo spazio immersivo dove musica e immagini avvolgono lo spettatore in un’esperienza unica>>, oltre al sempre spettacolare suddetto Auditorium a due passi dal Vaticano, è stato appagante e sorprendente. Mi riferisco umanamente e collaborativamente in special modo alle basilari figure di Marco Tiso, arrangiatore e direttore d’orchestra (ha collaborato con Bruno Canfora, Renato Serio, Pippo Caruso, Vince Tempera e per tanti anni al Festival di Sanremo), il quale ha curato arrangiamenti e direzione del Festival; Stefano Cenci, musicista, arrangiatore, compositore e produttore (collaborazioni notevoli con Mina, Adriano Celentano, Gianni Morandi, Tiromancino, Renato Zero, Ennio Morricone, Claudio Baglioni, James Taylor, Neil Diamond, etc.), supervisione artistica del Festival; Carlo Barbalucca, già ampiamente descritto ed elogiato nel talk di Andrea Guerra, che ha curato regia video e contenuti immersivi; Walter Ricci, spumeggiante e genuina anima canora del Festival, crooner incredibile e ammaliante che Michael Bublè scansati (e non lo cito a caso visto che questo cantante, compositore e musicista partenopeo incontrò il popolare cantante canadese anni addietro, lasciandolo a bocca aperta con la sua performance): classe 1989, nel 2006 ottiene il “Premio Nazionale Massimo Urbani”, iniziando in seguito a lavorare con nomi di prestigio quali il trombettista Fabrizio Bosso, il jazzista Stefano Di Battista, il cantante Mario Biondi, arrivando in finale nel 2015 al rilevante “Monk Competition” organizzato da Quincy Jones a Los Angeles, dopo aver preso parte al programma di Pippo Baudo, Domenica In in qualità di vocalist dell’orchestra di Pippo Caruso.
Questi sopra riportati artisti, oltre alla presenza fondamentale e virtuosa di alcuni membri dell’Orchestra Italiana del Cinema per le prime tre serate concertistiche al Forum Theatre, e di tutta la compagine capitolina al film concerto bondiano, sono stati quel surplus qualitativo che rende ancora più maturo e irresistibile un Festival come questo. Devo volontariamente citare gli strepitosi musicisti dei concerti omaggianti Passarella e Bacalov, Henry Mancini e James Bond 007 (almeno coloro che ricordo a memoria, quindi mi perdonino i restanti non richiamati, pur sempre di grande valore esecutivo): la violinista Prisca Amori, i trombettisti Mario Caporilli e Fernando Brusco, il sax tenore e clarinettista Simone Salza, il sax alto e flautista Ferruccio Corsi, il trombonista Luca Giustozzi, il chitarrista Alfredo Bochicchio, il tastierista Claudio Zitti, il pianista Riccardo Biseo, il bassista Alessandro Patti e il batterista Massimo D’Agostino.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (45)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (46)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (47)

Jason Piccioni, Marco Patrignani e Valentina Piccioni

Diciamo che il vero fulcro concertistico-musicale Live di questa terza edizione si è avuto a partire dalla seconda serata festivaliera, visto che la prima, con un omaggio a Piero Piccioni per i suoi 20 anni dalla scomparsa dalle scene mondiali, nell’appena inaugurato Forum Theatre, si è palesata al folto pubblico con un Dj set di vinili delle colonne sonore piccioniane tratte dal vastissimo repertorio filmo-discografico intriso di jazz, funky, soul, fusion, bossa nova, samba, prog per polizieschi, commedie, thriller, drammi, horror, etc. etc. etc. Proiezioni immersive, a cura di Barbalucca, di sequenze estrapolate da film noti e meno conosciuti hanno fatto da cornice alla musica che il Maestro Piccioni, noto anche con lo pseudonimo di Piero Morgan (Torino, 6 dicembre 1921 – Roma, 23 luglio 2004), ha composto ceando così perle sonore indimenticabili. Il tutto alla presenza dei visibilmente emozionati e felici figli Jason e Valentina Piccioni.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (48)

Héctor Ulises Passarella

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (49)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (50)

Il concerto “Il Postino – Neruda – Bacalov” per quintetto d’archi, pianoforte e percussioni dell’Orchestra Italiana del Cinema, ha estasiato il pubblico con la performance solista del bandoneon di Héctor Ulises Passarella che, come già detto in questo articolo, ha suonato le note da Oscar di Luis Bacalov per l’ultima pellicola con Massimo Troisi protagonista, insieme ad un sublime Philippe Noiret che interpreta il poeta e scrittore cileno Pablo Neruda, in Il Postino. Con sporadici interventi recitanti poesie, per l’appunto, di Neruda del pregevole attore Maurizio Boldrini, Passarella, con l’ensemble d’archi, piano e percussioni, ha performato virtuosisticamente alcuni temi delle colonne sonore di Bacalov per (logicamente) Il Postino (pagina di alta commozione), Milonga (Emidio Greco, 1999), La lettera d’amore (The Love Letter, Peter Ho-Sun Chan, 1999), oltre ad una sequela di sue composizioni originali ispirate dalla sua terra di origine e formazione musicale, l’Uruguay e il suo tango, e qualche omaggio ad Astor Piazzolla. Le forme del tango e sue peregrinazioni trasformative, non solo quelle ballabili ovviamente pregne di quella inesauribile e profonda passionalità focosa e amorevolmente aggredente, hanno assunto nell’eccellente e accalorata performance sia dell’ensemble che del loro leader, Passarella, un qualcosa di travolgente e disorientante, ammaliante e seducente nel medesimo istante; difatti Passarella con il solo corpo e volto circondanti il suo strumento d’elezione, il bandoneon, ha saputo tramandare sensorialmente anni di gloriosa e incomparabile attività concertistica e professionale in studi di registrazione in ogni movimento strumentale e performante, da togliere il fiato e scaturire un lunghissimo brivido in tutto il corpo ad un pubblico totalmente incantato dalle note profuse, in una sorta di perdurante pagina da concerto senza intervalli, nemmeno quando la voce attoriale recitante poesie nerudiane interrompeva il flusso musical tanghesco. Un concerto scuotente come l’abbracciante e trascinante suo interprete principale (umanamente adorabile) Héctor Ulises Passarella. E un degno ricordo al grandissimo Luis Enrique Bacalov, anche noto come Luis Enriquez (San Martín, 30 agosto 1933 – Roma, 15 novembre 2017), pianista, compositore, direttore d'orchestra e arrangiatore argentino naturalizzato italiano.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (51)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (52)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (53)

Walter Ricci

Accomuno le altre due serate concertistiche, sempre all’interno dell’immersivo, ospitale e implicante Forum Theatre, dedicate ai 100 anni dalla nascita di Henry Mancini e ai 60 anni di James Bond, perché ad eseguirle e cantarle sono stati l’Ensemble dell’Orchestra Italiana del Cinema e Walter Ricci, sotto la supervisione artistica di Stefano Cenci e la direzione di Marco Tiso – premiato a sorpresa dal Nuovo IMAIE per il suo operato nell’ambito musicale –, che ha curato gli ottimi arrangiamenti tra rispetto degli originali e quel guizzo apparentemente improvvisativo ma ragionato a tavolino, devolvendo ad ogni singola melodia performata un qualcosa di speciale e garbatamente nuovo, non risultando mai inopportuno o fine a se stesso. Per Mancini si è selezionato un repertorio cine-musicale e seriale estrapolato da Peter Gunn, Colazione da Tiffany, La pantera rosa, Sciarada, Mr. Lucky, Uno sparo nel buio, I Girasoli, Hatari!, I giorni del vino e delle rose e Operazione terrore; per 007 leitmotiv e songs tratti da Licenza di uccidere, Goldfinger, Thunderball, Si vive solo due volte, Casino Royale, Una cascata di diamanti, Dalla Russia con amore, Bersaglio mobile, Vivi e lascia morire, No Time to Die, Il mondo non basta, Al servizio segreto di Sua Maestà e Skyfall. Il colpo gobbo all’italiana di queste due serate di note e immagini più che iconiche è stato, oltre la performance sempre eccellente e brillante dei musicisti in campo, tutti iper virtuosi, la presenza scenico-canora abbagliante, seducente e con una vocalità dritta al cuore (soprattutto delle donne in sala), come una freccia scoccata ad arte, di Ricci, con quel modo di cantare penetrante, intenso e toccante corde emotive da pelle d’oca continua. Il suo croonerismo (passatemi il termine inglese italianizzato azzardatamente) in canzoni quali, per Mancini “The Days of Wine and Roses”, “It Had Better Tonight (Meglio stasera)”, “I Love You and Don’t You Forget It” e “Moon River”, per James Bond 007 “Live and Let Die”, “Skyfall”, “Thunderball” e “We Have All the Time in the World” è stato un regalo inaspettato di quelli improvvisi ma graditissimi, di cui non ne puoi e vuoi più fare a meno. Queste due splendide serate di pentagrammi manciniani e bondiani sono state intercalate da chi vi scrive con aneddoti sfiziosi relativi a film e colonne sonore… e qualche gag fuori contesto giusto per riportare in riga gli spettatori di varia età, distratti dagli ottimi co*cktails e dalla convivialità briosa del padrone di casa Patrignani e correlato team, tra un intervallo della prima parte e l’inizio delle performance nelle seconde parti concertistiche.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (54)

Anthony Gabriele

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (55)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (56)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (57)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (58)

A conclusione di questa clamorosa terza edizione due serate con la prima assoluta italiana del film concerto di Skyfall con colonna musicale originale di Thomas Newman (American Beauty, Era mio padre, Alla ricerca di Nemo, Il miglio verde, 1917), eseguita dal vivo in perfetto sincrono con le immagini del film: addirittura la canzone premio Oscar dei titoli di testa con la possente e divina voce originale di Adele in primo piano. A dirigere la poderosa e sempre perfetta Orchestra Italiana del Cinema, che tante volte abbiamo recensito ed elogiato tra le nostre pagine, è stato il Maestro Anthony Gabriele, figura notevole e tra i più rinomati direttori d’orchestra al mondo per cine-concerti (25 titoli in carnet tra cui le prime globali di Spectre, Superman, Moby Dick e Les Choristes): uomo di una simpatia e giovialità incredibile al quale, a fine proiezione di Skyfall, ho detto dietro le quinte dell’Auditorium Conciliazione che la sua direzione e interpretazione della partitura newmaniana supera di gran lunga, con un’efficacia d’impatto Live spettinante il pubblico in sala, quella originale registrata per la pellicola. Mi ha sorriso beandosi e direi a ragion veduta. L’esecuzione integrale dello score di Newman, che sicuramente non è rammentabile o ancor di più fischiettabile al di fuori delle sequenze come accadeva subito con le partiture iconiche di John Barry, reale padre del mondo musicale di 007, è alquanto macchinosa perché un congegno sonoro furibondo, sotterraneo e polisemico, con cellule sparse qui e là del mitico “James Bond Theme” di Monty Norman che esplodono di rado in tutta la loro forma piena, che si flette, estendendosi e poggiandosi su compulsive frequenze ritmico-percussive sovrabbondanti e perduranti. Uno score fast and furious con pagine scary e poche concessioni al melodismo, se non di matrice barryana (vedi il tema di Severine o di M), improntato su arzigogolanti manifestazioni zimmeriane o etnico gravose e telluricamente sussultorie. Skyfall è il migliore Bond di Craig di sempre e la regia di Sam Mendes ne amplifica la drammaturgia funerea che trapela da ogni fotogramma e perfino le numerose scene d’azione al cardiopalma sottendono un senso di ineluttabile tragedia, dove Thomas Newman architetta un rombante e crescente point of no return musicale che detona specialmente in tutte le scene finali del film, quelle della resa dei conti nella tenuta della famiglia di James Bond chiamata per l’appunto Skyfall, contro il cattivo dei cattivi tra i migliori della saga di 007, Raoul Silva interpretato prodigiosamente e mefistofelicamente da Javier Bardem. Anthony Gabriele porta la compagine romana a oltrepassare vette di isterismo musicale congetturato da Newman in maniera tale da avere pochi anticlimax e mille mila climax da far trattenere il fiato perennemente non solo ai protagonisti della trama bondiana, soprattutto al pubblico presente che non può far altro che assecondare e respirare solo a conclusione filmica, con standing ovation e applausi torrenziali. D’altronde anche il compositore americano con 14 candidature agli Oscar, 6 Grammy e un Emmy in curriculum, ha dichiarato ai tempi della lavorazione di Skyfall dell’amico sodale Mendes che << […] Nonostante abbia vissuto con terrore e notti insonni i circa quattro mesi di lavoro a Londra per scrivere e registrare la colonna sonora, rimane, ancora oggi, una delle esperienze migliori della mia carriera>>. E i Fan dell’agente segreto britannico con licenza di uccidere non possono che assentire.

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (59)

E visto che poeticamente ho iniziato questo lungo reportage, poeticamente lo concludo con una poesia di un altro poeta, giornalista, cantante polacco, Ludwik Jerzy Kern, perfettamente a tema con il “Roma Film Music Festival”, in attesa di una quarta edizione che supererà le aspettative, credetemi!

Cos’è la musica?

Cos’è la musica? Non lo so.
Forse semplicemente il cielo
Con le note anziché le stelle;
Forse un ponte incantato,
Sul quale gli strumenti
Ci aiutano a passare.
Tutto – come una volta qualcuno disse –
Ha una base musicale.
Perfino il chiaro di luna.
Cos’è la musica? Non lo so.
Forse semplicemente il cielo
Con le note anziché le stelle.

Ludwik Jerzy Kern (1921-2010)

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (60)

Sito ufficiale del “RFMF”
https://romafmf.com/

Le foto ufficiali del Festival sono a cura di Flavio Ianniello & Cristina Mikhaiel.

Il mio grazie più sincero va al Direttore Artistico Marco Patrignani per tutta la continua e inarrestabile passione profusa che ha elargito a tutti coloro che hanno lavorato e partecipato al “Roma Film Music Festival” e per avermi coinvolto, quest’anno, nell’organizzazione dei talk e nella conduzione di alcune serate concertistiche insieme a lui, come due novelli Amadeus e Fiorello, dandomi una fiducia enorme. Ringrazio, ancora una volta, per la loro preziosa amicizia il fondatore e direttore del “FIMUCITE’ – Tenerife International Film Music Festival”, il compositore e direttore d’orchestra Diego Navarro, e il critico e giornalista cine-musicale Gorka Oteiza di “SoundTrackFest.com”.

Un abbraccio affettuoso e amorevole alle Donne del Festival, le mogli di Navarro e Patrignani, Ana Molowny e Marie-Joe, vero cardine dell’evento.

Ringraziamenti speciali alla generosità, cortesia e grande professionalità dello staff del Festival: Walter Ricci (cantante), Stefano Cenci (regia dei concerti immersivi), Marco Tiso (arrangiatore e direttore d’orchestra dei concerti immersivi), i membri dell’Orchestra Italiana del Cinema, Anthony Gabriele (direttore d’orchestra del Film Concerto Skyfall), David Barsotti (Project Manager), Simone Figini (Production Assistant), Michela Rossetti (GDG Press – Ufficio Stampa), Roberta Volpe (Relazioni istituzionali), Claudio Giustini (Coordinamento comunicazione e marketing), Claudia Argilli (Amministrazione), Litza Pariente (Ticketing), Joseph Lefevre (Regia contenuti backstage), Ramon Picture – Antonio Cinque (Produzione contenuti backstage) e i loro due assistenti alle riprese, Valerio Polverari e Francisco Gaete Vega, Carlo Barbalucca (Regia Video e contenuti immersivi), Agnieszka Gagatek (Guest Coordinator), Dario Amorosi e Rocco Messeri (Tecnici audio), Mattia Visco Comandini, Valerio Marchetti e Paolo Meloni (Assistenti Audio/Video), Luco Vanetti (Digital Marketing Manager), Fiorella Ferrante e Emiliano Palmeri (Account Manager), Edoardo Manzi (Stage manager), Aurora Forti (Accoglienza), Nice Cream (Social Media) e Imperia Design (Brand Identity & Visual Design). Non ultimo Fabio Patrignani, esperto sound engineer.

Ringraziamenti ancorché doverosi a tutti i compositori, registi, musicisti, discografici e amici convenuti nelle giornate del Festival e agli ospiti illustri che hanno reso questa terza edizione indimenticabile con i loro talk: Carlo Verdone, Fabio Liberatori, Edda Dell’Orso, Jason Piccioni, Valentina Piccioni, Stefano Veneruso, Héctor Ulises Passarella, Giacomo Scarpelli, Roberto Perpignani, Stefano Fresi, Andrea Guerra, Diego Navarro, Lele Marchitelli e Peppe Vessicchio.

Un grazie supplementare ma non meno rilevante ai miei amici fraterni Pierluigi Pietroniro (e alla sua splendida moglie Ilaria) e a Marco Testoni (e alla sua amata Lorenza).

Reportage della terza edizione del "Roma Film Music Festival" (2024)
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Author: Golda Nolan II

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