Piansano E La Tuscia Notiziario Di (2024)

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lala I oggettaoggetta LLnottiiziiariio dii PPiiaannssaannoo ee llaa TTuusscciiaa Anno X,, n° 6 NOVEMBRE / DIICEMBRE 2005 Poste Italiane spa - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. L. 26-2-2004 n. 46) art. 1 comma DCB Centro Viterbo copertina di Giancarlo Breccola la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005 EEmmiiggrraannttii Terra mia nativa, perduta per sempre. Paradiso in cui vissi felice, senza peccato, ed ebbi amiche un tempo le biscie fienaiole più che gli uomini poi. Nelle notti d’insonnia, quando il mio cuore è più angosciato e grida e non si vuol dar pace, tu mi riappari ed in te mi rifugio. Non memorie io ti chiedo, ma riposo ed oblio. E dopo tanto errare godo in te ritrovarmi, terra mia di cui porto l’immortal febbre nel sangue. Sempre più persuaso che tu sola non m’abbia mai tradito e che il lasciarti fu grande follìa. Così lontana sei, così lontana! Pur di raggiungerti e annullarmi in te anche la morte mi sarebbe cara. Vincenzo Cardarelli, “Alla Terra”

flussi migratori sono una di sicurezza che attenua il peri- ‘‘L’emigrazione per gli Stati ti, per conto dei paesi stranieri Icostante nella storia dell’uo- colo di disordini sociali, altri d’Europa e, più specialmente o delle compagnie di naviga- mo, perché da sempre l’uma- ne evidenziano l’alto costo in per le regioni transoceaniche, è zione, realizzavano ingenti nità si è spostata alla ricerca termini umani ed in termini diventata in quest’ultimi tempi guadagni con la vendita dei di condizioni di vita migliori. economici: spopolamento dei così larga da non poter sfuggire biglietti di viaggio. Alcuni sedi- Tuttavia, in particolari situa- campi, aumento del costo all’attenzione delle Autorità centi agenti di emigrazione zioni storiche, questi movi- della manodopera, privazione competenti, che del singolare spingevano i contadini a parti- menti si intensificano fino a del paese di un gran numero di fenomeno, che toglie continua- re con il miraggio del benesse- prendere la forma di veri e uomini in giovane età. mente braccia all’agricoltura e re, favoleggiando di terre propri esodi. Alla base della Il ministro Lanza, nel 1873, all’industria in genere, devono dov’era facile arricchirsi, dove decisione di emigrare concor- invita i prefetti a scoraggiare necessariamente rendersi si lavorava poco e si guada- rono sentimenti contrastanti: l’emigrazione, “a frenare la cre- ragione e scrutarne le cause nei gnava molto. Le sofferenze di sofferenza, in quanto si è scente tendenza ad abbandona- rapporti economico-sociali del impreviste cominciavano già spinti a lasciare il proprio re la terra nativa di tanti cittadi- Circondario”. all’imbarco: gli agenti di emi- paese quando ci si trova in ni, inconsci dei pericoli che cor- grazione li inviavano sui moli situazioni di sovrappopolazio- rono col prestar cieca fede alle Sulla naturale fragilità psichica molti giorni prima della par- ne, di disoccupazione, di fallaci promesse di avidi specu- propria della condizione di tenza per farli ripulire dai povertà del suolo, di scarsità latori”. Il regio sottoprefetto di emigrante, sulla sua imprepa- tavernieri, dai venditori di di risorse, oppure in circo- Viterbo, con circolare del 15 razione ad affrontare i rischi liquori, dai cambiavalute, dai stanze particolari come le aprile del 1910 diretta ai sinda- del mondo, si innestavano le facchini, dagli imbroglioni. carestie e le persecuzioni poli- ci del circondario, scrive: forme di speculazione di quan- Sulle navi venivano poi am- tiche, catastrofi, dissidenza massati come bestiame: in religiosa, guerre; di speranza, quelle imbarcazioni prive di per le prospettive di un miglio- servizi igienici e di assistenza medica proliferavano le malat- ramento del reddito, della tie e le epidemie. I documenti possibilità di un posto di lavo- di bordo registrano situazioni ro e di far carriera, di diventa- drammatiche: migliaia di re proprietari: insomma, di far morti per malattie non curate, fortuna in un paese che si pre- fame, asfissia. Nel migliore dei sume ricco. Queste aspettati- casi, gli italiani, pigiati a ve, comunque, devono con- poppa, ingannavano col canto frontarsi con le reazioni della gli ozi ed il terrore della tra- comunità ospitante, che può versata. mostrarsi favorevole o ostile, Giunti a destinazione, gli emi- favorendo l’integrazione, ma granti non avevano nessuna più spesso l’emarginazione. organizzazione che li assistes- Se alcuni sottolineano i risvolti se tranne qualche iniziativa positivi dell’emigrazione, in caritatevole da parte della quanto alleggerisce la popola- Chiesa. Le difficoltà, per molti, zione di un numero eccessivo continuavano anche nel paese di individui e riequilibra il rap- di emigrazione. Giuseppe porto tra popolazione e risor- Giacosa, invitato nel 1898 se, innescando un’utile valvola negli Stati Uniti per la sua

2 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale fama di commediografo, ci ha L’emigrazione verso l’estero, medie annue, 1876-90. intensificò gli lasciato una importante testi- (Rapporto percentuale Lazio-Italia) accordi con monianza sulla condizione dei tutti gli stati in- no-stri connazionali: ‘‘In New vestiti dal fe- York disprezzavano quelle nomeno migratorio; moltiplicò povere anime di italiani che i bollettini di informazione; vanno intorno raccattando contemplò agevolazioni per i cenci e cocci e vuotando i barili familiari che volevano raggiun- delle immondizie, ma se non gere la persona emigrata. fosse di quelli, la bassa città Tuttavia, questa rete crescen- sarebbe in breve così sudicia e te di protezione degli emigran- pestifera da non potervi dimo- ti non fu sufficiente a scorag- rare nemmeno i cinesi’’ (Giu- giare episodi di sfruttamento. seppe Giacosa, Impressioni Ancora negli ultimi tre mesi d’America). del 1952, il nucleo carabinieri In varie circostanze, inoltre, i effettuò ben 14 denunce alle nostri emigrati si trovavano preture e procure della repub- ad affrontare l’ostilità della blica a carico di un totale di 79 manodopera locale, a cui face- persone imputate di reati vari. vano concorrenza offrendosi a Le imputazioni concernevano prevalentemente le illecite for- minor prezzo. Tragicamente niture a scopo di lucro, di con- famoso rimane l’episodio di Variazioni della popolazione residente nelle città capoluogo tratti di lavoro, l’illecita con- Aigues Mortes in Francia, do- e nei comuni della provincia (1951 = 100) clusione dei contratti di tra- ve, il 16 agosto 1893, nove sporto, il favoreggiamento di operai italiani vennero massa- espatri clandestini, il paga- crati dalla folla inferocita, per- mento di danaro per “corrom- ché colpevoli di sottrarre lavo- pere” le competenti autorità ro ai residenti. responsabili delle pratiche Inizialmente il governo fu connesse alla visita medica o assente e gli emigrati non rice- al visto di ingresso (da Notizie vevano alcuna forma di assi- per gli emigrati - Italiani nel stenza. ‘‘Per anni e anni, non mondo, 6.12.1952). un funzionario italiano si vede Proprio per queste ragioni lo in regioni dove sono emigrati a stato cominciò a stipulare diecine di migliaia, in condizio- accordi bilaterali per la forni- ni di lavoro rischioso e preca- opera di missionari cattolici e Il primo intervento rie; e nulla si sa di essi nei lon- di associazioni filantropiche. legislativo, risalen- tani consolati’’ (Gioacchino Non erano infrequenti episodi te al governo Cri- Volpe, Storia d’Italia moderna di schiavismo, di linciaggio spi, è del 1888, una 1898-1910). I primi aiuti e degli emigranti, lunghe attese legge che, largheg- giando in liberali- sostegno agli emigranti furono sui porti, umilianti esami. smo, di fatto am- pliò il margine di azione degli specu- latori. Agli inizi del ‘900, quando l’emi- grazione raggiunse livelli altissimi, il legislatore decise di intervenire, no- nostante gli osta- coli frapposti dagli agenti di emigra- zione, con un prov- vedimento atto a disciplinare la complessa materia. Lo spirito della nuova legge, ap- provata nel 1901, non era quel- tura di lavoratori con la mag- lo di incoraggiare o di ostaco- gior parte dei paesi europei lare l’emigrazione, ma di isti- d’immigrazione: nel 1946 con tuire, per gli emigranti, organi la Francia e il Belgio, nel 1947 di protezione e di collegamen- con la Svizzera e la Gran Bre- to nei luoghi di partenza, nei tagna, nel 1948 con la Svizzera porti di imbarco, sui piroscafi, e nel 1955 con la Germania. Il allo sbarco, cercando di met- CIME (Comitato Intergover- tere in relazione l’emigrante nativo per le Migrazioni Euro- con le compagnie stesse. pee), si adoperò per facilitare i Nacque così il Commissariato movimenti emigratori attra- dell’Emigrazione con il compi- verso l’assistenza in tutte le to di coordinare tutti i servizi fasi di espatrio. Negli anni ‘60, necessari per l’espatrio. Il nel periodo del boom econo- governo italiano, da parte sua, mico, quando nuovamente si

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tornò a incenti- che aveva accresciuto le camini, lustra- vare l’emigra- disponibilità alimentari e scarpe. Altri zione, le auto- aumentato la produttività del flussi italiani si rità manifesta- lavoro, liberando dalle campa- diressero verso rono una maggiore attenzione gne enormi risorse umane. In l’Egitto e la Li- nei confronti degli emigranti. Europa ciò fu all’origine dei bia, dove le per- Ad attenderli con le loro vali- grandi flussi migratori dalle sone provviste gie, sacchi, cesti c’erano cen- campagne alle città e verso i di qualche capi- tri di accoglienza dotati di continenti d’oltreoceano. tale e di capa- cucine, di refettori adeguati e Complessivamente si stima cità imprendi- di adeguati servizi. ‘‘L’emigra- che almeno 48 milioni di euro- toriali riusciva- zione - disse Fanfani all’inau- pei, tra il 1846 e il 1924, abbia- no a migliorare gurazione di un Centro - non è no lasciato l’Europa diretti le proprie con- distacco, ma creazione di un verso il Nord America (65%), dizioni senza nuovo vincolo che contribuisce l’America centromeridionale recidere i lega- alla prosperità della patria’’. (25%) e, in minor misura, mi con la ma- l’Oceania e l’Africa australe. drepatria. A Le ondate migratorie Per quanto riguarda l’Italia, si partire dagli an- calcola che dal 1876 al 1987 ni ‘80 dell’800 il Molti dei dati statistici che circa 26.700.000 italiani abbia- flusso migrato- seguono sono tratti da: Gian no lasciato la patria per stabi- rio si spostò Paolo Fissore, Migrazioni, in lirsi, temporaneamente o defi- dal Mediterra- “La storia e le sue immagini - nitivamente, in paesi stranieri; neo e dall’Eu- L’Italia dall’Unità a oggi”, ed. la cifra corrisponde all’incirca ropa verso l’A- Garzanti, Milano 2003. a un quarto dell’intera popola- merica, soprat- L’inizio del fenomeno migratorio zione nata in Italia in quello tutto l’America Durante il XIX secolo si regi- stesso periodo. latina: Ar-genti- strò una complessiva crescita La prima vera ondata migrato- na, Uruguay, della popolazione nel mondo e ria iniziò, comunque, verso il Brasile. Era la soprattutto un significativo 1860, e fu prevalentemente grande emigrazione, intesa avvenuta nelle campagne set- incremento demografico delle diretta in Francia, paese che come fenomeno tipicamente tentrionali; l’aumento della popolazioni dell’Europa e aveva attuato un’espansione europeo. Agli emigranti che pressione fiscale nell’Italia delle Americhe. Fu un fenome- coloniale in Africa occidentale intraprendevano il viaggio meridionale; il declino di vec- no senza precedenti, provoca- e in Algeria. L’Italia, in questo verso le nuove terre le compa- chi mestieri artigiani; la crisi to dal miglioramento delle periodo, esportava prevalen- gnie di navigazione offrivano della manifattura domestica; condizioni igieniche e dagli temente forza-lavoro, murato- prezzi ribassati; in cambio le congiunture negative della effetti della rivoluzione agraria ri, ma anche modelle, spazza- dovevano viaggiare in spazi produzione industriale e del- estremamente ridotti, con l’economia in genere. Il feno- Flussi naturali, migratori e saldo totale nelle province del Lazio, 1951-86 scarso equipaggiamento, vitto meno riguardò prima le regio- scadente, cattive condizioni ni del nord, poi quelle del cen- igieniche. tro-sud. Accanto a una prevalente Partivano soprattutto maschi componente proveniente dai in età lavorativa - tra i 15 e i paesi della prima rivoluzione 40 anni - in gran parte agricol- industriale vi fu, nella prima tori e braccianti, ma anche fase dell’emigrazione transo- lavoratori edili, operai e arti- ceanica, anche una presenza giani, alcuni dei quali con un minoritaria proveniente dalla progetto di emigrazione tem- Spagna e dall’Italia e diretta poranea. Andavano all’estero prevalentemente verso l’Ame- anche le donne, per impiegar- rica del Sud. Alla fine dell’Ot- si in lavori manifatturieri e tocento la massa degli emi- domestici, ma più spesso granti per le Americhe era rimanevano in patria, ad assi- invece composta da italiani, curare stabilità e continuità russi, polacchi e altre popola- nelle famiglie e nelle comu- zioni dell’Europa centrorienta- nità di partenza. le. A cavallo tra Otto e Nove- Negli ultimi 15 anni dell’800 i cento l’Italia raggiunse il più nuclei familiari incisero per elevato numero di emigranti oltre il 35% sugli espatri, con rispetto al resto d’Europa, e un ruolo rilevante assunto dal- l’esodo divenne di massa. l’emigrazione in Brasile delle famiglie venete. Tra il 1880 e il La “Grande Emigrazione” 1914 un terzo dell’emigrazione II primo grande esodo avven- divenne permanente e coloro ne fra il 1880 e il 1914, e ri- che partirono non fecero ritor- guardò circa 14 milioni di per- no in Italia. Rispetto ai paesi di sone. In Italia, a determinare destinazione, oltre alla vici- quella che fu definita la “gran- nanza geografica e alla facilità de emigrazione” concorsero dei trasporti, agirono da fatto- diverse cause: la crisi agraria re di attrazione le catene che, per effetto della concor- migratorie: ci si recava più renza dei grani americani, do- facilmente là dove già abitava- po il 1876, impoverì le condi- no parenti o conoscenti. zioni di vita dei contadini; la Dall’Italia settentrionale si trasformazione capitalistica emigrò preferibilmente verso

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fu il decreto del 1888, che aboli- va la schiavitù, e che provocò una grave crisi di mano d’ope- ra agricola, specialmente a Sao Paulo dove si coltivava il caffè. Per incentivare l’ingres- so di forza-lavoro, il governo brasiliano concesse anche cre- diti per l’acquisto della terra e così, in Brasile, emigrarono nell’arco di un secolo circa un milione e mezzo di italiani, di cui 1.230.000 tra il 1876 e il 1914 (il 9% dell’intero flusso migratorio italiano in quel periodo e il 44% del totale degli immigrati in Brasile). L’integrazione degli italiani, per le affinità linguistiche e religiose che li avvicinava alla l’Europa e verso i paesi del ranza, la diffidenza dei nuovi tica di frontiere aperte. In popolazione brasiliana, fu in Sud America. L’Italia centrale arrivati verso medici e ospe- Argentina nella seconda metà questo caso più rapida. Alcuni contribuì in misura pari all’e- dali. La scuola fu, con molte dell’Ottocento, quando la italiani si affermarono con sodo sia continentale sia contraddizioni, un grande vei- popolazione locale non rag- successo in Cile, Uruguay, extracontinentale. I meridiona- colo di integrazione e innova- giungeva ancora i 2 milioni di Paraguay e Argentina, anche li andarono prevalentemente zione. A New York e nelle prin- unità, lo sviluppo dell’agricol- se la storia della maggior nelle Americhe (90%), privile- cipali città della costa orienta- tura e dell’allevamento per l’e- parte di loro fu più umile e giando gli Stati Uniti. le nacquero tante littles Italies: sportazione rappresentò il fat- modesta. tore di maggior attrazione. Tra i Gli Stati Uniti limitano le immi- nuovi immigrati, grazioni gli italiani costi- Dopo la fine della prima guer- tuirono ben pre- ra mondiale la ripresa dell’im- sto la comunità migrazione negli Stati Uniti più numerosa, coincise con un periodo di passando da forte tensione sociale. I lunghi 71.000 nel 1869 scioperi, le grandi proteste a 940.000 unità operaie, l’entusiasmo per la nel 1914 (il 47% rivoluzione russa, alimentaro- del totale del- no nell’opinione pubblica sen- l’immigrazione); timenti di inquietudine e negli anni venti paura, che si tradussero in raggiunsero una aperta ostilità nei confronti consistenza an- degli ultimi arrivati, accusati cora maggiore. di introdurre idee sovversive, Al boom dell’Ar- contrarie allo spirito dell’au- gentina seguì, tentico americano. In questo nel corso degli clima il Congresso degli Usa anni ’90 del XIX votò, il 19 maggio 1921, una secolo, quello legge che limitava l’ingresso del Brasile. A dei nuovi immigrati, stabilen- determinare il do che la quota annuale degli nuovo indirizzo ammessi per ogni nazione

“Little Italy” interi quartieri abitati dagli ita- Tra il 1890 e il 1915 furono liani, nelle cui strade la lingua quasi 4 milioni gli italiani che ufficiale era costituita dai approdarono negli Stati Uniti e diversi dialetti delle regioni di quasi il 70% proveniva dalle provenienza, con negozi in cui regioni meridionali. Anche l’in- si vendevano prodotti di gresso nel nuovo mondo costi- importazione italiana. In que- tuiva una prima difficile prova; sta fase si registrano alcuni negli edifici di Ellis Island a aspetti rilevanti sul piano eco- New York o dei grandi porti di nomico: le rimesse effettuate Boston, Baltimora, New dagli emigranti sulle banche Orleans, gli immigrati affronta- italiane e, soprattutto, l’affer- vano, dopo settimane di viag- mazione di molti italiani nei gio, l’esame medico e ammini- più alti vertici dell’economia e strativo, dal cui esito dipende- della politica. va l’accesso al suolo america- no. La mortalità infantile era L’America Latina altissima, ma era anche diffu- I paesi dell’America Latina si sa, per superstizione e igno- caratterizzarono per una poli-

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dovesse essere mediterranee si accompagnò ne una bandie- pari al 3% del un’inevitabile ondata di osti- ra. All’inizio de- totale dei con- lità diretta soprattutto agli ita- gli anni trenta nazionali resi- liani. c’erano in Fran- denti negli Usa nel 1910. Ogni cia circa un anno, quindi, potevano entra- L’emigrazione politica in milione di ita- re negli Usa 42.000 italiani, Francia liani, concen- 6.000 francesi. 80.000 inglesi e Gli italiani emigrati in Francia trati nella regio- quasi 70.000 tedeschi. In verità alla vigilia della prima guerra ne parigina, nei i singoli contingenti non ven- mondiale erano circa 450.000. bastioni indu- nero rispettati e nel 1922 Dopo una parziale riduzione striali della Lo- entrarono circa 150.000 italia- del numero dei residenti rena e in alcuni ni. Il primo luglio 1924 entrò in durante gli anni del conflitto, dipartimenti vigore un provvedimento dovuta anche al rientro in agricoli del sud- ancora più restrittivo, il Italia dei chiamati alle armi, ovest aquitano. National Origins Act, che fissa- nel 1919 i flussi migratori rico- va le quote di accesso al 2% minciarono a crescere, condi- Il periodo dei connazionali residenti nel zionati dalla congiuntura eco- fascista 1890, quando la presenza di nomica postbellica e dalla Le iniziative del slavi, ebrei e latini era ancora situazione ormai catastrofica regime fascista, molto limitata. Di fatto, per della demografia francese. Nel in un primo quelle popolazioni, le frontiere corso degli anni venti, però, tempo favore- furono chiuse; il contingente l’emigrazione in Francia fu voli all’emigrazione, a partire praticabile apparve la Libia, italiano fu portato da 42.000 a anche motivata, direttamente dagli anni 1926-1927 furono dove, limitatamente alla 3.800. A questo ostracismo o indirettamente, da ragioni orientate ad una pronunciata Tripolitania, era previsto l’in- legale verso le popolazioni politiche: il diffondersi della ostilità nei confronti della sediamento di 60.000 nuovi violenza fasci- stessa, che si tradusse in agricoltori in 20 anni e com- sta, la sconfitta provvedimenti di proibizione plessivamente di 100.000 ita- del movimento nei confronti dell’emigrazione liani; viceversa l’Eritrea veniva operaio e conta- permanente e di malcelata tol- ritenuta poco ricettiva e la dino, la per- leranza verso quella tempora- Somalia era considerata adat- secuzione degli nea. A ciò fece riscontro l’enfa- ta solo alla grande azienda oppositori del si posta sulla colonizzazione agricola. Nel 1940 gli italiani regime. La mar- interna. Nel 1926 venne creato presenti nelle colonie erano cia su Roma, nel il Comitato permanente per le circa 425.000; 300.000 in 1922, e soprat- migrazioni interne i cui intenti Etiopia, 120.000 in Libia, 4.500 tutto, nel 1926, erano strettamente connessi in Eritrea, 1.600 in Somalia. lo scioglimento con l’obiettivo mussoliniano dei partiti politi- di ruralizzare l’Italia. In alter- Il secondo dopoguerra ci e dei sindaca- nativa all’espatrio, la politica Dopo la fine della seconda ti, costrinsero fascista si proponeva di avvia- guerra mondiale, nel periodo all’esilio leader re la forza lavoro in esubero della ricostruzione, con la ria- politici e intel- verso le aree spopolate e boni- pertura delle frontiere l’emi- lettuali, che ficate del Mezzogiorno e delle grazione all’estero riprese scelsero di isole, favorendo sia le migra- con vigore, attestandosi in lasciare l’Italia zioni temporanee connesse ai breve tempo su valori medi per sfuggire al- lavori pubblici, sia più stabili annui intorno alle 300.000 l’arresto o a insediamenti. Una delle aree in unità. I governi di quel perio- concrete minac- cui più significativamente si do incoraggiarono questa ce. Indicati di- realizzò la trasformazione del nuova esportazione di forza spregiativamen- territorio fu quella dell’Agro lavoro, che consentiva, alme- te dal regime Pontino. Il fascismo, inoltre, no in parte, di allentare le ten- come “fuoriusci- ripropose le conquiste colo- sioni sociali seguite alla fine ti”, fecero di niali come sfogo demografico del conflitto, offrendo un questa definizio- compensativo. L’obiettivo più rimedio alla disoccupazione

File di emigranti a Ellis Island (foto a lato)

6 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale endemica in un’Italia zati, seguiti dai lavoratori denza con il ancora prevalentemente provenienti da Spagna, boom economi- agricola. La politica favo- Turchia e Portogallo e, a par- co italiano che revole all’emigrazione si tire dalla metà degli anni ses- implicò la concretizzò in una serie santa, anche da Grecia, necessità per la grande indu- di accordi bilaterali stipu- Iugoslavia, Marocco, Algeria e stria di disporre di manodo- lati dai governi italiani Tunisia. Gli immigrati italiani pera abbondante e a basso con diversi paesi europei andarono a lavorare soprat- costo, emigrarono verso il (Francia, Belgio, Svizzera, tutto in Belgio, Svizzera, nord e il centro Italia più di Germania, Paesi Bassi, Germania, nell’industria pe- 1.300.000 meridionali, di cui Svezia, Lussemburgo e sante, nel settore dell’edilizia, 800.000 nelle regioni del Gran Bretagna) ed nell’industria automobilistica. triangolo industriale. L’inar- extraeuropei (Argentina, Circa 25.000 furono i lavorato- restabile sequenza dei flussi Brasile, Australia). Le ri che lavorarono nelle minie- mise impietosamente a con- antiche catene migratorie re del Belgio. Nel 1971 gli fronto due Italie, una in fase furono presto riattivate. immigrati stranieri costituiva- di piena espansione indu- La presenza di parenti e no circa il 7% della forza lavo- striale, l’altra privata delle compaesani, insieme ro in Germania, Francia e sue forze migliori attratte dai all’esplicito invito di alcu- Gran Bretagna. In Svizzera “paradisi” del nord. Si accen- ni paesi, attirò nell’imme- sfioravano addirittura il 30%. tuò, così, la distanza tra Nord diato dopoguerra nuovi Quasi uniformemente distri- e Sud, non colmata dagli flussi migratori soprattut- buiti nei maggiori paesi indu- interventi della Cassa per il strializzati, gli italiani erano, Mezzogiorno né da quelli del- fra gli stranieri, la comunità l’industria. Dopo alcuni anni più numerosa in Svizzera, di recessione economica, ai Francia, Belgio e Germania. primi segnali di ripresa, l’im- Dopo il 1973, quando la crisi migrazione verso il nord fece petrolifera investì i profitti registrare una seconda onda- delle imprese, i lavoratori ta di grande intensità, soprat- stranieri furono i primi a tutto tra il 1968 e il 1970, essere licenziati e vennero quando complessivamente varate misure per favorirne il diventarono due milioni i rientro in patria. Oggi la meridionali insediati nelle Germania ospita la comunità grandi aree industriali. I flus- italiana più numerosa in si si esaurirono infine dopo il Europa. Gli italiani costitui- 1973, con l’entrata in crisi di scono l’8% del totale dei resi- alcuni settori industriali, a denti di nazionalità non tede- cominciare da quello auto- sca, preceduti solo dai turchi mobilistico. L’inserimento e dalle popolazioni dell’ex delle famiglie di emigrati, Iugoslavia. In tutto si tratta di soprattutto nei primi anni circa 700.000 persone, con- sessanta, non fu comunque centrate soprattutto negli facile a causa dei pregiudizi Stati del Baden-Würtemberg e esistenti nei confronti dei del Nord Reno-Westfalia. nuovi arrivati; eloquente, nella sua offensiva durezza, il Il “boom” economico italiano diffuso cartello: “Non si affitta Dal 1958 al 1963, in coinci- ai meridionali”.

to verso le mete transoceani- Lo sviluppo industriale europeo che: Argentina, Canada, Stati La ripresa e il rapido sviluppo Uniti, Venezuela, Australia. Le delle economie dei paesi più partenze per l’America Latina industrializzati d’Europa - furono numerose soprattutto Gran Bretagna, Francia, Bel- fino al 1955. Nuove destina- gio, Olanda, Germania e Sviz- zioni furono il Cile, il Perù e i zera - produssero nel secon- piccoli Stati del Centro Ame- do dopoguerra una fortissima rica, anche se i grandi centri domanda di lavoro, superiore urbani dell’Argentina, del all’offerta locale, spingendo Brasile e dell’Uruguay resta- governi e imprenditori a rivol- rono le mete preferite. Si cal- gersi all’estero per soddisfar- cola che tra il 1946 e il 1965 il la. Gli italiani furono per un numero degli emigranti abbia lungo periodo il gruppo più superato i cinque milioni e consistente di emigranti nei mezzo di unità. paesi europei più industrializ-

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L’immigrazione pugliesi tra il marzo e l’agosto A partire dagli 1991. Nel marzo arrivarono anni settanta circa 25.000 persone, e quasi l’Italia, che regi- altrettante sbarcarono 5 mesi strava per la prima volta una dopo. Tali eventi contribuiro- diminuzione del tasso di nata- no a mettere in luce il cambia- lità, divenne paese di immigra- mento in atto negli atteggia- zione. Tra le nazioni del mon- menti della società italiana do sviluppato è stata tra le verso l’immigrazione. Sulle ultime a essere interessata dal pagine dei giornali e in televi- fenomeno. Alle soglie del 2000 sione, l’attenzione si andò spo- l’incidenza degli immigrati stando progressivamente dal sulla popolazione residente problema dell’accoglienza a (2,3%) era ancora di gran quello del controllo e degli lunga inferiore rispetto alla strumenti per fermare una Germania (9%), al Belgio pressione descritta come inar- (10%), e per quanto riguarda i restabile e sempre più minac- paesi che si affacciano sul ciosa. Mediterraneo, alla Francia Uno degli stereotipi più diffusi trascurata l’ampia diffusione In questo senso il lavoro che (6,8%). Per la sua posizione è che gli immigrati rubino il di piccole e medie imprese (in segue può essere non del tutto geografica, ponte tra l’Europa lavoro ai nativi o ai residenti. agricoltura, nell’industria, nel inutile. Esso rappresenta una e l’Africa, cerniera tra l’Est e Moltissimi sono invece coloro terziario) che traggono i loro sollecitazione a prendere l’Ovest, l’Italia non è sempre la che collaborano alla crescita e profitti soprattutto dalla pos- coscienza del nostro divenire meta finale dei viaggi della allo sviluppo del paese che li sibilità di impiegare in nero storico, delle fasi biologiche speranza. Per molti è soprat- accoglie. Il mercato del lavoro, manodopera immigrata. della vita dei popoli che si ripe- tutto la porta d’ingresso del infatti, registra una crescente In Italia, come in altri paesi tono e si assomigliano nella sognato Occidente, dove ci si domanda in settori o attività sviluppati d’Europa, gli immi- loro diversità, perché uno è reca, anche a costo di inauditi che per redditività, cattive grati clandestini provengono l’uomo e uguali i suoi bisogni. sacrifici, nella certezza che sia condizioni di svolgimento o principalmente dal Nord Un lavoro non facile, che meri- in grado di offrire migliori scarsa considerazione sociale Africa, dai Balcani, dal subcon- terebbe ricerche approfondite opportunità di vita. risultano poco ambiti dagli ita- tinente indiano, dall’Estremo e competenze specifiche, men- A rendere pubblicamente liani (edilizia, pulizie industria- Oriente, dai diversi teatri di tre lo spirito della Loggetta è drammatico il problema del- li, manutenzione, lavori stagio- guerra del mondo e, dopo il quello della partecipazione l’immigrazione in Italia sono nali in agricoltura, collabora- crollo del muro di Berlino, dai spontanea e volontaristica. Ne stati gli sbarchi dei profughi zione domestica e assistenza paesi dell’Europa dell’Est. sono emersi perciò contributi albanesi approdati sulle coste alla persona). Non va inoltre All’inizio del 2000, secondo i eterogenei e di valore disugua- dati forniti dal ministero le, con inevitabili ripetizioni di dell’Interno, gli stranieri pre- cliché espositivi - aneddotici, o senti in Italia con permesso di di sintesi, o più documentali - soggiorno erano 1.280.241. La anche per i personali apparati maggioranza di essi, circa culturali dei singoli autori e le 500.000 persone, proveniva condizioni oggettive della ricer- dall’Europa (prevalentemente ca, differenti da luogo a luogo. dai paesi dell’Est); seguivano (Preponderante in tutti, in ogni gli africani, gli asiatici, gli ame- caso, è la “memoria profonda” ricani. Un importante segnale della grande emigrazione tran- viene anche dal mondo della soceanica di inizio secolo, che scuola: mentre il numero degli rappresentò un dramma bibli- studenti italiani continua a co per le nostre genti e ancora diminuire a causa della flessio- tutto da scrivere). D’altra parte ne della natalità, gli alunni l’intento non era quello di con- stranieri hanno superato, all’i- fezionare un resoconto statisti- nizio del 2000, le 100.000 unità, co del fenomeno migratorio, aumentando 16 volte in meno od offrire una summa delle di 20 anni. conoscenze sull’argomento, Ma è chiaro che stiamo par- ma di individuare una compo- lando di un fenomeno in conti- nente comune della nostra nuo, impetuoso divenire. In identità culturale; di richiama- questi ultimissimi anni le cifre re alla coscienza il dramma di riportate sono cresciute in uomini e donne costretti dal modo esponenziale ed è evi- bisogno ad allontanarsi dalla dente che dobbiamo preparar- loro terra; di riconoscere, negli ci a vivere in una società mul- esodi di interi popoli di oggi, tietnica. La quale, come tutte una riedizione rovesciata della le grandi trasformazioni della storia europea di un secolo fa; storia, può essere vissuta di rivedere, infine, nello sguar- dagli individui con angoscia o do smarrito dello “straniero” con tranquilla accortezza. Sta che incontriamo per strada, la a noi raccoglierne la sfida ed stessa pena e l’angoscia della affrontarla con intelligenza e nostra gente, un riflesso di ciò coraggio, approntando gli che fummo e troppo presto strumenti materiali e culturali abbiamo dimenticato di essere utili a una integrazione che sia stati. coesistenza pacifica e arricchi- Roberto Sèlleri, Giancarlo mento reciproco. Breccola, Antonio Mattei

8 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale

copertura cronologica che va dal 1200 al secondo Bibliografia dopoguerra, pur in modo non omogeneo. di Cristina Silvi V’è poi il lavoro già citato di Gian Paolo Fissore, Migrazioni, all’interno dell’opera “La storia e le sue immagini - a bibliografia relativa ai flussi migratori del Novecento riferiti L’Italia dall’Unità a oggi”, (Garzanti, Milano 2003), molto interes- Lalla provincia di Viterbo è pressoché inesistente. Se si eccet- sante soprattutto per la ricchezza di dati statistici cui abbiamo tua il libro La Patria errante di Antonio Mattei, relativo all’emi- attinto e il corredo iconografico. grazione da Piansano nel ‘900 e presentato in quarta di copertina di questo speciale proprio perché edito Sempre a carattere in contemporanea dal nostro giornale, non siamo generale per l’Italia infatti riusciti ad individuare pubblicazioni di rilievo si segnala il perio- locale sull’argomento, almeno riguardanti l’emigra- dico a cura di zione italiana all’estero. Interessante, sul tema del- Emilio Franzina, l’immigrazione contemporanea nella nostra provin- Archivio storico cia, è la tesi di laurea di Sabrina Rita, Una realtà dell’emigrazione che cambia. Gli stranieri extracomunitari nella italiana (Settecittà, provincia di Viterbo (a.a. 2003-2004, università di Viterbo 2005). At- Viterbo), da cui è stato estratto l’intervento di pag.... tualmente ha ca- Partendo da cenni sulla legislazione italiana, l’indagi- denza annuale con ne si sofferma sulla presenza degli immigrati nella trattazioni mono- provincia con varie tavole statistiche relative a grafiche accompa- distribuzione, provenienza, densità nel territorio gnate da rubriche. ecc. Il dettaglio è provinciale e comunale. E stato pubblicato il primo numero, Vari lavori sono La stampa italiana stati invece pub- Uomini, donne e bambini in attesa dell’imbarco sul molo del porto di Napoli nel secondo dopo- blicati sul tema (1910 c.), fotografia anonima guerra. delle migrazioni a Emilio Franzina, livello più ampio. Dall’Arcadia in Abbiamo fatto America. Attività una breve selezio- letteraria ed emi- ne di pubblicazio- grazione transo- ni italiane, come ceanica in Italia punto di riferi- (1850-1940) (Fon- mento per inqua- dazione Giovanni drare la questio- Agnelli, Torino ne. 1996, 326 p.) rac- Paola Corti, Sto- coglie canzoni, ria delle migra- opuscoli, scrittu- zioni internazio- re in prosa e ver- nali (Laterza, si, ovvero una Roma-Bari 2003, copiosa produzio- 147 p.). E un pic- ne “minore” e se- colo manuale in polta che accom- cui il tema delle pagnò l’epoca del- migrazioni e dei la grande migra- ruoli dei migranti zione italiana in nella storia è trat- America. Sono tato a livello pla- raccolte anche netario, dall’età immagini figurati- preindustriale ve e cinematogra- alla fine del Nove- fiche sul tema. cento. Per l’Italia nel pe- Sulla realtà italia- Angelo Tommasi, Gli emigranti (1895), riodo fascista si na citiamo il cor- Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna veda Anna Treves, Le migrazioni interne nell’Italia poso lavoro Sto- Fascista. Politica e realtà demografica (Einaudi, To- ria dell’emigra- rino 1976, p. 201). La pubblicazione tratta l’imponente zione italiana, mobilità interna all’Italia durante il Regime, indagan- edito da Donzelli done motivazioni, ostacoli, evoluzioni in un intreccio in due volumi, di vicende economiche, politiche e culturali. Partenze (2001) e Corredata da numerose tavole statistiche a dettaglio Arrivi (2002), e regionale e rappresentazioni cartografiche dei flussi ancora Donna R. migratori nel territorio italiano. Gabaccia, Emi- La sitografia sull’argomento è ampia. Ci limitiamo a granti. Le diaspo- registrare due tra i vari spazi web autorevoli: Istat, re degli italiani Istituto Nazionale di Statistica, www.istat.it, ultima dal Medioevo ad consultazione 9 novembre 2005, che fornisce infor- oggi (Einaudi, mazioni demografiche recenti anche sulla mobilità Torino 2003, 312 interna, la presenza di stranieri in Italia ecc., con det- p.), in cui le varie taglio comunale; Fondazione Giovanni Agnelli, diaspore italiane vengono collocate nel loro contesto storico dal- Italiani nel mondo, www.italians-world.org/Italy, ultima consul- l’autrice che delinea anche le caratteristiche delle conseguenti tazione 20 novembre 2005, da cui è possibile accedere alla banca “altre Italie” sparse per il mondo. La pubblicazione è corredata dati dove, registrandosi, fare ricerca per cognome tra gli immigrati da tabelle statistiche riferite alle origini degli emigranti d’Italia, la italiani in USA, Argentina, Brasile. A cura del Centro di documenta- loro composizione sociale, le aree di destinazione, con una zione sulle popolazioni e le culture italiane nel mondo.

9 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005 Acquapendente Con una valigia di cartone

di Marcello Rossi e nel cuore... l’ “America”

e ultime drammatiche immagini dello Lsbarco dei clandestini in Italia, ci fanno tornare alla mente episodi analoghi della nostra storia recente e fanno riecheggiare le note della famosa canzone “Mamma mia dammi cento lire”, colonna sonora dell’e- migrazione degli italiani verso l’America. Anche Acquapendente, come tutti i paesi d’Italia, ha vissuto il dramma dell’emigra- zione, solo in parte paragonabile a quella che vediamo oggi proveniente dall’Africa, ed ha vissuto l’andirivieni di aquesiani che andavano altrove per cercare lavoro o di forestieri che, sempre per lavoro, si stabili- vano ad Acquapendente. Già nel ‘500 il notaio Pietro Paolo Biondi, nel presentare le famiglie residenti, ne descrive molte provenienti da altri luoghi che portarono, a volte, la loro esperienza lavorativa ad Acquapendente, come ad esempio i vascellari. Sempre per rimanere in argomento, si ha notizia di un certo Gimignano Stellifero di Acquapendente che, nel 1579, si trasferì a Castro dove costruì una fornace per produrre vasella- me in ceramica. Andando avanti nel tempo, anche gli aque- siani partecipano ai maggiori movimenti di Foto di emigranti in America provenienti da Acquapendente, Torre Alfina e dintorni (?). Si riconoscono: Ronca Luigi emigrazione, certo in maniera meno inten- (primo seduto in basso), Giulio Bergagna (primo seduto a destra in basso), i fratelli Muccifora Alessandro (secondo sa rispetto ai paesi della maremma o di in piedi a sinistra), Umberto (quarto in piedi a sinistra) e Gustavo (quarto in piedi a destra). tanti altri centri del nord e sud d’Italia. L’archivio storico, anche in questo caso, granti appartenenti a classi sociali molto poter rientrare con il figlio Domenico da custodisce nomi e documenti che sembra- diverse. Troviamo sia un bellissimo diplo- Rio de Janeiro: “Caro Marito, Io col figlio sto no tanto lontani nel tempo ma che, in ma dipinto da Dionisio Bigerna, che quin- bene di salute, solo siamo rimasti dispiaciuti realtà, parlano dei nostri bisnonni e della dici aquesiani residenti a Roma inviano ad che sei partito e noi siamo rimasti qui, ... loro vita di “poveri diavoli”. Acquapendente in occasione dell’inaugu- ora resta a te di far il possibile verso il L’analisi della popolazione dal 1871 ad razione del monumento a Girolamo Municipio e fare scrivere al Ministero degli oggi, rilevata dai censimenti, poco eviden- Fabrizio nel 1888, che attesta la loro pre- Affari Esteri di fare una lettera al Console di zia i movimenti migratori perché bilanciati senza nella capitale, come pure la dram- questa città che ci accordasse il viaggio a o falsati dall’aumento o dalla diminuzione matica lettera inviata da Giustina Filomena me col figlio per rimpatriarci ... Ti fo sapere delle nascite, dalle guerre o dallo sposta- Pioli nel 1901 al marito Antonio Serafinelli, che se stiamo un altro mese... ci mangere- mento naturale all’interno del territorio espatriato nel Brasile nel 1898 e successi- mo questo poco di denaro e rimaniamo in italiano; ma, tra i documenti dell’archivio, vamente rimpatriato ad Acquapendente, mezzo ad una strada...”. Dai documenti troviamo comunque varie tracce di emi- con la quale gli chiede di adoperarsi per sappiamo poi che il viaggio non fu pagato dal ministero perché non rientrante nei casi di “indigenza assoluta e inabilità per- ELENCO DEGLI EMIGRANTI DAL 1905 AL 1907, ANNI IN CUI CI FURONO IL MAGGIOR NUMERO DI PARTENZE PER L’ESTERO manente al lavoro”, e che Giustina morì a Rio de Janeiro. 1905: Brenci Alfredo, Sersanti Alfonso, Rappuoli Ulderico, Pratolini Aniceto (Trevinano), Pelo Giovanni; 26 e 28 marzo 1906: Fioravanti Giuseppe, Abbatelli Paolino, Boggi Raffaele, Rossi Luigi, Chierici Alessandro, Vitali Francesco, Del resto i rischi dell’emigrazione in sud Sersanti Silverio, Filoia Pietro, Squarcia Giuseppe, Prosperi Alberto, Chierici Riccardo, Frisanti Nicola, Pellegrini Luigi, Bataloni America erano già stati annunciati. Una cir- Fiorano, Pieri Ermete, D’Orazio Antonio (Torre Alfina), Tegame Romualdo (Torre Alfina), Tegame Sante (Torre Alfina), Bandini colare del ministero dell’Interno del 29 Cesare (Torre Alfina); 27 aprile 1906: Briganti Carlotta e Maria; maggio 1890 riportava: “Quasi duemila ita- 22 e 29 agosto 1906: Rappuoli Gustavo, Caprasecca Felice, Zannoni Antonio, Lombardelli Angelo, Fanali Giuseppe, Squarcia liani emigrarono nell’anno passato al Chilì Pietro, Squarcia Nazareno, Ronca Antonio, Massenzio Antonio, Lombardelli Dario, Crisanti Luigi con 3 persone della famiglia, [Cile], e molti di essi non ritrovarono lavoro Pelo Alessandro, Ronca Pietro, Del Vecchio Ermete, Goracci Ermete, Campana Pietro, Tannozzini Sigismondo, Olivi Demetrio e ridotti a miseria dovettero con grandi sten- chiamato Ermete, Poponi Giuseppe con due persone della famiglia, Mangini Rocco e Pietro, Fioravanti Amanzio, Nocchia Giuseppe, Massenzi Giuseppe, Pietrella Nazzareno, Ruspantini Augusto, Framiglioni Francesco, Vitali Gioacchino, Squarcia ti e fatiche traversare le Ande per cercare di Giuseppe, Gallo Angelo, Tomassini Emidio, Chiovelli Nazareno, Del Guerra Antonio, Sersanti Gervaso, Pulvano Olinto, Squarcia procurarsene altrove. Gli emigranti pertanto Quinto, Carissimi Quirino, Sartucci Adelaide, Rappuoli Ines, Rappuoli Ermindo Guazzarotti Cesare, Pulvano Domenico, Banda non aggiustino fede a lusinghiere promesse Giuseppe, Renzi Ferdinando, Pelo Barnaba, Zannoni Torindo, Panicali Giuseppe, Carletti Giovanni, Campana Giuseppe, Carissimi Giacomo, Acciari Castore, Ricci Vittorio, Ricci Cesare, Farnia Luigi, Patrizi Luigi, Chierici Alfredo Gino, Chierici Rizzieri, che venissero loro fatte per indurli a partire Pellegrini Baldassarre, Crisanti Andrea, Abbatelli Felice, Fusi Luigi, Bandiera Gildo, Appolloni Anselmo, Bazzuoli Giuseppe, per Chilì, e rammentino che in quel paese la Bedini Dante, Fusi Antonio, Rossi Marco, Panicali Felice, Belardi Augusto, Vitali Orlando, Folenga Sigisfrido (Torre Alfina), mercede varia tra le tre e le cinque lire e Massimi Ilario (Torre Alfina), Piovanelli Giovanni Battista (Torre Alfina), Galli Giulio (Torre Alfina), Pietretti Paolo (Torre Alfina), Guidarelli Nazzareno (Trevinano), Carletti Antonio (Trevinano), Tiribocchi Costanzo (Trevinano); non sale di più, e siccome il vitto vi è molto e ancora nel 1906: Capitani Pietro, Veronesi Giuseppe, Cola Venanzio, Folenga Gaetano, Caprasecca Placido (tutti di Torre più caro che in Italia, guadagneranno meno Alfina), Manetti Ciro (Trevinano), Vitali Giovanni, Marziali Giuseppe, Rossi Angelo, Sarachino Alessandro, Carissimi Orlando; che in patria”. 11 aprile 1907: Pulvano Bisti Vito, Ceccarelli Augusto, Banda Gioacchino, Felici Anselmo, Fanali Giovanni, Lupi Filippo, Squarcia E nel 1892 riguardo all’emigrazione in Domenico, Fanali Oreste, Dionigi Roberto, Pellegrini Giovanni, Roggi Antonio, Putano Bisti Antonio, Benotti Torino, Picconi Anna, Roggi Zilda, Roggi Caterina, Bartoli Vincenzo, Golini Francesco, Del Vecchio Raniero, Ricci Giacomo, Banella Giancarlo, Brasile: “... E’ necessario pertanto che gli Corteccioni Luigi, Rotili Antonio, Mazzuoli Lemurio, Tannozzini Giuseppe detto poi Mister Jo, Paolini Felice, Lupi Armando, Ronca emigranti tengano ben presente il gran diva- Isidoro, Serafinelli Domenico, Mangini Giuseppe, Ciacci Estevan, Fanali Antonio, Lupi Noè, Nardini Augusto, Banella Angelo, rio che passa tra gli Stati meridionali del Moretti Felice, Colonnelli Angelo, Colonnelli Alessandro, Pioli Antonio (Torre Alfina), Sarchioni Orlando e Duilio (Torre Alfina), Ricci Evaristo (Torre Alfina); Brasile, ai quali fin qui la nostra emigrazio- e nei mesi successivi del 1907: Ceccarelli Giulio, Renzi Innocenzo, Manzoni Giovanni, Campana Antonio, Pinzi Marsilio ne si è rivolta, e quelli settentrionali. E per- (Trevinano), Stocchetti Luigi (Torre Alfina), Giuliani Oliva, Goracci Ada, Goracci Sante, Squarcia Remigio. ché non cadano in errore occorre rinnovare

10 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale loro la raccomandazione di esigere prima una scarsissima, quasi nulla, MIGRAZIONI AD ACQUAPENDENTE DAL 1901 AL 1921 di partire dal Regno, l’indicazione precisa richiesta di braccia. Le gran- della località a cui sono diretti o di assicu- Italia Estero di imprese ferroviarie, che rarsi, mediante dichiarazioni dei parenti e emigr. immigr. emigr. immigr. impiegano normalmente il conoscenti in esse dimoranti, sul clima e 1901 30 67 = = maggior numero di braccianti e operai, non sulla possibilità di trovarvi occupazione pro- 1902 62 93 = = hanno ancora dato mano a nuovi importan- ficua” ti lavori ... Tal situazione ... non è diversa . 1903 128 98 = 6 Il “sogno americano”, cioè la possibilità di negli Stati agricoli del sud o nelle regioni 1904 142 110 = = fare fortuna in America (Stati Uniti), ad minerarie, nella California e negli altri Stati 1905 81 86 12 2 Acquapendente si sviluppa soprattutto nei della Costa del Pacifico”. Anche l’ambascia- 1906 102 103 113 = primi anni del ‘900. tore in Washington mette in guardia con- 1907 113 115 58 2 Sfogliando i registri delle migrazioni, le sta- tro le conseguenze dell’aumento dell’emi- tistiche diventano persone con la loro 1908 131 106 4 37 grazione, che le condizioni degli Stati Uniti miseria, le loro speranze e le loro delusio- 1909 102 66 6 32 non legittimano ancora e che potrebbe ori- ni. Agli inizi del 1900, specialmente tra il 1910 142 60 29 14 ginare disinganni e miserie. 1905 e il 1907, si ebbero il maggior numero 1911 102 104 0 17 Si avvertirà ancora, negli anni successivi, il di partenze per l’America: gente giovane, 1912 130 107 2 5 movimento migratorio verso o di ritorno forza lavoro che se ne andava dal paese 1913 107 93 63 9 dall’America, ma con modalità diverse. partendo da Napoli, destinazione New 1914 116 115 = 1 Innanzitutto più attenuato, e generalmente York e a volte Boston. 1915 80 60 = 3 si tratta di familiari che si ricongiungono Oltre a queste persone, altri nostri concit- 1916 49 84 = 3 ad un parente ormai stabilizzato nelle città tadini, tutti di Trevinano, emigrano ad Esch 1917 81 59 = = americane. Gli stessi registri d’archivio in Lussemburgo, città mineraria e siderur- 1918 52 56 3 = diventano talvolta ingannevoli, come nel gica. Infatti tra il 1905 e il 1907 partirono 1919 82 75 = 5 caso del censimento del 1911, ove molte Carletti Alessandro, Ceccarelli Raffaele, 1920 126 137 12 = registrazioni dei rientri vengono fatte a Pugnalini Michele, Mosci Nazareno, 1921 159 134 13 = posteriori perché l’interessato non aveva Biribicchi Arduino, Ceccarelli Modesto, avvisato l’ufficio competente. Alcuni aque- Brenci Domenico, Bucciarelli Domenico, De del mercato del lavoro negli Stati Uniti si siani come Ronca Luigi o i fratelli Muccifo- Santis Romeo, Saraca Clemente. mantengono sfavorevoli all’impiego di ra, che risultano emigranti da Acqua- Negli anni successivi cala drasticamente il mano d’opera estera, la nostra emigrazione pendente e registrati nel sito web www.elli- numero di emigranti, ed iniziano i rientri per quella destinazione accenna a riprende- sislandrecords.com, non sono affatto pre- dall’America (37 nel 1908 e una quarantina re con intensità. L’ufficio gratuito di colloca- senti nei registri dell’anagrafe. Ma succede nel 1909). Una circolare del gennaio 1909 mento per gli operai italiani in New York ... anche che non risultano nello stesso sito così narra: “Mentre le condizioni generali e le altre agenzie di collocamento ... hanno internet persone registrate invece come Giovanni Riccini “Giggetto de la malavita”

onca Luigi, classe 1890, un contadinello come tanti di quel salario con donne, whisky e birra. Rbuio periodo aquesiano dei primi anni del 1900, non resiste al Per pagarsi questi “svaghi” suonava richiamo della sirena “America” e con il cuore pieno di speranza e chitarra e organetto insieme ad senza nessun timore, tenta la grande avventura. Vive con il padre amici nei locali di ritrovo o altri alla infermo in un piccolo podere, la Cupellara, in condizioni misere moda. ma dignitose. Dopo la quinta elementare avrebbe voluto conti- Quando in Europa ed Italia scoppiò nuare gli studi perché “dotato”, ma a quei tempi occorreva una la guerra, corse voce che a chi era in buona “spinta” e dal sòr Gigge Fedeli, a cui si erano rivolti, gli era età e non fosse andato sotto le armi, stato risposto che il mondo si sarebbe “rivulticato”, se i contadini sarebbe stata preclusa la possibilità non avessero fatto più i contadini. Un giorno però, stufo di man- del ritorno in Italia. E qui la decisio- giare pane e coltello, si carica letteralmente il padre sulle spalle e ne! Unitamente ad un amico aquesia- si reca in comune per la firma d’assenso al rilascio del passaporto no si ritrovarono alla partenza, sola- per l’espatrio. Si imbarca con altri aquesiani a Napoli nel 1909 e mente con qualche spicciolo, ma sbarca dopo un mese a New York, dove, ad attenderlo c’era la con una pistola per ammazzarsi persona che l’avrebbe indirizzato ad un lavoro. entrambi durante la traversata, con- La prima impressione che ebbe della “nuova patria” furono le sapevoli del loro fallimento e pen- luci sfavillanti dei neon, ricordo intenso che gli rimase impresso sando alla guerra che li attendeva. per sempre come un marchio indelebile nella memoria. Data la Ma fortunatamente non fu così: spara prima tu; no! sparo prima giovane età fu immediatamente ingaggiato “a pala e picco”, io!, la pistola finì in fondo all’Atlantico, gettata a quattro mani. I facendo lavori faticosissimi fino a “sudar sangue”. Per circa un pochi spiccioli rimasti finirono tutti in una bella bevuta nell’atte- anno durò questa vita, sempre con la speranza in futuro miglio- sa del “postale” che li avrebbe ricondotti a casa. re. Poi, improvvisamente, fu avvicinato da aderenti alla “Mano Contrariamente al suo arrivo in America, un altro flash gli rimase Nera” e lui, ingenuo ragazzo, si convinse a cambiare mestiere, impresso nella memoria come un marchio: il buio del paese. finalmente, per un lavoro “leggero”. Ormai stava bene e non fati- All’arrivo della corriera, accolti dai familiari, alla domanda che cava più: era stato ingaggiato per “osservare e riportare a chi di solitamente veniva fatta a tutti quelli che ritornavano, su cosa dovere notizie sulle bande rivali che agivano in zona”. avrebbero comprato con i soldi dell’America, Luigi e Sisto rispo- Non accettò di buon grado la rivoltella, e dopo qualche giorno, in sero: “Un pettine d’osso molto fitto” (per togliersi i pidocchi che li effetti, successe quello che pensava e soprattutto temeva: si mangiavano!). ritrovò in mezzo ad uno scontro a fuoco tra bande rivali nei bas- Ritornato dalla guerra con pensione di terza categoria per le feri- sifondi di New York. Non volle andare oltre e scappò. Però per te riportate, Giggetto imparò il mestiere di bottaio. Lo ricordiamo uscire dall’“Organizzazione” furono guai. Ci vollero molti mesi ed ancora “vecchiettino” sotto una tettoia a costruire i bigonzi lavo- amici molto influenti che nel frattempo aveva conosciuto, per rando piccole doghe su un piallone di legno d’elce e fumando e poter essere “graziato”. Se ne andò in giro per l’America: Boston, masticando l’immancabile toscano. Quando se ne andò aveva 81 Filadelfia... e ritornò a New York facendo sempre lavori di mano- anni e per tutti era, e rimarrà, “Giggetto de la Malavita”. valanza. Tutto questo per nove anni, cambiando spesso ditta perché ribelle al “pizzo” che in quegli anni era imposto a tutti i Ronca Luigi nacque ad Acquapendente nel 1890 da Vincenzo e Buccioli Luisa, si sposò nel 1921 con Piccini Annunziata, morì ad Acquapendente nel 1971. Ebbe lavoratori. Ma gli piaceva pure la bella vita e spendeva tutto il quattro figli: Velia (1922), Marcello (1925), Italo (1936) e Giorgio (1943).

11 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005

emigranti nella documenta- per cercare un posto da zione d’archivio. portiere; le famiglie di Le migrazioni verso le colo- Gino Pulvano detto Pa- nie nel primo dopoguerra tata, di Gino Bisconti, di non offrono dati particolarmente significa- Amelio Pasquini, di tivi, ed anche il flusso verso altre località Pietro Palla, di Colonnelli italiane rientra nella norma, a parte i lavori Mario, di Rodolfo Cesa- stagionali durante l’estate (“annamo a retti, di Ilario Rubenni, di mète a Maremma”). Alfieri Camilli, di Diego La carenza di lavoro però nel secondo Rocchi e tanti altri. Ma dopoguerra porta ad un altro fenomeno tutto questo ha permes- che ad Acquapendente ebbe un certo rilie- so loro di acquistare una vo. Terminata la ricostruzione, tanti brac- casa, talvolta nello stes- cianti negli anni cinquanta e sessanta si so palazzo in cui lavora- ritrovarono senza lavoro o con lavoro sal- vano o nel paese che tuario, e di conseguenza intere famiglie si avevano lasciato, e far trasferirono a Roma, Firenze, Torino per studiare i propri figli. La svolgere attività di portierato in grandi ripresa economica e lo palazzi. Era una vita dura, quella che si sviluppo dell’edilizia, presentava loro, abituati com’erano a lavo- avvertito in paese negli rare in campagna o all’aria aperta: una anni settanta, hanno di guardiola di due metri quadrati da non fatto interrotto questo fenomeno, riportan- professionale; al ritorno di vecchi emigran- lasciare mai incustodita, una casa spesso do ad Acquapendente anche gli artigiani ti degli anni ‘60 che cercano nel paese un nel piano interrato, con pochissima luce e che si erano precedentemente trasferiti, in ambiente familiare per la loro vita da pen- talvolta umida. Se il marito si assentava, particolare a Firenze. Alcuni di loro sono sionati; o infine a qualche caso di famiglie doveva essere sostituito dalla moglie, tornati con un buon bagaglio di esperienza che vengono ad Acquapendente cercando mezza giornata di riposo settimanale, e professionalità acquisita. nel paese un ambiente sano, rispetto alla ritorno al proprio paese d’origine durante Negli anni ’60 più modesta è stata invece città, da molti punti di vista. Ma, come le feste di S. Ermete uno alla volta, ma in l’emigrazione all’estero, prevalentemente avviene in ambito nazionale, il movimento compenso uno stipendio fisso pagato tutti in Germania ma anche in Francia, in più evidente è quello dell’immigrazione di i mesi, un’abitazione senza pagare affitto e Svizzera e in Australia. Della Germania stranieri, occupati ad Acquapendente prin- spese di acqua, luce e condominio e la molti ricordano la pulizia, l’ordine, la cipalmente come badanti o boscaioli. Al 31 possibilità di fare tanti lavoretti nel palaz- buona paga e tanta possibilità di lavoro, dicembre del 2004 i residenti stranieri zo e fuori per arrotondare lo stipendio. Ci ma anche la difficoltà di mettersi in pro- sono 73 maschi e 74 femmine provenienti: si industriava, allora, a diventare infermie- prio o assumere mano d’opera, se non si 22 dai paesi dell’Unione europea, 28 ri per fare le iniezioni, sarte o muratori per conosceva la lingua tedesca: infatti era dall’Albania, 24 dalla Macedonia, 8 dalla fare piccoli lavori di manutenzione o d’im- obbligatorio sostenere un esame. Brevi Moldavia, 14 dalla Romania, 18 dall’Ucrai- biancatura, oppure si attrezzava la guar- sono state le esperienze lavorative di na, 14 provenienti da paesi africani, 11 diola con il “banchetto” da calzolaio, per la Giorgio Bergagna, Raul Bisconti, Sergio dalle Americhe, 8 da paesi asiatici. Con i riparazione delle scarpe e i clienti non Cordelli detto Tirolle; più lunghe quelle di mezzi di comunicazione attuali però il mancavano. Era un “posto” molto ambito Giorgio Ronca, di Luigi Ronca, di Fulvio mondo è diventato molto più piccolo, e che si otteneva attraverso degli interme- Mosci o di Guido Pietrella detto Cannella, rispetto ad un secolo fa tutti gli emigranti diari che spesso volevano essere pagati di Fedele Guazzarotti, di Romano e Benito possono mantenere i contatti con il paese “dell’entratura”, oppure attraverso favori Granocchia, di Francesco Rossi e Anselmo d’origine anche trovandosi a migliaia di di politici e politicanti che così si conqui- Sugaroni in Svizzera, di Otello Bedini in chilometri: gli immigrati tornano spesso al stavano i voti di intere famiglie. Francia, di Giovanni Pietrella in Australia e loro paese d’origine e gli aquesiani ritorna- Tante sono le famiglie che, in forme diver- di tanti altri aquesiani. no almeno per le feste più importanti. Oggi se, hanno vissuto questa esperienza: per Il fenomeno migratorio attuale è legato come allora l’emigrazione comporta da un esempio quella di Nedo Segati, che trasfe- soprattutto allo spostamento dei giovani lato un trauma e uno sradicamento, e dal- ritosi a Roma e avviata l’attività di barbie- verso località ove possono trovare un l’altro un’occasione di incontro e arricchi- re, dovette lasciarla per problemi di salute, lavoro adeguato alla loro preparazione mento reciproco.

Torre Alfina Rita Pepparulli Emigranti... emigrati

migrante... Una parola che sa di scuola, un verbo che per un finto aereo da turismo. L’America del ponte di “Broccolino”, Enoi si coniuga al passato. Mi fa tornare in mente il film orgoglio e vanto delle nostre maestranze, accoglieva tutto e cre- “Ricomincio da tre”, con un Massimo Troisi costantemente bol- sceva. Poi la grande guerra e la nuova politica voltarono le carte lato da emigrante ad ogni richiesta di provenienza. Forse l’ulti- e la grande onda migratoria verso il nuovo continente si fermò. mo, insieme a “Bianco, rosso e verdone”, a testimoniare di una Torello partì per l’America due volte e tornò lasciando il fratello realtà sociale che ha segnato la nostra storia fin nel più piccolo in piena stagione di raccolta delle fragole per difendere l’Italia nucleo della società. già in armi. “Se te ne vai adesso, non farti più vedere”, gli disse; e Come tutti i paesi poveri d’Italia, anche Torre Alfina ha pagato così fu. Di alcuni non si ebbero più notizie neanche attraverso i il suo tributo in termini di vite strappate alla propria identità compagni di avventura... Un colpo nascosto della Mano Nera? culturale e trapiantate altrove, dove contavano solo in quanto Rosa aveva quattro anni quando partì e non vide più la madre forza-lavoro. Un tributo altissimo che oggi pagano altri popoli, rimasta in patria. Rita dormì sotto i ponti, prima di trovar casa a mentre per l’Italia le emigrazioni sembrano riservate a fasce New York. Molti fecero fortuna ed oggi figli e nipoti americani sociali e culturali più elevate o a lavoranti altamente specializ- tornano a cercare parenti conosciuti nei racconti della sera, i zati. Non starò qui ad elencare liste o a formulare ipotesi per paesaggi geneticamente metabolizzati. un evento che ha nutrito il mio immaginario di bambina attra- Al contempo da piccoli paesi come il nostro tutte le ragazzine verso racconti di vita ascoltati dai grandi e che si barcamena- povere di età superiore a dodici anni venivano mandate “a ser- vano tra cronaca e leggenda. Erano le storie dei “vecchi” pae- vizio”, fenomeno antico e persistente anche durante il venten- sani partiti alla spicciolata tra ottocento e novecento e di cui nio fascista. Roma capitale ospitò un numero enorme di quasi ogni famiglia conserva vecchie foto: il matrimonio di “serve” delle parti nostre fin dopo lo scoppio del boom econo- lusso con abiti e fiori affittati; l’uomo con paglietta seduto su mico. Per parte maschile molti giovani si allontanarono per

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Arlena di Castro La speranza di una vita nuova novembre del 1912. Tra di loro di Anna Carla vi erano alcuni che si recarono Melaragni da un parente: Raimondo Rosi, ventisettenne lavoratore agri- colo, che aveva lasciato ad Arlena la moglie Disolina a sempre la letteratura, il Morelli e si era recato in Dcinema e i preziosi raccon- Virginia dal fratello di lei, Luigi ti tramandatici dai nostri Morelli. Presso di lui si stabilì anziani, ci hanno permesso di anche il cognato Desiderio rivivere indirettamente le Capobianco, che partito a 36 angosce, le disavventure e le anni lì esercitò la professione paure di questi coraggiosi emi- in cui eccelleva: quella del cal- granti, diversi per età e prove- zolaio, lasciando a casa ad nienza ma tutti accomunati da aspettare il suo ritorno la un unico desiderio: la speran- moglie Maria Venanzi. za di una vita nuova. Sempre allo stesso indirizzo Spinti dalla convinzione di poi andarono i parenti di poter far fortuna nel “nuovo Celestino: suo cognato Virgi- mondo” e di allontanarsi dalla nio Brunotti, trentaquattrenne povertà e dalla fame delle scapolo; suo cugino Mario nostre campagne, tra il 1906 e Crucianelli, di 34 anni, marito il 1913 milioni e milioni di lavo- sito di Ellis Island. Alla fine di “prodigioso” sito, nel 1913 di Emilia Brunotti; Lorenzo ratori si spostarono dall’Italia queste ricerche sono venuta a ritroviamo il nostro caro Ce- Marsili, anche lui cugino del per andare negli Stati Uniti a conoscenza che il 22 gennaio lestino nella città di Harding, Venanzi, di 29 anni, marito di lavorare nelle industrie o nei del 1909, tra i tanti passeggeri situata nel West Virginia, al Assunta Proietti e padre di grandi appezzamenti di terre- che si imbarcarono a Napoli numero civico 3 di Rose Street, nove figli; il cugino venticin- no, affrontando il lungo viaggio sulla nave S.S. San Giorgio, dove probabilmente abitava quenne Raniero Bocci, celibe, in nave dall’Italia a New York c’era anche il nostro concitta- insieme a Luigi Morelli, origi- (che poi al suo rientro morirà che in genere durava minimo dino Celestino Venanzi, cono- nario probabilmente di Ischia giovanissimo durante la guerra 15-20 giorni. sciuto da tutti come Celeste, di di Castro. del 1915-18 a Cormons); Rocco Tra questi emigrati c’erano anni 32. Registrato negli elen- Nel 1912 ben sette arlenesi Brunotti (chiamato da tutti anche alcuni cittadini arlenesi chi dell’isola come lavoratore decisero di tentare la fortuna Mariano), di 37 anni, marito di che ho potuto rintracciare sia agricolo, arrivò a New York dal in America dove, a quanto si Nazzarena Di Bernardo e fra- grazie alla collaborazione degli cognato Alfonso Rinaldo, al diceva nelle lettere che gli emi- tello di Virginio, a sua volta anziani del mio paese (in parti- numero 76 di Boxer Street, grati spedivano ai familiari, cognato di Celeste. colare di Luigi Loreti), che li precisamente il 7 febbraio del c’era molto lavoro nonostante Nel 1913, sempre nella nave S. hanno ricordati uno ad uno, 1909, lasciando ad Arlena la le condizioni di vita non molto S. San Giorgio, tra i passeggeri sia grazie alla collaborazione moglie Maria Chiarucci e i figli facili. Fu così che il 5 novem- che partirono da Napoli il 1° del sig. Gianni Papacchini, resi- che lo rividero qualche anno bre di quell’anno partirono da maggio e giunsero a New York dente a Canino ma di origini dopo. Napoli ben sette arlenesi con il 16 dello stesso mese, figura piansanesi, che mi ha fornito In base a quanto ho potuto la stessa nave S.S. Giorgio, tutti anche un passeggero arlenese: indicazioni preziose per rin- apprendere dai documenti diretti nello stato del West Adorno Campitelli, che all’età tracciare tali nominativi sul presenti all’interno di questo Virginia, dove arrivarono il 20 di 32 anni, lasciata a casa la

vestire i panni del- porzione partirono quasi tutti, stabilendo il primo record di l’Arma, compreso mio calo demografico a Torre Alfina, scesa dalle oltre mille unità di padre, spedito nelle inizio secolo ventesimo a circa seicento anime di fine anni ses- colonie d’Africa e poi santa. Una guerra che merita un sacrario. Forse due: all’emi- in Grecia e Albania grante (o ai sopravvissuti, come dice mia madre) e a tutte le prima di poter tornare cattive politiche di tutto il mondo e di tutti i tempi. in patria. Titoli di studio medio o superiore, presi in città dopo il lavoro, I ragazzi del dopoguer- consentirono a qualcuno il salto di qualità. Chi non aveva stu- ra invece avevano nuo- diato poteva sempre fare l’usciere, con la quinta elementare e ve prospettive e scelse- magari anche una piccola raccomandazione. Anche questa è ro il nord, dalla Torino emigrazione. industriale in su, e an- Tante le facce di questi spostamenti; sempre uguale a se stes- cora Roma, matrona sa l’indigenza materiale e culturale, che spingeva forte al cam- sempre più pingue e biamento di uno stato di vita senza orizzonti, perché ognuno incline all’espansione di potesse riprendersi quella fetta di dignità per guardare il futu- sé. Numericamente non ro a testa alta. Anche questa è storia, non solo di uomini o partirono moltissimi, donne ma di esseri liberi, dalla schiavitù della fame e dell’igno- anche perché le già pas- ranza. Da dove allora il saggio proverbio “chi s’accontenta sate emorragie da emi- gode”? Strategie di politiche varie? Domandiamolo ai vecchi, grazione, le guerre, il oppure all’immigrato della porta accanto, emigrante d’altri lidi progressivo spopola- e scomodo custode del rovescio della nostra medaglia d’opu- mento delle campagne, lenza. Forse non avremo le risposte sicure dell’oracolo televisi- avevano resa più esigua vo, ma guardandolo negli occhi troveremo un po’ di ciò che la popolazione. In pro- siamo stati.

13 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005

moglie Teresa sero nei paesi vicini (soprat- degli altri emigrati arlenesi, Brunotti, pro- tutto Tuscania, Tarquinia, loro non rientrassero più in MOVIMENTO MIGRATORIO babilmente si Aquapendente, Canino, Viter- patria, perché il traghetto su DA E PER ARLENA 1934-2002 recò ad Har- bo), altri a Roma, e vi furono cui viaggiavano fu silurato ding presso il cognato Rocco anche alcuni che andarono a dagli inglesi davanti alle coste anno emigr. immigr. saldo Brunotti. lavorare ad Addis Abeba pres- di Brindisi nel 1943 e non ci Per la maggior parte padri di so alcune ditte di autotraspor- furono superstiti. Di questi 1934 10 12 +2 famiglie numerose, non poten- ti. Tra questi ci furono Mario nostri concittadini non si pote- 1935 15 23 +8 do trovare un lavoro redditizio Mezzetti (partito nel 1938) e rono recuperare neppure le 1936 13 17 +4 1937 17 24 +7 nel piccolo paese, lavorarono Renato Mattei (partito nel salme. 1938 18 14 -4 nelle prime industrie america- 1939), ritornati dopo qualche Dalla tabella poi possiamo 1939 31 8 -23 ne, nelle grandi proprietà ter- anno. dedurre che già dai primi anni 1940 16 11 -5 riere e nelle ferrovie, per poter Appare singolare per il nostro ‘40 il numero degli arlenesi che 1941 20 15 -5 così spedire a casa di volta in paese, ma comune a tanti altri partivano aumentò sempre di 1942 12 1 -11 volta i frutti del loro sacrificio italiani emigrati in Africa, la più, e tra di essi vi furono 1943 2 8 +6 di cui poterono godere al loro storia di un nostro concittadi- anche alcuni che per qualche 1944 21 3 -18 tanto sospirato ritorno. no, Jolando Del Papa. Trasfe- anno lavorarono in Francia e 1945 6 12 +6 Dopo aver analizzato con note- ritosi lì nel 1935, fu raggiunto in Germania. 1946 15 13 -2 vole sorpresa e curiosità l’emi- negli anni successivi dalla Sempre più basso invece fu il 1947 10 9 -1 grazione arlenese verso l’Ame- moglie e dai quattro figli. Dopo numero delle persone che arri- 1948 6 21 +15 rica, ho voluto osservare i aver svolto con mezzi propri varono ad Arlena, e tra queste 1949 18 9 -9 fenomeni migratori in un rag- l’attività di autotrasportatore solo nel 1948 furono registrate 1950 15 17 +2 gio più ristretto, avvalendomi per la ditta Gonrad, proprieta- ben sette donne piansanesi 1951 15 16 +1 dei dati presenti nei registri rio di una villetta con annessa che si sposarono con uomini 1952 20 15 -5 comunali delle pratiche migra- una rosticceria, dava ospitalità arlenesi! Mentre prima infatti 1953 20 21 +1 torie che purtroppo però par- agli italiani emigrati in Africa e, c’era stato un discreto flusso 1954 17 6 -11 tono soltanto dal 1934. Ne ho grazie alla buona situazione di gente che si trasferiva ad 1955 22 4 -18 realizzato la seguente tabella economica di cui la famiglia Arlena dai paesi vicini - sia 1956 7 14 +7 per avere un quadro più detta- godeva, poté aprire una picco- pure costantemente basso -, 1957 15 9 -6 gliato della dinamica demogra- la officina meccanica. Quando dagli inizi degli anni ‘60 in poi 1958 23 9 -14 fica arlenese dagli anni ’30 del però l’Eritrea fu conquistata tale fenomeno diminuì notevol- 1959 23 17 -6 secolo scorso ad oggi. Sono dagli inglesi, gli vennero confi- mente per riversarsi appunto 1960 23 27 +4 arrivi e partenze di singoli indi- scati sia i beni mobili sia quelli verso i grandi centri cittadini. 1961 25 19 -6 vidui o di intere famiglie, mobi- immobili e tutta la famiglia fu L’emigrazione si fece allora 1962 69 26 -43 litatisi per vari motivi di ordine fatta prigioniera. Il Del Papa sempre più forte fino a toccare 1963 40 18 -22 socio-economico e culturale. I insieme al figlio maggiore furo- i livelli massimi nel 1962, quan- 1964 37 14 -23 movimenti migratori in entrata no internati in Rodesia dal do giovani coppie sposate e 1965 16 9 -7 e uscita sembrano alternarsi o 1943 al 1947, quando poterono lavoratori si riversarono nella 1966 39 16 -23 addirittura ribaltarsi, nella loro ritornare in Italia, mentre la capitale (ben 16 persone!) o 1967 24 19 -5 consistenza. Infatti durante il moglie e gli altri tre figli, prigio- verso le città del nord Italia. 1968 24 13 -11 periodo fascista, a seguito del nieri nel campo di Diredau per Tale stato di cose restò co- 1969 37 21 -16 blocco interno del flusso nove mesi, avevano fatto ritor- stante fino agli inizi degli anni 1970 43 10 -33 migratorio, molti furono coloro no in patria nel 1943. ‘90, quando iniziarono ad arri- 1971 28 22 -6 che si spostarono dal paese o Tra le altre storie di emigrazio- vare numerosi lavoratori sene- 1972 36 29 -7 città d’origine (i più numerosi ne arlenese, la maggior parte galesi che dopo poco tempo 1973 32 10 -22 1974 27 29 +2 provenivano da Norcia e da con un lieto fine dopo tante tornarono in patria o si dires- 1975 19 26 +7 altre zone appenniniche), per sofferenze e sacrifici, tragica è sero a lavorare in altri paesi 1976 35 20 -15 lavorare a mezzadria nelle quella riguardante la famiglia della provincia. 1977 13 30 +17 grandi proprietà terriere, come di Picconi Giuseppe, che emi- Col tempo poi, diminuiti gli 1978 15 15 = successe ad Arlena presso le grò in Albania nel 1935 con la spostamenti della popolazione 1979 26 18 -8 terre dei principi Torlonia moglie e tre dei quattro figli arlenese, riaumentò il numero 1980 17 12 -5 situate in località Polledrara. per andare a lavorare come degli stranieri che arrivavano, 1981 33 14 -19 Tra coloro che invece emigra- fattore in una tenuta. Il destino soprattutto dall’Est europeo. 1982 29 28 -1 rono da Arlena, alcuni si dires- però volle che, a differenza Questi emigranti di oggi hanno 1983 17 20 +3 lo stesso sguar- 1984 20 15 -5 do dei nostri che 1985 14 20 +6 nei primi del ‘900 1986 11 18 +7 si avventurarono 1987 25 14 -11 alla volta di terre 1988 24 25 +1 sconosciute. 1989 22 25 +3 Tendiamo a di- 1990 13 39 +26 menticarlo, ma 1991 24 25 +1 se oggi viviamo 1992 25 21 -4 in una società 1993 25 11 -14 moderna e agia- 1994 4 10 +6 ta, lo dobbiamo 1995 18 27 +9 anche a loro, a 1996 28 28 = quei nonni co- 1997 17 17 = raggiosi e biso- 1998 18 24 +6 gnosi che parti- 1999 31 15 -16 rono sperando in 2000 9 26 +17 nuova vita per 2001 19 42 +23 loro e per i fami- 2002 2 6 +4 liari che li aspet- tavano a casa. totali 1460 1201 -259

14 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale Bagnoregio Santità, miseria e nobiltà, di G. Battista Crocoli nell’emigrazione bagnorese orreva l’anno 1235 e Giovanni Fidanza (San Bonaventura), allo- Cra diciottenne, dopo aver studiato presso i frati del convento di Bagnoregio intraprese un lungo viaggio per recarsi a Parigi, che in quegli anni era la città adatta ad aprire ai giovani gli orizzonti della grande cultura. Si iscrisse alla facoltà delle arti, dove si lau- reò, e divenne egli stesso professore in quella università. Bonaventura, partito da Bagnoregio, toccò probabilmente Siena e Volterra, per la via Cassia, e raggiunse Pisa. Di qui, via mare, toccò Genova e poi Hyeres, il porto francese di Arles. Di qui proseguì, a piedi o via mare, fino a Lione, poi Chalon; quindi toccò Vezelay, Auxerre; infine lungo il fiume Yonne giunse al porto di Parigi. Come si vede anche il grande S.Bonaventura, oltre che teologo, filosofo e dottore della chiesa, fu il primo, illustre “emigrante” della storia della comunità bagnorese. Per quella di massa, di emigrazione, dobbiamo invece aspettare gli inizi del Novecento, quando anche nella nostra città serpeggiò L’avvocato Pietro Coppa in tribunale il richiamo dell’Eldorado di là dal mare. Cliccando sul famoso sito internet di Ellis Island abbiamo rintracciato i seguenti concittadini babilmente compì l’insano gesto per il bene del figlio, nella spe- emigrati in USA (porto di New York) nel periodo dal 1892 al 1924: ranza di salvargli la vita da sicura morte per fame. E così fu, per- ché il buon Camillo si prese amorevolmente cura di lui. nome anno di arrivo età Coppa Pietro (1929), nato negli Stati Uniti da genitori italiani Francesco Pedicone 1910 28 (Armando e Rosa Gatti), fu avviato agli studi di giurisprudenza dal Raffaele Ramacci 1910 20 padre, che pur con i modesti guadagni e grandi sacrifici riuscì a Luigi Gentili 1911 32 condurlo alla laurea. Divenuto un affermato avvocato del foro di Emma Burla 1912 19 Chicago, preferiva difendere i suoi connazionali, specialmente Bianca Ramacci 1919 24 quelli poveri, perché, come raccontava alla nipote Coppa Natalina, Vincenzo Gentili 1920 39 sosteneva che in America i poveri vanno più facilmente in galera che in Italia. Bella figura di italiano, emigrante, uomo e professioni- Da fonti orali inoltre risultano altri emigranti bagnoresi sta di grande umanità. nell’America del nord, quali Camillo Ramacci, Gentili Orlando, Negli anni ‘60, in Gentili Remo, Quintarelli Marino, Gatti... ed altri. piena ricostruzione Dai racconti di familiari di due emigranti bagnoresi negli Stati europea, l’Italia vede Uniti, abbiamo appreso alcuni particolari commoventi e curiosi incrementare l’emi- sulla loro avventurosa vita tra- grazione di massa scorsa oltre oceano. Camillo Camillo Ramacci soprattutto verso la Ramacci (1883-1963) emigrato Svizzera e la Germa- “doc”, prima in Francia poi in nia, paesi confinanti Sud America infine negli Stati con maggiori possi- Uniti, ha riferito alla figlia bilità di lavoro. L’e- Assunta che quando lavorava sodo verso la Germa- in una grande fattoria agricola, nia vede decine e per recarsi in città doveva per- decine di bagnoresi correre grandi distanze unica- lasciare la propria Due stirpi a confronto: a destra, Catarcione Giuseppe; al centro un teutonico tedesco mente a cavallo o in carrozza. città e le famiglie alla Durante uno di questi avventu- ricerca di un lavoro più remunerativo. L’impatto con la ex nazione rosi viaggi in carrozza, mentre alleata non fu certo facile, come ci confida il sig. Catarcione percorreva la polverosa stra- Giuseppe, che ha trascorso in quel freddo paese ben 40 anni della da, venne fermato da una gio- sua vita. “Si viveva - racconta Giuseppe - in anguste baracche di le- vane e povera donna che por- gno a sei posti letto, basse e fredde. L’alimentazione era com- tava in mano una cesta coperta pletamente diversa dalla nostra, si mangiava sempre patate, crauti, da uno straccio, che gli chiese carne di maiale e poca pasta. La lingua era un vero problema, non un passaggio. Camillo non si riusciva a comunicare in alcun modo; ricordo che per chiedere le esitò nemmeno un momento e uova, che pure le avevano tante, bisognava imitare la gallina, cioè la fece salire sul sedile posterio- abbassarsi, muovere le braccia re proseguendo il viaggio, felice come fossero ali e fare coc- di aver fatto un’opera buona e POPOLAZIONE DEL COMUNE DI BAGNOREGIO DAL 1871 AL 2005 codè...”. “Una volta - continua un bel gesto di cavalleria nei anno popolaz. residente popolaz. presente differenza note Giuseppe - per non aver capito confronti di una donna. Per- cosa c’era scritto su una confezio- 1871 4360 4327 -33 corso un breve tratto, non uden- 1881 4419 4444 +25 ne di alimenti in scatola, io ed do segni di vita si girò, e con 1901 5059 5060 +1 alcuni amici mangiammo cibo grande sopresa notò che la 1911 5015 4785 -230 America per cani; avemmo tutti forti dolori donna era sparita lasciando sul 1921 4896 4613 -283 - di pancia per due giorni. Anche il 1931 4796 4797 +1 sedile la cesta che aveva con sé. 1936 4870 4838 -132 Colonie razzismo era un problema che ho Incuriosito volle controllare 1951 4986 5060 +74 sperimentato direttamente sulla cosa ci fosse nella cesta e, tolto 1961 4444 4553 +109 mia pelle. Una sera mentre tra- il panno, vide un neonato che 1971 4071 4095 +24 Germania scorrevo qualche ora al bar con dormiva beatamente, ignaro di 1981 3998 4002 +4 gli amici, solo per aver rivolto la 1991 3889 3945 +56 essere stato abbandonato dalla 2001 3764 3727 -37 parola ad alcune ragazze, un gio- propria povera madre che pro- 2005 - - + 220 Extracomunitari vanottone tedesco ha scatenato

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un rissa furibon- da, noi ritenem- Bolsena mo più per raz- Pane, amore e... zismo che per gelosia. La conferma l’avemmo di Cristina Silvi quando polizia, proprietario del bar e aggressore hanno dato torto a tutti noi italiani addebi- Bolsena: paese di “passaggi” tandoci un conto molto salato”. Bolsena è un paese in movimento, con una forte circolazione di persone nel breve periodo, per via Tra i bagnoresi illustri che della natura turistica, ma anche a lungo termine, come indicano i dati dei registri anagrafici, che più hanno lasciato il nostro paese avanti analizzeremo. per la città di Roma figurano Il flusso turistico a Bolsena è rilevante e, indipendentemente da oscillazioni annuali, storicamente due noti professionisti che si forte è quello di provenienza tedesca. In molti casi i turisti tedeschi sono diventati degli ospiti abituali sono fatti strada nella tv di delle nostre estati e il fenomeno naturalmente porta all’accrescimento del legame tra Bolsena e la stato: il dott. Luigi Bizzarri, Germania. Il rapporto con questo popolo è un po’ un filo conduttore nella storia dei flussi migratori giornalista e stimato documen- che hanno interessato e interessano Bolsena, a partire dalla fase del secondo dopoguerra a oggi; con tarista di Rai 3 (tra i maggiori modalità e per fini nettamente diversi nel tempo, incontreremo la Germania in vari momenti di questo lavori da segnalare, i bellissimi breve viaggio. reportage dedicati maggiormen- te al periodo storico della L’“America” seconda guerra mondiale, spes- La migrazione di inizio seco- so mandati in onda in seconda lo, diretta in particolare serata e premiati da un ottimo negli Stati Uniti d’America, risultato di ascolti), e il dott. coinvolse anche Bolsena. Luigi Di Maio, noto autore tele- L’economia locale si basava visivo, ideatore e fondatore sulla pesca e l’agricoltura, della celebre trasmissione di dunque la necessità di cerca- Rai 3 “Chi l’ha visto?”. re fortuna spinse numerosi Negli ultimi dieci anni la città giovani a imbarcarsi. Pure se Carta di accesso al sito www.ellislandrecords.org di Bagnoregio ha visto giun- non è stato possibile racco- gere in cerca di lavoro molti gliere dati in modo sistematico e scientifico, grazie a un interessante spazio web [The Stuatue of extracomunitari provenienti Liberty - Ellis Island Foundation, Ellis Island Passenger Arrivals: American Family Immigration History, dai paesi dell’est europeo: www.ellisisland.org, ultima consultazione: 8/11/2005] abbiamo raccolto alcuni numeri. Immettendo albanesi, macedoni, rumeni e nella maschera di ricerca circa 80 cognomi, scelti fra quelli oggi più incidenti sulla popolazione bolse- bulgari che a tutt’oggi hanno nese, non necessariamente corrispondenti ai ceppi presenti a Bolsena a inizio Novecento, abbiamo raggiunto le 220 unità, tra cui rintracciato più di 40 sbarchi a Ellis Island. Gli sbarchi individuati con questa pur lacunosa ricerca molti nuclei familiari. Tutti vanno dal 1906 al 1920 e coinvolgono persone tra i 18 e i 40 anni, con una media d’età spostata intor- sono stati accolti con grande no ai 25. Tra queste persone figurano soltanto due donne. Scorrendo l’elenco dei nomi è possibile fare umanità e solidarietà, aiutati supposizioni sulla dinamica delle partenze all’interno della stessa famiglia: prima i fratelli maggiori, moralmente ed economica- poi i figli più piccoli. Dalla famiglia di mia madre, originaria di Bolsena ma attualmente quasi del tutto mente da enti, privati e emigrata in paesi circostanti, soprattutto dalla Caritas loca- partirono due ragazzi: Primo, le, che con i suoi infaticabili sbarcato ventiquattrenne nel volontari ha svolto un ruolo 1913, e Costanzo, che arrivò fondamentale per l’inserimen- negli Stati Uniti sette anni dopo, to di costoro nella nostra a soli sedici anni. comunità. Un’accoglienza particolare è stata rivolta ai Le migrazioni dal secondo bambini, ai quali sono stati dopoguerra ai giorni nostri regalati da parte di molti Dall’ufficio anagrafe del comune generosi bagnoresi giocattoli, abbiamo potuto rilevare alcuni indumenti e viveri per rende- dati relativi ai flussi migratori, re migliore e più sereno il mancanti però dei luoghi di loro soggiorno nella nostra destinazione e provenienza, dal città e fargli dimenticare i 1958 a oggi. Se ne desume, come sacrifici e le privazioni che dicevamo in apertura, il quadro sicuramente hanno conosciu- di una notevole mobilità. Per to nel loro paese. una comunità che solo intorno al 1990 ha superato stabilmente la soglia dei 4.000 componenti si registrano spostamenti conside- revoli di persone in entrata e Sala refettorio per emigranti ad Ellis Island uscita, diretti sia in altri comuni italiani che all’estero. Nel perio- do 1958/2004 si hanno 96 immigrati e 83 emigrati annui in media, ma i valori sono anche molto varia- bili di anno in anno, senza una andamento significativo nel tempo. Colpisce il dato del 1965, quando ben 100 donne sono registrate arrivare a Bolsena a fronte di 54 uomini. La Germania fu la protagonista dell’emigrazione bolsenese oltrefrontiera nel secondo dopoguerra. Partirono in molti, chiamati da amici e parenti che avevano in precedenza trovato una “sistemazione”, un lavoro, un appoggio. Ci furono partenze anche per il Belgio e la Svizzera. Per quanto riguarda l’emigrazione interna all’Italia, la meta preferita fu Roma, dove gli uomini cercava- no un lavoro spesso di portierato e le donne di domestiche. Alcune famiglie si spostarono anche a Viterbo, la “città” più vicina, che offriva comunque qualche possibilità in più rispetto al paese. Stemma della Compagnia di navigazione La condizione di vita degli emigranti non era facile. Raccogliendo le testimonianze di persone ritorna- genovese “La Ligure Brasiliana” di Gustavo Gavetti (anche se qui si legge Gavotti) te a Bolsena, o di parenti che sono rimasti qui, si conoscono esperienze dure, con la voglia insistente 16 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale

bile in condizioni miglio- centrale e il Lazio, mentre a Coniugi Bruti ri. Oggi, pensionato, è livello nazionale è il terzo tornato a Bolsena. paese di provenienza. Anche in questo caso Sorprende però per non fu l’unico figlio a Bolsena il numero di provenienti dalla cercare fortuna lontano Germania: ben 25 persone. La Germania in da casa: suo fratello queste graduatorie, a livello sia provinciale emigrò a Londra dove si sia nazionale, non si trova mai in posizioni innamorò di una ragaz- così elevate. Segue l’Ucraina con 15 perso- za e subito partì con lei ne e poi Regno Unito, Moldovia, Albania e per gli Stati Uniti. via via numerosi altri paesi, con incidenza A fronte di tante storie inferiore. di emigrazione iniziate Bolsenese a tutti gli effetti è ormai la per motivi economici, nostra pizzaiola Henda, che è arrivata sulle costellate di momenti rive dal lago dalla Tunisia alla fine del 1995 molto duri, ci sono sto- e che da poco ha festeggiato il suo matri- rie di natura diversa. Il monio con un bolsenese. I primi tempi qui signor Urbano Bruti, non furono facili, racconta, ma pian piano bolsenese, nel 1962 face- è riuscita ad integrarsi bene, ha iniziato a va il carabiniere a lavorare, ha imparato a fare la pizza e poi Vipiteno. In quell’anno ha aperto una propria attività. Entrando di tornare a casa e allo stesso tempo di la signora Hendrika Maria Van Vianen, nella sua pizzeria sembra un po’ di vedere restare, per aiutare la famiglia in Italia. olandese, andò a Vipiteno insieme alla un angolo di Tunisia, soprattutto da quan- Accade a molti comunque di trovare una famiglia, per far visita alla sorella sposata do oltre a oggetti caratteristici appesi ai sistemazione, di innamorarsi, mettere su con un vipitinese. Il 17 aprile si incontraro- muri, cartoline, rose del deserto, gira su famiglia, superando ostacoli più o meno no: un latin lover etrusco e una giovanissi- un lungo spiedo, il doner kebab. grandi. ma vichinga, come dice la signora Il signor Marsilio Pozzi vive ancora in Hendrika. Alla fine del 1963, dopo il conge- Conclusioni Germania. Quando partì, nel 1958, era un do, Urbano partì con Hendrika per Alcune di queste storie di migrazioni, ragazzo di vent’anni, timido e riservato. l’Olanda, per “la grande avventura olande- anche quelle iniziate per bisogno e con dif- Non aveva alternative, racconta, era il se”, come dice. Racconta che per un giova- ficoltà, si evolvono poi come storie d’amo- maggiore di sette fratelli e la Germania era ne di campagna fu un passo difficile: si re. Altre nascono felicemente. Alcune sto- la speranza e la meta di tanti suoi amici trovò in una grande città straniera senza rie ci fanno riflettere sui nostri comporta- compaesani. Più tardi sarebbe partito per conoscere una parola della lingua locale. menti, ci fanno percepire disagi e solitudi- la stessa destinazione anche un suo fratel- Ma con la forza dell’amore fu superato il ne da cui noi oggi siamo esenti ma che toc- lo. Inizialmente Marsilio andò in un piccolo duro inizio di questa avventura. Urbano e cano molte persone nel mondo. “A noi non comune vicino il Lago di Costanza, ma le Hendrika Maria si sono sposati a Bolsena, è dato di vivere in eterno, alle storie sì. difficoltà nel trovare lavoro, la lingua sco- nella chiesa di Santa Maria del Giglio, nel Fintantoché ci sarà una creatura in grado di nosciuta e l’accoglienza tutt’altro che maggio del 1968. In Olanda Urbano ha fin raccontare una storia, e, pertanto, grazie buona lo scoraggiarono. Tornò in Italia ma da subito lavorato nell’azienda della fami- alla narrazione, le maggiori forze dell’amo- ripartì poco dopo, per necessità. Questa glia di sua moglie, che tutt’oggi portano re, della generosità, dell’energia verranno volta riuscì a trovare lavoro in un negozio avanti. Dal loro felice matrimonio sono costantemente chiamate in essere nel di fiori dove rimase per alcuni anni prima nati due figli, Alessandro e Natascha. Dopo mondo, io ve lo prometto... sarà ciò che di essere assunto presso una ditta di 42 anni Urbano si è adattato del tutto conta”. [Clarissa Pinkola Estés, L’incanto di costruzioni come muratore. Proprio in all’ambiente olandese, ma appena può fa una storia. Frassinelli: 1997]. Per questo quel periodo si innamorò di una ragazza, una capatina nella sua Bolsena. noi siamo felici di averle ascoltate e rac- la figlia di un ex ufficiale delle SS; il loro contate. amore fu inizialmente molto contrastato La situazione attuale dalla famiglia di lei che cercò di ostacolare Dai dati ISTAT relativi all’anno 2004, al 31 Marsilio in tutti i modi, soprattutto sul dicembre risultavano residenti a Bolsena Ringrazio vivamente Cinzia Zucconi per la disponibi- lavoro, sperando di indurlo a ritornare in 147 cittadini stranieri (il dato naturalmente lità e l’indispensabile partecipazione alla ricerca. Italia. Ma la storia d’amore tra Marsilio e la non considera persone di origine estera Un sentito ringraziamento a tutte le persone che si ragazza continuò e dal loro matrimonio ma con attuale cittadinanza italiana), 18 in sono rese disponibili a fornire informazioni e testimo- sono nati cinque figli. Nel racconto di più rispetto alla stessa data dell’anno pre- nianze utili alla realizzazione di questo articolo. Marsilio colpisce un particolare: per anni cedente [per molte tenne sotto al suo letto, nel buio e squalli- informazioni di do stanzone in cui dormiva insieme a molti natura demogra- Henda altri immigrati italiani, la valigia con tutte fica ci siamo av- le sue cose, sempre pronta per tornare a valsi dello spazio casa, a Bolsena. web Istat, Istituto Anche Nazzareno era molto giovane quan- Nazionale di Sta- do partì per la Svizzera, convinto di trova- tistica, www.istat.it, re lavoro come meccanico: un suo caro ultima consultazio- amico viveva da anni lì e lo aveva chiama- ne: 09/11/2005]. Di to assicurando che era già pronto per lui queste 147 perso- un lavoro in un’officina meccanica. ne, 27 provengono Quando arrivò a destinazione, dell’amico dalla Romania, in non trovò traccia. Solo e senza lavoro, fu maggioranza costretto a dormire dentro una chiesa gra- donne. La Ro- zie all’appoggio di un sacerdote che lo mania sta al primo accolse. Iniziò a fare il lavapiatti per un posto tra paesi di ristorante ma, da clandestino, era costret- origine di cittadini to a svolgere il lavoro in una cantina per stranieri anche non essere trovato. Passò del tempo prima nella provincia di di riuscire a trovare una sistemazione sta- Viterbo, l’Italia

17 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005

Roberto Sèlleri Canino fuori Canino

a ricostruzione del fenome- mative, sic!) sul numero degli Lno migratorio, con riferi- emigranti relativamente agli mento agli spostamenti in anni 1910-1911-1912. Per il cal- Europa e fuori, si fonda preva- colo, anche il sindaco faceva lentemente su una base docu- ricorso al registro dei passa- mentale, sia pure incompleta e porti rilasciati per l’estero in poco sistematica, e per una quegli anni. Le destinazioni parte sulle testimonianze di principali erano due: New York qualche protagonista soprav- (36 emigrati) e la Repubblica vissuto o dei familiari di emi- Argentina (34 emigrati). Un granti i cui ricordi risultano ultimo dato, sempre riferito sempre più discontinui via via alla prima ondata migratoria, che si retrocede verso la fine si può desumere dai “Fogli sus- dell’800, periodo in cui inizia seguenti alla lista della Sezione l’emigrazione a Canino. per l’anno 1914 coi nomi degli Il primo consistente flusso elettori emigrati all'estero”, che migratorio, tralasciando gli contengono 93 nominativi; nel- spostamenti interni nella pro- l’elenco non sono comprese le vincia e fuori provincia, iniziò donne, che all’epoca non ave- Gregni-Rosati nel 1898 e subì un’impennata vano diritto di voto. negli anni dal 1910 al 1912 per I paesi che maggiormente han- che così si rivolge al sindaco: Riccardo, la signora Cupidi poi arrestarsi negli anni del no una grande attrattiva in ter- “... Nel frattempo, essendo privo Irene e tanti tanti altri.... Storie, grande conflitto mondiale. Un mini di possibilità di inseri- di mezzi di sussistenza e di per certi aspetti, molto simili. primo bilancio sull’emigrazio- mento lavorativo, di disponibi- lavoro prego la S.V. Ill.ma di Le iniziative messe in atto da ne nella provincia di Roma lità di terra, sono gli Stati Uniti provvedere, altrimenti sono varie associazioni per lo più di venne effettuato nel 1906. Il e l’Argentina. A grande distan- costretto, con mio dispiacere, ispirazione cattolica, affiancate numero di emigranti registrato za seguono la Francia e la avventurarmi nuovamente successivamente da interventi nel decennio 1896-1906 a Germania. L’esodo da Canino all’Estero facendomi rilasciare legislativi a tutela dell’emigra- Canino, sulla base dei passa- cominciò, come abbiamo un altro passaporto, non sapen- zione, non possono compensa- porti o dei certificati di nulla detto, nel 1898. Dalla relazione do più come vivere”. A tratte- re l’alto costo umano che esige osta richiesti al comune, era di statistica del 1906 gli emigranti nere la fuoriuscita di molti l’allontamento dalla propria 35, diretti prevalentemente in erano tutti agricoltori e un cal- emigranti non erano sufficienti terra. Brasile e Argentina. Di questi, zolaio, attratti dal miraggio di i lavori stagionali, che pur con- L’avventura degli emigranti, 17 risultano rimpatriati. migliorare la propria condizio- tinuava ad offrire il paese, e zeppi di bagagli, iniziava con lo Successivamente, tra il 1909 e ne di vita. A quell’epoca Cani- che richiamavano mano d’ope- spostamento a bordo di un car- il 1914, ben 175 persone hanno no condivideva con molte ra dalle Marche e dagli Abruzzi riòlo che li portava alla stazione chiesto il passaporto per l’e- zone dell’Italia una situazione per i lavori di mietitura, falcia- di Montalto di Castro per recar- stero, anche se poi non tutti ne difficile che si desume dalle tura e raccolta delle olive. si nel luogo di imbarco, Genova hanno fatto uso, come si può numerose richieste da parte di Nella relazione statistica del o Napoli. Tutti i protagonisti di rilevare dalla risposta del sin- cittadini di essere iscritti nelle 1913 gli amministratori comu- quella esperienza ricordano la daco Giorgi alla regia prefettu- liste dei poveri, e dalle doman- nali individuavano la causa sofferenza e lo stato di inquie- ra di Roma, che chiedeva noti- de di sussidio al sindaco e alla dell’emigrazione principal- tudine creati dall’allontanamen- zie statistiche (anche approssi- Congregazione di Carità. Nella mente nella mancanza di lavo- to dal luogo nativo, dai familia- prima metà del- ro. ri, dagli amici, sofferenza che l’800 la situazio- Lo scoppio della prima guerra trovava un minimo sollievo ne economica è mondiale spinse i vari paesi nella speranza di far fortuna e estremamente coinvolti nel conflitto a serrare soprattutto nel tacito impegno difficile: a Cani- le file ponendo forti limitazioni che il distacco non sarebbe no non esistono agli spostamenti. Il sottoprefet- stato definitivo. fabbriche; si re- to Rossi di Viterbo, con tele- Il tragitto che ora si accingono gistra la presen- gramma del 23 settembre a percorrere è incommensura- za di due vasai 1914, chiedeva al comune di bile, rispetto ai modesti spo- che fabbricano conoscere il numero degli emi- stamenti che fino ad allora pentole ed altri grati bisognosi, rimpatriati a avevano fatto. E poi i disagi utensili di terra causa della guerra. della traversata, le incognite ad uso di cuci- Dal 1898 al 1914 centinaia di riservate dalla nuova realtà in na, e due fornaci persone lasciarono il paese. Di cui si andavano ad inserire. ove si cuociono esse non rimangono che lun- Sappiamo che buona parte di mattoni, tegole e ghi elenchi di nomi, arricchiti essi presto fece ritorno nel canali. La sola di alcuni dati personali, di proprio paese: per alcuni fu risorsa è la ter- richieste di passaporto con insopportabile anche una ra, per buona l’autorizzazione all’espatrio e breve permanenza. Una volta parte in mano a qualche ricordo un po’ appan- sbarcati, espletati i controlli di pochi proprieta- nato nei discendenti di quei rito, venivano dirottati nei ri. Emblematica lontani avventurieri. Quante campi, nelle fabbriche. Nel rac- è la lettera di un cose potrebbero raccontarci i conto dei familiari di alcuni concittadino, vari Paolo Amici, Amici Grazia, emigranti non mancano episo- nativo di Monte- Amici Augusto, il sòr Ulisse di drammatici, misterioriosi romano e resi- Rosati, Rosati Vitaliano, De come la scomparsa di un gio- Irene Cupidi dente a Canino, Silvestri Francesco, Ballanti vane emigrante caninese di

18 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale

Paolo Amici...... e il nipote Don Ameche le (vedi tabella a fondo pagina). la partenza: il A ciascun concessionario treno si allonta- venne assegnato un ettaro di na: “in mezzo terreno. Furono 829 gli utenti alle montagne che beneficiarono della quotiz- bianche di neve, in una notte zazione dei terreni sui quali insonne, tra pensieri che si furono realizzate migliorie accavallano tra loro; qualche attraverso la piantagione di fiocco di neve s’infrange contro olivi, viti e alberi da frutta. le carrozze. L’arrivo in terra La riforma agraria degli anni straniera è segnalato da alto- ‘50 operò un’ulteriore consi- parlanti che diffondono annunci stente distribuzione. Degli in una lingua del tutto incom- 8.800 ettari di terra dell’ammi- prensibile. Poi un tedesco, con nistrazione Torlonia, ben un megafono, invita, in lingua 5.000, previo indennizzo, ven- italiana, a scendere nei sotterra- nero scoportati dall’Ente nei. Ampi saloni con tavoli cui, subito dopo lo sbarco a zato in quegli anni. Don Maremma. La situazione eco- imbanditi permettono di consu- Boston, non si seppe più nien- Ameche era nato nel 1908 a nomica del paese era decisa- mare una prima colazione in te. Il tempo di scendere dalla Kenosha e, dopo aver frequen- mente migliroata rispetto al terra di Germania. Ancora un nave e non rividero più questo tato la facoltà di giurispruden- passato. Negli anni ‘50 opera- altoparlante interno annuncia giovane. Inutile fu ogni ricerca. za, la lasciò per dedicarsi alla vano a Canino due cartiere, di osservare attentamente il Un altro fatto degno di nota radio e al cinema. Di lui si una cava di pozzolana e tufo, numero del contratto di lavoro”. riguarda uno dei nostri emi- ricordano numerosi film realiz- tre fornaci, quattro granti, un certo Rosati Ulisse, zati nel corso di una lunga car- mulini per cereali, meglio conosciuto come il sòr riera che si concluse nel 1993 a nove frantoi, un sansi- Giuseppe Capponi in Germania Ulisse, che partì per New York Scottsade. Un anno prima ave- ficio, una tipografia, nel 1965 nel 1911. In poco tempo riuscì va finito di girare “Guai in fami- due industrie di lavo- a sistemarsi in maniera soddi- glia”. Uno dei film più belli è razione del legno, una sfacente. Dopo un paio d’anni, “Heaven can wait” (Il cielo può florida industria ar- probabilmente sollecitati dallo attendere) di Ernst Lubitsch. mentizia. stesso Rosati, lo raggiunsero Il fenomeno migratorio del Ad esemplificazione alcuni paesani. Questi partiro- secondo dopoguerra e che si della nuova ondata no per Montalto, quindi si protrasse fino agli anni ‘70 migratoria racconte- diressero a Genova dove li (periodo in cui l’Italia da paese remo le vicende di un attendeva la nave per New esportatore diventa paese nostro concittadino, York. Ma qui furono indirizzati importatore di forza-lavoro) Giuseppe Capponi, il (si trattava di un gruppo che ebbe un carattere meno trau- quale, nell’età del aveva poca dimestichezza con matico e meno vistoso. Meno boom economico, la lettura e scrittura), non si sa traumatico in quanto la nuova maturò la decisione se volutamente o involontaria- emigrazione si indirizzò all’in- di intraprendere una mente, sulla nave che era terno del nostro paese, verso strada diversa: emi- diretta in Olanda, a Rotterdam. la capitale e il triangolo indu- grare. Per un nullate- Quando arrivarono nella città striale, o nei paesi europei, in nente, e per di più olandese furono tutti arrestati particolare Germania, Belgio, senza carichi familia- perchè senza documenti. Svizzera e Francia, sostenuta ri, il passo tutto som- Avevano solo la lettera-richie- da una maggiore attenzione e mato era meno diffi- sta di Rosati. Furono messi in sensibilità da parte delle istitu- coltoso. Approfit- quarantena e rilasciati soltan- zioni. Fu istituito il CIME (Co- tando delle numerose to quando lo stesso Ulisse si mitato Intergovernativo per le richieste di lavoro recò a Rotterdam per prelevar- Migrazioni Europee), a cui par- che provenivano dalla Ger- Vengono quindi invitati a rag- li. Né mancano casi di familiari tecipavano 24 governi, con l’o- mania, alcuni caninesi decise- giungere il treno che li porterà che si rivolgono al sindaco per biettivo di facilitare i movi- ro di emigrare. Parte di essi alla destinazione finale: Neu- avere notizie del loro congiun- menti migratori e prestare rientrò quasi subito. Giuseppe, Ulm. Qui un nuovo controllo to di cui da molti anni non assistenza ai familiari italiani espletate le pratiche di rito, per verificare se tutto è in hanno più notizie. che desideravano raggiungere nel marzo del 1963, insieme ad regola. All’uscita dalla stazione Per fortuna ci sono anche i loro capi-famiglia emigrati. altri amici, partì per la c’è un pulmino che li attende vicende confortanti di concit- Meno vistoso in quanto in que- Germania. La prima tappa fu a per portarli al cementificio per tadini che, dopo le iniziali dif- gli anni si verificarono signifi- Verona per la firma del con- il quale si è sottoscritto il con- ficoltà, hanno trovato una ade- cativi interventi di bonifica e di tratto di lavoro, così come tratto. Arrivano alle ore 14. guata sistemazione che ha riforme agrarie che ridisegna- voleva prassi, prima di rag- Dopo un discreto pranzo un consentito loro di aiutare i rono profondamente l’assetto giungere la destinazione. italiano, del Friuli, si presenta familiari rimasti in patria. proprietario. Espletate tutte le formalità al loro tavolo e indica loro gli Sappiamo di emigranti che si A Canino, già prima della rifor- partì per Monaco di Baviera. alloggi e il magazzino dove riti- sono affermati nello sport, che ma agraria, e precisamente a Giuseppe ci ha lasciato un rare la tuta da lavoro. Dopo hanno fatto fortuna aprendo o partire dal 1922, vennero con- breve diario di quell’esperien- pochi giorni, per esubero di acquistando alberghi e risto- cessi alla popolazione terreni za da cui abbiamo attinto la manodopera, vengono spostati ranti. Esemplare è il caso di comunali in fitto ventinovenna- sua storia di emigrante. Ecco dall’ufficio di collocamento ad Domenico Amici, conosciuto un altro lavoro. Ora è impiega- col nome d’arte di Don Ame- Data della concessione Denominazione del terreno sup. Ha to in una industria che produ- che, nipote di Paolo Amici, che ce resina, plastica e carta indu- grazie all’aspetto simpatico, settembe 1922 Macchia dei Buoi 366 striale. In questa fabbrica rima- alla ricchezza di comunicazio- settembre 1928 Mezzagnone 214 ne poco più di un anno. Per ne, e all’aria elegante da don- febbraio 1930 S. Pierrotto 90 soddisfare gli obblighi di leva giovanni, si affermò come atto- dicembre 1949 S. Pierrotto 159 nel ‘64 rientra in Italia. Ecco la re, molto conosciuto e apprez- total ettari 829 descrizione del rientro:

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“Giunta l’ora di Capodimonte partire - non sembra vero - al Da uno stato di crisi mattino di buon ora con un amico raggiungem- ad un progressivo miglioramento mo in taxi la stazione di Ulm di Piero Carosi dove un treno diretto a Monaco di Baviera stava per partire. Alla stazione centrale di on è facile, anzi addirittura impossibile trarre una qualche consistente analisi sul fenomeno migra- Monaco s’udiva un fitto vociare Ntorio se si dispone soltanto, per ciascuno degli anni considerati, di due soli dati: totale degli immi- di dialetti italiani con i loro grati e totale degli emigrati. E’ questa la base di partenza per il mio contributo su Capodimonte che, lo carichi di valigie, borse, bauli. so già, avrà più la veste di uno sterile e freddo prospetto statistico che d’altro; ma tant’è: cercheremo, C’è tanta allegria; qualcuno come si dice, di cucire il vestito con la stoffa che abbiamo e pazienza se, alla fine, riusciremo a rica- appena mi vede saluta: ciao varne uno striminzito gilet o, al più, un misero paio di brache. paisà. Qualcuno racconta bar- Gli anni considerati vanno dal zellette, c’è chi canta. Un abruz- anno immigr emigr anno immigr emigr 1935 al 2004, ben settant’anni - zese con un organetto intona quasi una vita - durante i quali, una tipica tarantella meridiona- 1935 25 37 1970 83 36 come vedremo, una moltitudine le, quasi tutta la stazione è coin- 1936 30 74 1971 22 54 anonima ed asessuata va e volta; persino i tedeschi, così 1937 26 37 1972 44 48 viene, con un andamento altale- distaccati e restii, partecipano a 1938 38 36 1973 51 48 nante, fra i registri anagrafici di quello spettacolo estempora- 1939 42 18 1974 44 49 chissà dove e quelli del nostro neo. All’improvviso un altopar- 1940 27 34 1975 28 31 comune. Faremo dei raffronti lante annuncia la partenza del 1941 23 31 1976 28 40 cercando d’individuare gli anni treno per l’Italia: Via Austria, 1942 46 36 1977 33 27 anomali da quelli rientranti nella Brennero, Verona, Bologna, 1943 50 21 norma, ma niente di più: molto Firenze, Roma-Termini. Si sca- 1978 23 36 1944 26 21 poco, come si vede, cui si cer- tena una ressa indescrivibile; 1979 45 20 cherà di supplire traendo da uno 1945 56 36 una corsa in massa verso il 1980 69 45 degli anni in esame un emigrante binario; le carrozze sono prese 1946 25 84 1981 61 35 con la E maiuscola, tutto specia- d’assalto. Per comprendere e 1947 28 35 1982 46 42 le, la cui meravigliosa storia descrivere quei particolari 1948 31 31 1983 44 39 possa in certo modo compensa- momenti bisogna provare il 1949 14 43 1984 44 47 re la povertà di questo scritto. vuoto che ti arreca vivere fuori 1950 30 34 1985 60 67 Ma andiamo con ordine ed del suolo natio”. 1951 35 29 1986 47 31 inventiamoci subito l’unico mar- Nel gennaio del ‘65 Capponi 1952 45 32 1987 48 30 chingegno che può permetterci, torna nuovamente in Ger- 1953 28 45 1988 69 32 se non altro, di curiosare fra le mania. Questa volta il contrat- 1954 29 40 pieghe del fenomeno migratorio: to è con le ferrovie tedesche a 1989 51 51 1955 31 35 preso un qualsiasi anno, faccia- Osnabrueck E’ in compagnia di 1990 53 33 mo la somma algebrica fra immi- 1956 23 54 cinque viterbesi e di cinque 1991 28 17 grati ed emigrati per vedere se la romani. Il secondo espatrio 1957 28 31 1992 38 22 differenza dà un più oppure un avviene in condizioni più rassi- 1958 40 39 1993 50 45 meno; è chiaro che il prevalere curanti: non c’è l’ostacolo 1959 41 36 1994 42 34 dei ‘meno’, corrispondendo ad della lingua, che Capponi ha 1960 41 43 1995 69 36 un impoverimento delle risorse imparato frequentando dei 1961 23 40 1996 53 40 umane, non può che denunciare corsi accelerati. Le facilitazioni 1962 49 67 1997 40 55 uno stato di crisi economica e di viaggio che le ferrovie tede- 1963 60 69 1998 68 33 non solo. Uno sguardo d’insieme sche offrono ai loro dipendenti 1964 39 77 1999 47 32 dell’intero arco temporale consi- consente a Capponi di visitare 1965 34 71 derato non fa che confermare il le regioni vicine, nei giorni 2000 74 48 1966 39 62 passaggio da uno stato di crisi liberi. Più volte si reca nei 2001 32 33 dei primi anni, ad un progressi- 1967 37 59 Paesi Bassi, ad Amsterdam. 2002 67 32 vo miglioramento della situazio- Scaduto il contratto con le fer- 1968 30 45 2003 73 71 ne via via che ci avviciniamo ai rovie, si sposta a Rheine/We- 1969 13 7 2004 94 44 nostri giorni. stfalia e dopo alcuni mesi ad Amburgo. Nel ‘67 ritorna in Italia: l’azienda dove è utilizza- di assunzione alla Fiat dove mondo multietnico con i suoi messo a punto le prime forme to, per un calo delle commes- rimarrà fino alla maturazione tortuosi e laceranti percorsi, di solidarietà e di accoglienza; se, ha programmato la messa della pensione. con le sue esigenze di solida- hanno elaborato modelli pos- in cassa integrazione di decine Mettere punto al racconto del- rietà e di accoglienza. E’ una sibili di inserimento: quello di operai. Ma in Italia non rie- l’emigrazione non significa pagina della storia da cui pos- della Francia, Olanda e Svezia, sce a trovare una occupazione averne esaurito tutte le vicen- siamo trarre utilili suggeri- favorevole ad un processo di soddisfacente, per cui nel 1969 de e tutti i risvolti. Sono con- menti e insegnamenti. Tutto naturalizzazione degli immi- tenta nuovamente la carta vinto che ulteriori approfondi- quello che è avvenuto in que- grati; quello della Germania, della Germania. La destinazio- menti, pur lascinando immu- gli anni, si sta ripetendo in Austria, Svizzera, favorevoli al ne è il territorio della Saar, tato il quadro generale, modo incredibilmente simile. modello del gastarbeiter, del ovvero Saarland. Il contratto di potrannno arricchire la storia Tutti i paesi investiti da quella lavoratore ospite al quale lavoro è per la fonderia di di vicende personali, di con- immigrazione si sono confron- viene concesso la permanen- Rohrbach Saar. Qui rimase per quiste e di sconfitte, di spe- tati anzitempo con le temati- za nel paese di arrivo per un ben cinque anni durante i quali ranze disattese e di traguardi che relative agli arrivi degli periodo limitato. L’emi- ha potuto visitare la vicinis- raggiunti. Un attestato va, “stranieri”: si sono misurati grazione, quindi, come una sma Francia, il Lussemburgo, il comunque, riconosciuto a con i numerosi episodi di “piccola fucina” a cui possia- Belgio. Dopo di che è ritornato quanti, tra non poche soffe- intolleranza, con la violenza e mo attingere per il nostro in Italia grazie ad un contratto renze, hanno prefigurato un la discriminazione, hanno cammino futuro.

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Anni dal ’35 al ’41: ad eccezione degli anni 1938 e ’39 (che danno no. E’ lì che ha esercitato il suo apostolato, profon- un saldo positivo di 26 unità) i restanti anni registrano un prevale- dendo saggezza, generosità ed altruismo, ed è lì che re dell’emigrazione per ben 82 unità con un picco nel ’36 che ne ha avuto l’elezione a vescovo dopo aver percorso registra ben 44. Sarebbe molto interessante sapere perché que- un ‘cursus honorum’ che l’ha portato ad assumere in st’ultimo anno si differenzia così tanto dagli altri e chissà che qual- diverse sedi, in Italia dapprima e quindi in Brasile, cariche presti- cuno dei nostri anziani non ne ricordi la causa. giose e di responsabilità che gli hanno concesso di mettere a frutto Dal 1942 al ’45 c’è un costante aumento della popolazione (ben 64 quanto la dura scuola della fede e dell’amore gli ha insegnato. Ne immigrati) ma il successivo 1946 fa registrare un inatteso saldo nega- parliamo con Eugenio, il fratello maggiore, che vive a Marta eserci- tivo per ben 59 unità! E’ soltanto una coincidenza ma, come abbiamo tando la sua arte di bravo decoratore, pittore e muratore. visto sopra, l’anno che aveva fatto registrare un picco fortemente negativo è stato proprio il ’36, esattamente dieci anni prima. Dal 1946 al 1950 la serie, costantemente negativa, è interrotta dagli anni 1951 e ’52 che, insieme, registrano un saldo attivo di 19 unità Il vescovo (si noti che, nel 1948, acquisti e perdite si sono equilibrati). Tommaso Cascianelli Dal 1953 al 1978 (eccezion fatta per gli anni1958, ’59, ’73 e ’77 che con un “grappolo rilevano un leggero saldo attivo, nonché per l’anno 1970 il quale d’angioletti” ne registra addirittura uno anomalissimo: + 47!), tutti gli altri anni sono fortemente negativi tanto da assommare ‘perdite’ per un totale di ben 374 unità. Il 1979 segna decisamente l’inversione di tendenza tanto che fino al 2004 gli anni ‘negativi’ (per un trascurabile -26) sono soltanto quattro: 1984, 1985, 1997 e 2001. Anche in questa serie c’è un anno in perfetto equilibrio, il 1989, con 31 immigrati e 31 emigrati. Se non ho commesso errori nei vari conteggi, alla fine della storia mi risultano, a fronte di un totale di 581 ‘perdite’, ben 627 ‘acquisti’, il che la dice lunga sulla forza d’attrazione che Capodimonte è capace ormai d’esercitare: le mutate condizioni economiche dell’a- rea, la salubrità dell’aria, la bellezza dei luoghi, la cordialità della gente (seppure con qualche rara eccezione) sono gli ingredienti che assicurano al nostro comune un sicuro futuro di crescita. E questa tendenza è confermata dal totale dei residenti ‘stranieri’ che vengono via via ad arricchire la nostra consistenza anagrafica. Ad oggi la loro situazione, come confermato da Rossano Evangelisti cui va il mio ringraziamento per l’insieme dei dati forni- timi, è la seguente: Cittadini stranieri residenti attualmente in Capodimonte Australia 2; Brasile 4; Bulgaria 1; Cile 1; Cina 3; Filippine 3; Francia 1; Germania 4; Gran Bretagna 1; Indonesia 1; Lettonia 2; Macedonia 1; Moldavia 1; Polonia 4; Romania 16, per un totale non trascurabile, stante la relativa consistenza del nostro comune, di ben 45 apporti, dato che comunque va considerato con una certa pru- denza. Infatti non di rado lo spostamento degli ‘stranieri’, legato a contingenze stagionali od altro (si pensi ai tagliaboschi, al personale ‘badante’, ecc.) è di difficile riscontro. Una situazione decisamente in crescita, dunque, foriera di tempi senz’altro migliori anche per l’arricchimento culturale indotto da queste nuove, eterogenee presenze. E’ con tali prospettive, che vogliono essere anche un augurio, che “Caro Eugenio, suo fratello Tommaso...”. “Monsignor Tommaso, chiudiamo questa breve dissertazione sul fenomeno migratorio di Tommaso Cascianelli, vescovo...”. Sì, il nostro emigrato tutto spe- Capodimonte per passare al nostro ‘emigrato’ tutto speciale. ciale è proprio lui, e noi ne rievochiamo la storia attingendo dai Il movimento altalenante delle persone che abbiamo avuto modo ricordi più vivi di chi lo ha seguito con amore fin dai primi passi. di seguire più sopra deve essersi svolto, ovviamente, fra i più E’ un racconto, quello di Eugenio, in cui orgoglio ed ammirazione disparati centri, alcuni vicini, altri lontani, ed altri, ma sicuramente traspaiono da ogni parola: ci parla della precoce vocazione che la minor parte, lontanissimi. E’ il caso di chi è emigrato in altre porta Tommaso ad imitare, fin da bambino, gli atti e le liturgie che nazioni se non addirittura in altri continenti. vede in parrocchia. “Quanti altarini allestiti sotto casa e quante pro- Ho lavorato alcuni anni in Calabria - alla fine degli anni cinquanta - cessioni... e lui faceva sempre da celebrante, da vescovo...”. e non di rado ho vissuto in alcuni paesi ‘d’emigrazione’ il triste Il p. Tommaso Cascianelli è nato il 9 marzo a Capodimonte, da momento del commiato: una turba di donne vestite di nero ed Amerigo e Aloisi Fidalma, ultimo dei tre figli dopo Angelo ed alcuni uomini che, con pacchi e valigie legate con lo spago si dava- Eugenio. Terminate le scuole elementari, entra nel seminario di no gli ultimi addii, immaginate con che cuore. Nettuno dove, esaurito il periodo di noviziato, emette i voti religio- “Dove vanno?”. “In America...”. “Quale America?”. “Quella si il 28 settembre 1964 nella provincia madre della congregazione buona...”. L’America ‘buona’, cioè l’America del nord, quella ricca dei passionisti al monte Argentario. Il successivo 7 aprile 1973 è in cui, se hai voglia di fare ed hai fortuna, puoi raggiungere, in ordinato sacerdote. Compie poi gli studi umanistici, filosofici e pochi anni, un livello di vita qui impensabile. teologici, conseguendo la licenza in teologia presso la pontificia Bene, è arrivato il momento di sollevare il velo sul nostro ‘emigra- università lateranense. “E’ nel 1980 - conclude il suo racconto to’ tutto speciale per dirvi che Tommaso, un capodimontano d.o.c., Eugenio - che p. Tommaso, dopo un apostolato in Italia nelle missio- figlio e fratello di capodimontani d.o.c., non è dovuto andare ni popolari e ricoperto l’ufficio di vicesuperiore ed economo in vari nell’America buona per inventarsi la sua vita, una vita talmente conventi, parte missionario per lo stato della Bahia...”. speciale da potersi definire veramente impensabile: è andato in S.E. il vescovo Tommaso Cascianelli è uno dei tanti emigrati capodi- America del sud, ma non in qualche metropoli di quello sconfinato montani dei quali ignoriamo la storia: storie magari umili, non coro- continente, ma in una delle zone più povere ed inospitali: Irecé, nate dal raggiungimento di posizioni di successo e prestigio, ma pur nella diocesi di Itabuna, una città situata a 220 km a sud di sempre storie degne della massima attenzione perché, come quella Salvador, capitale della Bahia, uno degli stati del Nordest brasilia- di p. Tommaso, fatte di grandi rinunce, sacrifici e lavoro.

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Castiglione in Teverina Meglio lavorare in casa imprenditoria locale, cave, ferrovia e autostrada hanno ridotto il flusso emigratorio consentendo la tenuta demo- di Cesare Corradini grafica, ma il presente ci sfida e il futuro è cosmopolita

l comune di Castiglione in Teverina si lizzazione si potrà capire perché razione non è riuscita proprio perché pro- Itrova all’estremo limite nord orientale Castiglione, a differenza della maggioranza gettata e quindi nota, ma chissà quante della provincia di Viterbo. L’abitato dista dei piccoli paesi di provincia, fino a tempi volte l’archivio comunale è stato “sfoltito” appena cinquecento metri dal confine recenti non ha subito, o almeno ha tampo- silenziosamente. Chiedendo quindi venia umbro-laziale, adagiato sopra un colle for- nato, l’emorragia di abitanti verso la città o per la ricostruzione dei fatti sul filo della mato da un enorme masso di travertino, l’estero. memoria, quindi di possibili imprecisioni quasi a dominare la pianura dove scorre il E’ doveroso precisare che, purtroppo, l’a- causate anche da valutazioni postume, si Tevere, la “Teverina”, appunto, che si nalisi si basa soltanto sulle notizie traman- cercherà di ricostruire l’andamento dei scorge fin quasi ad Orte. date oralmente e sulla conoscenza perso- flussi migratori di Castiglione attraverso i Dall’altra parte della pianura, oltre il fiume, nale dei castiglionesi residenti altrove, fatti che li hanno determinati. la corolla dei centri abitati della provincia mentre non potrà avvalersi di dati anagra- La più grande emigrazione dall’Italia ebbe di Terni: Baschi, Montecchio, Tenaglie, fici perché, per vicende tragicomiche, la inizio appena compiuta l’unità nazionale, Guardea, Alviano, Lugnano, Attigliano, documentazione relativa è quasi inesisten- allorché i Savoia, per fronteggiare la disa- Giove, Porchiano del Monte, Penna in te. E’ avvenuto infatti che, negli inverni strosa situazione economica del Piemonte, Teverina. Da questo versante, separati della seconda guerra mondiale, infreddoliti prima vendettero i grandi latifondi nel oltre che dal Tevere anche in parte da un impiegati comunali non abbiano trovato di Regno delle Due Sicilie, poi anche i beni cuneo del territorio del Comune di meglio per scaldarsi dei “vecchi” docu- della Chiesa nello Stato Pontificio. I nuovi Orvieto, i centri della provincia di Viterbo: menti dell’ufficio anagrafe: schedine, fogli proprietari non consentirono più, o alme- Castiglione, Civitella d’Agliano, Graffi- di famiglia, fogli di censimento, liste di no limitarono fortemente, l’esercizio dei gnano, Sipicciano, Bomarzo, Mugnano, leva, registri scolastici ed altro, tra cui diritti feudali che gli abitanti praticavano Bassano in Teverina ed Orte. Al centro naturalmente le pratiche di emigrazione. E’ sulle terre demaniali. Milioni di persone si della pianura il lago di Alviano, formato da avvenuto anche che un impiegato, oberato trovarono senza possibilità di sostenta- uno sbarramento del Tevere realizzato dal- di lavoro, con la scrivania ricolma di scar- mento, non potettero più seminare o alle- l’ENEL negli anni ’60 per sfruttare la forza toffie, non abbia trovato miglior luogo che vare maiali o pecore e non ebbero altra delle acque provenienti dal lago di il cestino dei rifiuti per appoggiare alcuni scelta che emigrare. Il miraggio Corbara e produrre energia elettrica, ma registri di emigrazione (varie decine di dell’“America” rincorso anche da tutta anche per proteggere Roma dalle piene del anni di residua documentazione), ed è ine- l’Europa più povera fece il resto e migliaia Tevere. La pianura Teverina è solcata dal- vitabilmente avvenuto che la donna delle di transatlantici pieni di emigranti solcaro- l’omonima strada provinciale e, cosa ben pulizie abbia colto al volo il messaggio: no l’oceano. più rilevante, dalle due ferrovie che con- cassonetto dei rifiuti. Eventi che non A Castiglione vennero venduti appezza- giungono Roma e Firenze (la direttissima e hanno fatto scandalo al tempo e non lo menti di terreno appartenenti alle mona- la cosiddetta lenta) e l’autostrada del Sole, hanno fatto poi, data la sensibilità di chi che di San Bernardino di Orvieto e quelli con le aree di servizio Tevere, a poca avrebbe dovuto aver cura degli archivi. Si della Mensa vescovile di Montefiascone distanza da Castiglione, e più a sud l’area consideri che, in una fase di ristrutturazio- annessi alle chiese di Santa Lucia e di San Giove. ne della sede comunale, una personalità Benedetto in Paterno. Vennero tutti Una premessa necessaria, perché la che non si precisa per rispetto della carica acquistati dal conte Ludovico Bufalari di costruzione di queste opere, insieme alla istituzionale ricoperta, impegnata a trova- Lugnano, già proprietario di vasti territo- costruzione della diga di Corbara e della re spazi da dedicare a riunioni di commis- ri a Lugnano, Sipicciano, Civitella statale Amerina che congiunge Terni ad sioni, non sia riuscita a pensare di meglio d’Agliano ed anche a Castiglione, dove Orvieto, ed insieme ad una forte attività che dimezzare la sala dell’archivio etichet- negli anni precedenti, per mezzo di un edilizia negli anni ’70 e ‘80, ha avuto un’in- tando come “vecchi” molti documenti pre- matrimonio, la sua famiglia era diventata fluenza notevolissima sui flussi migratori. cedenti il 1950, compresi i registri delle proprietaria di un primo nucleo territo- Proprio seguendo la storia della loro rea- deliberazioni risalenti al 1500. L’ope- riale, ampliato con successivi acquisti. A differenza di ciò che avvenne nel Meridione, anziché frazionarsi, il latifon- do si ampliò ulteriormente restando la grande maggioranza dei terreni in mano ad un unico proprietario. Tuttavia, contrariamente a quanto possa sembrare, i diritti collettivi non emersero assolutamente. Anzi, praticamente affossa- ti già dal 1700 a seguito della vendita di tutti i beni al conte Ravizza di Orvieto per fronteggiare gli enormi debiti della Comunità, tramontarono definitivamente per riemergere, tanto timidamente quanto inutilmente, soltanto nel 1927. Il conte Bufalari operò una profonda riforma fon- diaria suddividendo la proprietà, che si estendeva in larga parte anche nei Comuni di Orvieto, Baschi e Montecchio, in nume- rosi poderi dove si allocarono famiglie che non ebbero più bisogno degli usi civici per sopravvivere. Erano quelli gli anni in cui venne anche Lavoranti del tabacchificio costruita la ferrovia da Orte ad Orvieto,

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Oltre alle cave, poco nuova spinta im- o niente si può dire prenditoriale l’azienda agri- per il periodo che cola si evolve: vengono giunge alla seconda impiantati oliveti e soprat- guerra mondiale, ma tutto vigneti; nella fattoria all’interno del per quanto già detto paese vengono impiegati falegnami, fabbri e certamente anche e meccanici per provvedere alle manuten- per la dinamica zioni dell’azienda. La cantina viene moder- demografica genera- nizzata e dotata di nuovi impianti per l’im- le, Castiglione è pas- bottigliamento impiegando varia manodo- sato da circa 800 abi- pera femminile. Anche l’attività agricola tanti della prima subisce una trasformazione, soprattutto metà XIX secolo, ai con la coltivazione intensiva del tabacco, circa 2.350 abitanti che prende avvio anche nel limitrofo del 1951. comune di Alviano, nell’azienda del Pian Cernita del tabacco Gli anni del dopo- della Nave. Oltre ad una non indifferente guerra sono quelli occupazione di salariati fissi, la richiesta di dello spopolamento bracciantato sia femminile che maschile è che congiungeva quindi Firenze a Roma, e delle campagne; dagli oltre mille abitanti notevole e coinvolge anche gli abitanti dei Castiglione ebbe la fortuna di avere una delle zone rurali risultanti dal censimento comuni limitrofi. Il tabacco raccolto viene stazione ferroviaria dove avrebbe dovuto del 1931 (da un unico foglio rimasto nel- essiccato in loco, nei forni che crescono incrociare la ferrovia proveniente da Todi l’archivio comunale risultano oltre 750 numerosi nelle campagne, e quindi tra- per Viterbo e Roma ovest. Venne costruita persone, ma è parziale e mancano almeno sportato al “tabacchificio”, dove varie anche la strada che da Viterbo, attraverso un terzo delle zone rurali), alla fine degli decine di donne provvedono alla cernita Celleno, Civitella d’Agliano e marginalmen- anni ’50 soltanto qualche decina di perso- delle foglie. Certamente non influente ai te Graffignano, si congiungeva alla stazio- ne continua ad esercitare il mestiere di fini dell’occupazione, ma idonea a dimo- ne ferroviaria. Oltre alla numerosa mano contadino o mezzadro. La cava di strare la vitalità dell’azienda, è anche una d’opera assorbita dai lavori per la costru- Sermugnano entra in una profonda crisi stazione di monta artificiale, con annesso zione della ferrovia e della strada, economica e vengono chiuse le cave di allevamento di eccezionali tori di razza Castiglione ebbe notevole impulso econo- manganese; quelle di farina fossile diventa- chianina, che per vari anni hanno fornito mico conseguente al traffico dei viaggiatori no a cielo aperto, con le ruspe che fanno il la materia prima per la fecondazione delle di tutto il nord est della provincia di lavoro di decine di operai. Molti castiglio- vacche di un’area molto vasta, oltreché Viterbo. I posti di lavoro e l’indotto conse- nesi emigrano, quasi tutti si dirigono verso per un notevole allevamento aziendale. guente al denaro circolante arginarono Roma, che offre lavoro nel portierato, nel- Per cause fortuite, grazie alla presenza in sicuramente l’emigrazione per tutto il XIX l’edilizia, nel terziario. Poche sono le emi- paese di due “calzettaie” e del notevole secolo ed anche oltre. grazioni per altre città: Terni, Firenze; incremento dell’esportazione di alcune La maggioranza della popolazione restò pochissime per il Nord, ancora meno per imprese fiorentine, prende avvio anche naturalmente ancorata alle campagne, ma l’estero: la Germania o la Svizzera sono una fiorente attività di produzione di proprio grazie alla loro presenza, quindi soltanto mete provvisorie da parte di gio- maglieria. Viene aperto un laboratorio che ad un numero non ridotto di residenti, vani che dopo poco tempo, accantonato occupa alcune decine di ragazze al pro- potettero sopravvivere e forse prosperare un minimo “gruzzolo”, rientrano in Italia. prio interno ed ancor più lavoranti a fabbri, falegnami, calzolai ed anche osterie Un gruppo, il più consistente, emigra verso domicilio; ma praticamente tutte le donne ed esercizi commerciali. Ad oggi risultano Pomezia e Torvajanica, dove oggi risiede del paese vengono coinvolte nella produ- emigrate in quel periodo soltanto due una numerosa comunità castiglionese. Una zione: attaccando bottoni, imbastendo, famiglie in Argentina ed alcune a Roma, ma sola famiglia varca l’oceano, quella di un tagliando asole ed in genere per le opera- queste ultime probabilmente per ampliare emigrante siciliano che era arrivato a zioni di rifinitura. Grazie ai contatti fioren- i propri interessi sorti attraverso la ferro- Castiglione per fare il calzolaio e che cerca tini e all’organizzazione della lavorazione via. la fortuna in Argentina, dove purtroppo a domicilio, prendono avvio altri laborato- Nella prima metà del 1900, conseguente a troverà soltanto miseria. ri di maglieria ed un centro per la produ- quanto sopra, fiorì anche l’attività edilizia In poco più di un decennio il comune scen- zione di “lucette”, ossia gli addobbi natali- ed il paese si espanse oltre i limiti del de sotto i duemila abitanti, perdendo il 15 zi luminosi. nucleo medioevale. Sorsero tutte le abita- per cento della popolazione, ma in realtà il Il paese offre soprattutto lavoro femminile zioni delle odierne via Provinciale e via colpo è fortemente attutito: il conte e non sempre un lavoro vero e proprio; della Stazione, oltre ai “villini” di via Vannicelli, erede del conte Bufalari, sem- specialmente per le lavoranti a domicilio il Orvietana e viale Trento e Trieste. Furono bra per paura dell’imminente svolta comu- reddito è basso, talvolta di poche decine così aperte alcune cave di travertino che nista determinata dalla guerra, nel 1942 ha di migliaia di lire mensili, ma pur sempre impiegarono ulteriore mano d’opera. svenduto gran parte Da cosa nasce cosa, e mentre trovarono dei propri poderi ulteriore impulso le cave di manganese in alla INEC, Imprese Na- Imbottigliamento funzione nella frazione di Sermugnano, zionali e Coloniali cantina Vaselli vennero aperte alcune cave di diatomite del conte Romolo (farina fossile). Non trovò invece seguito e Vaselli, imprenditore rimase sulla carta, denunciando comun- romano che ha fatto que il fervore del periodo, il progetto di la propria fortuna apertura di cave di caolino. E’ tuttavia agli inizi del secolo intorno al 1930 che il giunge il vero “colpo con gli appalti della di fortuna” con l’apertura di una cava di manutenzione delle basalto che fornisce pietra per le Ferrovie strade e la raccolta dello Stato, trasportata da Sermugnano dei rifiuti del comu- alla stazione ferroviaria per mezzo di una ne di Roma, accre- teleferica. La cava impiega decine e decine scendola poi note- di operai anche dei limitrofi centri di volmente con la rea- Lubriano, Bagnoregio ed Orvieto. lizzazione di opere Castiglione non conosce disoccupazione e pubbliche in Etiopia quindi emigrazione. e Libia. Sotto la

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sufficiente ad arrotondare vicende degli operai di una piccola impre- tostrada, scompare totalmente la disoccu- le entrate familiari degli sa edile che, non trovando altro lavoro, pazione ed anzi si verificano numerosi arri- operai della cava di hanno accettato la costruzione di case a vi al seguito del consorzio FERROFIR. Molti Sermugnano, che combat- qualche centinaio di chilometri di distan- castiglionesi ripetono l’esperienza di un tono tra un fallimento e l’altro, dei piccoli za, dormendo e vivendo di giorno in barac- decennio prima, molti altri hanno impara- proprietari terrieri, dei braccianti agricoli che metalliche e tornando a Castiglione to la lezione: continuando le proprie abi- e dei salariati senza lavoro fisso, e garanti- non più spesso di una volta al mese). tuali attività si fanno assumere, guada- re una vita dignitosa alla famiglia. Nel caso Durante “gli anni dell’autostrada” non è gnando in pratica due stipendi al mese ed di assoluta necessità, piuttosto che emi- comunque stata abbandonata l’economia accumulando somme non indifferenti. grare si preferisce godere della casa di paesana basata sul lavoro femminile e su Pur se ininfluente per la dinamica demo- proprietà e del reddito della moglie, anche quelle occupazioni maschili che preceden- grafica, non possono essere trascurati i consentendo un guadagno personale alle temente consentivano al paese di vivere. lavoratori che si recano a lavorare in Libia, figlie, e cercare un lavoro a Roma facendo Molto spesso tra i nuovi operai si trovava- Nigeria, Siria, Arabia Saudita, Persia, una vita da pendolari, alzandosi alle quat- no coltivatori diretti o piccoli proprietari Russia, assunti dalle ditte costruttrici della tro del mattino e rientrando alle sette della terrieri che, continuando a garantire il ferrovia grazie alle specializzazioni acquisi- sera. Di fatto l’emigrazione è molto minore sostentamento familiare con i redditi tradi- te. Ma si tratta sempre per periodi limitati, di quanto non avrebbe potuto essere. zionali hanno accumulato considerevoli mai superiori a qualche anno, con le fami- A migliorare la situazione interviene l’aper- somme con gli stipendi della SOGENE. Anche glie che restano sempre a Castiglione alle tura di uno stabilimento per la raffinazione le attività artigianali e commerciali, grazie quali vengono rimessi i notevoli guadagni della farina fossile (diatomite) e, alla fine alla accresciuta possibilità di spesa dei che li hanno spinti alla scelta. degli anni ’50, la costruzione delle dighe di castiglionesi ed anche grazie alla presenza La nuova ricchezza amplifica l’attività edi- Corbara e di Alviano e della centrale idroe- di numerose famiglie immigrate, hanno lizia, l’indotto commerciale ed artigianale e lettrica di San Lorenzo, che per qualche avuto buoni guadagni. L’investimento logi- quel trend di crescita forse unico per que- tempo apportano linfa vitale all’economia co e primario non poteva che essere la sta parte d’Italia. Al termine dei lavori della paesana, tanto da fermare l’emigrazione casa. L’entrata in vigore della legge urbani- ferrovia, come per l’autostrada, famiglie di verso la città. immigrati si stabiliscono Di lì a poco tempo avviene la definitivamente a Castiglio- svolta che consentirà addirit- ne. Sorgono numerose nuo- tura al paese di recuperare la ve case, molte delle quali in popolazione perduta nei villini unifamiliari; il paese quindici anni precedenti: la viene praticamente quadru- pianura Teverina viene solca- plicato e la popolazione sale ta dall’autostrada del Sole, la nuovamente a 2350 abitanti, cui costruzione impegna per guadagnando quasi il venti qualche anno numerosi ope- per cento. rai, azzerando totalmente la Non si tratta di un semplice disoccupazione e quindi l’e- recupero dei valori iniziali: migrazione. Particolarmente se si pensa infatti ai circa impegnativa risulta la costru- mille abitanti persi per le zione del ponte sul Tevere, cessate attività mezzadrili e oltre ai terrapieni e agli sban- contadine, cui si deve camenti effettuati con gigan- aggiungere l’indotto in atti- teschi tornapuller (ossia gli vità commerciali ed artigia- screper, ribattezzati in dialet- nali; se si pensa al totale to castiglionese) che molti spopolamento delle frazioni ragazzi ammirano per delle Laboratorio di maglieria di Vaiano e Sermugnano, ore mentre spostano enormi che nel frattempo hanno masse di terra. La gioia tra- perso in complesso circa spare dagli occhi dei ragazzi, certamente stica del 1967 e la fortuna di un vasto 500 abitanti, si evidenzia come grazie agli consci della ricchezza che i lavori apporta- piano di fabbricazione approvato, hanno eventi di cui si è parlato, Castiglione ha no alla propria famiglia, con la certezza di consentito negli anni ’70 una notevole atti- recuperato, o almeno non ha perduto non dover abbandonare il paese natio. vità edilizia. Ecco quindi che le imprese 1600-1700 abitanti, ossia il 70 per cento Purtroppo non viene realizzato un casello edili assumono manovali e muratori, ma della sua popolazione. di ingresso all’autostrada, ma, cosa forse proliferano anche commercianti di mobili, La tendenza si inverte alla fine degli anni più importante, viene realizzata una stazio- di materiale edile, elettricisti, idraulici, fab- ’80. Soltanto la Pavesi continua la propria ne di rifornimento di carburante con bri ed altro. Continuando il trend iniziato attività, ma secondo le nuove strategie annessi autogrill: la Pavesi, che per i casti- con l’autostrada, la popolazione cresce imprenditoriali: contratti di collaborazio- glionesi diventa una preziosa fonte di anche grazie alle immigrazioni dal centri ne, part time, tempo determinato; troppo occupazione. Al termine dei lavori anche vicini di Alviano e Civitella d’Agliano, dove poco per chi deve mantenere una famiglia. varie famiglie di operai arrivate per le leggi edilizie non è possibile acqui- Le cave hanno praticamente cessato l’atti- dall’Abruzzo, dal Molise e dalla Campania stare una nuova casa. vità, le “lucette” sono state eliminate da per lavorare alla costruzione dell’autostra- Durante questo fermento arriva un ulterio- interventi sindacali, la maglieria dal feno- da, vuoi per l’ospitalità dei castiglionesi, re colpo di fortuna: la costruzione della meno cinese. L’attività edilizia, che era vuoi perché arrivati con i bambini piccoli ferrovia direttissima tra Roma e Firenze. Il diventata l’elemento trainante dell’econo- che crescendo hanno acquisito amicizie (e tratto che attraversa Castiglione risulta mia paesana, è praticamente cessata per forse di più) restano a Castiglione, affron- particolarmente impegnativo per la costru- ritardi nell’approvazione di nuovi strumen- tando magari il pendolarismo per Roma, zione di una galleria lunga oltre sette chilo- ti urbanistici. L’azienda agricola è ormai dove la SOGENE, impresa costruttrice del- metri che, iniziando nei pressi di quasi inesistente, frazionata da vicende l’autostrada, ha ottenuto importanti appal- Castiglione e passando proprio sotto l’abi- ereditarie non produce più tabacco, sven- ti, tra i quali il prolungamento delle linee tato esce di nuovo all’aperto a poca distan- duto con il consenso istituzionale in cam- della metropolitana. Di fatto, la popolazio- za da Orvieto. Ad occuparsi della costru- bio di iniziative utopiche nel nome del ne comincia nuovamente a crescere. Chi zione è il consorzio FERROFIR, tra le imprese vino, produzione che al di là di una bellis- non ne ha possibilità non esita a sistemar- Astaldi, Di Penta, Lodigiani e SOGENE, gigan- sima festa non rende nulla alla popolazio- si con qualsiasi soluzione, pur di non te che dimostra da sé l’entità dei lavori. ne: i vigneti sono ceduti in affitto a imprese abbandonare il paese. (Si conoscono le Come negli anni della costruzione dell’au- che li coltivano con personale non casti-

24 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale glionese; altri vigneti vengono coltivati a livello quasi familiare da tre soli imprendi- Celleno Daniele tori. La vinificazione avviene generalmente Falcinelli nelle cantine orvietane, mentre altre canti- ne stanno sorgendo a Montecchio, mentre Castiglione sta investendo denaro della CEE per realizzare un museo a ricordo di quel- I rifugiati, i contadini emigranti lo che è stato e che probabilmente non sarà più. e la vicenda di Dozio Falcinelli Ovviamente la popolazione comincia a scendere, nonostante l’attaccamento dei a popolazione residente a Celleno ammonta a 1.303 persone, di cui 34 sono stranieri. I castiglionesi al luogo natio, dove tutto Lcellenesi all’estero sono 23, almeno secondo l’AIRE (anagrafe italiani residenti all’este- sommato hanno costruito una casa inve- ro), che si riferisce ad emigrati ancora in vita che mantengono la cittadinanza. Per quanto stendo i guadagni di una vita, e dove molti riguarda gli stranieri residenti il numero di 34 è approssimativo per difetto, perché qual- ritornano raggiunta l’età del pensionamen- che persona può essere senza documenti e non registrata ufficialmente. Anche il dato sui to. Varie persone guadagnano da vivere cellenesi all’estero è impreciso, ma per eccesso, perché l’AIRE considera pure i figli nati altrove rientrando in paese nel fine setti- all’estero. Queste famiglie sono distribuite tra Francia, Brasile e Svizzera e sono presumi- mana; notevole è il pendolarismo per bilmente non più di 5 o 6. Nell’anno 2004 il numero degli immigrati è stato uguale più o Roma, che può essere raggiunta in 50 meno a quello degli emigrati, considerando sia quelli partiti per località nazionali sia stra- minuti grazie alla nuova ferrovia, ma per niere, quindi con un saldo pari. Sul fronte dell’immigrazione un fenomeno interessante è molti, specialmente per i giovani, è tornato la collaborazione tra la sezione ARCI di Viterbo e il comune di Celleno, che permette attual- il tempo dell’abbandono. Le mete sono le mente di aiutare ed accogliere sul nostro territorio due famiglie (una afghana e una turco- più disparate: Roma innanzitutto, ma curda) e due coppie (una eritrea e una etiope). Il progetto è già avviato da qualche anno anche Firenze, Perugia e tutto il nord Italia: ed è rivolto ai rifugiati. Il rifugiato è una persona che scappa dal paese d’origine perché Milano, Torino, Genova, Modena, Trento, appartiene ad una razza, religione, nazionalità che viene perseguitata, oppure è in perico- Venezia, Trieste. Alcune persone si recano lo per far parte di certi gruppi sociali o per esprimere determinate idee politiche. Per all’estero, nei paesi della CEE ma anche dis- essere precisi lo status di rifugiato viene riconosciuto dal seminate nell’intero globo: Venezuela, paese d’accoglienza solo dopo la presentazione della Canada, Thailandia, Singapore, Argentina, richiesta d’asilo e solo in presenza di determinati requisi- Brasile. ti; nel caso in cui la domanda non venisse accettata rima- Poco o nulla apportano all’economia pae- ne la possibilità per l’immigrato di ottenere un permesso sana i casali di campagna ristrutturati ed di soggiorno per motivi umanitari, se viene riconosciuto occupati nei mesi estivi da danesi, olande- pericoloso il rientro nel paese di provenienza. In partico- si e tedeschi. Meno ancora quelli trasfor- lari situazioni di emergenza umanitaria il governo italiano mati in ville superlussuose, cedute in affit- può concedere una protezione temporanea ad un insieme to per migliaia di euro la settimana a per- di persone che provengono da aree geografiche colpite da sonaggi dello spettacolo o ricchi imprendi- guerre o da disastri naturali. Queste misure non riguarda- tori. Quasi dannosi quelli acquistati da no quindi singoli individui ma una popolazione disagiata, pseudo ambientalisti, che con le loro idee e sono valide solo per periodi definiti di tempo (è stato per esempio il caso degli immigrati dalla Bosnia oscurantiste impediscono l’evolversi di Erzegovina). Esistono altri progetti ARCI diffusi sul territo- ogni nuova iniziativa. Nella china recessiva rio nazionale che assistono i richiedenti asilo, i rifugiati, e dell’economia paesana naufraga ogni gli immigrati con protezione umanitaria oppure tempora- nuova attività. Rilevante è la vicenda del nea; è previsto l’aiuto nelle richieste burocratiche, nella Parco Valle dei Laghi , avviata dai proprie- ricerca del lavoro, nella formazione professionale e in tari con grande entusiasmo e conclusasi generale nell’assistenza per favorirne l’integrazione nel tragicamente tra le difficoltà economiche contesto sociale ed economico. ed i cavilli creati dagli animalisti. In questi ultimi 45 anni non ci sono stati flussi significativi di emigrazione o immigrazione; Negli ultimi dieci anni la popolazione è l’unica eccezione è nel periodo 1960-1965, in cui un certo numero di famiglie contadine si scesa soltanto di una cinquantina di unità, sono trasferite per lavoro a Viterbo, oppure in altre città, anche estere, perché la loro ma soltanto grazie al moderno fenomeno occupazione non permetteva di guadagnare abbastanza. Due cellenesi trovano lavoro dell’immigrazione dai paesi extracomunita- come portieri, qualche altro lavora nell’industria o in altre attività che si stanno svilup- ri. Ai giovani castiglionesi costretti a pando durante il boom economico di quegli anni oppure espatria. Più si va indietro nel lasciare il paese si sostituiscono magrebini tempo, e più è difficile trovare dati, perché una ventina d’anni addietro parte dell’archivio e cittadini dell’Europa dell’est, ma anche comunale è stato riversato nell’archivio di Stato di Viterbo. Per questo una ricerca mirata pakistani, argentini, uzbeki, thailandesi, ad anni più remoti dovrebbe partire da lì. Comunque sono riuscito a trovare un episodio lèttoni ed un amato parroco congolese. significativo non andando a cercare negli archivi, ma ascoltando un racconto tramandato Vivono oggi a Castiglione 185 stranieri oralmente. regolarmente muniti di carta di soggiorno: Si tratta infatti di un fratello del nonno di mio padre, Dozio Falcinelli, emigrato in Svizzera oltre l’otto per cento della popolazione per sposarsi con una ragazza del posto. Dozio svolge servizio militare durante la prima residente, ma probabilmente il loro nume- guerra mondiale, e ciò lo costringe a combattere sul fronte settentrionale. In questo perio- ro è superiore. Alle badanti si aggiungono do conosce una ragazza svizzera di cui si innamora, quindi una volta finito il conflitto manovali e muratori, ed anche braccianti rimane presso la famiglia di lei, aiutando nell’accudire il bestiame e in altre faccende del agricoli e taglialegna. Nei primi anni ’90 genere. Finita la guerra, la famiglia d’origine di Dozio aspetta a Celleno il ritorno del figlio, occupavano case piccole o malsane per ma inutilmente; preoccupati di non vederlo, riescono in qualche modo a rintracciare il risparmiare sugli affitti; oggi, sviluppando suo indirizzo ed a inviargli una lettera in cui gli chiedono di ritornare, ma lui non vuole le loro capacità imprenditoriali cercano rientrare. Per convincerlo gli spediscono un’altra lettera, in cui è scritto che il babbo è appartamenti con numerose stanze, che morto; solo a questo punto il figlio ritorna al paese, ma scoprendo che è una bugia riparte subaffittano ai nuovi arrivati. Se la loro lun- dopo pochissimi giorni. Circa trent’anni anni fa la figlia di Dozio, Angela, insieme al marito gimirante e trasparente previsione si avve- Bernardo, dirigente di un’industria, chiede aiuto al comune di Celleno per rintracciare i rerà, il piccolo Castiglione diventerà parenti rimasti al paese. Così riprendono i rapporti tra i “rami” della famiglia, gli incontri, i cosmopolita, vi abiteranno cittadini del viaggi fatti dall’una e dall’altra parte per riallacciare i legami di cui lei sente la mancanza. mondo e per il mondo si spargeranno i L’idea di ritrovare i parenti italiani viene ad Angela in occasione delle nozze d’argento, in natii, che forse non potranno più chiamar- modo da festeggiare così l’anniversario di matrimonio. si “castiglionesi”.

25 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005 Cellere La forzata e sofferta emigrazione

di Paolo De Rocchi poi consolidate nel territorio fino ai nostri giorni. Ellis Island, centro di quarantena per gli immigrati 1890-1914. Questo periodo sto- rico fu quello del grande esodo per lo più indirizzato verso icomporre il mosaico delle l’America del nord. Le condi- Rmigrazioni umane che zioni economico-sociali del hanno caratterizzato l’evolu- nostro territorio erano allora zione antropica del territorio caratterizzate in maggior misu- cellerese, è impresa assai com- ra dal bracciantato agricolo e plessa, sia per le difficoltà di dall’artigianato quali attività di ordine anagrafico, sia per la servizio delle grandi famiglie perdita della memoria storica agrarie. Categorie povere, degli accadimenti di epoche senza terra, vulnerabili, dipen- ormai lontane. Tuttavia, alme- denti da lavori stagionali, lega- no nelle grandi linee il fenome- te alle mutevoli condizioni pro- no del trasferimento di gruppi duttive dovute alle cattive sta- consistenti di esseri umani, tali gioni, che spesso costringeva- da mutare il quadro demografi- no all’indigenza intere famiglie. co del paese, ha seguito un Fu questa la causa di una andamento in periodi storici migrazione sofferta, proiettata verso le Americhe fu comun- recente emigrazione è sempre ben definiti: al di là dell’Atlantico, dove in que inferiore al periodo prece- comunque marginale, quasi 1870-1890. In tale epoca la un’altra terra, con un’altra lin- dente (1890-1914) forse per- subalterno, di bassa manova- maremma tosco-laziale appari- gua, li aspettava un lavoro fati- ché, dopo il primo conflitto lanza per lavori minerari ed va come un immenso latifon- coso e mal retribuito. Nella mondiale, vennero assegnati ai edili che i locali, economica- do, scarsamente popolato e maggior parte dei casi era un reduci alcuni piccoli appezza- mente più evoluti, rifiutavano. dedito ad attività prevalente- viaggio senza ritorno, che menti in enfiteusi che proba- In questo caso è più difficile mente pastorali e bovine che costringeva alla separazione bilmente migliorarono, per definire nel dettaglio la dimen- imponevano periodi di transu- definitiva dalla famiglia d’origi- alcune famiglie, le condizioni sione del fenomeno perché, a manza delle greggi, attraverso ne, e dove il passato dei singoli di vita. L’esame dei dati del differenza del passato, gli emi- antichi tratturi, verso pascoli ed il bagaglio culturale origina- periodo considerato è alquan- granti, nella maggior parte dei estivi nella montagna dell’Ap- rio veniva smarrito, quasi sem- to incerto, malgrado ciò la casi, lasciavano il paese per pennino marchigiano ed a- pre nell’abbandono, nella dimensione del fenomeno, periodi non superiori a due, tre bruzzese. Provvedevano al tra- emarginazione e quindi in tota- valutata per difetto, è contenu- anni nei quali non modificava- sferimento degli armenti grup- le solitudine. I dati anagrafici ta in un esodo di circa 12 fami- no la loro posizione anagrafica. pi di pastori prevalentemente di questo periodo indicano un glie e di 9 giovani singoli indivi- Inoltre, la necessità di ricostru- montanari che vennero in tal esodo di 27 nuclei familiari e di dui, per un totale di circa 50 zione del Paese Italia, uscito modo a conoscere la marem- 14 giovani di età compresa fra unità. distrutto dell’evento bellico, ma come terra di enormi spazi 20 e 30 anni per un totale sti- Il periodo bellico 1940-1945 stimolò una consistente e grandi opportunità di lavoro, mato di circa 120 unità. interrompe la diaspora prece- domanda di lavoro che vide stabile e costante anche nel 1916-1930. Dopo la fine della dente che riprende nondimeno orientare un flusso migratorio periodo invernale. Iniziò così il prima guerra mondiale, conti- alla fine della guerra. con prevalenza verso le regioni trasferimento di intere famiglie nua l’esodo verso gli Stati Uniti 1945-1960. E’ questa un’epoca del nord Italia. E’ in questo dalle province di Macerata ed al quale si sovrappone anche molto diversa dalle precedenti quadro d’insieme che si Ascoli Piceno, nonché dal ter- quello più modesto verso i per il fatto che il grande flusso sovrappone la grande riforma ritorio aquilano delle quali paesi dell’America Latina. Il migratorio ha cambiato dire- agraria che trasformò enormi rimangono tutt’ora, nelle terre fenomeno termina significati- zione; non più le Americhe masse di braccianti in coltiva- di origine, discendenti diretti. vamente intorno agli anni tren- bensì, quasi esclusivamente, tori diretti. Conseguentemente, Si è trattato di un fenomeno la ta poiché il fascismo sospese il l’Europa, dove - soprattutto in la migrazione del periodo, inte- cui dimensione ha riguardato flusso emigratorio per favorire Francia, Germania, Belgio, ed ressò risorse più acculturate e nel tempo almeno 55 unità, il trasferimento di risorse anche Inghilterra - si dirige il qualificate che nel passato, appartenenti in maggior misu- umane verso le colonie italiane nuovo esodo. Il ruolo operati- rivolte quindi ad una offerta di ra alle famiglie Gradozzi, De di Libia, Somalia, Etiopia, vo, nonché il livello di compe- lavoro che escludeva il settore Rocchi e Perozzi che si sono Eritrea ed Albania. L’espatrio tenza attribuito alla nostra più agricolo. Gli elementi numerici

La nave Taormina con i viaggiatori in coperta

26 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale documentati sono pochi, mal- denominato Sa- abbandonare la grado ciò la memoria storica, a 1946, Lee Bartel bine, sito nella propria terra e differenza del passato, ha aiu- alias Licurgo Battaglione zona sud occi- che hanno pa- tato a definire meglio il fenome- e famiglia dentale degli gato un prezzo estremamente no. Irrilevante il numero dei Stati Uniti, dove alto per placare la fame e nuclei familiari espatriati, men- all’epoca il raz- garantirsi così i bisogni essen- tre consistente quello dei sin- zismo si rivolge- ziali di una vita minimamente goli: circa 24 unità a tempo va con ferocia decorosa. determinato e solamente 5 non solo alla Il parallelo fra le condizioni emigrati in forma definitiva. I gente di colore della nostra gente di allora e movimenti interni, prioritari ma anche con- quelle della grande migrazione quelli verso il nord Italia, sono tro gli italiani extra comunitaria che ogni stati notevoli: circa 50 unità che erano con- giorno tenta di fuggire dalla che hanno nel tempo qualifica- siderati come miseria ed approda alle nostre to il proprio lavoro divenendo “figli di un dio coste è immediato, soprattutto risorse a tempo indeterminato minore”. Il lavo- per la tremenda eguaglianza nelle fabbriche, nell’insegna- ro offerto da fra le due condizioni. Noi, allo- mento e anche nella pubblica quel grande ra, eravamo quelli che oggi amministrazione. paese era tra i fuggono dalla propria terra Questo il quadro d’insieme più pesanti e tra affrontando inenarrabili rischi che comunque non esprime quelli meno pa- e personali odissee per vince- minimamente il grado di priva- gati: la costru- re, prima di ogni cosa, la fame. zioni, di dolore, di emargina- zione cioè delle Abbiamo perso la coscienza di zione e di patimento subìto da linee ferroviarie che cosa eravamo, tant’è che chi ha lasciato il paese a fine che dalla costa spesso questi disperati sogget- ‘800-inizio ‘900. E’ per avere la atlantica, attra- ti, che arrivano in massa, e che dimensione di questo dramma, 1943, i fratelli Joseph ed Edward Bartel della U.S. Navy verso lo sconfi- talvolta ci lasciano la vita, ci oggi sconosciuto ai più, che nato continente, creano fastidio. Fastidio e disa- voglio raccontare una storia pagni di viaggio di Arcangelo dovevano raggiungere gli stati gio che vorremmo rimuovere emblematica del processo furono parecchi celleresi, an- del Pacifico. Mentre Arcangelo annullando non la causa ma gli migratorio cellerese di quel che loro in cerca di fortuna: non realizzò mai una famiglia, effetti di questa moderna e tra- periodo. Olivieri Domenico, Diletti Licurgo condusse a nozze una gica diaspora. Tutto purché Nella seconda metà dell’800 Luigi, Caporali Luigi, Selli emigrata anch’essa di origine non vengano, sollevandoci viveva a Cellere una agiata e Nazzareno, Pasquinelli Gio- italiana dalla quale ebbe sei così da un problema che numerosa famiglia composta vanni e Mariano, Eusepi En- figli. Due di questi, Joseph e vogliamo rimuovere e che da Nicola Battaglioni, dalla rico, Caporali Girolamo con la Edward, parteciparono al magari vorremmo fosse solo di moglie Giuseppa Blasi e da sei moglie Caterina ed i figli secondo conflitto mondiale nel altri. E chi mai avrebbe pensa- figli: Arcangelo, Licurgo, Edo- Pierina e Giuseppe. Partirono corpo della U.S. Navy e nel tea- to che anche noi ”italiani ardo, Ortenzia, Teresa e An- in gruppo con la nave Taor- tro di guerra del Pacifico com- brava gente” saremmo arrivati gelina. Tale nucleo familiare, mina, imbarcazione a vapore battendo contro i giapponesi. a sviluppare sentimenti razzia- che disponeva di numerose ed costruita all’inizio del ‘900 Nella generazione successiva li? Chi mai avrebbe immagina- importanti proprietà immobi- presso i cantieri di Glasgow a quella dei genitori, iniziò il to di vedere gente di colore liari oltre che terriere, e che (Inghilterra), in servizio da processo di assimilazione imbarcata forzosamente ed in viveva un’esistenza di notevo- Napoli a New York, che per l’e- sociale dei figli che incomincia- manette, spintonata dalle le livello sociale, per motivi poca era un grande piroscafo. rono il loro percorso di cresci- cosiddette forze dell’ordine su che non rappresentano l’og- Venne successivamente demo- ta fuori da discriminazioni ed un aereo in partenza da getto di questa storia, venne a lita nel 1929 nei cantieri di emarginazione sociale. Poi, per Lampedusa per una destina- trovarsi in gravi difficoltà eco- Genova. Lo stesso “percorso le generazioni successive, si zione nota soltanto al pilota? nomiche, tali da disperdere il della speranza” fu seguito dal compie la metamorfosi con la Noi, appartenenti al mondo proprio consistente patrimo- fratello Licurgo che lo raggiun- quale finalmente le radici si occidentale, quello più civile e nio. Seguì un periodo di indi- se e con il quale iniziò a lavora- perdono in un remoto passato tecnologico, che rappresenta il genza coi figli tolti dagli studi re insieme. Di Arcangelo non si ed inizia un autentico nuovo 20% della popolazione mondia- ed avviati al lavoro presso sono avute notizie se non ciclo. le e che consuma però l’80% terzi già in tenera età, mentre attraverso Licurgo, che rispo- Questa storia rappresenta al delle risorse del pianeta, noi la moglie Giuseppa aveva dato se ad una lettera inviatagli dal lettore il dramma di intere abbiamo dimenticato chi era- fondo anche alle sue proprietà fratello Edoardo dopo il secon- generazioni che hanno dovu- vamo e siamo diventati più portate in dote. do conflitto mondiale. Poco si to, per esclusivo bisogno, egoisti. Appena raggiunte le condizioni conosce della loro vita, ma di una minima indipendenza quanto noto è sufficiente a economica, i figli di Nicola capire quanto dura sia stata la Battaglioni - Arcangelo nato il loro condizione iniziale. Anzi- 10 ottobre 1888 e Licurgo nato tutto a Licurgo Battaglioni le l’8 febbraio 1894 - partirono autorità americane cambiaro- per gli Stati Uniti d’America no il nome e divenne così Lee rispettivamente il 2 febbraio Bartel, perdendo, oltre alla lin- 1907 ed il 21 luglio 1911. Da gua e alla cultura, anche la una ricerca effettuata su propria identità quale elemen- Internet risulta che Arcangelo to principe delle proprie radi- raggiunse New York dopo 24 ci. Circa la collocazione geo- giorni di navigazione. Fu quin- grafica sappiamo che trovò di posto in quarantena presso una prima occupazione a l’isola di Ellis Island situata a Cleveland, nello Stato dell’O- sud di Manhattan e venne regi- hio, e poi a Cincinnati. Succes- strato all’arrivo di professione sivamente raggiunse un picco- 1915, operai addetti alla costruzione delle ferrovie. contadino analfabeta. Com- lo centro del West Virginia Licurgo Battaglioni è 4° in basso da sinistra

27 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005 Farnese Gente che va e gente che viene

di Antonio Biagini Carbonai “montagnòli” a Farnese

anno, vengono, qualche volta si fermano...”, “Vcome le nuvole cantate da Fabrizio De André e che introducono a “Novecento”: la foto di quello che siamo diventati nel XX secolo. Un eterno, inarrestabi- le, fluire di donne e uomini, speranze, storie, trage- die; a volte in una direzione, a volte in quella opposta ma sempre mossi dalle stesse due forze: miseria o violenza. Spesso tutte e due insieme. Oggi da noi sono di più quelli che arrivano. Spesso dai luoghi più improbabili, come i diciotto ragazzi dello Zambia che, vestito il saio francescano, vivono a Farnese, dove hanno ripopolato il convento di San Rocco, sotto la guida di un padre guardiano... coreano. Gli stranieri residenti oggi da noi sono un’ottantina: il quattro e mezzo per cento della popolazione; prove- nienti da tanti paesi, quasi sempre in grandi difficoltà economiche. Una ventina i macedoni impiegati nel- l’industria boschiva, diverse badanti rumene e ucrai- ne, e poi capoverdiani, marocchini, nigeriani, brasiliani, colombia- Dalla Sardegna, invece, alla metà degli anni ‘60, impiegati quasi ni, dominicani, filippini ed indiani: un campione umano di tutti i esclusivamente nella pastorizia, arrivarono a completare l’anagra- continenti. Nel 1990 erano 11 e rappresentavano lo 0,6 per cento. fe locale intere famiglie di Baragliu e Contena, Ledda e Muleddu, Cifre modeste in valore assoluto, ma pur sempre indice di una cre- Piras e Pira, Mela e Meloni. scita del 750% in 15 anni! A fronte però di questi circoscritti flussi in ingresso, quelli in usci- Quando la povertà era tanta anche in casa nostra, i flussi immigra- ta furono di gran lunga più consistenti e, in alcuni particolari con- tori erano su scala nazionale. Per Farnese, che è ancora oggi un testi storici, addirittura imponenti. Dopo l’unificazione d’Italia, alla paese prevalentemente agricolo, le vicende di questo settore fine dell’800, cominciò quella diaspora che anche da Farnese determinarono i flussi in arrivo ed in partenza. Due principalmen- portò nelle Americhe una gran quantità di gente. E praticamente te le direttrici che portarono immigrati. Nel secondo dopoguerra impossibile quantificare nel dettaglio quante persone partivano. dal Casentino si trasferirono numerose famiglie di tagliatori e di La primitiva organizzazione delle anagrafi comunali registrava i carbonai che dalle montagne dell’appennino toscano venivano nei movimenti della popolazione limitandosi alla trascrizione del solo nostri boschi, impiegati in quello che era ancora una indispensabi- nome e cognome su un foglio di carta e, per i nostri emigranti d’ol- le risorsa energetica. Interi nuclei familiari si spostarono dai paesi treoceano a fianco indicava con “America” la destinazione finale. della provincia aretina: Castel San Nicolò, Montemignaio, Poppi..., Quasi sempre senza ulteriore specificazione delle tre nazioni d’ar- ed hanno dato origini a discendenze farnesane di Bassi, Bettini, rivo: Stati Uniti, Brasile e Argentina. Burla, Cecconi, Ciapetti, Martini, Taverni, Secchi Seghi. Su quelle Questa precaria registrazione a Farnese data solo dal 1902 ed evi- montagne la terra, poca ed avara, consentiva a malapena di racco- denzia come il fenomeno abbia interessato in maniera massiccia il gliere un poco di grano che insieme ad una grande quantità di primo ventennio, con una interruzione negli anni del primo conflit- castagne costituiva l’unica fonte di un magro sostentamento. Era to mondiale. Nel periodo in esame la popolazione contava media- quindi indispensabile integrare le scarse risorse con altre attività mente circa 3.000 residenti e furono complessivamente 466 quelli lontane da casa. Si specializzò allora la figura del “capomacchia”, che salirono su una nave per attraversare l’oceano Atlantico, con che si recava in quei paesi di montagna per assoldare tagliatori e punte fino a 144 emigranti nel 1913. Negli stessi anni furono molti carbonai, contrattando le condizioni di lavoro ed il compenso. Fu anche quelli che tornarono indietro: complessivamente 265. Alcuni per alcuni anni un lavoro stagionale. I casentinesi arrivavano si trattennero veramente poco, come quel mio omonimo che parti- verso la fine di novembre ed il loro soggiorno durava fino alla fine to nel febbraio del 1904 era di nuovo a Farnese nel giugno dello di giugno quando, terminata la “stagione”, tornavano alle famiglie stesso anno, o quel Paganucci che, raccontano ancora, partì pieno con i guadagni di un lavoro tanto sacrificato ma così necessario di speranza dopo aver venduto l’asino e, ritornando di lì a poco, da farli tornare l’anno successivo. Col tempo i trasferimenti stagio- con i pochi denari guadagnati comprò... di nuovo la stessa bestia! nali divennero definitivi e dal ‘46 al ‘52 alcune decine di persone si Vennero poi gli anni del Regime, e i nostri nonni (aspettando il stabilirono a Farnese. ritorno dell’Impero anche sui loro colli fatali) sospesero le parten-

28 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale ze e si godettero la miseria in casa loro. Farnese era allora uno dei enormi per i servizi insufficienti, la carenza di abi- centri più prosperi del circondario e la popolazione si mantenne tazioni e la discriminazione nei confronti di “buri- su livelli ancora alti, sfiorando sempre le 3.000 unità. Poi ci fu la ni” o “terroni” a seconda della latitudine. Nono- catastrofe della guerra e con essa la chiara consapevolezza dell’ar- stante le incognite della nuova vita, molti lasciarono il mondo dei retratezza di una realtà agricola avulsa dal contesto della ricostru- padri e dei nonni alla ricerca di una sistemazione più dignitosa per zione industriale. Con la distruzione delle città italiane andava sé e per i loro figli. A Farnese il censimento della popolazione del distrutto anche il mondo che fino ad allora era stato, e dalle mace- 1951 contò 2.807 abitanti; quello del 1971 ne avrebbe registrati rie nasceva la nuova Italia del miracolo economico. Non fu un 2.140, con un calo netto di 667 abitanti. In quei vent’anni emigraro- miracolo indolore: nel volgere di pochi anni milioni di persone si no complessivamente 1.783 persone ed il solo decennio 1955-65 sarebbero concentrate nelle città che presto conobbero difficoltà ne vide partire 1.166, con punte di circa 200 unità annue. Dove finì tutta questa gente? Certo il triangolo industriale fu una destinazione consueta, ma il fenomeno numericamente più rile- vante fu il trasferimento a Roma e la nuova più frequente occupa- Una breve avventura zione quella del portiere. Oggi quella del portiere è una professio- “Solo alcune persone vennero alla ne quasi scomparsa, sconfitta dal citofono e dai costi condominia- tomba, solo un gruppetto di amici e li, ma in quegli anni in cui i palazzi crebbero come funghi e neces- parenti. Una delegazione della sitavano di sorveglianza e manutenzione, quella professione pro- Cristoforo Colombo Society, della spettava indubbi vantaggi: una retribuzione fissa a rappresentare quale Ciavatta fu membro, presen- la sicurezza, per chi fino ad allora nelle campagne era stato sog- ziò. La moglie, che era venuta pochi getto al capriccio degli elementi naturali; una abitazione in dota- giorni addietro, fu informata della zione e la possibilità di arrotondare lo stipendio con incarichi di morte del marito martedì notte. Fu fiducia dei condomini. Fu normale allora per molti vendere le pic- inconsolabile nonostante l’assistenza cole proprietà terriere reperendo così le risorse per “comprare” e la delicatezza degli amici nel darle un “portierato” da qualche abile ed introdotto mediatore. la notizia. Alla tomba il suo dolore fu Oggi, molti di quelli che andarono verso il mito della bellezza commovente. Il corpo fu trasportato metropolitana ritornano, se possono, al paese di origine. La città dai locali della Ditta Molloy & Sons attraverso Market Street, fino alla oggi mostra i suoi limiti e l’arretratezza delle campagne è cosa Chiesa di St. Peter, dove, alle ore 15, passata. Forse i flussi migratori del futuro saranno diretti verso i fu celebrato il funerale dal reverendo nostri paesi e, se George Mullin. Coloro che portava- questi sapranno co- no la bara, tutti membri della gliere le sfide e le Cristoforo Colombo Society, furono opportunità che la Angelo Carnevali, Antonio Solazzo, modernità post-in- Pasquale Cellamaro e Alfredo dustriale ci presen- Lamberti. ta, potranno offrire Anche se non è cosa abituale parlare a chi lo vorrà una della situazione economica della buona qualità della famiglia in tempo di privazioni, date le insolite circostanze della morte di vita in un ambiente Ciavatta e la venuta in terra straniera ancora ben conser- di sua moglie e del figlio, una parola vato anche grazie può essere detta, che potrebbe dare all’arretratezza di un un qualche aiuto alla vedova ed tempo. Il futuro all’orfano. Ciavatta fu membro della prossimo è destina- Cristoforo Colombo Society, la quale to a mischiare anco- se un membro muore dopo un anno ra di più i popoli e le di appartenenza alla Società, dà alla culture e saranno vedova cento dollari e paga le spese grandissimi i proble- del funerale. Ma Ciavatta era stato mi che nasceranno membro solo per 5 mesi...”. Fu necessario l’interessamento della dal mettere a contat- stampa locale, che promosse una rac- to popoli e culture colta di denaro tra le persone di buon distanti secoli. Sarà cuore, per dare una degna sepoltura la sfida del mondo al farnesano Annunzio Ciavatta, classe di domani, che la ci- Lista comunale dei partenti e... 1884, venuto a morire a 30 anni in viltà cosiddetta “oc- ... registrazione dell’arrivo di Ciavatta ad Ellis Island terra americana. Era arrivato negli USA il 3 aprile 1909 viaggiando sulla cidentale” potrà vin- motonave Bulgaria partita dal porto di Napoli. Al paese lasciava la moglie cere se sarà in grado Ernesta Castagnini, sposata nel 1907, ed il figlio Angelo, nato nello stesso di controllare quelle anno. Angelino sarebbe poi sempre vissuto a Farnese, dove tutti lo ricordano forze invincibili che nella bottega di fabbro e dove agli amici avrebbe raccontato innumerevoli spingono da sempre volte quell’avventura che da bambino, nel 1913, lo portò in America. Era pervenuta la notizia che Nunzio era gravemente ammalato e la povera gli uomini in viaggio: donna partì con il figlio per mano ed un foglietto con su scritto un indirizzo la paura e il bisogno. della città di Lowell, in Massachusetts, nei pressi di Boston, un puntino perso Noi che ci siamo già in un continente. Analfabeta, senza conoscere mezza parola di altra lingua, passati, ricordiamo si imbarcò a Napoli il 28 dicembre con altri compaesani sulla nave Ancona senza nostalgia la e giunse a New York il 12 gennaio 1914, appena in tempo per vedere spi- miseria di ieri; impa- rare il marito. Quella americana fu, per madre e figlio, una parentesi doloro- riamo da quella a sa e breve: l’anagrafe di Farnese ne annotava il ritorno nell’aprile dello stes- rispettare la miseria so anno. di oggi, ma soprat- E questa una delle tante storie singole che rendono la dimensione umana tutto organizziamoci di un fenomeno che nella sua vastità rischia l’astrazione della fredda stati- per offrire a chi arri- stica. Di questa storia resta oggi il ritaglio di un giornale con su la foto di va le stesse opportu- un volto. Altri giornali locali riportarono il fatto che, non sappiamo bene perché, meritò tanta attenzione. Ernesta ne conservò i ritagli tutta la vita, nità che un tempo e quando la donna morì, nel 1973, il figlio Angelino, anche lui ormai anche noi cercammo scomparso, li depose nella bara perché la madre li portasse ancora una lontano da casa volta con sé. nostra.

29 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005 Gradoli I viaggi di Loreto di Paolo Cardini ai tanti ricordi di Loreto per avere un’idea della dimensione del fenomeno migratorio anno immigrati emigrati saldo in Gradoli. Il caso ha voluto che i dati trova- ti sono relativi, per la maggior parte, al 2004 38 36 +2 periodo della sua attività di noleggiatore- 2003 49 26 +23 ornato dalla guerra d’Africa, Loreto non 2002 38 21 +17 Tsi è più mosso dal paese, però in fatto di taxista. I totali informano che negli ultimi 2001 30 22+12 -2 emigranti sa tante cose: “Gli emigranti per ottanta anni sono emigrate 2.910 persone e 2000 37 39 -2 l’America del Nord o... “quella di sotto”, per ne sono entrate 2.297. La differenza di 613 1999 28 24 +4 persone è rilevante per un paese che non 1998 32 22 +10 l’Australia, per la Svizzera o la Germania, 1997 46 25 +11 quelli che andavano lavorare a Milano l’ho ha mai superato i 2.500 abitanti: se ne rica- 1996 21 14 +7 portati io, la più parte, a Genova o a Napoli va la media di una partenza ogni 48 giorni! 1995 24 18 +6 a prendere la nave, l’arioplano a Ciampino, Annotazioni datate in anni tra il 1895 e il 1994 24 25 -1 1898, contenute nella medesima cartella, 1993 20 27 -7 ‘l treno a Orvieto; invece quelli che andava- 1992 26 27 -1 no a Roma a fa’ le portiere, i contadini che riportano richieste di capifamiglia di docu- 1991 25 18 +7 cambiavano podere, li portavo fino a sotto menti di espatrio e passaporto. Le richieste 1990 9+3 17+3 -8 casa a Quapendente o ‘ndo’ dovevano di espatrio totalizzano 92 persone: 85 per il 1989 18+3 16+1 +4 Brasile e 7 persone per il Belgio; le richie- 1988 30 25+1 +4 anda’”. 1987 35+4 29 +10 Loreto faceva il “noleggiatore”, taxista, e ste, per famiglia e singoli, del passaporto 1986 18 31 -13 per fare un viaggio, breve o lungo che totalizzano 91 persone. La cartella contiene 1985 15 18 -3 fosse, ci si rivolgeva a lui: “Vo’ a staccà’ anche stati di famiglia comunali, relativi, 1984 17 22 -5 alcuni, a famiglie che non risultano più 1983 39 38+2 -1 Loreto...”, si diceva infatti ancora negli anni 1982 17+9 28 -2 ‘70 per prenotare un viaggio. Durante il nel’elenco passaporto, stampati con stem- 1981 31+2 34 -1 quale Loreto diventava il depositario di ma e denominazione delle compagnie di 1980 51 42 +9 qualche confidenza, delle speranze o dei navigazione. 1979 20 21 -1 1978 16 35 -19 timori. Racconta che chi andava in America 1977 18 24 -6 del Nord generalmente si dimostrava fidu- Luigi Marabici e Speranza 1976 27+2 25 +4 cioso. Diceva di essere stato “chiamato” da Giorgi: pionieri in Australia 1975 22 35 -13 qualche parente e poteva contare sul suo 1974 15 41 -26 Un mattino del febbraio 1950 Loreto fermò 1973 14 43 -29 aiuto almeno per un primo tempo. Quasi la macchina sotto l’unico lampione di Via 1972 17 29 -12 tutti concludevano dicendo di andare via del Lavatoio che subito si animò, in modo 1971 33 39 -6 non per arricchirsi “ma pe’ sta ‘n pelo mejo discreto, per non svegliare chi dormiva. In 1970 34 60 -26 de dimecquì”. 1969 14 70 -56 verità nessuno di quelli che vi abitavano 1968 38 39+1 -2 “Quelli che erano diretti in Australia - conti- era rimasto a letto, essendo scesi a salutare 1967 19 36+10 -27 nua - mi facevano più pena: i primi sono Luigi e Speranza, le figlie Graziella di 15 1966 34+1 71+13 -49 andati verso l’ignoto fidandosi di ciò che si anni e Giuseppina, che ciucciava ancora il 1965 42 55 -13 diceva in giro, cioè che l’Australia era 1964 30 73+1 -44 dito, in partenza per l’Australia. Loreto 1963 20 83 -63 immensa... che gli indigeni vivevano nelle ebbe un bel da fare per sistemare in mac- 1962 39 91+1 -53 foreste e non erano pericolosi... che la terra china i bagagli che parenti e vicini avevano 1961 30 94 -64 c’era quanta si voleva per seminarla, farci la moltiplicato all’ultimo momento portando 1960 47 50 -3 vigna, pascolarci le pecore, costruirci la 1959 32 54 -22 qualcosa “... che ve pò fà còmedo pel viag- 1958 35 78 -43 casa... Per farla breve: le speranze erano gio”. Quando finalmente tutto fu a posto 1957 36 63 -27 tante ma le certezze manc’una!”. cominciarono gli abbracci commossi e gli 1956 28 34 -6 “Ho tanti ricordi in testa, ce li metto da 97 auguri. Annamaria e Paoluccio genitori di 1955 17 43 -26 anni... beh, quelli di autista sono un po’ 1954 30 40 -10 Speranza, e Giuseppa mamma di Luigi, 1953 14+1 39 -14 meno: ho cominciato nel ‘23 con la carroz- invocarono la benedizione di Dio e la prote- 1952 22 19 +3 za... Un altro giorno ti racconterò di quando zione della Madonna sui figli, poi raccoman- 1951 24 41 -17 ho portato Peppe Andronici a Napoli”. Quel darono loro di pregare santa Maria 1950 21 35+5 -19 viaggio Loreto non me lo ha più raccontato, 1949 28 40 -12 Maddalena “... che benanche sete dall’altra 1948 15 29 -14 perché è capitato, il 15 settembre, che sia parte del monno sente uguale!”. Luigi cercò 1947 39 31 +8 stato lui stesso ad emigrare...: in paradiso. di tranquillizzarli per un’ultima volta ricor- 1946 58 92 -34 Sono andato a cercare qualche riferimento dando che non partivano alla ventura. Poco 1945 34 22 +12 1944 5 11 -6 prima di Natale ave- 1943 55 33 +22 vano ricevuto infatti 1942 38 40 -2 dall’Australia una let- 1941 30 73 -43 tera che li invitava a 1940 60 65 -5 1939 39 53 -14 trasferirsi là per lavo- 1938 42 47 -5 rare presso un signo- 1937 22 25+1 -4 re inglese già fre- 1936 51 59+1 -9 quentato da Luigi 1935 59+1 67 -7 1934 67 50 +17 mentre era prigionie- 1933 28 27 -1 ro in Inghilterra. 1928 - 39 -39 Luigi, il quale stimava 1927 33 106 -73 molto quella perso- 1926 26 13 +13 1925 21 28 -7 na, rassicurò la 1924 20 14 +6 moglie che le pro- 1923 - 6 -6 messe di una vita 1922 18 13 +5 senza problemi erano 1921 5 10 -5 reali. Decisero in 1920 2 15 -13 breve tempo di Nota: I numeri aggiunti con segno + indicano movi- cogliere al volo quel- menti da o per l’estero. Loreto, Podere Le Tufa, 1950 l’occasione. 30 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale

tanto a convincere il babbo Nicola e la da loro, cinque nipoti. Speranza con Gianni, Luigi Marabici. Dietro: Giuseppe ed Emilia padrini mamma Giuseppa Sarti: disse che non era il Diventò, dunque, il caposti- primo a emigrare e che altri sarebbero par- pite del ramo americano titi con lui; riferì che quanti lo avevano pre- degli Andronici. ceduto se la passavano benino; sottolineò Con gli anni ‘50 ebbe inizio l’emigrazione che in casa sarebbero rimasti altri cinque della seconda generazione. Partirono da figli e presto arrivato un sesto. Gradoli con intervalli di dieci anni i quattro Qualche mese dopo la partenza, Checchino figli di Giuseppe, fratello di Checchino e fece scrivere ai suoi di essersi sistemato a Angelo. L’avvio lo dette Luigi nel 1951. Plainfield, nel New Jersey, di stare bene in Emigrò in Canada aderendo ad una richiesta salute, di fare il bracciante, di non aver allettante: trattorista presso una grande bisogno di nulla; assicurava il suo ricordo e azienda agricola di latifondisti francesi. A il suo affetto. Nelle lettere che seguirono cavallo di un grosso trattore dissodava una ripeteva sostanzialmente le stesse cose terra così vasta da impiegare una intera aggiungendovi un pensiero affettuoso per il giornata per fare una passata, un solco. fratellino Richetto, sebbene non lo cono- Lavorò settimane senza incontrare anima scesse. I suoi non si aspettavano di sapere viva da scambiarci un saluto. L’isolamento altro perché Checchino era analfabeta, né gli mise addosso una malinconia profonda probabilmente lo volevano, persuasi della che peggiorò in depressione grave. Lo zio sapienza del detto Nessuna nuova, buone Angelo capì da una lettera del nipote la gra- nuove. Forse per questa loro convinzione vità del suo stato di salute e pensò di por- ebbero poco da opporre al secondogenito tarlo a Plainfield. Perché ciò fosse possibile Angelo, all’infuori dei suoi 19 anni, quando dovette combinargli prima il matrimonio annunciò di voler andare in America anche con Rosa Masini, di origini aquesiane ma cit- lui. Tentarono, è vero, di fargli cambiare tadina americana per essere stata croceros- idea chiamando a convincerlo anche il par- sina nella seconda guerra mondiale. Luigi roco don Cencioni, ma quel figlio prestava quindi entrò in patria piuttosto che emigra- orecchio soprattutto a ciò che diceva re. Visse a Plainfield con la sua famiglia. Antonio Lorenzini, emigrato in America Nel 1959 Giuseppe volle andare a rivedere il Sbarcati a Melbourne, i signori... Black li anni prima e, figlio, conoscerne la moglie e il nipote John. fecero sistemare in una dependance della in quel 1909, Durante la traversata la motonave Augusta Antonio Lorenzini loro abitazione. La dependance era grande tornato a fu coinvolta in una spaventosa tempesta o, tre volte la “vecchia casetta”, aveva le Gradoli per come raccontò il protagonista, in un violen- comodità, era arredata con mobili “che a trovare perso- to maremoto che fece vittime. Giuseppe e Gradoli possedevano soltanto i Signori”. ne disposte due altri passeggeri impauriti a morte, si Speranza avrebbe fatto la domestica; Luigi ad emigrare rinchiusero nella cabina e restarono si sarebbe occupato del giardino, dell’orto negli States. In aggrappati alla branda, unica garanzia di e dei cavalli; Graziella avrebbe badato la quella occa- stabilità. Il beccheggio della nave fece ruz- sorellina e fatto compagnia alla signora, la sione riuscì a zolare dalla scatola alcune bottiglie di quale nutriva per i bambini un tenero affet- convincere un Aleatico: ne raccattarono alcune che scola- to. Le due famiglie quasi tutte le sere veglia- discreto rono d’un fiato per non patire troppo nel vano per un po’: Luigi e John ricordando i numero di gio- naufragio. Quan-do ripresero conoscenza tempi passati; la signora comodamente vani: di essi faceva bonaccia già da molte ore. riposando in una culla rimasta, ahimé, sem- però l’ufficiale Nel 1962 Luigi propose il trasferimento al pre vuota, mentre madre e figlia sferruzza- dell’anagrafe fratello Domenico, naturalmente a Plain- vano. Adriana Felici field, considerata la “base” americana della Trascorsi però circa due mesi... dovettero ha rintracciato soltanto i nomi di Filippo e famiglia. Questi non se lo fece ripetere due prendere atto che i Black avevano cambia- Vittorio Bucossi e di Alberto Carnevali. Ad volte, innamorato com’era per le meraviglie to registro e suonavano un’altra musica. Si Angelo, minorenne, ci voleva un garante raccontate dal babbo. Inoltre l’emigrazione, ritrovarono così a fare i bagagli. Andarono per “presentarlo” in America: Antonio in casa Andronici, piuttosto che un disgra- a Bendingo, doveabitavano un paio di com- Lorenzini appunto. ziato evento, era considerata una normalis- paesani di Giovanni ‘l marchiciano e dove Dopo un mese di navigazione il vapore sima opportunità per vivere senza assilli poterono comprare della terra con grandi attraccò nel porto di New York e alla stazio- economici. La sua esperienza migratoria fu sacrifici. [...] Negli anni seguenti nacquero ne Angelo prese il treno con destinazione infatti ben altra cosa rispetto a quella del Plainfield dove lo aspettava Checchino. I ancora Gianni e Luisella. Gianni purtroppo fratello e degli zii, a cominciare dalla traver- due fratelli fecero lavori agricoli stagionali; sata con l’aereo, che impiegò soltanto nove è morto a trenta anni. Anche Luigi è morto, se capitava, i garzoni di artigiani. Abitarono ore, e poi per l’immediata assunzione in nel 1987. Speranza ha 87 anni e sta bene in insieme per un po’, quindi Angelo si rese una acciaieria. La sicurezza del salario lo salute; è bisnonna. Abita ancora a Bendingo indipendente. Per la costituzione robusta fece decidere a tornare a Gradoli per spo- vicino a Graziella e Luisella. Pina abita a poté lavorare senza sosta tutto Melbourne. l’inverno preparando blocchi di ghiaccio da vendere. Diventò Nicola e Giuseppina con i figli Enrico, Luigi e Giuseppe Gli Andronici: due generazioni un mito come Ice-Man, l’uomo di emigranti in America e una del ghiaccio, per la sua forza terza che continua a sognarla che era tale, si narra, da per- Checchino, ossia Francesco Andronici, nel mettergli di incollarsi e traspor- 1903 non se la sentì più di aspettare che il tare i blocchi di ghiaccio pesan- comune di Gradoli assegnasse agli agricol- ti un quintale. Nell’aprile del tori le “partite”, quote della tenuta di San 1917 Checchino si arruolò, forse Magno acquistata dai Cavalieri di Malta fin per ottenere la cittadinanza dal 1896; perciò disse ai genitori di voler americana, nell’esercito statuni- andare in America. In quell’anno avrebbe tense che interveniva nella compiuto17 anni soltanto, ma a dispetto di grande guerra; trovò invece la ciò considerava se stesso già uomo: forte morte a Baciardaz il 14 ottobre nella muscolatura e con quel tanto di espe- 1918. Angelo si sposò con rienza fatta “sul campo” che lo promuoveva Sandrina nel 1920: ebbe tre figli, agricoltore. Non dovette faticare più di Caterina, Francesca e Luigi e, 31 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005

sarsi con Maria come segno del loro “non ritor- Benedettucci. In seguito no”. Le cose si misero subito al lavorò in una fabbrica di meglio: Pietro fu assunto alla strumenti elettronici per aerei, poi in una seven up; Giuseppina in una meccanica di precisione specializzata in fabbrica di componenti elettro- costruzione di macchine sanitarie. I cam- nici; le figlie iniziarono a fre- biamenti nel lavoro non erano doni della quentare la scuola pubblica. Le fortuna ma frutti di impegno e di sacrifici: cugine facilitarono le amicizie per l’ultimo lavoro, pr esempio, superò uno organizzando festicciole per stage di due anni, corso di qualificazione soli bambini con cena a base di con il quale ottenne la qualifica di top-man, panini, dolciumi e... seven up. caporeparto. Anche Maria lavorò subito ma Gli invitati ai divertentissimi dovette smettere ben presto per fare la “Pigiama-party”, neutralizzati mamma di Nancy, di Anna Lisa e di Donna sotto un paracadute rizzato a Maria. Quando riprese il lavoro era diventa- mo’ di tenda nel grandissimo ta così padrona dell’inglese da trovare qual- giardino, giocavano indisturba- ti fino a tarda notte. I tre “scolabocce”. Giuseppe al centro 2 Pietro, per la verità, soffrì un bel po’ di tempo per ambientarsi al chiuso seven up, una crisi economica che si rivelò dello stabilimento, dove trovò soltanto un presto assai grave. Gli operai, temendo tagli italiano con il quale parlare quando ormai del personale o peggio la chiusura dello sta- si era impratichito con l’inglese. Superata la bilimento, iniziarono un lungo periodo di fase di adattamento subentrò in famiglia protesta con manifestazioni di massa e una tranquilla quotidianità. Decisero di scioperi a catena. acquistare casa. Nel 1980 cominciò, per la Pietro, che fino a quel momento aveva sen-

Sante Bassanelli: emigrante per risolvere i propri problemi esi- stenziali e le esigenze artistiche Negli anni ‘50 ci fu quella ripresa economica tanto efficace da meritarsi i titoli di “miracolo Autoritratto italiano”, “boom economico”. Paradossalmente, nello stesso periodo, si compì il più grande esodo di persone verso l’estero. La fiumana 1 Giuseppe, 2 Luigi, 3 mamma Nazzarena, 4 Domenico, 5 Francesca/Giuseppina, 6 Giovannino degli emigranti si alimentava soprattutto nei centri rurali dove il lavoro “guadambiava così poco da non pagare manco la fatica”. Così Sante Bassanelli decise di emigrare in Germania. che difficoltà a parlare con le operaie italia- Dovette recarsi prima a Verona, dove medici e ne, le quali si esprimevano nel più stretto dialetto delle regioni di origine. responsabili del personale delle industrie tede- Nel 1969 volò a Plainfield Giovannino, il più sche verificavano le condizioni fisiche e le capa- piccolo della famiglia. Tornò a Gradoli sei cità attitudinali degli aspiranti operai, assumen- mesi dopo per sposarsi con Filo-mena. Gli do gli idonei e rinviando gli altri a successivi sposini si imbarcarono sul transatlantico “arruolamenti”. Tornando a casa aveva in tasca Raffaello per godersi il ritorno in America un contratto di lavoro di sei mesi con la come crociera di nozze: Filomena patì nau- Siemens e, in testa, la prospettiva di poter final- sea e vomito per tutto il viaggio e poté man- mente pitturare con disponibilità di tempo e di giare soltanto mele: “undici”, conferma. mezzi mai prima avuti: “... impaziente, soprattut- Altro che godimento! Quando sbarcò, la to, per i giudizi espressi dai critici e gli apprezza- sorella Maria stentò a riconoscerla. menti dei visitatori nelle mostre organizzate dal Nell’anno nacque Michael. ‘dopolavoro’ in piazza del Comune a Viterbo e a Giovannino trovò lavoro in una fabbrica di Roma nel palazzo delle esposizioni”. dischi, quelli di vinile, mitici depositari di In fabbrica impastava detriti delle macerie dei bombardamenti con cemento per produr- mille belle canzoni. A lui, capace di ripetere re cellublock. “... Il lavoro era a cottimo e ci facevo bene, però spezzava la schiena come con la fisarmonica qualsiasi motivetto un giorno di vanga... A sera mi rinchiudevo nella cameretta e subito mi addormentavo ascoltato un paio di volte, quel lavoro face- come un sasso, senza sentire i canti e le chiacchiere dei compagni nello stanzone comune, va rimpiangere le serate di ballo alla sebbene la mia... “cassetta” fosse a pochi metri e i tramezzi di tavole”. Cantina Sociale. “... Non vollero nascere “Come nel film di Brusati “Pane e cioccolata”, protagonista Manfredi?”. “Beh, nel film è manco i semi di ginestra che avevo preso nel esagerata... l’atmosfera, diciamo l’affollamento degli operai, la loro trasandatezza, il chias- greppo della vigna per il giardino di casa!”. so...; l’alloggio invece, come fatto e suddiviso, lo direi simile... A Milano, tuttavia, qualche Fu sopraffatto dalla nostalgia e non si curò anno dopo, l’ho rimpianta tanto quella “cassetta!”. più di vivere nel Garden State, il giardino, Trascorsi i sei mesi contrattuali Sante si licenziò perché non gli riusciva di fare un qua- come è detto il New Jersey; quindi rimpa- dro. “Avevo la fortuna di stare a Francoforte, una città che può dirsi d’arte per i tanti artisti triò nel 1972. che c’erano: non potevo perdere l’occasione di avere con loro uno scambio di idee, di fare In quei primi anni ‘70 l’economia gradolese un confronto dei lavori...”. Sante riuscì a realizzare i suoi propositi nei due anni e mezzo stentava a decollare cosicché Francesca, che restò in quella città: conobbe artisti “impressionisti”, confrontò le sue con le loro detta Giuseppina, e il marito Pietro Ciuchini idee e le tecniche di pittura; partecipò, con successo, a mostre. decisero di andare a Plainfield portando Dalla Germania, come detto, si trasferì a Milano per lavorare in una fabbrica di mobili con loro le figlie Annamaria di 12 anni e d’arte. “Ma la decorazione di pannelli, con fiorellini o puttini, non faceva per me”. Trovò Paola di 8. Ambedue sui 35 anni, furono gli assai più creativo modellare manichini da vetrina. Del resto non era del tutto nuovo a emigranti più attempati della famiglia. quest’arte, fatta da quando poté andare e tornare dalla fornace di Acquapendente in Traversarono con la Michelangelo, fiore sella a un “betino” rimediato. all’occhiello della marina civile italiana, alla Oggi scolpisce pietra basaltica o marmo e modella contadini in bassorilievo o tuttoton- sua ultima crociera. Quando seppero del do. Le sue sculture parlano dei suoi affetti, dei suoi ricordi, dei suoi ideali politici ed esi- suo smantellamento lo interpretarono stenziali con un linguaggio chiaro, semplice, si direbbe... confidenziale. Sante è “loqua-

32 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale tito soltanto parlare di scioperi... nella lon- nel loro cuore, un posto centrale. Le testimonianze di questo tana Fiat, ne rimase scosso. Sicché, non Annamaria e Paola, Nancy, Anna ultimo racconto sono state sopita del tutto la nostalgia per la famiglia, Lisa e Donna confessano apertamen- raccolte da Luciano Pic- per la vigna e la cantina, per i compagni te il rimpianto e dichiarano il loro cinetti; le foto prese da “Sul della partita a carte e della banda musicale, amore. filo dei ricordi” curato da Elena Agostini. per la Pergola... decise di piantare tutto e tornare a Gradoli. Convinse anche Dome- Stato di famiglia di Ceccarini Angelo per emigrazione a San Paolo (1898) nico co- sicché, nel 1982, tutti fecero ritor- no in Italia. Sono ormai trascorsi 23 anni. I gran- di sono pen- sionati, i figli quasi tutti “sistemati”, sposati con prole, eppu- re l’America è ancora vi- va nei ricor- di e occupa, Trasferimento di residenza per emigrazione spontanea di Angelo Mariotti (1896) ce” anche attraverso gli olii e gli acquarelli. In essi vi si riconosce lungo e in largo, ma è stato anche in Botswana, Mozambico e Sud raffigurato nell’anfitrione dal caratteristico profilo un po’ aquilino Africa. [...] Ha accumulato un discreto bagaglio di conoscenze: e la barba nerissima che intrattiene l’osservatore con il solito fare quelle di contenuto archeologico gli sono servite per pubblicare, schietto, guardandolo fisso negli occhi, oppure, meditabondo, in una rivista di Buenos Aires, un articolo sul “Misterio verde de ascoltandone le risposte. Gran Zimbabwe, Casa Venerata”, la capitale del regno che i porto- ghesi nel 1500 distrussero abbandonando i ruderi, alcuni monu- Sergio Guerrini insegue nell’Africa nera un mentali, al rinselvatichimento della valle sino alla fine del succes- sogno, quando ritorna ne ha in cuore uno più sivo dominio britannico. L’articolo non riporta soltanto notizie grande archeologiche ma denuncia anche le barbare devastazioni dei La sua avventura ebbe inizio nel gennaio del 1971: vendette la Fiat bianchi e l’avido sfruttamento delle risorse di quel paese. [...] 500 per pagarsi il biglietto aereo e partì per la ex Rhodesia perché Tornato in Italia ha iniziato un altro viaggio, non come dipenden- in Italia non riusciva ancora a trovare lavoro. Voleva poi visitare te delle ferrovie ma per mostrare le sue foto e le sue tele di con- l’Africa, sogno fino agli anni ‘60 degli adolescenti, lettori di libri di tenuto antirazzista. Una è quella della vecchia bicicletta nera sta- avventure piuttosto che videodipendenti.[...] All’aeroporto lo gliata su un fondo bianco nel quale troneggia, vera protagonista, aspettavano la sorella Anna e la zia, già in Rhodesia con le rispetti- la scritta kingstons, re di pietra, allusiva al viaggio e al periodo ve famiglie dal 1967. Sergio prese al volo un lavoro in fabbrica d’oro di Gran Zimbabwe. dove scoprì una realtà che mai avrebbe immaginato: a fine mese non fu pagato; non trovò alcuno che sapesse o volesse dirgliene il Lauretta Vinciarelli, emigrante per... amore, motivo. Decise di non tornare più in quella fabbrica. [...] In segui- emerge nella professione e nell’arte to fece domanda di assunzione presso le ferrovie rhodesiane: La sua vicenda fuoriesce dallo schema classico dell’emigrazione essendo andata a New York per stare con il marito americano. Nonostante ciò nella sua esperienza sono presenti i “segni” che caratterizzano ogni emigrante: l’esigenza di confrontare in modo dialettico i diversi sistemi di vita; l’orecchio attento alle “patrie vicende”; una particolare preferenza per il “made in Italy”; il desi- derio irrefrenabile di “almeno un ritorno” in patria per cento e un motivo sopra tutti gli altri: ritrovare se stesso nei luoghi mai dimenticati. Lauretta, in verità, è tornata in Italia molte volte: a Roma dove la famiglia si era trasferita e da qualche tempo a Gradoli, paese d’o- rigine, dove si è fatta la casa. In America non poteva fare soltanto la moglie: aveva una laurea in architettura che non lasciò giacere nel cassetto per molto tempo con il passaporto e qualche cartoli- na degli amici. Nel 1979 ottenne la docenza di composizione architettonica, architectural design, presso la Graduate School of Architecture della Columbia University a New York. Fu assunta perché riconosciuta competente in housing typology, tipologie della residenza, un settore dell’architettura che quella facoltà intendeva sviluppare. Così, senza iter burocratici (non le fu richiesto neanche il certificato di laurea, e le dispiacque perché ci teneva a esibire il 110 e lode preso alla Sapienza in Roma), ebbe inizio un lungo rapporto di lavoro che si è concluso nel 2003. Oggi esercita la libera professione e... dipinge progetti dove ammesso a frequentare un corso riservato ai soli concorrenti “Spazio e Luce” sono interattivi. Le composizioni di Lauretta si bianchi, conseguì la qualifica di shunter, il manovratore che forma trovano nelle collezioni permanenti del Museum of Modern Art di i treni in partenza o sgancia le motrici da quelli arrivati.[...] Sergio New York; della National Gallery di Washington e del Museum of ha viaggiato molto, naturalmente, ha percorso lo Zimbabwe in Modern Art di San Francisco.

33 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005

Grotte di Castro Nel 1906 si raggiunse il massimo

di Adelio Marziantonio Broccolino, così storpiavano la borsalino. Sul retro della foto casa, un campo da coltivare, e pronuncia della parola corri- erano rare le scritte e la data: riabbracciarono felici le spondente alla località di la maggior parte erano analfa- mamme e le spose. Brookljn, denominata anche beti e con difficoltà riuscivano Pietro Pacchiarotti, rientrato Little Italy. a riprodurre la propria firma. al paese dal sud-america, l fenomeno dell’emigrazione Uno dei primi appuntamenti Questo primo ed importante aveva fatto fortuna. Costruì Icoinvolse anche Grotte di Ca- dell’emigrante, dopo aver gua- documento fotografico rappre- nel 1905 uno dei palazzi più stro, dove alla fine dell’800 ed dagnato qualche dollaro era sentava un chiaro messaggio imponenti di Grotte, quello di agli inizi del secolo successivo con il fotografo, poiché sentiva con il quale si volevano tra- fronte al borgo Cavour, carat- molte famiglie vivevano in forte ed impellente il desiderio smettere i sentimenti di orgo- terizzato da un grande orolo- grave stato di povertà ed indi- di inviare quanto prima ai pro- glio, di serietà, di impegno gio sul tetto, ancora funzionan- genza con numerosi figli a cari- pri familiari una fotografia, che nella conquista di un lavoro; la te, ed aprì un’importante distil- co. Il lavoro agricolo era spes- di norma era la prima della sua disperazione e la rabbia della leria in località la Cipollina; la so improduttivo ed il pendola- vita, come ricordo americano. miseria sofferta erano state sua consorte Margherita fece rismo stagionale in maremma La foto, riprodotta nel classico coraggiosamente vinte o atte- un significativo dono alla per la mietitura era faticoso, ed elegante formato gabinetto, nuate con il conseguimento di Madonna dell’Assunta che si mal retribuito e presentava il rappresentava la persona in un minimo di benessere così a venera in S. Pietro, sul quale rischio per i braccianti di pren- piedi, accanto all’immancabile lungo sofferto e sognato. compariva la seguente incisio- dere la malaria. Per questi sgabello, vestito in modo accu- Questa soddisfazione attenua- ne: “corona d’oro delle proprie motivi, molti giovani ed interi rato come un benestante del va, in parte, la tristezza degli miniere del Nicaragua. P.G.R. nuclei familiari intrapresero proprio paese. Infatti si mette- affetti più cari lasciati in patria: 15 Agosto 1904”. Il Pacchiarotti coraggiosamente l’amara via vano ben in evidenza il pan- i parenti, gli amici, la propria aveva avuto la fortuna, l’abi- dell’emigrazione. I paesi esteri ciotto, la cravatta o fiocco, l’o- terra. lità, di sposare una facoltosa riguardanti l’emigrazione furo- rologio da tasca, il sigaro, la Molti inviarono per anni i loro donna americana e ritornare, no essenzialmente due: gli USA paglietta o il cappello alla sudati risparmi in Italia, e ritor- da povero emigrato, ricco pos- ed il Brasile. I numerosi rientri moda con larghe falde tipo nati al paese acquistarono una sidente. in patria da quest’ultimo Stato I dati riportati nei prospetti che si verificarono agli inizi del relativi alla situazione degli secolo scorso, fanno supporre emigranti all’estero ed al rien- che le condizioni di vita nel tro in patria di alcuni di loro, territorio di Santos e di S. sono stati tratti dai documenti Paolo fossero molto difficili, comunali nei quali sono regi- quasi impossibili, e senza pro- strati i trasferimenti delle per- spettive per un futuro miglio- sone a partire dal 1887. Da tale re. Nuclei familiari con 4/5 figli anno fino al 1904 risultano tra- dovettero lavorare per soprav- scritti soltanto 4 trasferimenti; vivere e mettere da parte una poiché i rientri in patria 1900- somma di denaro appena suffi- 1904 sono stati 78, è probabile ciente per pagare il lungo viag- che esistesse a parte un appo- gio, circa trenta giorni di mare, sito registro emigranti che è per il ritorno in patria. Pertan- stato smarrito; pertanto il flus- to i grottani, a partire dal 1905, so emigratorio avvenuto alla preferirono emigrare negli fine dell’800 ed agli inizi del Stati Uniti. Gli emigranti inseri- secolo successivo non è deter- ti in una lunga lista di attesa, minabile. ottenuto il passaporto ed il Graduato Domenico Piccinelli, soldato Tenuto conto del consistente permesso d’imbarco, partiva- americano USA sul fronte francese nel numero dei rientri dal Brasile, no dai porti di Genova e Napoli New York, Pasqua 1906. Simonelli 1918. Dedicata al fratello Piccinelli si potrebbe supporre che gli Giuseppe e raggiungevano Ellis Island. Enrico, espatriato con i fratelli emigranti grottani in tale Nazzareno e Angelo e ritornato in periodo abbiano superato di Alla fine dell’800 una delle patria nel 1910 compagnie di navigazione più molto le cento unità. Dal diario attive era la Gramatica Gerola- del mio bisnonno Domenico mo, con sede a Genova-Chiava- Palombini risulta che il 1896 fu ri ed una subagenzia in Roma. un anno di grande emigrazio- Ad Ellis Island era funzionante ne. In Brasile la maggior parte un ufficio governativo gratuito degli emigranti, partiti come di assistenza, organizzato per braccianti, lavorarono nelle la registrazione degli arrivi, il piantagioni di caffè, e come ho recupero dei bagagli, il trasfe- già detto, non trovando condi- rimento nelle località assegna- zioni di vita soddisfacenti, inte- te o richieste, la riscossione di ri nuclei familiari fecero ritor- effetti cambiari, e tutte le infor- no a Grotte e negli espatri suc- mazioni inerenti alla normativa cessivi si dette la preferenza che regolava le condizioni di all’America del Nord. lavoro ed il rispetto delle leggi Nell’anno 1906 si raggiunse il americane. La maggior parte massimo numero di emigrati, dei grottani trovò lavoro in con 131 persone che si tra- New York o in località dello sferirono negli Stati Uniti. Dal stesso stato. Coloro che rima- 1907 al 1920 l’emigrazione si sero in città, si concentrarono arresta a causa della guerra a vivere nel quartiere di Paolini Luigi Del Soldato, 1910, in USA, New York contro i Turchi per la con-

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chero, cioccola- Emigrazione all’estero dal 1888 al 1938 to, caffè. Molti italiani, dopo anno destinazione persone un lungo perio- 1888 Rodi 2 do di autarchia e di prodotti 1904 Brasile 2 surrogati, ebbero la fortuna di 1905 Brasile (S.Paolo) 22 gustare l’ottimo caffè america- 1905 Brasile (Santos) 58 1905 USA (New York) 39 no. 1906 USA (New York) 131 Nel 1949 si trasferirono a Avviso di spedizione di vaglia di 100 lire a favore di Caterina 1907 USA (New York) 34 Buenos Ayres in Argentina le Pallotta da parte di Amelia Cesaretti dall’America 1920 USA (Boston) 5 famiglie dei fratelli Giacomo e 1920 USA (New York) 14 Vittorio Ercoli. Quest’ultimo 1937 Rodi 1 1938 Etiopia (Addis Abeba) 1 Anche le mae- missionario ad Uccialli. Rien- rimase in Argentina, mentre stre pie Filip- trarono in Italia dopo un perio- gli altri fecero ritorno in patria Totali emigranti nel periodo considerato: 309 (di cui 56 pini, che nello do di internamento alla fine dopo un anno. donne), 223 dei quali negli USA, 82 in Brasile e 4 altrove stato del New della guerra. Una suora, Anna Nel 1950 lasciò l’Italia per il Yersey aveva- Pia Vannucchi, fu insegnante Brasile padre Nazareno Confa- Emigrazione all’estero dal 1949 a 1970 no aperto 52 dal 1917 fino agli anni ‘40 in A- loni, che divenne parroco case, furono smara, Massaua, Adigrat della città di Goias, ove rimase anno destinazione persone molto vicine ai (Eritrea). fino alla fine dei suoi giorni (1977). 1949 Argentina (Buenos Aires) 7 nostri immi- Dopo la seconda guerra mon- 1953 Australia (Melbourne 7, Sidney 2) 9 grati e curaro- diale, negli anni difficili di L’Australia aprì le porte agli 1954 Eritrea (Asmara) 1 no in partico- povertà e di fatiche per la rico- italiani idonei a svolgere atti- 1967 Svizzera 2 lare l’istruzio- struzione, gli italo-americani vità lavorative specialistiche. 1967 Germania 3 ne dei loro non dimenticarono i loro Da Grotte partirono per 1967 USA 2 1970 USA (Wasghington) 2 figli. Una grot- parenti in Italia inviando pac- Melbourne, nel 1955, Paolo tana, suor Eu- chi di vestiario, di viveri, zuc- Marabottini e Renzo Eramo. Totale emigranti 26 (di cui 10 donne) frasia Soccia- Quest’ultimo fu poi raggiunto relli, fu inse- dai genitori e dalle sorelle, Rientri in Patria degli emigranti dal 1900 al 1938 gnante e ma- mentre Marabottini dopo alcu- dre superiora ni anni rientrò a Grotte. Ro- anno provenienza persone nell’istituto di mualdo Gigli, con la qualifica Newark. La di tecnico meccanico, si tra- 1900 Brasile 3 medesima atti- sferì insieme alla consorte Lu- 1901 Brasile 23 1902 Brasile 33 vità venne ciana a Sidney, dove attual- 1903 Brasile 6 svolta dalle mente vive felicemente da pen- 1904 Brasile 13 maestre pie sionato con due figli e quattro 1906 Brasile 3 Venerini, che nipoti. 1907 Brasile 13 Il 30 aprile 1967 lasciarono il 1915 USA 8 per un lungo 1920 USA 4 periodo ebbe- paese sette persone, soprattut- 1937 Libia (Bengasi) 1 ro come ma- to giovani: due per la Svizzera, 1938 Libia (Tripoli) 1 dre superiora tre per la Germania e due per generale suor gli USA. Nel 1970 Pietro Barbi e Totale dei rientri in Patria nel periodo considerato: 109 (di cui 43 donne), 95 dei quali dal Brasile, 12 dagli USA e 2 dalla Libia Domenica Or- la sorella Antonietta partirono sini, anch’essa per Washignton. Con il mode- grottana. sto gruppo di questi quattro quista della Libia (1912) e Nel mese di giugno del 1926 un ultimi privilegiati che riusciro- con il successivo intervento gruppo di 16 grottani abitanti a no ad entrare in un blindatissi- dell’Italia nella prima guerra Brookljn inviò la somma di 17 mo paese, gli USA, si chiude mondiale. Numerosi grottani dollari al maestro Pietro positivamente il lungo e diffici- rientrarono in patria e parte- Brinchi Giusti da utilizzare per le capitolo dell’emigrazione. Oggi i tempi sono profonda- ciparono al conflitto; altri la confezione delle nuove divi- Newark, 1° dicembre 1924. Don combatterono con l’esercito se dei musicanti. La lettera Michele Paris, parroco a White Plains mente cambiati e l’Italia è dive- americano in Francia. Nel inviata al maestro è firmata da 1920 partì con destinazione Ermete Ruspantini e riporta i New York e Boston l’ultimo nominativi dei contribuenti: gruppo di emigranti: 19 per- Giustino Rosati, Vincenzo sone; tra queste vi era anche Cesaretti, Ugo Costa, Ortelio don Michele Paris, già cap- Martella, Romeo Cucchiai, pellano durante la prima Nazzareno Boggi, Vincenzo Bo- guerra mondiale. Per un logna, Flavio Provvedi, Belano, breve periodo rimase a New Pietro Viviani, Tommaso Ci- York, poi si trasferì a White parchia, Rito Rosatelli, Flavio Plains, una cittadina di circa Cherubini. 40.000 abitanti, ove divenne Durante il ventennio fascista parroco, ed una numerosa non ci furono in paese trasferi- schiera di famiglie grottane menti all’estero, fatta eccezio- furono suoi parrocchiani: ne per Lavinia Barbano di anni Pilade Del soldato, Pietro 24 che nel 1937 si trasferì a Barbano, Domenico Scato- Rodi, e di Vincenzo Costa, clas- loni, Giuseppe Spadaccia ed se 1891, che nel 1938 partì per altri. Il sostegno morale e Addis Abeba. Dal 1936, in religioso di don Michele nei Etiopia, operarono i padri riguardi di tutti gli italiani fu Suor Eufrasia Socciarelli e la sua scolaresca. Istituto delle maestre pie Venerini di Diego Donati, parroco a Newark, anni ‘30. Nel South Orange, New Jersey, furono aperte 52 case. La maggio- importante. Dessiè, e Bernardino Mencio, ranza degli studenti erano figli di italiani

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nuta ormai un paese “d’immi- grazione d’as- salto”. Questa ricerca, che si è dovuta spin- gere in un passato che risale ad oltre cento anni fa, è stata difficile in quanto i protagoni- sti sono tutti scomparsi ed i figli e nipoti non sono credibili, poiché parlano premettendo il “si dice, si racconta”; né sull’ar- gomento, almeno per quanto riguarda i nostri paesi, esisto- no diari o testi che trattano dell’emigrazione. Fanno ecce- zione i registri comunali, su cui sono trascritti soltanto nomi e date e presentano note- voli lacune. Ritengo quindi Certificato di morte di Domenico Passaporto per il Brasile (San Paolo) di opportuno mettere in rilievo Ruspantini (12 aprile 1912, Salt Lake Spadaccia Giuseppe, 1897 che in questa relazione ci pos- County, Utah) sono essere imprecisioni e maggio a quella Madonna ai mia cantina. E’ritornato più vuoti difficili da colmare. cui piedi erano stati battezza- volte, ormai pensionato ma ti, e per mantenere fede ad sempre molto attivo, l’amico una promessa di ringrazia- Romualdo Gigli con la consor- mento alla Grande Madre a te; ha voluto raccontarmi la cui nei momenti più difficili si sua vita in Australia senza tra- erano rivolti con le preghiere lasciare le amarezze e le bel- per ottenere la forza di conti- lissime soddisfazioni che nuare una vita dura e di sacri- hanno caratterizzato il suo ficio; ottennero la protezione lavoro, un’attività per la richiesta e riuscirono a vince- quale è stato molto stimato, re le difficoltà. ben voluto ed apprezzato per Bartoli Ulisse fu presente alle le sue qualità di specializzato feste decennali del 1950, fece e per le doti umane e tecnolo- Patente moto e dichiarazione di “inten- tenere a sue spese un concer- giche. Ambedue, al momento tion” di Luigi Orsini to musicale in piazza ed offrì la fontana del vino eretta davanti alla chiesa di S. Marco. Fecero anche ritorno, ormai anziani, come turisti, Giuseppe Spadaccia, Giu- A mia sorella Faustina come un affettuo- seppe Annulli e Antonio Ma- so ricordo di suo fratello Domenico Pacchiarotti (colonnello). Santiago de rini. Quest’ultimo rimase per Maria 4 Agosto 1908. Repubblica de El alcuni mesi a Grotte alloggia- Salvador, America Centrale to presso la sorella Rosina; proveniva da Binghamton, una cittadina nello stato di Addio Patria New York. Alle visite dei padri fecero seguito quelle L’addio degli emigranti alla dei figli ed oggi dei nipoti. propria terra fu per sempre. venuti alla ricerca delle loro Esclusi coloro che fecero lontane radici. Non tutti ritorno dopo pochi anni, la hanno avuto la fortuna di tro- maggior parte rimase in USA; vare i parenti; molte famiglie gli scapoli si sposarono di sono del tutto scomparse od norma con oriunde italiane e emigrate in altre città. Di nacquero nuove famiglie in notevole aiuto per la ricerca terra straniera. L’America fu sono stati due volumi fotogra- per loro una seconda patria fici, di facile consultazione che impararono ad amare; presso la biblioteca comuna- costruirono una casa, ebbero le, i quali riproducono la vita numerosi figli ed il destino grottana nei primi cinquanta dei padri fu legato per sem- anni del secolo scorso. Sono pre alla bandiera a stelle e anche ritornati i nostri emi- strisce americana . granti del dopoguerra dall’Au- Alcuni ritornarono come turi- stralia: Renzo Eramo e suc- sti anziani a rivedere la loro cessivamente le sorelle Ce- terra, il proprio amato e mai cilia ed Anna. Sono state per dimenticato paesello.Vennero loro brevi ed intense vacanze a Grotte in occasione delle piene di ricordi. A Renzo, per feste decennali della Madon- festeggiarlo, dedicammo con na del Suffragio. Ritornarono tutti gli amici d’infanzia una soprattutto per rendere o- serata indimenticabile nella

36 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale della partenza per il ritorno, Ischia Angelo Alessandrini ci hanno lasciato con le lacri- me agli occhi . di Castro Pochi sono stati coloro che, facendo eccezione alla regola, decisero di ritornare per godersi la favorevole pensio- Partono i bastimenti... ne americana in dollari e rea- lizzarono il sogno quasi In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. impossibile di morire nel Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. paese dove nacquero. Questo Poi vengono le guardie del principe. privilegio è stato esclusivo Poi vengono i cani delle guardie del principe. per alcuni scapoli ed anche Poi, nulla. per una coppia che non aveva Poi, ancora nulla. figli. Il loro ritorno avvenne alla fine degli anni cinquanta Poi, ancora nulla. del secolo scorso. Cesaretti Poi vengono i cafoni. Vincenzo con la consorte E si può dire che è finito. Amelia Pallotta si costruiro- ueste erano, di fatto, nei primi no la casa in zona delle Pieve; Qdecenni del 1900, la struttura e le Ricciarelli Francesco, Giu- gerarchie sociali del latifondo nella seppe Pacchiarotti, Antonio piana del Fucino, rappresentate dallo Pacchiarotti, essendo soli scrittore abruzzese Ignazio Silone nel convissero con i loro parenti. noto romanzo Fontamara, un paese Pacchiarotti Antonio divenne immaginario ma con connotati socia- un personaggio. Era un uomo li reali, propri della situazione stori- alto e di robusta mole, vesti- ca di sottosviluppo dei contadini. Ta- va in modo caratteristico le situazione si ripeteva tale e quale all’americana, aveva sempre nel nostro territorio di Maremma, il “sigàro” in bocca (attenzio- dove si estendeva il latifondo del ne, non il sìgaro, ma il sigàro, marchese Guglielmi o degli stessi come diceva lui) e portava un principi Torlonia, famiglia di origine cappello a larghe falde: sem- francese che si trasferì a Roma a brava uno sceriffo, si espri- metà del 1700, facendo fortuna con azzeccate attività speculative e dive- nendo proprietaria di estensioni ster- minate di terra per molte decine di migliaia di ettari. Carlo Nanni, autore di una pregevole e piacevole storia di Ischia di Castro e della sua cultura popolare, edita nel 2002 per conto del comune, Ischia di Castro-il vecchio e il nuovo, scrive che “a Ischia le persone si dividevano in due categorie fondamentali: i “signori”, pochi, e i “povaretti”, la maggior parte... Eccetto la zona collinare attorno al paese, di poco superiore ai 300 ettari, coltivata a viti, olivi e grano, e frazionata tra più di 200 piccole aziende, il resto del territorio ischiano era costituito dal latifondo che si apriva sulla Maremma...”. Lo scenario maremmano agli inizi del secolo scorso era per i lavoratori di assoluta precarietà, e, nella migliore delle condizioni, di stentata sopravvivenza a caro prezzo agli ordini dei “caporali” di Torlonia, in condizioni di lavoro subumane con misere paghe. Era allora considerato fortunato chi sapeva esercitare un mestiere di fabbro, falegname, calzolaio, facocchio, barbiere o altro, tirando avanti anche qualche “mozzico” di terra con vigna e olivi e facendo una modestissima semina per il pane quotidiano: scampava così, restando nel paese, ai sudori, alle zanzare e alla malaria della Maremma. La prospettiva dell’“avventura americana”, già tentata da molti italiani nella seconda metà del 1800, New York, anni ‘20. Flavio Cherubini rappresentò una allettante alternativa ed un miraggio ricco di fascino per molti giovani, che non esi- con la moglie Angela Ciparchia e i figli Giacomo, Maria e Mario tarono ad affrontare sacrifici e disagi di ogni genere e si imbarcarono per le Americhe, soprattutto quella del nord, sognando di ritornare al paesello più “ricchi” per comperarsi una casetta e terra suf- meva in dialetto grottano di ficiente a vivere in proprio. Giuseppe Gavelli, storico ischiano, nel suo Ischia di Castro-Il mio paese: altri tempi, faceva ancora uso un castello, una chiesa, un campanile, scrive in proposito con realistica analisi una bella pagina: “La di espressioni con verbi Maremma con il suo latifondo non arricchisce i braccianti, i salariati, la povera gente; il prodotto della coniugati in modo ormai del ferace Maremma riesce solo a chetare, appena appena, l’appetito dei poveri, che troppo spesso per tutto inusuale: “annàmmera, alcuni nel passato è giunto anche al livello di fame. E ogni tanto la malaria la vince e porta qualcuno venìmmera...”. Anche il suo alla tomba; perciò molti giovani tentano un’altra strada, l’emigrazione. Molti partono dal paese con la linguaggio americano era di segreta speranza di far fortuna e vanno a lavorare nelle miniere: loro, abituati all’aria libera, alla luce difficile comprensione poichè del sole; vanno nelle fattorie ad allevare vacche e cavalli; si dedicano al piccolo commercio e ad altre usava lo slang, ossia espres- attività, anche le più umili, pur di racimolare un gruzzoletto e ritornare al paese dove una bella giovane sioni gergali, per di più mala- attende fiduciosa, dove la mamma è in ansia per un ragazzo che ha avuto il coraggio di superare il mente orecchiate. Un’e- mare ed andare lontano lontano, così lontano che lei non può immaginare, perché non ha mai superato spressione che lo caratteriz- “Valle Renaccio” o “I Piani del Duca”. zava per la strana pronuncia L’espatrio aveva una precisa causa economica: l’America aveva urgente bisogno di manodopera era sciaràp, in inglese shut up, non specializzata per un sistema industriale in espansione, all’indomani di una guerra civile, la il cui significato è chiudi il cosiddetta Guerra di secessione del 1861-1865 tra gli Stati del Nord e quelli del Sud, che aveva pro- becco, tappati la bocca... Al dotto più di seicentomila morti e migliaia di feriti ed invalidi. Inizia nel 1902 l’esodo dal piccolo bar era sempre molto genero- paese di Ischia verso gli Stati Uniti, ininterrotto fino al 1931, con picchi di partenze negli anni 1906, so con tutti... 1907, 1909, 1912, 1913. Tutto un capitolo, il terzo, dedica Carlo Nanni nel volume sopracitato agli

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“Uomini in cammino: le correnti migratorie del e l’incertezza di dover sopravvivere i primi giorni, nell’attesa passato”, fonte di riferimento anche per il dato di trovare lavoro, con i pochi soldi portati da casa. sui passaporti rilasciati, di cui alla tabella sottori- Quasi tutti questi “trasmigratori” andavano negli Stati Uniti. portata. Scrive tra l’altro: “Al censimento del 1911 Ammassati ad Ellis Island, punto di raccolta degli emigranti a sono 609 famiglie e 2748 abitanti (popolazione residente), 2574 New York, venivano sottoposti ad interminabili visite mediche la popolazione presente (mancano gli emigranti nelle e controlli di ogni genere, prima di avere la sospirata tessera Americhe)... Senza conoscere minimamente la lingua, né il luogo, con timbro sovrimpresso “ADMITTED”, ammesso al soggiorno. Di né il lavoro, gli emigranti partivano... Spesso il denaro per il viag- lì si diffondevano nei vari Stati a Philadelphia,Youngstown, gio veniva anticipato dall’arciprete parroco don Giuseppe Volpini Morgantown, New York, Boston, Cleweland, Johnstown, (1878-1928). Qualsiasi lavoro era buono... Molti lavoravano in Cincinnati nella Contea dell’Indiana. In queste città sarebbe miniera. Tale emigrazione fu a carattere stabile e temporanea. oggi interessante ricercare i figli e i nipoti americani degli Alcuni [i più, ndr], infatti, realizzato il loro gruzzoletto di soldi, ischiani che partirono e non ritornarono. ritornavano; altri ritornavano senza soldi e delusi: più d’uno tenta- Un nucleo di dodici persone si stabilì in Argentina nella città di va più volte la sorte, spesso ad esito incerto; altri si stabilivano Alcorta, altri a Buenos Ayres. Quasi tutti avevano dai 20 ai 30 nel luogo di emigrazione; altri, partiti, non dettero più traccia di anni; se sposati, qualche anno dopo trasferivano tutta la fami- sé, creando drammi nei congiunti rimasti. In genere, infatti, alme- glia nella città di emigrazione. Fu il caso di Giuseppe Marcucci, no la prima volta, l’emigrante partiva da solo lasciando i familiari contadino ventottenne, che emigrò negli Stati Uniti nel 1913: al paese”. sette anni dopo, nel marzo del 1920, fece venire tutta la fami- Vediamo in pratica la consistenza di questo fenomeno migrato- glia: la moglie Rossi Vittoria e i figli di 12, 14, e 16 anni. Partì rio, alla luce dei dati che è stato possibile acquisire presso l’uffi- per gli Stati Uniti nel 1903 Serpetti Angelo di Bernardino, che cio anagrafe, grazie alla disponibilità del comune e alla collabo- dieci anni dopo, nel 1913, fece venire la moglie Ceccarelli razione della dott.ssa Simonetta Neri. Francesca ed un figlietto di appena 4 mesi. Il 90% degli emi-

Anno Passaporti richiesti Emigranti non rimpatriati

1901 - - 1902 - 62 (USA) 1903 46 3 (USA) 1904 - - 1905 20 - 1906 189 23 (USA) 1907 99 11 (USA) 1908 16 1 (USA) 1909 89 24 (USA) 1910 54 10 (USA) 1911 10 13 (USA) 1912 103 29 (USA) 1913 115 24 (USA) 1914 15 12 (USA) 1915 - 1 (USA) 1916 11 1 (USA) 1917 - - 1918 - - 1919 3 4 (USA) 1920 41 11 (USA) 1921 1 3 (USA) 1922 2 4 (USA) 1923 9 15 (8 USA, 7 ARGENTINA) 1924 2 6 (1 USA, 5 ARGENTINA) 1925 2 4 (USA) 1926 1 5 (USA) 1927 5 6 (ARGENTINA) 1928 1 4 (2 USA, 2 ARGENTINA) 1929 1 3 (USA) 1930 - 1 (USA) 1931 2 1 (USA)

TOTALE 843 221

Dalla tabella balza agli occhi l’elevato numero di richieste del granti erano contadini, braccianti agricoli ed operai, ma non passaporto: 843 in totale nell’arco di circa trent’anni, con una mancava il falegname, il calderaio, il mugnaio, il fabbro, ed un media di quasi 30 all’anno. Tante, per un piccolo paese. Una certo Taranta Antonio, partito per gli USA nel 1906, era di pro- prima riflessione induce a considerare partenti tutti i richie- fessione imbastaio. denti, salvo qualche rara eventuale eccezione. C’è da conside- Il “Nuovo Mondo”, ricco di promesse, apriva le sue porte. Ma rare, poi, che non pochi facevano gli stagionali, le cosiddette era carico di insidie per gente che non era mai stata in città e, “rondini”, e andavano “laggiù”, come generalmente veniva soprattutto, non conosceva l’inglese e per cercare lavoro dove- indicato nei loro racconti l’intero continente americano, anche va necessariamente mettersi nelle mani di esperti protettori, i tre, quattro volte, ed anche di più: bastava un biglietto di terza cosiddetti “padroni”, che in cambio di aiuto esigevano fino al classe ed il coraggio di affrontare una lunga, paurosa traversa- 60% dei loro guadagni. L’intelligenza e lo spirito di adattamento ta. All’atto della richiesta del nulla-osta per la concessione del hanno poi premiato negli anni il coraggio di questi nostri pionie- passaporto, gli emigranti dovevano dichiarare al comune se ri del lavoro. Non pochi si sono affermati ed hanno fatto fortuna intendevano stabilire nel paese di emigrazione dimora fissa o “laggiù”. provvisoria a tempo indeterminato. Le “rondini” andavano e Nel ventennio 1922-42 il fenomeno emigratorio si attenuò molto tornavano con relativa facilità. Se un contadino riusciva a raci- sensibilmente, fino a scomparire: la politica del fascismo ambi- molare 30 dollari, il prezzo del passaggio, le compagnie di va a procurare un suo “posto al sole” all’“Italia proletaria”, ricca navigazione, che facevano soldi a palate con i biglietti di di braccia e bisognosa sempre di sbocchi di lavoro. Ma nelle ponte, si occupavano del viaggio ed anche della sistemazione terre africane di Libia ed Etiopia la presenza degli ischiani non al lavoro. Delle 843 partenze, 622 furono i ritorni; ben 221 circa fu considerevole. divennero cittadini americani e non ritornarono più al paese. Dopo la seconda guerra mondiale le partenze per l’estero si Ai disagi del viaggio, lungo e fatto in precarie condizioni, face- riducono a poche unità: dal 1949 al 1996 sono espatriati per vano seguito all’arrivo un’accoglienza per niente incoraggiante lavoro 46 ischiani. Di essi, 14 in Germania negli anni ‘60-70, altri

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vicinanza e per Anno Emigrati Immigrati le sue molte- 1934 60 40 plici offerte oc- 1935 71 62 cupazionali, ha 1936 91 60 costituito da sempre per il 1937 59 51 nostro territorio una buona 1938 52 64 1939 59 27 possibilità di lavoro in diver- 1940 47 23 si campi, dai servizi alle pro- 1941 54 29 fessioni. 1942 76 127 Tra coloro che andarono 1943 39 37 all’estero per lavoro, Antonio 1944 24 39 1945 49 91 Palazzetti, partito per la 1946 61 53 Germania alla fine degli anni 1947 46 95 ‘50 e oggi pensionato ad I- 1948 54 42 schia, ricorda: “Ho lavorato 1949 97 62 1950 70 70 nella Volkswagen per 22 anni. 1951 93 61 Pur sentendo molto la lonta- 1952 112 52 nanza da casa, mi sono trova- 1953 124 52 to bene: i tedeschi avevano 1954 96 46 rispetto per il nostro lavoro e 1955 66 42 1956 67 42 noi eravamo trattati come tutti 1957 72 51 gli altri operai. In confronto 1958 70 37 in Australia, Svizzera, Fran- all’Italia, la Germania allora offriva migliori condizioni di vita e 1959 103 17 USA maggiori possibilità e, sebbene con sacrifici, riuscivamo a mettere 1960 68 34 cia, Belgio, , Lussembur- 1961 82 42 go, Brasile, Svezia. da parte qualcosa... Io sentivo molto la nostalgia del mio paese e 1962 192 102 Il flusso di emigrazione da due volte all’anno ci ritornavo. E’ per questo che non mi sono sta- 1963 96 33 Ischia di Castro non fu ov- bilito in Germania, dove per il resto vivevo bene”. 1964 87 34 viamente solo per l’estero, Il compianto professor Donato Donati, ischiano insigne per 1965 73 43 meriti e per amore alla sua terra, emigrato in Brasile dove inse- 1966 61 26 ma prese le direzioni più di- 1967 38 40 verse nelle città dell’Italia. gnò in un ginnasio italiano a Rio de Janeiro, in un suo racconto 1968 104 22 Parimenti ci furono immi- intitolato L’America, dal volume di novelle maremmane 1969 43 30 grazioni da altre regioni o Maremma di ieri, ha lasciato un toccante ricordo di quella espe- 1970 63 51 rienza col suo “mal di nostalgia”: “Adori, nel pensiero, ogni squal- 1971 37 86 province, fino alle più re- 1972 90 60 centi da paesi extracomuni- lido cantuccio della tua Terra, cambieresti ogni opulenta bellezza 1973 27 26 tari. La tabella a fianco ne dei più svariati luoghi d’incanto con il seccume tufaceo delle tue 1974 37 34 evidenzia la consistenza colline: i quattro malinconici cipressi che ombreggiano il viale del 1975 54 38 dall’anno 1934 con il dato cimitero del tuo paese sono di gran lunga più verdi, più maestosi 1976 49 38 ed eccelsi di qualunque gigante della foresta vergine”. Comuni a 1977 49 55 relativo alla popolazione re- 1978 39 38 sidente. questi saranno stati i pensieri e le nostalgie dei nostri emigranti, 1979 38 32 I numeri mettono in eviden- persone semplici, che seppero con coraggio e tenacia non 1980 33 43 za una netta prevalenza nel comuni costruire per sé, per le loro famiglie, per l’Italia un avve- 1981 61 40 nire più dignitoso e migliore. 1982 64 44 secolo scorso di emigrazio- 1983 32 50 ne dal comune, rispetto 1984 48 54 all’immigrazione, non com- 1985 37 34 pensata se non in parte dal 1986 65 40 numero delle nascite, fino 1987 29 40 1988 37 35 agli anni ‘50-’60. Successiva- 1989 35 42 mente, dagli anni ‘70, il 1990 48 50 numero di coloro che la- 1991 69 52 sciano il paese diminuisce: 1992 54 70 1993 32 47 l’emigrazione sostanzial- 1994 27 37 mente si bilancia coll’immi- 1995 27 17 grazione, ma il crollo della 1996 4 20 nascite non consente il 1997 50 46 recupero di popolazione 1998 17 40 1999 30 21 nel comune. Dagli anni ‘80 e 2000 27 31 soprattutto negli anni ‘90, i 2001 40 20 ritorni di molti ischiani e la 2002 44 8 venuta di un buon numero 2003 44 55 2004 27 72 di extracomunitari hanno evitato il crollo della popo- TOTALE 4150 3264 lazione, che attualmente si attesta sui 2.500 abitanti circa. Gli stranieri, provenienti dal Marocco, Tunisia, Filippine, India, Brasile e dai paesi dell’Est europeo, ammontano ad un centinaio e svolgono attività di commercio, aiuto in agricoltura, servizi domestici e di assistenza, con un buon grado di inseri- mento sociale. Ma dove andavano gli ischiani che partivano? Si spostavano soprattutto nel territorio viterbese e laziale: Farnese, paese col quale c’è sempre stato un buon interscambio, Valentano, Viter- bo, Canino, Montalto, Tarquinia, ed anche Manciano e Pitigliano nella vicina Toscana, ma soprattutto Roma. Sono ben 500 gli ischiani che dal 1934 ad oggi si sono trasferiti nella capitale, con una media di circa 20 all’anno dal 1959 al 1965. Roma, per la sua

39 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005 Latera Argentina e Brasile di Emanuele Germani le mete più gettonate

ome in ogni paese della nostra pro- (così era soprannominato suo Cvincia, e più in generale in tutta la marito), sorella del nonno mater- nostra penisola, anche Latera ha vissuto no, Pietro Franci detto Boncòre. Dal in modo ravvicinato i flussi migratori nel Brasile tornarono pure il nonno e corso del ‘900 all’estero (Argentina e la nonna di mia moglie (Angelo Brasile), ma anche in Italia. Le uscite dei Chico detto Bombardino, ed nostri concittadini sono stati moltissime Assunta detta Bombardina) con il e non possiamo stilare un numero preci- figlio Cristoforo la Pace, divenuto so dei singoli casi, anche perché molti poi mio suocero. Questi ultimi dati di archivio sono andati persi. Non furono importatori di una moda possiamo nemmeno raccontare tutte e le nata in Brasile per i fumatori: l’uti- tante storie di lateresi che sono emigrati lizzo delle foglie più tenere del magari a Roma o altrove per fare il por- mais, al posto delle cartine di siga- tiere di condominio oppure l’autista..., retta, per avvolgere il toscano trita- anche perché non sarebbe sufficiente un to. Anch’io ebbi modo di provare libro per narrarle. Ma abbiamo raccolto questa... “bomba tossica” della la bellissima testimonianza e i bei ricordi povera gente. Mi divertiva anche di un laterese, Giuseppe Ginanneschi, una “bestemmia” grammatical-geo- che all’interno della sua famiglia ha speri- grafica con cui la zia Maria del Mat- mentato questa esperienza in modo del taccino soleva rispondere alla mia tutto particolare: insistente quanto impietosa “La provincia di Viterbo ed in particolare domanda: “Dove eravate emigra- Latera, nella prima metà dello scorso ti?”, “Noi semmarà ne’ Guattaparà”. secolo, ha registrato uno dei più alti tassi Intendeva dire: “Noi eravamo nel migratori d’Italia. Già durante i primissimi Paranà” (regione e fiume del anni del ‘900 gli emigranti lateresi partiva- Brasile). no per... “le lontane Americhe”. La quasi Ma la più massiccia emigrazione Latera, il Borgo totalità della popolazione era nullatenente avvenne dopo la prima guerra ed analfabeta, per cui la difficile sopravvi- mondiale, nei primi anni ‘20, que- venza della gente laterese, legata al solo sta volta verso l’Argentina. Ai molti redu- mio padre dall’Argentina. Lo vidi per la bracciantato agricolo o alla pastorizia, ci della guerra era stato promesso terra e prima volta che era seduto al tavolino di porta alla triste disgregazione delle fami- lavoro, poi puntualmente negati. Di qui il casa che mangiava pane e mortadella... glie a causa della perdita gli uomini più tentativo disperato di invadere le terre Mi sembrava emblematico l’episodio che validi costretti a “cercar cibo” altrove. dei ricchi latifondisti, ma l’avvento del ha per protagonista lo zio Venanzio: Nel dicembre 2004, in un lungo canto poe- fascismo tolse ogni velleitaria illusione di quando dall’Argentina rientrò in paese, la tico dedicato a Latera, a proposito delle conquista. La fame offrì un’unica soluzio- zia Peppina gli chiese qualche moneta emigrazioni lateresi, scrivevo: “... Col ne: l’emigrazione! Nel 1922, assieme a per il pranzo e lui rispose che aveva fini- nuovo secolo patir doveste / spezzati affetti molti reduci della prima guerra mondiale, to i soldi, lassù alla Cantoniera, per com- dalle migrazioni / d’uomini forti privi rima- partì per l’Argentina anche mio padre, perare le caramelle ai figli che gli erano neste: / gran sacrifici per pochi padroni...”. lasciando me bambino e mia madre incin- andati incontro. Le prime mete dell’esodo durante questo ta del fratello Angelo. Tra i reduci emi- Molti rimasero in Argentina dove ancora inizio secolo furono gli Stati Uniti ed il granti c’erano anche gli zii Macario e oggi risiedono; alcuni con successo, altri Brasile. Fra i ricordi della mia prima giovi- Venanzio, sposati con figli. meno; alcuni si rifecero una famiglia, altri nezza si muovono personaggi reduci da Forzatamente allontanati dalle loro fami- chiamarono a sé i familiari, alcuni addirit- questi paesi, qualcuno legato anche a me glie, questi nostri compaesani emigrati tura non fecero più avere notizie di sé e da vincoli di parentela. Ricordo, ad esem- in... “cerca di fortuna”, riuscirono, per se ne persero le tracce. pio, zia Maria detta Maria del Mattaccino alcuni anni, a trovare lavoro e a guada- Nel 1999, nel mese più caldo dell’Argen- gnare qualche tina, il dicembre, ho voluto visitare tutti i soldo, ma poi luoghi dove era stato mio padre e i miei sopraggiunse la parenti. Anche in quel periodo l’Argenti- famigerata crisi na era in piena crisi economica, ma vi ho americana del trovato una grande e generosa ospitalità ‘29 e molti di permeata dal sogno diffuso di una Italia loro furono in Argentina e dalla grande nostalgia dei rimpatriati più più anziani, per il paese natale. Grazie a poveri di come quelle grandi emigrazioni italiane in erano partiti. Argentina, la maggioranza degli italiani è Avevo sette an- rappresentata dagli emigrati italiani o dai ni e frequenta- loro discendenti. vo la seconda Diffuso tra alcune ricchissime famiglie è il elementare grande latifondo, costituito da sterminati quando la bi- territori da coltura e da pascolo, il che della Clemen- giustifica il detto che “tanto è dato a tina entrò in pochi, e poco o nulla è dato a tanti”. classe e disse alla maestra Le notizie e alcune delle foto sono state conces- Giuseppe Ginanneschi va a trovare i parenti in Argentina (dicembre 1999) che era tornato se dall’intervistato Giuseppe Ginanneschi.

40 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale

Alla ricerca di... EMIGRAZIONE DA LATERA DAL 1932 AL 2004 Un’improvvisa quanto sorprendente e-mail proveniente dall’Argentina ha anno Italia Estero destato la curiosità della comunità di Latera. Rivolgendosi agli Estimados Señores de la 1932 48 Associacion, un lontano figlio di emigrante chiede informazioni sulla famiglia di Clemente 1933 30 Adamini, oriundo laterese. La richiesta, rigorosamente scritta in spagnolo, è stata inviata 1934 45 all’Associazione Card. Girolamo Farnese che da tempo opera nel settore della cultura e del- 1935 47 14 (Argentina) l’informazione. Immediatamente divulgatasi, la notizia ha fatto in poche ore il giro del paese e 1936 101 34 (Argentina) subito si sono fatte le prime ipotesi. Finché Giovanni la guardia, vigile urbano in pensione, ha 1937 36 sparato la sua: 1938 39 “Avarébbe da 1939 38 èssa ‘l fjo de 1940 49 1941 57 Crimente de 1942 50 Pastrano!”. 1943 20 Mai ipotesi fu 1944 8 più azzeccata, 1945 33 tanto che, rico- 1946 30 struendo men- 1947 42 talmente l’albe- 1948 35 ro genealogi- 1949 32 1950 16 co, sono usciti 1951 26 fuori ben sette 1952 53 14 (Argentina) cugini, discen- 1953 21 denti di fratelli 1954 45 e sorelle del 1955 33 vecchio emi- 1956 66 grante, che 1957 24 premurosa- 1958 55 1959 52 Tre lateresi reduci dall’Argentina: (da sinistra) i fratelli Macario, Antonio e Venanzio mente si sono 1960 36 Ginanneschi “presentati” e 1961 66 stanno aspetta- 1962 78 do con impazienza la risposta. Non sappiamo se da Mar del Plata sia vero desiderio di cono- 1963 62 scere ed incontrare i nuovi parenti; oppure, come di recente hanno fatto molti calciatori pro- 1964 62 fessionisti, non siano alla ricerca di un documento per ottenere il doppio passaporto; o infine, 1965 35 vista la grave situazione interna dell’Argentina, non vogliano piuttosto cercare l’America... a 1966 33 Latera! 1967 38 8 (6 Germania, 1 Svizzera, 1 Argentina) 1968 19 Dario Tramontana 1969 24 da la Loggetta, novembre 2002, p. 12 1970 17 1971 22 1972 23 1973 20 1974 41 Chi non paga è disertore! 1975 19 1976 21 Pippi Vincenzo nasce a Latera nel 1892. A 18 1977 13 anni parte per l’Argentina come tanti altri ita- 1978 15 liani. Si sposa con una ragazza argentina. 1979 11 Allo scoppio della prima guerra mondiale 1980 22 decide di tornare in Italia per prenderne parte. 1981 16 1982 20 Ha con sé la moglie incinta, che pensa di affi- 1983 19 dare ai suoi di Latera in attesa del suo ritorno 1984 17 dalla guerra. Però all’imbarco c’è una compli- 1985 16 cazione: dovranno viaggiare su due navi 1986 12 diverse, gli uomini su una nave e le donne su 1987 18 un’altra. Vincenzo a questo punto non vuole 1988 12 più partire: il viaggio è troppo lungo e avven- 1989 2 turoso, e non se la sente di lasciar sola la 1990 1 1991 1 moglie “straniera” in quelle condizioni. Però 1992 17 vorrebbe fare il suo dovere e si rivolge alle 1993 11 autorità italiane. Semplice: “Paga una quota 1994 12 allo Stato italiano - gli si dice - e così eviti di 1995 9 essere dichiarato disertore”! 1996 9 1997 13 Renzo Procenesi 1998 12 1999 13 2000 15 2001 14 2002 18 2003 17 2004 10

In Italia le maggiori destinazioni trovano al primo posto il centro e poi il nord. Al sud pochissime emigrazioni. Due lateresi in Argentina (anni ‘30-’40)

41 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005 Lubriano “Il mio paese d’origine

di Maria Assunta Scarino si chiama Lubriano”

emigrazione storica degli italiani verso paesi esteri è stata “campo di concentramento”, tutto recintato e pieno di baracchet- L’ maggiormente nutrita dal meridione e dal centro della peniso- te. Presto scappai e trovai lavoro da solo. Un giorno, insieme ad la; anche Lubriano ha contribuito con un piccolo drappello. un amico toscano facemmo la conta a chi doveva andare a fare la Già alla fine dell’Ottocento alcuni giovani desiderosi di far fortuna spesa poiché, non conoscendo mezza parola della loro lingua, intraprendono lunghi viaggi verso terre lontane. Tra il 1880 e il sbagliavamo sempre. Toccò a me: dovevo comperare 12 salsicce; 1920 ben sei giovani partono per gli Stati Uniti, due per il Brasile, non feci in tempo a fantasticare sulla bella scorpacciata che mi uno per l’Argentina, uno per la Francia e uno per il Principato di trovai in mano 12... fiammiferi; non erano salsicce, ma il numero Monaco. Erano viaggi epici, carichi di disagi e di tristezza ma 12 lo avevo indovinato!”. sostenuti sempre dalla speranza di una vita migliore. Aldo torna a Lubriano nell’aprile del 1957, a dicembre dello stesso Con il ventennio fascista i movimenti migratori poterono svolgersi anno riparte per l’Australia con la giovane moglie Agnese; là nasce- solo sul suolo nazionale; non si riscontreranno grandi spostamen- ranno le loro due figlie e Agnese saprà farsi apprezzare ed amare ti in paese fino agli anni successivi alla seconda guerra mondiale. con tenace caparbietà come donna ma soprattutto come italiana. Infatti già nel 1946 iniziamo ad avere notizia di qualche “portierato a Roma”, poi tante ragazze che vanno in città “a servizio”; il movi- Il profumo del ragù mento più sostanzioso riguarda l’emigrazione in Germania: su 42 Luigi parte a 21 anni, senza il consenso dei genitori ma con un emigrati all’estero tra il 1946 e il 1965 ben 31 partirono per la mestiere e un contratto. A Verona lo attende la visita medica, Germania. effettuata da medici tedeschi, un vero e proprio reclutamento. Lubriano registra inoltre, nel decennio 1965-1975, un certo avvi- Venivano smistati per mestieri e, con destinazione ignota, divisi in cendamento di salariati agricoli che sostituirono i coloni a causa vagoni che pian piano si svuotavano lungo il percorso; il suo vago- della fine della mezzadria. ne si svuotò a 20 km da Stoccarda. Luigi era arrivato, là avrebbe Come si può vedere da questa breve analisi l’attenzione maggiore trascorso i successivi 19 anni. Dapprima sarà “così triste che non la dobbiamo riservare agli emigrati in Germania, la stragrande lo rifarei” ma pian piano si farà valere sia come lavoratore che maggioranza dei quali è tornata a Lubriano. come persona, raggiungendo i vertici della filiera lavorativa e la Parlando invece di immigrazione il paese tende ad un bilancio stima incondizionata dei tedeschi che lo conoscono. demografico “a perdere”; certamente dai registri anagrafici comu- Racconta che in alcuni locali pubblici si trovava scritto sulla porta nali riscontriamo degli arrivi, ma tra decessi e partenze il bilancio “vietato l’ingresso agli italiani”, ma è altrettanto vero che in alcuni non torna: nel 1941 Lubriano contava 1.365 residenti, a fine 2004 casi capitava di assistere a comportamenti inadeguati di gruppi di ve ne erano 934. suoi connazionali. Troviamo comunque, al 31 dicembre 2004, un totale di 29 cittadini Luigi comincia ad integrarsi, ama giocare a pallone tanto che negli stranieri, 16 uomini e 13 donne immigrati da vari paesi, in primo anni diventerà arbitro federale tedesco, ma soprattutto conosce luogo la Romania che riveste frequentemente nel centro Italia que- Elisa e per Elisa tornerà a Lubriano per adempiere agli obblighi di sto primato. leva. Torna in Germania e la sposa. “Noi non abbiamo fatto la vita degli emigranti, abbiamo fatto amicizie durature con famiglie tede- Aldo e i fiammiferi sche, con le quali siamo tuttora in ottimi rapporti e ci incontriamo Aldo racconta: “... Allora, nel 1952 avevo 24 anni e volevo andare non appena possiamo, anche se siamo tornati a Lubriano dal in Canada, però all’ufficio del lavoro ci dissero che il governo 1981”. dell’Australia aveva aperto agli emigranti italiani, così facemmo Elisa parla della scuola della figlia maggiore, che ha frequentato in domanda in 13, ma per un motivo o per l’altro andammo a Napoli, Germania il ginnasio dove non c’erano altri figli di stranieri; per alla visita medica, soltanto in tre, e alla partenza mi trovai unico farmi capire la loro integrazione, mi racconta come per la festa di lubrianese. Sapevamo che ci avrebbe spesato il governo invece ogni fine anno scolastico la pregassero di preparare il “ragù”. non fu vero, pagammo subito trentamila lire e poi 24 rate di 6 ster- Mentre mi accomiato da loro sento il profumo della pasta al ragù line l’una ogni mese, per due anni. Il viaggio Napoli-Sidney durò 44 che è anche il profumo dell’amicizia. giorni e una volti giunti fummo rinchiusi in un grandissimo I temi di Giovanni Giovanni, figlio unico, parte per Monaco di Baviera a 17 anni con un contratto di un anno e la solita trafila di visti e visite Treno di emigranti mediche; tornerà dopo un anno a Lubriano e ripartirà per restare a lungo in Germania, lavorando ai turni di notte e guadagnandosi con immensa fatica la stima di tutti, tanto da Treno di pianto, treno di amore, diventare rappresentante sindacale del suo turno. L’inizio fu oggi tu passi sopra i miei saluti molto duro, pieno di tristezza e solitudine. Col tempo anche lui incontrerà l’amore e sarà accolto con affetto dalla famiglia e ti riporti lontano la mia gente, di sua moglie. te la riporti oltralpe, Da Giovanni abbiamo ricevuto un bellissimo regalo: ha volu- a respirare fumo di carbone, to farmi leggere dei componimenti scritti frequentando un alle calde ferriere di Moselle. corso scolastico in Germania dopo ormai molti anni di per- manenza, che meglio di ogni mio racconto ci rendono parte- E’ finita così la breve estate cipi dei sentimenti più intimi che hanno accompagnato “quel ragazzo” lontano dai suoi cari e dal suo paese. in un’ansia di attese e di ritorni, mentre scivola e si perde la tua coda Tema: L’emigrazione. Augsburg, 10-11-1980. Nessuno, dietro la curva della ferrovia. credo, come noi, può esprimersi su questo argomento; è un problema che noi emigrati abbiamo cercato di risolvere dal primo giorno del nostro espatrio ma nella maggior parte dei Nino Agnello casi è rimasto ancora irrisolto. [...] Come potrei ora descrive- re quegli attimi, quelle lunghe amare ore che ho passato da Flauto di canna, TISS appena partito da casa? [...]

42 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale

Tema: Luci ed ombre sulla mia esperienza in Marta Maria Irene Fedeli Germania. Ausburg, 25-2-1981. [...] ... La cruda realtà di ogni giorno mi fece subito capire di pagare troppo caro il prezzo di quella lontanan- za da me voluta. Essere gentile non serviva. I tedeschi già dai primi giorni me li sono sentiti ostili; sentivo di essere classificato come perso- na di seconda categoria. Ero un emigrato e Passaporti tanti, basta. Potevano leggerlo tutti nella mia faccia bruna, marchio indelebile di chissà quale colpa o misfatto; motivo di scoraggianti umiliazioni troppe volte soffocate a stento. [...] Nonostante partenze poche tutto qui in Germania ho avuto fortuna; in mezzo a tanto sconforto ho trovato l’amore di una ragazza, mia moglie, che ha dato una svolta positiva alla mia esistenza. Ora per essere sod- ell’ultimo decennio dell’800 le file di emigranti passarono sotto gli occhi dei mar- disfatto, mi basta guardare negli occhi innocenti Ntani senza che questi avvertissero la necessità o decidessero di cogliere l’oppor- di mio figlio, questo figlio che non avrei mai tunità di un lavoro lontano dal paese di origine. Dobbiamo attendere l’agosto del avuto se non fossi venuto in Germania. [...] 1901 per avere la notizia documentata del primo nucleo familiare di emigranti a S. Paolo in Brasile. Si tratta della famiglia Cinelli, il cui capofamiglia, quarantacinquen- ne, porta con sé la moglie di 43 anni e tre figli, una femmina e due maschi, rispettiva- mente di 12, 8 e 5 anni. La condizione sociale che compare nella documentazione è quella di “contadini”. Nei successivi anni la documentazione d’archivio non evidenzia movimenti migratori per l’estero e le migrazioni verso comuni limitrofi sono, general- mente, bilanciate da movimenti di persone in entrata. Nel 1905 sono documentate 12 richieste di passaporto per l’estero e i richiedenti, nati tra il 1868 e il 1882, indicano tutti, come destinazione, l’Africa australe occidentale tedesca. Una circolare del Commissariato per l’Emigrazione del ministero degli Affari Esteri dell’8 febbraio 1906 avverte i contadini, i braccianti e gli addetti ad ogni tipo di lavori campestri, affinché raggiungano il Brasile muniti dei certificati consolari di richiesta da parte di familiari e congiunti, e ciò per impedire che gli emigranti italiani siano chiamati nelle fazendas del Brasile da amici o persone diverse senza dare loro sicu- rezza di impiego, di equo trattamento, di regolare pagamento delle mercedi. Si verifi- I coniugi Giovanni e Luciana Proietti davanti alla fabbrica cava, anche per gli emigranti italiani, lo sfruttamento da parte di persone senza scru- Osram ad Augsburg, fine anni sessanta (sopra), e davanti al poli (anche connazionali emigrati precedentemente), che reclutavano manodopera a teatro di Augsburg a metà anni settanta (sotto) basso costo e privavano i nuovi arrivati di ogni più elementare diritto, costringendoli a orari e condizioni di lavoro proibitivi e negandogli la giusta mercede alla fine di una stagione di lavoro. Il 24 marzo 1906 la deputazione provinciale di Roma (ricordiamo che fino al 1927, anno di creazione della provincia di Viterbo, i nostri comuni appartenevano alla pro- vincia di Roma) con un apposito questionario inviato ai comuni “chiede di conoscere in tutti i suoi particolari con quale intensità si manifesti in codesto comune il fenomeno della emigrazione, tenendo conto delle condizioni locali dell’agricoltura e delle indu- strie e ponendo in rilievo gli effetti prodotti dalla emigrazione stessa”. Le risposte date dal comune permettono di ricavare alcune notizie relative alla condizione economica del paese e all’emigrazione. Nel 1906 la popolazione assommava dunque a 2.171 abi- tanti e rispetto al censimento del 1881 aveva avuto un incremento di 169 abitanti. Non viene indicato, anche se richiesto, il numero di agricoltori; si precisa che non è in vigore alcun patto colonico, essendo i coltivatori, in genere, proprietari del terre- no; si dà notizia che il salario ai contadini è di lire 1,29 d’inverno e di lire 1,50 d’estate e viene corrisposto tutto in denaro; il raccolto di grano nell’ultimo decen- nio era stato me- diocre; nel comune esiste solo una industria, una car- tiera che produce carta paglia; nel Tema: Il mio paese d’origine. Ausburg 20-5- paese vi sono artie- 1981. Il mio paese d’origine si chiama Lubriano. ri di buone condi- [...] Conta mille abitanti; due sono emigrati. Fra zioni economiche; un mese uno degli emigrati ritornerà definitiva- l’emigrazione si è mente a casa; ne rimarrà uno che manca da verificata nel cor- vent’anni ma desidera ardentemente farla finita rente anno ma in con l’emigrazione. [...] Se tutto andrà come misura molto limi- spero, anche l’ultimo emigrante di Lubriano tata; non vi sono ritornerà al suo paese, per sempre. cause specifiche che la determina- Ringrazio per la gentile collaborazione Enzo Silvi, no. Alla domanda Ufficio Anagrafe del Comune di Lubriano. n. 9 del questiona- Desidero esprimere una particolare gratitudine a rio, in cui si chiede Giovanni Proietti, Aldo Rossi, Luigi Tirinnanzi, per quale numero di avermi raccontato le loro testimonianze. emigranti si è avu-

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to nell’ultimo dai vari porti italiani, con i loro decennio, te- nomi, le destinazioni, se si trat- nendo conto ta di diretti o direttissimi, e i dei passaporti giorni di navigazione. Sap- o dei certificati di nulla osta piamo così che un direttissimo richiesti, si risponde circa 12 da Napoli raggiungeva Buenos emigranti, tutti agricoltori. Si Aires in 19 giorni e mezzo di viene a conoscenza che l’emi- navigazione. La massa di emi- grazione non è riuscita giove- granti che dall’Europa si river- vole alle famiglie degli emi- sa oltreoceano, se dapprima granti e che non pervennero aveva trovato condizioni favo- risparmi. Alle successive revoli nei paesi di immigrazio- domande, tutte basate sull’ipo- ne, ad un certo punto comin- tesi di consistente emigrazio- cia a creare qualche difficoltà ne, si risponde: Non si può ai paesi ospitanti. Così gli Stati rispondere trattandosi di emi- Uniti, per regolamentare tale grazione inesistente. Indub- flusso, emanano una legge più biamente, dodici emigranti in restrittiva di quella del marzo un decennio costituiscono un 1903. dato abbastanza insignificante. Nell’archivio comunale trovia- Viene da supporre che in tale mo notizia, in data 8 settembre periodo le risorse economiche 1907, che la società italiana di offerte dal paese fossero suffi- trasporti marittimi La Patria, cienti ai bisogni della popola- specializzata in viaggi rapidi zione o, almeno, non in condi- per New York e Plata, ha inol- zioni tali da spingere la gente trato, per il tramite del comu- ad allontanarsi dal luogo natìo. ne, il biglietto di imbarco per Nel 1906 è documentato l’atto New York a Pesci Francesco, il di affidamento di Gatti Ric- cui piroscafo partirà da Napoli cardo, minorenne emigrante a l’11 settembre e arriverà a Ellis New York, da parte del padre Island il 1° ottobre. Nel frat- Pietro, a Trapè Angelo di tempo, il montefiasconese Montefiascone. Per permettere Oreste Borghesi di Giuseppe l’espatrio di un minorenne era diventerà rappresentante sul necessario che il padre sotto- territorio della società Lloyd scrivesse un atto di affidamen- Labandy. to ad una persona che prende- Dai database organizzati dalla va su di sé la responsabilità e Torino, Argentina, Città di essere ostacolato o impedito. Fondazione Ellis Island median- la tutela del minorenne e che Napoli della Società Veloce Il sindaco, inoltre, certifica che te gli ship manifests, cioè gli veniva redatto da un pubblico Luisiana e di alcuni yacht della tutte le persone segnate nella elenchi dei passeggeri imbar- ufficiale. Nello stesso anno società Navigazione Generale richiesta di rilascio dei passa- cati sulle varie navi di emigran- abbiamo notizia di un martano Italiana. Il prefetto invita i sin- porti sono tutti emigranti ti, abbiamo notizia che nel emigrato a Mendoza e del rim- daci a diffidare i rappresentan- poveri che si recano all’estero 1907 tredici martani raggiunse- patrio dalla Svizzera, precisa- ti di tali società operanti in per scopo di lavoro, quindi si ro, da febbraio a ottobre, il mente da Basilea, di una zona a non lasciar partire per trovano tutti nella condizione porto di New York. donna martana rimasta vedo- Genova alcun emigrante che prevista per usufruire della Nel 1908 diverse persone va. Il 9 marzo 1906 i carabinieri debba imbarcarsi su tali vapo- concessione speciale. Di que- (circa 20) fanno richiesta per comunicano ai sindaci di que- ri per evitare agli stessi ulterio- sto gruppo di persone, quelli ottenere dalla questura il certi- sto circondario che Ercole ri disagi, spese e attese. che non hanno Saviotti di Genova ha ottenuto Nel gennaio del 1907 diciotto ancora assolto la patente di “Vettore” per il persone chiederanno il rilascio l’obbligo di leva trasporto degli emigranti e di passaporti per l’estero, sottoscrivono un quindi è autorizzato ad opera- mentre l’agitazione dei maritti- “Atto di sottomis- re sul territorio, come pure il mi raggiungerà anche Napoli. Il sione per l’arruola- vettore “La Patria”, che com- prefetto dà disposizione ai sin- mento di un iscritto pie viaggi rapidi per New York daci affinché, prima di conse- alla leva che chie- e Plata. gnare i passaporti per i paesi de il permesso per Dal registro delle domande di d’oltremare agli emigranti, espatriare tempo- nulla osta per il rilascio dei provvedano ad informarsi se raneamente”. Con passaporti per l’estero venia- lo sciopero impedisce l’imbar- tale atto, le perso- mo a conoscenza che dal 1902 co sulle navi dirette a New ne non in regola al 1907 vi furono 40 richieste York. La questura di Napoli con il servizio mili- di passaporto. I paesi maggior- comunica, su richiesta del tare si impegnano mente richiesti per l’espatrio nostro sindaco, che nei giorni a rientrare in pa- sono: l’Africa australe occiden- 19 e 20 gennaio tre piroscafi di tria non appena tale tedesca e l’Argentina, bandiera estera, l’Algeria, il convocati dal quindi il Brasile e l’America del Madonna e il Konigin (o Kos- competente di- Sud. Le qualifiche dei richie- sigin) Luise, partiranno regolar- stretto. denti sono: bracciante, campa- mente per New York dato che Giungono intanto, gnolo, operaio, contadino, su questi è imbarcato un nei nostri comuni, pescatore. ristretto numero di marinai ita- i bollettini delle Il 7 dicembre 1906 uno sciope- liani che non avrebbe scopo società di naviga- ro dei lavoratori di mare a ed interesse a scioperare. Non zione con i calen- Genova causa l’annullamento sembra quindi che l’imbarco dari delle parten- della partenza dei piroscafi sui predetti piroscafi possa ze dei piroscafi

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acquistare qualche terreno o dimoranti nel qualche piccolo immobile, o territorio degli avviare qualche piccola atti- States, e presen- vità. La situazione economica tata alle auto- transoceanica, tuttavia, non rità locali, con cui si dichiara la permette facili guadagni. Il 5 disponibilità a farsi carico di marzo 1911 giunge una comu- tale persona qualora si trovas- nicazione ai comuni in cui si se in difficoltà finanziarie. sconsigliano i tessitori italiani Abbiamo notizia che 14 com- a recarsi negli USA a causa della paesani, nel 1913, raggiungono crisi delle industrie tessili New York, ma non abbiamo cotoniere e seriche. Il 31 luglio riscontri per i martani partiti una nota prefettizia comunica per altre destinazioni. Il fasci- che è sospesa l’emigrazione colo relativo a tale anno è verso l’Argentina a causa della abbastanza ridotto. Si ha noti- siccità che ha decimato i rac- zia di un martano respinto colti e il mercato del lavoro all’imbarco perché affetto da agricolo versa in condizioni di tracoma. Nel 1914 gli USA, per notevole difficoltà. Molti emi- restringere il numero degli granti italiani rimpatriano gra- immigrati, approvano una tuitamente con il patrocinio legge che vieta lo sbarco agli del consolato di Buenos Aires. analfabeti. I provveditori si Il 1912 vede crescere a 13 il attivano perché i sindaci fac- numero delle persone di Marta ciano opera di sensibilizzazio- ficato penale necessario al rila- familiari di qualcuno che è par- sbarcate a New York. Per qual- ne della popolazione affinché scio del passaporto, ma non tito nei precedenti anni, non cuno è già il secondo viaggio coloro che intendono emigrare tutti quelli che lo avranno ricevendo notizie del congiun- verso gli USA. Alcuni martani frequentino le scuole serali daranno poi seguito alla prati- to chiedono notizie all’agenzia chiedono passaporti per la pubbliche per poter così supe- ca per il suo rilascio. D’altra consolare di Fairmont, la quale Tripolitania, per il Canada, per rare l’esame nel momento parte, nel 1908, sia nei dati il 28 aprile 1909 comunicherà l’Argentina, ma alcuni si vedo- dello sbarco in America. In della fondazione Ellis Island alla famiglia che non ha potuto no negare le destinazione caso contrario circa la metà che in quelli d’archivio, non si sapere nulla di Giuseppe richieste perché l’Argentina degli emigranti italiani rischia trovano notizie di persone Cherubini. non riceve più emigranti e la di venire respinta ai porti di emigrate né negli USA né in Nel 1910 la situazione migrato- Tripolitania accetta solo indu- partenza. Si raccomanda, in altre nazioni. ria martana appare ancora striali e commercianti, cioè diverse circolari, che gli emi- Il 1909 fa registrare un notevo- abbastanza statica. Solamente persone disposte ad investire granti abbiano con sé il quanti- le incremento delle richieste di 4 martani sbarcheranno a New nell’economia della nazione. tativo di denaro prescritto per certificati e nulla osta finalizza- York e i registri sui movimenti Vengono accettate le richieste l’espatrio; che si imbarchino ti al rilascio dei passaporti, e interni della popolazione anno- di emigrazione verso il Ca- esclusivamente da porti italia- su tali richieste viene indicata, tano solo nascite e morti, nes- nada. E da segnalare che viene ni e mediante agenzie autoriz- prevalentemente, come desti- suna partenza e nessun arrivo negato il passaporto ad un zate, al fine di avere le neces- nazione prescelta New York. Si per e da altri comuni italiani. martano per motivi di età per- sarie tutele qualora vengano ritrovano vari atti di sottomis- L’anno successivo, 1911, altri 7 ché gli USA non accettano per- respinti dal paese di immigra- sione alla leva e di autorizza- martani sbarcheranno a New sone di età maggiore di 45 zione. zioni all’espatrio per minoren- York con la speranza di mette- anni, a meno che non vi sia I venti di guerra che agitano ni. A tale incremento di richie- re insieme un gruzzolo per una richiesta di congiunti l’Europa riportano in patria ste non corrisponde un identi- co incremento di partenze. Diverse pratiche non verranno completate, e resteranno nella cartella dell’archivio diversi passaporti rilasciati dalla com- petente autorità e mai ritirati dai richiedenti. Solo 4 martani raggiungeranno Ellis Island in quell’anno. Sul territorio, tuttavia, cresce il numero dei rappresentanti di vettori per il trasferimento di emigranti: il vettore Lloyd Sabaudo autorizza dapprima Leonardi Geminiano e poi Giovan Battista Lampani di Montefiascone a operare in queste zone. Il 12 febbraio 1909 è un martano, Iacoponi Gesualdo, a essere nominato rappresentante del vettore Sicula Americana con autoriz- zazione ad operare nel manda- mento di Montefiascone. Il 25 febbraio arriva un’altra compa- gnia, la società La Veloce, con il suo rappresentante Ema- nuelli Vittorio. Nel frattempo i

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molti emigranti Il periodo bellico e i mesi suc- famiglia atte al lavo- che vengono a cessivi alla fine del conflitto ro, aveva bisogno trovarsi nella trascorrono senza che si di un aiuto nei lavo- condizione di abbiano movimenti per l’este- ri agricoli. Il secon- disoccupati. Dall’elenco relati- ro. Dal 1920 riprendono i viag- do era rimpatriato vo alla disoccupazione in rap- gi transoceanici. In questo nell’ottobre 1920 in porto agli emigranti bisognosi anno vengono ri-chiesti i primi seguito alla notizia rimpatriati nel comune, abbia- passaporti da donne. Sono della morte dei fra- mo indicazione che nel 1914 passaporti validi un anno e telli. Tali atti notori, Marta ha 2.369 abitanti, che sono intestati a Rocchi controfirmati non esistono emigrati bisogno- Angelica e Calandrelli Alme- davanti al pubblico si rimpatriati a causa della rina. La prima parte insieme al ufficiale da quattro guerra, che non esistono fratello, Rocchi Francesco, che testimoni, sono disoccupati per cause estra- torna a lavorare nel Ristorant necessari ai due nee al rimpatrio, che non vi Ionis Avanti di New York. per poter tornare in sono cause di disoccupati Qualche emigrato che non ha America. Nello stes- attuali. Potranno esserci nel più dato notizie viene fatto so anno 1922 anche futuro inverno, ma il comune ricercare dalla famiglia. Il 18 Rocchi Pompeo intende provvedere eseguen- marzo 1921 una lettera del chiede il passapor- do lavori di pubblica utilità da console generale comunica al to per l’espatrio, decidere prossimamente. Nel sindaco che l’agente consolare ma il 2 maggio dichiara di non modo di operare dei sindaci dicembre 1914 il prospetto dei di Sault St. Marie (Ontario) gli voler più espatriare. tende a nascondere quello che minorenni all’estero è negati- ha scritto quanto segue: da Nel 1923 si riscontra un nutrito le persone effettivamente sono, vo. Lo scoppio della guerra informazioni assunte posso numero di richieste di passa- cioè emigranti e ciò con mag- porta alla sospensione del rila- affermare che il connazionale porti, ma non sappiamo se poi giore danno e detrimento quan- scio dei passaporti per diverse Castelli Giovanni trovasi in per- tutti coloro che lo hanno do vengono poi respinti a desti- nazioni, e anche l’ingresso di fetto stato di salute e risiede a richiesto lo abbiano realmente nazione”. Nello stesso anno si emigranti in varie nazioni Champleau, Ontario, con indi- utilizzato. Sembra quasi, a giu- registrano 24 richieste per il europee è vincolato a permes- rizzo postale Box 299. dicare dalla differenza (e non rilascio di passaporti, più altre si e visti delle autorità dei Nel 1922 sbarcano a New York solo in questo anno) tra le 8 richieste di passaporti per il paesi di immigrazione, se non due compaesani. Per uno di richieste e il numero degli emi- Giappone, ma si ignora se addirittura vietato (Germania essi, già residente in America, granti, che molti inoltravano le qualcuno abbia realmente rag- e Impero austro-ungarico). La si tratta di un secondo viaggio. domande quasi spinti dal flus- giunto tale nazione. Nel giugno Svizzera condiziona il soggior- Dagli atti notori di Castellucci so e non per reale intenzione del 1924 un concittadino viene no degli emigranti dei paesi Biagio e Fedeli Francesco di espatrio. Nel 1923 altri due respinto a Buenos Aires per- belligeranti subordinandolo a (luglio/agosto 1922) abbiamo martani raggiungono New ché zoppo al piede destro. speciali permessi dello stato notizia che gli stessi erano già York. L’anno successivo Cac- Notevole interesse riveste, ai maggiore e limitatamente al residenti in America. Il primo ciaconti Angela viene richiesta fini della quantificazione dei Canton dei Grigioni e alla città era rimpatriato nel dicembre dal marito, Stella Biagio, resi- martani emigrati, l’Elenco alfa- di Coira. Coloro che non 1921 richiamato dal padre, dente a Philadelphia (Pennsyl- betico degli espatriati redatto hanno assolto l’obbligo di leva che, ormai avanti negli anni, e vania), affinché lo raggiunga in nel 1926. In detto registro sono devono tornare. per non avere altre persone in America. Porta con sé la figlia riportati 56 nominativi di per- Anna di 14 mesi e un altro sone che hanno lasciato Marta figlio in arrivo. Nel frattempo, dal 1913 al 1923. Ad eccezione Si trascrive l’elenco dei martani emigrati a New York secondo quanto recuperato dai database sopra citati. L’elenco probabilmente non è completo, dato che vi sono trascrizioni errate di nomi in America, una legge restritti- di 6 persone che hanno rag- e paesi che rendono difficoltosa la ricerca. Il nome del comune di Marta compare anche con le va limita a sole 3.845 la quota giunto l’Argentina, tutti gli altri varianti Marte, Masta, Marva..., come pure diversi cognomi presentano delle varianti. di persone italiane che posso- hanno optato per gli Stati 4 febbraio 1907, piroscafo Algeria, da Napoli: Gianlorenzo Martino, Pesci Agostino, Pesci no raggiungere gli USA. Di fatto Uniti. Tra le varie notizie che si Mario, Piovani Luigi, Piovani Paolo, Piovani Serafino, Rocchi Silvestro deve considerarsi chiusa l’emi- ricavano dai carteggi una men- 11 febbraio 1907, piroscafo Cedric, da Napoli: Carolini Luigi grazione per questi territori. zione particolare merita il mar- 13 marzo 1907, piroscafo Buenos Aires, da Napoli: Governatori Biagio, Pugini Giacinto 14 maggio 1907, piroscafo Lazio, da Napoli: Severini Domenico Talvolta, per aggirare gli osta- tano Sassara Anacleto. Da una 23 giugno 1907, piroscafo La Savoie, da Havre: Ugolini Sante coli di leggi restrittive, i sinda- lettera inviata a Washington 1 ottobre 1907, piroscafo Venezia, da Napoli: Chiatti Clemente, Pesci Francesco 7 febbraio 1909, piroscafo S. Giorgio, da Napoli: De Grossi Pasquale, Romiti Tommaso ci cercano di qualificare le per- dal padre, Salvo Giuseppe, 8 marzo 1909, piroscafo Taormina, da Napoli: Chiatti Angelo, Gianlorenzo Martino sone che partono come possi- apprendiamo che il figlio, che 28 febbraio 1910, piroscafo S. Giovanni, da Napoli: Castelli Silvano, Governatori Biagio denti o commercianti e fanno prestava servizio nel 23° reggi- 14 aprile 1910, piroscafo S. Giovanni, da Napoli: Cascitti Ruggero, Dolci Pietro, Governatori a Costantino loro richiedere l’imbarco in 2 mento di fanteria, compagnia 29 gennaio 1911, piroscafo S. Giorgio, da Napoli: De Grossi Ascenzo classe (gli emigranti di solito E, dell’esercito americano, è 26 febbraio 1911, piroscafo S. Giovanni, da Napoli: Gentili Geremia, Ugolini Antonio, Ugolini viaggiavano in 3a). I paesi di morto eroicamente il 18 luglio Sante 10 aprile 1911, piroscafo S. Giovanni, da Napoli: Luccetti Pietro immigrazione respingono, 1918 “per salvare il suo capita- 18 aprile 1911, piroscafo Oceania, da Napoli: Chiatti Nicola comunque, tali persone e il no dal nemico”. Nello stesso 8 marzo 1912, piroscafo Principe di Piemonte, da Napoli: Chiatti Saverio, Pesci Agostino, Pesci Bartolomeo, Piovani Serafino Commissariato Generale all’E- anno viene redatto un elenco 22 aprile 1912, piroscafo Venezia, da Napoli: Sassara (compare come Sossara) Gervasio migrazione (circolare del mar- di operai disoccupati disposti 4 settembre 1912, piroscafo S. Giorgio, da Napoli: Castelli Silvano, Castellucci Biagio, Chiatti zo 1924) è costretto a comuni- a emigrare all’estero a scopo Luciano, Dolci Dionisio, Ugolini Domenico 26 ottobre 1912, piroscafo S. Guglielmo, da Napoli: Del Monte Umberto care ai sindaci che per dare di lavoro. Su 29 nomi che com- 2 novembre 1912, piroscafo La Provence, da Havre: Montecchi Giovanni tali qualifiche sui passaporti, i paiono in elenco solo 3 vengo- 8 novembre 1912, piroscafo Canada, da Napoli: Piovani Gabriele richiedenti, se possidenti, no poi arruolati per lavorare 30 marzo 1913, piroscafo Saint Paul, da Southampton: Gatti Riccardo, Lombi Giuseppe 1 aprile 1913, piroscafo Canada, da Napoli: Cascitti Alfredo, Marinacci Andrea, Marinacci devono esibire la ricevuta nelle miniere di ferro dell’est Francesco, Pesci Francesco (compare come Franccho), Venanzi Domenico, Volpi Domenico delle tasse pagate sugli immo- della Francia. E il dicembre 1 aprile 1913, piroscafo Stampalia, da Napoli: Rocchi Arcangelo, Rocchi Carmine 3 aprile 1913, piroscafo S. Giorgio, da Napoli: Mario Ugolini bili posseduti, mentre per i 1926 e si dà inizio alle pratiche; 20 maggio 1913, piroscafo Campanello, da Rotterdam: Mantovani Nazzareno commercianti non è sufficiente il 28 gennaio 1927 si comunica 16 settembre 1913, piroscafo Venezia, da Napoli: Scatarcia Clemente il certificato della camera di che l’arruolamento per la 14 aprile 1914, piroscafo Celtic, da Napoli: Natali Agostino 1 ottobre 1922, piroscafo Giulio Cesare, da Napoli: Rocchi Pompeo commercio, ma devono esibire Francia è sospeso e verosimil- 1 dicembre 1922, piroscafo Conte Rosso, da Napoli: Castellucci Biagio (ha preso cittadinanza i documenti comprovanti gli mente i nostri operai non sono americana) “effetti di commercio”. La neppure partiti. Dal registro 2 marzo 1923, piroscafo Taormina, da Napoli: Ugolini Sante 19 luglio 1923, piroscafo Conte Rosso, da Napoli: Cherubini Annibale detta circolare prosegue: “ il dei passaporti per l’interno

46 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale risulta che dal 1912 al 1926 ne riuscito nei suoi intenti e l’e- tabelle anagrafiche di quegli dell’Italia. Molti sono stati rilasciati soltanto sperienza migratoria lo ha anni ci danno un quadro ben di essi transite- 24. Questo ci conferma che nel lasciato privo di risorse e di delineato di tali movimenti. ranno per pe- paese la tendenza all’emigra- illusioni. E diventata prover- Dal 1958 al 1967, con una riodi più o me- zione era comunque assai con- biale l’espressione di una popolazione che oscilla al di no lunghi nel territorio comu- tenuta e viene dunque da madre che, raccontando ai sopra delle 3.300 unità con nale senza stabilirvisi definiti- domandarsi se la causa di ciò vicini l’esperienza del figlio in punte assai vicine ai 3.400 abi- vamente. Altri vi fisseranno la non fosse da ricercarsi in una America, riassumeva tutte le tanti, le migrazioni interne da e loro dimora. All’inizio degli sorta di resistenza di natura peripezie occorse allo stesso per altri comuni italiani sono anni ‘90, in conseguenza della psicologica o nella mancanza nell’esclamazione finale che ben equilibrate con un marca- guerra che investe la Iugo- di una reale necessità. concludeva il racconto, e cioè to saldo positivo nel 1958. In slavia, iniziano ad arrivare Negli anni successivi le notizie che ‘l su’ fijo partì co’ ‘na scar- tale periodo non vi sono par- degli extracomunitari. Nel di martani all’estero, pur docu- pa e ‘na ciavatta e tornò a casa tenze per l’estero ad eccezione luglio 1991 un nucleo di 5 alba- mentate, appaiono più come scarzo. del 1966 (solo 4 emigranti) e nesi raggiunge Marta, residen- casi sporadici che come flussi Negli anni della seconda guer- del 1967 (16 emigranti). Anche za assegnata dal ministero migratori. Così abbiamo noti- ra mondiale non si hanno gran- in questo caso coloro che par- degli Interni e dalla prefettura. zia che il 10 settembre 1927 di movimenti della popolazio- tono sono in prevalenza Di quelli arrivati allora, uno Nicoletti Costantino prende in ne, e in ogni caso le variazioni maschi, celibi, che si recano soltanto è restato sul nostro affido il minorenne Nicoletti apportate alla popolazione all’estero nelle nazioni del territorio. Gli albanesi hanno Pietro con destinazione “Ame- residente appaiono ben bilan- Nord per mettere insieme una tendenza a stabilirsi in loco; rica del Sud”; nel 1928 sappia- ciate tra entrate e uscite. E da piccola fortuna, che consentirà qualcuno, transitato per mo che Cascitti Ruggero si tro- rimarcare che quasi tutte le loro di avviarsi in qualche atti- Marta, si è stabilito nelle regio- vava nella contea di Monroe, persone di sesso femminile vità una volta ritornati in ni italiane del nord-est. Rumeni Stato di New York; che Sassara che si recano a Roma per lavo- patria e che rimandano a tale e tunisini vi hanno soggiornato Filomena, coniugata con Tosti ro nel periodo temporaneamente e mostrano Natale e residente in America 1935-1945 vengo- una tendenza a transitare nel per svariati anni, è tornata l’8 no impiegate co- comune. Cingalesi e peruviani ottobre1927 e necessita di pas- me domestiche o costituiscono nuclei isolati e saporto per ritornarvi assieme governanti in al- poco significativi, come pure ai quattro figli Rinaldo, Silvio, cune famiglie. In- qualche macedone, marocchi- Anna e Remo, nati tutti in fatti nelle richie- no, tunisino. Ben rappresenta- America; che la signora ste di trasferimen- ta la comunità ucraina, compo- Sassara Claudia, il 3 dicembre ti di residenza da sta prevalentemente di donne, 1928, chiede il passaporto per parte delle inte- che lasciati i congiunti in raggiungere il marito Stella ressate vengono patria hanno trovato lavoro Salvatore; che l’atto di chiama- indicate le fami- come “badanti”. ta in favore dell’espatrio in glie presso cui Attualmente risiedono a Marta Canada di Dolci Luigi di sono impiegate e 104 persone di varia naziona- Dionisio è stato restituito al al cui indirizzo lità, compresi cittadini appar- consolato di Ottawa poiché chiedono la nuo- tenenti all’Unione europea. Dai non è ammessa la chiamata, va residenza. tabulati AIRE risulta invece che da parte del genitore, per i figli Nel dopoguerra e 54 cittadini martani risiedono maggiorenni; che il 26 novem- negli anni della ri- all’estero. Si tratta, soprattut- bre 1929 Moretti Bonaventura costruzione, to, di nuclei familiari che si era residente a Ottawa; che il 9 quando l’Italia si sono stabiliti nelle seguenti maggio 1930 Pacelli Giuseppa, sforzava di rimuo- nazioni: Germania (il gruppo moglie di Sabellotti Giuseppe, vere le macerie più numeroso), Belgio, Paesi ottiene il passaporto e il per- fisiche e morali Bassi, Zimbabwe, Brasile, messo di raggiungere il marito; della disfatta, ci fu Kenia, Francia, Australia, che nel 1932 Silvestri Ro- un esodo signifi- Argentina, Danimarca. salinda con i figli, Laurente e cativo verso le I flussi migratori non si arre- Lidia, è in procinto di partire città, specialmen- stano. Dove ci sono risorse, lì per ricongiungersi al marito, te Roma, ma anche verso le periodo “la sistemazione e la confluiscono e si stabiliscono Pomponi Stefano; che nel 1933 città del Nord. Roma offriva famiglia”. Qualcuno si “acca- coloro che si trovano in diffi- Del Monte Umberto si trova a lavori di portierato, collabora- serà” all’estero. Dal 1968 al coltà. Non sempre la nazione Hagerotown, Md 503 Jefferson, zioni domestiche, lavori diver- 1980, ad eccezione di alcuni ospite si rivela quell’Eldorado presso Rosa Papa. si di dipendenti di qualifiche anni dove una o due persone o quel paradiso sognato alla Si chiude in questi anni il non elevate presso enti e pri- lasceranno Marta per l’estero, partenza. Gli emigranti conti- periodo di più intensa emigra- vati, lavori di bidello, di inser- le punte di emigrazione si atte- nuano a pagare i loro pesanti zione transoceanica. Tutti viente o commesso. Suc- stano al 1972 (10 emigranti) e tributi in ogni modo e forma, quelli che sono andati all’este- cessivamente le città del Nord al 1978 (16 emigranti). In tali molto spesso a discapito della ro vi hanno soggiornato, pre- e le loro fabbriche costituiro- numeri sono compresi alcuni dignità, dell’umanità, del più valentemente, in via tempora- no un’alternativa ad una agri- ricongiungimenti familiari. Le elementare senso civico e nea, e per il tempo strettamen- coltura che non sembrava più nazioni prescelte, in questo morale. Troppo spesso la te necessario a mettere insie- adeguata alle nuove esigenze, periodo, sono la Germania e lezione della storia cade nel me un po’ di denaro, con il ad una edilizia che non posse- l’Argentina. Negli anni 1969, vuoto degli egoismi e delle quale hanno acquistato qual- deva ancora le risorse per 1970, 1971, 1974, 1977 nessuno chiusure mentali dei singoli e che bene immobile o hanno rimettersi in moto. Non si si recherà all’estero. delle nazioni. Troppo spesso ci avviato un’attività commercia- guardava molto all’estero ma Negli anni ‘70 comincia ad evi- riecheggia nelle orecchie un le una volta tornati in patria. più alle risorse che la nazione denziarsi la presenza di fami- canto ormai svuotato di ogni Qualcuno di essi si è stabilito stessa poteva offrire. Negli glie di militari dell’esercito e significato storico e umano, di definitivamente nel nuovo con- anni del boom economico la dell’aviazione che da Viterbo ogni sapore conferito dalla tinente “mettendo su famiglia” Germania, la Svizzera, la si riversano sul nostro comu- speranza e dalla nostalgia: dopo essersi economicamente Francia cominciarono ad atti- ne. Si tratta, prevalentemente, Mamma mia dammi cento lire avviato. Qualche altro non è rare l’attenzione di alcuni. Le di persone originarie del sud che in America voglio andar...

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Montalto di Castro Più immigrati che emigrati

di Orlando Mattei e Maria Virginia Maremma. Provenivano da Ussita, Visso e Valentano, Onano e, in misura minore, Brunozzi Fiuminata. Questi pastori, a partire dal Tessennano e Cellere. 1915, dopo aver comperato quei terreni su Come già detto, l’emigrazione per cui avevano pascolato per lunghi mesi le Montalto è stato un fenomeno meno rile- nche risalendo indietro nel tempo, si è loro greggi, divennero stanziali. I primi vante dell’immigrazione e non ha avuto le Ariscontrato che Montalto non è mai furono i Bravetti, appunto nel 1915, seguiti stesse caratteristiche di flussi di massa, stato un paese di forte emigrazione; forse da Lancellotti, Cesarini e Viola. Altro ma piuttosto di trasferimenti sporadici e perché le grandi aziende presenti nel terri- importantissimo fenomeno di immigrazio- individuali. torio fino alla riforma fondiaria degli anni ne è costituito dall’insediamento di pastori Le prime notizie che è stato possibile repe- ‘50 (Boncompagni, Guglielmi,...) riuscivano sardi, quasi tutti provenienti da Orune e rire risalgono ai primissimi anni ‘30, poi- ad assorbire la mano d’opera, all’epoca parenti tra loro, che si insediarono nel ter- ché per il primo trentennio del secolo impiegata esclusivamente in agricoltura. I ritorio di Montalto tra il 1950 e il 1960 e scorso non esistono registri da cui ricava- flussi migratori relativi a Montalto hanno oggi costituiscono una numerosa comu- re informazioni utili. In questo decennio il riguardato maggiormente l’immigrazione, nità, ben integrata nel tessuto sociale mon- movimento è costituito pressoché esclusi- che non l’emigrazione. Basti pensare da un taltese: basti pensare che il primo cittadi- vamente da persone che si trasferiscono in lato agli stagionali, le cosiddette “compa- no del nostro comune, Salvatore Carai, è altri paesi italiani per matrimonio o per gnie”, che dai paesi dell’entroterra, soprat- sardo. Ma il più grande flusso di immigra- motivi non conosciuti. tutto Piansano e Valentano, si riversavano zione, quello che cambierà il volto della Il primo montaltese che si trasferisce all’e- nel territorio di Montalto per la fienagione, maremma montaltese, ha luogo nello stes- stero è tale Fratini Guerrino che, ai primi la mietitura, la trebbiatura, e dall’altro ai so decennio a seguito della riforma fondia- dell’anno 1939, si trasferisce ad Addis pastori (marchigiani, casentinesi) che por- ria. Questo evento determina l’afflusso di Abeba dopo aver ottenuto risposta positi- tavano le loro greggi a svernare in terra di circa 500 famiglie provenienti da Piansano, va dal comune in data 30 dicembre 1938.

MOVIMENTO EMIGRATORIO PER L’ESTERO DAL 1939 AL 1983

Anno Nominativo Membri famiglia Destinazione Anno Nominativo Membri famiglia Destinazione

1939 Fratini Guerrino Adis Abeba Giovannoni Odoardo Harrar (A.D.I.) Chichi Arrigo 1 Svizzera 1940 Tomagini Fortunato Adis Abeba Danesi Giuseppina 1 Svizzera 1962 Cesetti Pietro Sud Africa Conti Franco 3 Svizzera Battellocchi Annamaria Australia Calicchia Eugenio 1 Bahamas 1965 Borzetti Elio Località non indicata Cesarini Augusto 1 Svizzera Sgammini Francesco 3 Località non indicata Antimi Aldo 1 Svizzera Valenti Nicolò 3 Località non indicata Pallavicino Alfredo 1 Brasile Pezzoli Azzelio 3 Località non indicata Borsetti Ezia 1 Martelli Remo 6 Località non indicata Palazzini Francesco 1 Germania Occidentale Biancone Fiordimonte 4 Località non indicata 1968 La Monica Massimo 1 Germania Occidentale Silvestri Antonio 4 Dudelange (Lussemburgo) Cruciani Giulio 1 Svizzera Silvestri Luciano 3 Dudelange (Lussemburgo) Boccolini Benito 1 Inghilterra Onori Giuseppe Maria 1 Dudelange (Lussemburgo) 1969 Biancone Ant. Andrea 1 Francia Grossi Renzo 1 New York Fiocchi Luciano 1 Svizzera Bevialcqua Angela 1 New York Talenti Riccardo 1 Brasile Talenti Riccardo 1 San Paolo Viola Pier Luigi 1 Svizzera Falcetta Roberto 1 San Paolo 1970 Paparozzi Pina 1 Svizzera Ferretti Piero 1 Tubingen 1971 Pallotti Gaetano 4 Sud Africa Ferretti Edomndo 1 Tubingen Zerrillo Carmine 1 Svizzera Mancini Giuseppe * 2 Germania Occidentale Danesi Mario 2 Spagna 1966 Germani Clemente 2 Germania Occidentale Lonarini Pietro 1 Inghilterra Danesi Maria 1 Spagna Cesarini Enzo 1 Germania Occidentale Marcello Mario 2 Belgio Calzone Carimine 4 Svizzera Carracci Salvatore 2 Germania Occidentale Mancini Gioacchinio 1 Germania Occidentale Lorenzini Alfio 1 Olanda Biselli Angela 1 Lussemburgo Cardarelli Finalbo 1 Australia Costanzi Raffaele 1 Canada Bandini Giuseppe 1 Germania Rosati Eleonaora 1 U.S.A. Nanni Serafino 1 Germania Elio Rocco 1 Svizzera Paoletti Domenico 1 Germania Tinchitella Mario 1 Svizzera Bartolaccini Domenico 1 Svizzera 1972 Pierini Giuseppe 1 Germania Pieroni Nello 1 Germania Mariotti Egidio 3 Svizzera 1967 Pizzi Ario 2 Venezuela Grani Ilio 1 Germania Occidentale Sartori Giovanni 1 Svezia 1974 Rabini Alma 1 Germania Occidentale Manni Fernando 1 U.S.A. Rabini Umberto 1 Germania Occidentale Dossi Leone 1 Germania Occidentale Offarella Pamelia 1 Senegal Germani Clemente 2 Germania Occidentale 1975 Ceriani Andrea 1 Australia Manni Serafino 1 Germania Occidentale 1978 Tidei Angelo 2 Francia Talenti Riccardo 1 Brasile Bakiri Giuseppe 3 Spagna Bandini Giuseppe 1 Germania Occidentale Grani Sergio 1 Germania Occidentale Falcetta Roberto 1 Brasile Galletti Angelo 1 Germania Occidentale Fiocchi Antonietta 1 Svizzera Taschi Mario 1 Germania Occidentale Loreti Liana 1 U.S.A. 1979 Cardarelli Cardelio 1 Australia Gaias Cornelio 1 Australia Gatti Giulio 1 Libano Natali Vincenzo 1 Germania Occidentale Pilato Loredana 1 Inghilterra Pierini Michele 1 Germania Occidentale 1983 Mancini Giuseppe 5 Germania Occidentale Cesetti Fiorella 1 Svizzera

* Mancini Giuseppe, come risulta dall’intervista nel testo, dichiara di essere partito nel 1961 e non nel 1965. Le discordanze simili sono dovute al fatto che l’AIRE (anagrafe degli italiani residenti all’estero) è stata istituita successivamente e quindi alcune posizioni sono in realtà delle “regolarizzazioni” di trasferimenti pregressi. Ringraziamo l’ufficio anagrafe del comune di Montalto di Castro

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striale, in cui si Poi nel 1973, per motivi per- sta avviando lo sonali, ritornai in Italia dove sviluppo che, in ho lavorato per una società pochi anni, a- che estraeva il ferro setac- vrebbe cambia- ciando le spiagge tra Pescia e Capalbio, to l’economia e però non si guadagnava... io ero abituato ad la società italia- altri stipendi quindi non ero tranquillo. Così na. Altri si tra- nel 1976 ripartii per la Germania spostando- sferiscono nelle mi però più a sud. nazioni europee, Ho maturato diverse esperienze lavorative altri ancora, infi- fino a che sono riuscito ad entrare in una ne, si avventura- grande industria che produceva musicasset- no in terre lonta- te, la BASF. Molti tedeschi rifiutavano questo ne. lavoro perché prevedeva orari lunghi e Di questi cittadi- anche notturni: 12 ore di notte e 12 di giorno ni montaltesi, alternate. Io accettai perché avevo bisogno uomini e donne di lavoro e poi perché lo stipendio era che lasciarono il buono... anche se lo Stato se ne riprendeva paese in cerca di la metà. Ho continuato questo lavoro per condizioni di otto anni finché nel 1992 la società entrò in Soltanto qualche mese dopo, il 19 luglio vita migliori, alcuni si sono stabiliti definiti- crisi e si cominciò a parlare di licenziamen- 1939, risulta cancellato dai registri anche vamente nei paesi che li hanno accolti, ti; a me fecero una buona proposta di buo- Giovannoni Odoardo che si trasferisce ad assumendone la cittadinanza; di alcuni si nuscita in contanti, in più mi avrebbero Harrar. Nell’anno successivo anche sono perse le tracce ed altri, in fine, dopo mantenuto lo stipendio per 5 anni; così Tomagini Fortunato lascia il nostro paese periodi più o meno lunghi di permanenza accettati il pensionamento. (cancellato il 20 marzo 1940) e si reca all’estero sono ritornai a Montalto. Tra Da allora (1992) sono rientrato in Italia anch’egli ad Addis Abeba: non va dimenti- questi abbiamo contattato Giuseppe dove mi godo la mia meritata pensione, fac- cato che in questo periodo sono molti gli Mancini che gentilmente ci ha parlato cio qualche piccolo lavoro per tenermi in italiani che si trasferiscono in Africa orien- della sua esperienza in Germania. forma e mi dedico ai miei passatempi. Ogni tale a seguito della colonizzazione italiana “Sono Mancini Giuseppe, uno dei lavoratori tanto torno in Germania a far visita alle mie di quei territori. che nei primi anni ’60 Dal 1940 fino agli anni ‘60, quindi per tutto lasciarono Montalto per il periodo della guerra, del dopoguerra e trovare un lavoro in un dei primi anni della riforma, non si notano paese straniero. Ero movimenti di emigrazione. Bisogna arriva- arrivato a Montalto da re agli anni ‘60 perché si verifichi un flusso Onano nei primi anni apparentemente comprensibile, derivante ‘50 a seguito della rifor- proprio dalla massiccia immigrazione cau- ma fondiaria: la mia sata dalla riforma fondiaria. Alcuni asse- era una famiglia nume- gnatari ritornano ai paesi di origine: sono rosa, cinque figli, tutti in o i capi famiglia che lasciano le terre ai figli giovane età ma pieni di e se ne tornano là da dove erano partiti; o, entusiasmo per essere in altri casi, sono i figli che tornano al divenuti padroni di un paese per matrimonio; oppure, a volte, è piccolo podere. Con il l’intera famiglia che, non essendo riuscita tempo però ci accor- ad ambientarsi in una situazione a dir gemmo che questo ter- poco pionieristica, abbandona il podere e reno era poco produtti- “torna a casa”. vo e non assicurava le Il picco delle emigrazioni verso l’estero risorse per la mia fami- (Sud Africa, Australia, Brasile, Usa, glia. Cercammo soluzio- Germania, Venezuela, Svizzera, Canada, ni diverse, ma l’econo- etc.) lo abbiamo dalla metà degli anni ’60 e mia di allora, basata su fino al 1979, anno in cui si registrano gli un’economia prettamen- ultimi tre emigrati: Cardarelli Cordelio te agricola di carattere (Australia), Gatti Giulio (Libano), Pilato estensivo, non lasciava Loredana (Inghilterra). grandi speranze, ai gio- Si evidenzia il fatto di come questo perio- vani in particolare. do di emigrazione coincida con il momen- Avevo sentito che in to in cui la riforma fondiaria inizia a dare i Germania cercavano primi risultati positivi, in particolare a lavoratori per le loro Pescia Romana, dove si sta gradatamente fabbriche e così un gior- realizzando un grande, se pur lento, cam- no decisi di dare una biamento economico e sociale che rende svolta alla mia vita, e peraltro poco comprensibile questa emi- presi una decisione grazione verso paesi stranieri. La spiega- ragionata, voluta. Il 12 zione è forse rintracciabile nel fatto che i marzo del 1961 partii e figli degli assegnatari, divenuti nel frattem- mi recai a Neuss, una cittadina della figlie alle quali sono legatissimo e per ritro- po adulti, non potevano essere tutti assor- Germania del nord: avevo in tasca un con- vare qualche amico. Già perché in biti come lavoratori nel podere; d’altro tratto di lavoro per un anno presso una fab- Germania, ovunque sia andato, mi sono tro- canto l’assegnazione dei poderi aveva pro- brica di ceramiche che abbandonai alla sca- vato bene, sono stato ben accetto perché ho dotto il ridimensionamento delle grandi denza del contratto. Rimasi però in questa sempre fatto il mio dovere e rispettato tutti. I aziende con una conseguente diminuzione città per 12 anni; qui mi sono sposato con primi tempi ho incontrato qualche difficoltà del bracciantato. una signora tedesca da cui ho avuto tre con la lingua ma poi mia moglie è riuscita Ed ecco allora i primi trasferimenti verso il figlie che vivono ancora in Germania; solo ad insegnarmela e ora la capisco e la parlo Nord Italia nelle città del triangolo indu- una si è trasferita in Svizzera. molto bene... solo non so scriverla”.

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Montefiascone Mario Lozzi La migragna e le migrante

Quanno che piòe col vento de sportino De notte sente scotola’ la moje Adè attusì che quelle più procaca Nun ce la càa gnuno a resta’ sciutto. Che fiotta e ‘n pò dormi’ pe’ la ngran’ fame, Che volìono ‘n pelo anna’ più aànte L’acqua drenta mal furo del cammino Le fije ambolte come le coròje, E smetta de magna’ la pastinaca, Drenta pure mall’osso del presciutto. Je bolle ‘l corpo come ‘l Bulicame. Proèttono a scionna’ come migrante Fràciaca ‘l saettone col biscino Nun ciàe manco speranzia d’ariccoje: Ddo’ cresce ‘l grano e no la polmonata E s’anfrizza addaéro dappertutto. Che te vòe simenta’ là pel trojame? E ddo’ ce sònno guadambie tamante! Ma più pejo de que’ adè ‘n’artra cosa La migragna ‘gn’amico te fa perda: Stusì partinno come a stramicione Più brutta, ancancarita e cordojosa! Pejo a puzza’ de tèsta che de mmerda! Là pel monno a gira’ a scampuzzolone.

Adè la fame quanno te percòte La terra ‘n’adè tua, nun c’è patrone Ngran poche guadambièttono quatrine. Pe’ tutto ‘l corpo e nun te se satólla, Che te vegga co’ l’occhie da cristiano. Rivìnnono stracciose e tribolate. T’antrica tutte le budèlle vòte Si tu laóre e ciàe le spalle bbòne Je s’antrichètte pure lo spellìme E te fa trittica’ la caracolla. Lue ce s’angrassa e te dà su le mano ‘ntrefolato de lengue rimediate. L’occhio sbarbuja, la frèe te fa scòte, Un tozz’e pane e ‘n fregh’e rimpinsione. Volìono rose e troèttono spine So’ sciobbacate tutte le merolla. Senza conta’ che, doppo diènte anziano, Come la leja furno campestate Ma più pejo de que’ adè ‘n’artra cosa: Man tì, ch’hae laoràto com’un mulo, Ma benanche che fussono sdrimonte Più brutta, ancancarita e cordojosa! te restarà la fame e ‘n carc’in culo! Portèttono ‘n gran frego d’aricconte,

Adè la fame de le tu’ bardasse. Quante le viste de ‘sti poarétte A la sperélla de sole, d’inverno, De la tu’ moje che nun pòe guernane. Trattate come beschie maremmane! O accost’al focarale col panonto, Adène ‘l veda de le gente grasse Le viste tribolate, a dente strette Riccontàono le pene dell’inferno Che danno pure la ciccia mal cane. Co’ la frèe, la pallotta, le terzane. E ‘l monno ch’ìono visto da ‘gni pónto Tu vegghe le tu’ vecchie approdifasse Diènte vecchie, aritropeche, strette L’usanzie, l’abbitudene col guèrno Co’ l’occhie sbarre che cercono ‘l pane. Da lo scaroso, senza un pel de pane, De le gènte, millì ddo’ c’ìono, apponto, E più pejo de que’ nun c’è artra cosa: Anna’ co’ la vergogna a la Lisbona le fregature, ‘l nanticòre. E ‘l capo, Più brutta, ancancarita e cordojosa! Tra tanto che ‘l monnaccio le cojona. a sentille, giràa com’ambriaco!

racconti erano quasi sempre intrisi di dolore. Gente figlia della Lisandrone Ifame, spinta dalle punte della miseria, che sapeva però rendere “Nun ve fidate de le Meracane! Sònno tutte matte pricce! Presepio, le vicende più drammatiche con la carezza d’un sorriso. A volte loedé: le caàlle! Saranno caàlle si o no? Imbè, mellì je dicono orse! ironico, a volte lubrico. Sempre per coprire i graffi della malasorte Più matte de stusìne!”. E Lisandrone faceva la sua risata quieta e con una grottesca danza di giullari, come è sempre stato in uso a quasi rassegnata al fatto che la pazzia avesse invaso l’America. Lui Montefiascone. Ecco i personaggi e le loro vicende, per quanto la c’era stato. Aveva lavorato, sofferto. Ed era tornato a casa senza il mia vecchia mente li può ricordare. becco d’un quattrino. Come quasi tutti gli altri. Capperone “Quanno che laorao su mal Canadà, adèro ma ‘na macchia fitta che Era un omone forte e buono che partì verso l’America come i ‘l sole se vedìa si e no! Ciadèrono cert’arbole tamante che in due cavalieri della tavola rotonda andavano verso il Graal. Non sapeva nun dàa l’anama d’abbraccicallo manc’uno! Alte, dioceguarde! Alte né leggere né scrivere. Lavorò come uomo di fatica, insieme agli che su da capo le cilletta manco se vedono piune! Laoràomo co’ l’ir- emigrati siciliani: “A Broccolino”, diceva. Stette là quasi due anni, landese ch’aderono gente bianchicce e c’ìono mal muso più semma- poi fece scrivere una lettera alla moglie dove diceva che sarebbe la loro che su mal mulino de le Girlene. Io laorào co’ ‘na fregna tornato. Ogni tanto le aveva mandato qualche soldo magro come tamanta che le chiamàono filibarra. Ce carcao sopra le ciocche e, un sorcio di sacrestia. La moglie si fece leggere la lettera da un rasolone rasolone, le portao ma le store do’ le vennìono. ‘Na sera maestro di scuola elementare e, calcolato il giorno dell’arrivo, adèro mal folto, ‘l sole annètte jó co’ ‘no sbàttono d’occhie e io me andò dalle Coste alla stazione di Zapponami con la commare e la perse. Avoja a strilla’! ‘N te sentìono mamanco l’aneme purgante! La somara scarica per trasportare tutto ‘l valsente che le avrebbe portato il marito. strinarella, rega’, te facìa arimane’ anterito. Abbasta! Troètte un Capperone scese dal treno con un fucile ed una chitarra. Era tutto tamanto arbolo cor un gran spacco e ce drentètte p’ariparamme ‘n il capitale che aveva accumulato. Gli occhi della moglie s’abbuia- pelinello. Quanto che sento tamanto sarnàco! Adèra ‘n orso! Ma de rono. Pure quelli della commare. Capperone cercò di abbracciare quelle vere, mica un caàllo! Le viste che se rizzètte e sarà stato un la sua donna e disse: “Rrosa, come stongono i picciriddi?”. La mo- du’ mètre bone. Allora me vinne da strilla’ forte: “Teta mia, che mo’ glie berciò: “Oh! Madonna! San Pangrazzio benedetto! Mo’ ‘st’omo te lasso vevada!”. Al senti’ minzona’ la Teta ‘gna che pure la mamanco sa parla’ piune!”. E la commare: “Fateve coraggio, beschia se spaurètte e se la colse come un caàllo barboro. Stusìne io comma’, che l’omo aripija!”. arimase mellì. Imbe’, rega’, le pulce c’erono che le pizziche me sub- Capperone si riprese e, ritrovato il dialetto natale si consultò con bonnàono, ma però dal freddo nun ce morse!”. la moglie: lei voleva che vendesse fucile e chitarra per qualche Poi Lisandrone scese negli Stati Uniti. “Laoràomo come le beschie miseria da stentare nei giorni successivi. “‘R fucile none! - disse lui e ‘n c’era gnuno che te dicesse: “Tirete più là”. E ‘n c’era manco ‘na - che accapace che c’anciarmo che lepretto; attusìne ‘n pelo de cic- làgrama de vino pe’ conzolatte! Beìono tutte un certo sugo de fiche cia le strozzamo!”. “Allora va a vénna la ghitarra!”, disse lei. Così andò al paese da un musico allora abbastanza celebre. secche che, doppo un po’ te facìa antorcola’ le budelle! Le tribbele!”. “Quanto me date, sor mae’, pe’ ‘sta ghitarra?”. “Te posso da’ du’ Cercammo di sapere cosa fosse mai questo succo di fichi secchi, lire!”. “Ma come? Du’ lire sole? Testa mecche adè ‘na ghitarra mera- ma inutilmente. Solo dopo qualche mese invitai Lisandrone a cana! Adè robba bona addaéro!”. “Ah sì? E’ americana? Allora le prendere un caffè al bar. C’era un ragazzo che succhiava con la canzoni italiane nu le sa fa! ‘Na lira!”. E con una lira sola cannuccia da un barattolo di Coca Cola. Lisandrone andò ad annu- Capperone tornò dalla moglie inviperita, ché quello era tutto il sare: “Estolo ‘l sugo de fiche secche! Adè riato pure mecchì! Alé, guadagno di due anni di lavoro. semo belle che ruinate!”.

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Cucco II fenomeno dell’emigrazione che Veniva dalle Mosse. Non era andato negli Stati Uniti, ma, senza saperlo, s’era diretto verso l’America Latina. “Laoràomo ma un coinvolse tanta parte della popo- posto che se chiama Argentina, ma d’argento nun c’era mamanco lazione dell’Italia, e particolar- ‘na rùcia. Le vacche adèrono fitte come la gragnòla. Parecchie adè- mente delle regioni centrali e meridionali, fu rono salvateche e le chiappàono co’ certe mazzafruste ma le zampe che je dicìono bolasse. E te tocca sta’ attente, ché si te chiappàono avvertito anche a Montefiascone. tra cap’e collo, te sdirogàono, mica none! Ce facìono sta’ ma certe cappannacce de mattone ampiasciate col Non sono state riscontrate notizie documentate prima del 1913, lóto e co’ la mmerda de vaccina che si, dineguarde, piovìa che ma il flusso migratorio doveva essere certamente avviato in anco’ nu adèrono secche bene, te se squaiàono addosso e pe’ ‘na sit- precedenza. timana fezzàe com’un lòco comido! La fame ce percotìa. Allora dice: Nella relazione inviata dal decano don Antonio Manzi in prepa- “Aripijàmo la nàe e annamo ‘n pelinello più jó!”. Stusìne riàssomo razione alla Visita pastorale 1913-1914 si legge che dalla parroc- ma ‘n lòco che jé dicono la Terra der Fòco. Dice: “Sa che callo! Ce chia della cattedrale erano partite 20 persone per l’America set- squajara’!”. Macchè! ‘L freddo! ‘l freddo! Nun se potìa manco dì! tentrionale, la Svizzera e la Germania. Alcune di esse erano Abbasta: pe’ capisse, appena scento da la nàe, annètte dirèto ma ‘n ritornate ed uno doveva ripartire con la famiglia per esercitare arbolo che, co’ licenzia parlanno, cìo la busciga che me toccàa le la professione di cantante. pormone! Imbe’, quanto che prencipiètte a piscia’, nun me s’aggelèt- Nella zona di San Flaviano il fenomeno migratorio si era accen- te ‘l razzo mal lillo!?”. tuato negli ultimi cinque anni ed erano partite circa 300 perso- ne, comprese intere famiglie. Prima della partenza gli emigranti Storie lunghe. Fame, miseria, ignoranza. Sfruttamento e maltratta- si comunicavano a gruppi e dal comitato diocesano pro emigran- menti. Ricordo i loro racconti. Allora erano vecchi curvi e pieni ti ricevevano la tessera che consentiva loro di ottenere l’assi- d’una saggezza che era soltanto rassegnazione. Sempre, però, con stenza religiosa sui piroscafi, nei luoghi di sbarco e nelle città di una sberleffo come condimento. Non parlavano più bene nessuna permanenza. Il parroco cercava di tenersi in relazione con gli lingua, quando tornavano. Uno, per illustrare le culture agricole emigranti per mezzo di lettere e con l’invio di buoni giornali. Gli negli Stati Uniti, disse: “Presempio, ma un posto come jó ppe’ le emigranti prima della partenza affidavano spesso la moglie e i piane del lago, si simentono le fèvene mblècche nguère, sì”. E spie- figli ai parenti più prossimi. Alcuni si erano distaccati dalla gava: “Sònno granturcotte alte stusì, sémele si alle scarciòfole italia- moglie pochi mesi dopo il matrimonio e non erano mancati i ne!”. E del loro coraggio e della loro pena ora non resta quasi nulla. casi di gravi disordini morali. Nemmeno la memoria che servirebbe a noi, i nipoti, a farci vergo- Le relazioni in preparazione alla visita pastorale del 1925 forni- gnare quando guardiamo un emigrante con occhio cattivo. scono più ampie notizie intorno all’attività del comitato diocesa- no pro emigranti. I parroci venivano sollecitati a curare l’assi- stenza religiosa degli emigranti prima della partenza invitandoli ad accostarsi ai sacramenti e consegnando loro la tessera ecclesiastica. Non sempre però a tali inviti seguiva la corrispon- denza necessaria. Il parroco della cattedrale scriveva che solo una famiglia si era presentata per ricevere la tessera. Quattro quinti degli emigranti della sua parrocchia erano scapoli e gli altri ammogliati. Alcuni erano partiti dopo il matrimonio accom- pagnati dalle mogli. Dalla parrocchia di San Flaviano erano partite tre famiglie e undici uomini soli, alcuni dei quali celibi a altri sposati. Dalle Mosse erano espatriati 83 emigranti, comprese intere famiglie. Di essi 36 si erano diretti in America. Nella nuova parrocchia del Corpus Domini vi erano stati 30 casi di emigrazioni con pre- valenza di celibi, diretti negli Stati Uniti, Brasile e Argentina. Il parroco di Zepponami osservava che la corrente migratoria si era di molto attenuata dopo la chiusura delle frontiere Il canto dell’emigrante dell’America settentrionale, paese preferito dagli emigranti. Mamma mia dammi cento lire... Erano partite circa 90 persone, compresi 7 padri di famiglia, 15 famiglie, 27 giovani, 19 dei quali avevano formato famiglia all’e- stero, e due donne nubili chiamate dai fratelli. Paesi di emigra- zione erano gli Stati Uniti e l’Argentina e un a sola persona era emigrata in Francia. Tutti gli emigranti si tenevano in relazione con i parenti, fatta eccezione di due padri che avevano rotto ogni relazione con la famiglia. Gli emigranti erano pure in rela- zione con il parroco e all’avvicinarsi della festa titolare faceva- no pervenire delle offerte per la chiesa. II problema dell’emigra- zione non fu affrontato con sufficiente cura religiosa dopo la seconda guerra mondiale. Nella visita pastorale fatta dal vesco- vo Luigi Boccadoro negli anni 1953-1954 si legge che la parroc- chia della cattedrale non aveva il registro degli emigrati, mentre un’ altra parrocchia segnalava che nel 1948 erano partiti per l’Argentina due giovani. Le altre parrocchie ignoravano il feno- meno migratorio. Il flusso migratorio, comunque, riprese dopo il secondo conflitto mondiale sia nei paesi d’oltreoceano sia verso l’Europa settentrionale con definitive permanenze all’e- stero e con ritorni in patria dopo anni più o meno lunghi di lavoro. da: Giovanni Musolino Le Confraternite di Montefiascone (Vitorchiano 1993, pp. 206-207)

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Sarebbero ormai oltre un migliaio gli immi- Ma chi sono questi stranieri? Badanti e donne delle puli- grati extracomunitari che vivono stabil- zie. Dedite alla cura degli anziani, alla pulizia delle mente nel territorio comunale di nostre case. Ma anche operai, muratori, artigiani. La mag- Montefiascone. Secondo le stime dei servizi sociali del comune gioranza della presenza femminile però svolge il lavoro di badan- questo numero è triplicato nel giro di tre anni. Infatti nel 2003 gli te. Un fenomeno a cui ci dovremo abituare sempre di più. Badanti. immigrati non superavano le 400 unità. Dunque l’affluenza è stata Giunte da diversi paesi. Ma, soprattutto, dall’Europa centro-orien- di circa 300 persone all’anno. Un dato questo che ha fatto supera- tale. Nelle famiglie hanno rimpiazzato le madri impegnate nel lavo- re agli abitanti di Montefiascone la fatidica cifra dei 13.000, dove ro. E le figlie, che oggi sono poche, indaffarate, e non si possono gli immigrati sono ormai circa il 10%, ma che, ovviamente, ha crea- occupare dei genito- to dei seri problemi di ogni ordine e grado. ri poco o per nulla Per far fronte ai quali l’assessore ai servizi sociali, Massimo autosufficienti. Paolini, ha istituito lo sportello immigrati che è entrato in funzio- Badanti. Perché sia- ne, in questi giorni, all’interno del municipio, a fianco di quello per mo sempre più vec- la famiglia. Dirige questo nuovo e specifico servizio a favore degli chi e facciamo sem- extracomunitari la signora Vincenza Vecchiarelli, esperta del set- pre meno figli. La tore e di provate capacità organizzative. Conosce diverse lingue loro diffusione, dav- ed ha seguito, di recente, uno specifico corso di aggiornamento vero rapida e ampia, presso l’ufficio stranieri della questura di Viter-bo. Si vuole venire riflette la tendenza a incontro alle tante incombenze burocratiche cui devono far fronte “caricare” sulla fami- gli immigrati, ma nello stesso tempo occuparsi dei tanti problemi glia, invece che sui che li attanagliano. servizi, i compiti del- Primo fra tutti, l’assistenza. Le come con incisi- badanti come alternativa al “ricovero”. All’assistenza domiciliare. vità e chiarezza Ci occupiamo di immigrati e del loro lavoro perché anche dice la dirigente Montefiascone, la sonnacchiosa Montefiascone, si è resa conto del dipartimento di avere nel suo seno stranieri, che qui lavorano, che qui si sono servizi sociali del inseriti, pian piano, senza particolari clamori, ma ai quali si è comune, Rosella scoperto occorre dare risposte per la loro completa integrazio- Bertoccini, è la ne. E alcune risposte non si sono fatte attendere. In collabora- fame; ovvero la zione con la ASL, il comune ha infatti approvato tre progetti per possibilità per loro, con lo scopo, appunto, di favorirne l’inserimento. Si ini- questo esercito di zierà con l’assistenza ai bambini stranieri nelle scuole; verrà poi extracomunitari di sopravvivere. Non mancano casi drammatici, aperto uno sportello di informazione e organizzato un campus come quelli di famiglie numerose (ce ne sono con oltre dieci figli), estivo. La Regione Lazio d’altro canto ha fatto la sua parte finan- e purtroppo sono poche le situazioni familiari che si possono defi- ziando i progetti con 66.000 euro. Soddisfazione per l’iniziativa è nire normali, dove è assicurato il sostentamento quotidiano. Per stata espressa dal primo cittadino Fernando Fumagalli che ha alleviare i tanti problemi cui sono soggetti gli immigrati per le affermato: “Aiutare gli stranieri presenti a Montefiascone è un incombenze burocratiche tipo permessi di soggiorno, loro rinno- dovere, un segnale di civiltà condiviso, ne sono certo, da tutta la vi, ricongiungimenti familiari e simili, sembra che le questure popolazione falisca”. Certamente aiutare gli stranieri è un atto di dovranno delegare ai comuni diversi compiti. “Anche per questo - generosità e un segnale di civiltà, ma dobbiamo ammettere afferma l’assessore Paolini - abbiamo istituito lo sportello immigrati, anche di utilità per noi occidentali, visto l’umile lavoro che svol- per tenerci pronti ed essere capaci di affrontare le nuove problemati- gono. che che si presenteranno”. (Umberto Ricci, Assistenza agli immigrati, (Ugo Carini, Accoglienza e solidarietà con gli immigrati in La Voce, n. 11, novembre 2005, p. 4) in Vita della diocesi, n. 18, 15 novembre 2005)

BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA

Abbiamo il piacere di comunicarLe che Giovedì 15 Dicembre 2005 - alle ore 11,30 - verrà inaugurata la nostra Filiale di Montefiascone, Via Orvietana n. 48. Sarà particolarmente gradita la Sua presenza

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Patrizia Monte Romano La nave Celtic Fiorucci su cui viaggiò Serafino Primavera L’incudine

go, ottant’anni ben portati, te, ma soltanto piccoli lavori Uracconta con semplicità e saltuari come manovali, cerca- un po’ d’ironia, la storia di suo rono soltanto di accumulare i padre Sante e dei fratelli soldi necessari al viaggio di Primavera, che partirono per ritorno in Italia. l’America all’inizio del secolo in Ugo racconta sorridendo l’epi- cerca di fortuna. I ricordi sono sodio legato al ritorno del pochissimi, per lo più si tratta padre, quando l’aspettativa di di aneddoti a lui stesso raccon- nonna Violante, trasformò il tati dai familiari anni dopo. fa*gotto pesante che Sante por- Il viaggio di Concetta Finita la guerra di Libia, intor- tava con sé, nel sogno di una no al 1911-12, la mancanza di borsa piena di dollari… lla fine degli anni sessanta rotazione si lavorava di matti- lavoro e la speranza di far for- Peccato che il pesante fardello Ala mia famiglia si trovò ad na, di pomeriggio e di notte. I tuna convincono Demetrio era in realtà soltanto un’incu- affrontare un difficile periodo datori di lavoro si dimostrava- Primavera a lasciare Monte dine da calzolaio, acquistato economico. Papà Carmelo era no propensi a premiare chi Romano alla volta dell’Ame- prima di partire insieme a un produttore di ortaggi in lavorava con serietà e, salvo rica. Da poco rimasto vedovo, delle forme di metallo per serra, come molti a Vittoria, in qualche eccezione, anche i cit- affida sua figlia Giuseppina ad modellare le scarpe. provincia di Ragusa. Due sta- tadini tedeschi si dimostrava- una zia e dal porto di Napoli Di lì a poco scoppia la prima gioni consecutive di raccolto no tolleranti con gli italiani. inizia il lungo viaggio, senza guerra mondiale e i due fratel- andate a male e il furto di Vivere insieme e avere un sapere cosa avrebbe trovato e li, Serafino e Sante, si ritrovano pomodori da mercato per un obiettivo comune, risparmiare senza nessuno da raggiungere, al fronte, mentre Demetrio, valore di tre milioni, ci costrin- quanto si guadagnava per cosa comune a tanti. Sistema- rimasto in America, si sposta se a rimettere in discussione la poter aiutare la famiglia, ren- tosi in un sobborgo di Chica- verso sud, trovando lavoro nostra vita. Un amico di fami- deva tutti i lavoratori italiani go, inizia a lavorare come come capo cameriere in un glia, da qualche tempo emigra- una grande comunità unita e si cameriere in un ristorante. La altro ristorante. to in Germania, tornò a Vittoria crearono bellissime amicizie, vita è dura, ma comincia ad Il primo e diretto ricordo che con un contratto di sei mesi oggi ancora vive e molti legami ambientarsi, così qualche Ugo ha di questo zio “d’ameri- della Volkswagen pronto per di parentela. L’unica esperien- anno più tardi, nella primavera ca” risale agli anni ‘30, quando essere firmato. Sottopose a za che creò difficoltà a papà del 1914, decidono di partire in uno dei viaggi che Demetrio mio padre la proposta che gli Carmelo fu quando, deciso a anche i fratelli Serafino e faceva per tornare a trovare la sembrò allettante: uno stipen- trasferirsi con tutta la famiglia Sante. La loro esperienza però figlia, le diede una mancetta in dio decisamente alto e l’allog- a Wolfsburg, contrattò l’affitto fu breve, solo sei mesi. Non dollari! E sì che le mance erano gio pagato. Sei mesi che pote- di un appartamento con una trovando le opportunità spera- rare a quei tempi! vano aiutarci a riprendere in signora tedesca. Per lui la mano la nostra attività e che parola data non poteva essere poi diventarono, per mio padre messa in discussione, ma per e mia madre, ventidue anni... questa signora, evidentemen- Nel luglio 1970 papà Carmelo te, la parola di papà non era partì per Wolfsburg; a trenta- sufficiente. Così quando arri- cinque anni affrontò la sfida e vammo anche noi in Germania il sacrificio di ricominciare ci trovammo senza casa. tutto da capo lasciando in Abbiamo passato il primo Sicilia la famiglia e le certezze mese in un albergo, spenden- di un ambiente e un lavoro che do tutto quello che si guada- conosceva bene. Arrivato in gnava; poi, trovato un alloggio, Germania, la tensione di tutto cominciò a scorrere affrontare un paese straniero bene. Mamma trovò lavoro in svanì quando si accorse di non una fabbrica di tappeti, mio essere solo, perché nella citta- fratello di dieci anni cominciò dina, che contava 120.000 abi- la scuola tedesca, mentre io, tanti, ben 17.000 erano italiani che ne avevo tredici, restai ad emigrati per lavorare in fabbri- occuparmi della casa. Per noi ca. Il consolato italiano, poi, bambini era difficile imparare era un punto di riferimento per il tedesco, ma anche apprezza- tutti. L’impatto più duro fu re il cibo locale... Così si cerca- sicuramente con la lingua vano negozi che vendessero tedesca, ma chi la conosceva cibi italiani e in uno di questi un po’ di più si faceva interpre- incontrai Nazzareno. Lui aveva te traducendo i comandi dati ventidue anni, era nato a in fabbrica e insegnandola agli Monte Romano, ma erano già altri. Gli operai italiani viveva- tredici anni che con tutta la no in palazzine prefabbricate famiglia, zii compresi, si era di legno, con camere di tre trasferito in Germania per ini- letti e cucina in comune. I turni ziare l’attività di commercian- Registrazione dello sbarco a Ellis Island di Serafino Primavera di lavoro erano di otto ore, a te. Quando ci incontravamo

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nel suo negozio sa storia e dove, soprattutto, Onano Giuliano Giuliani parlavamo di lasciavamo i nostri familiari. quanto ci man- Per un po’ ci siamo sentiti casse l’Italia. “stranieri” a casa nostra, ma Cominciammo a fare progetti avevamo realizzato il sogno di per il futuro e dopo soli due tornare. Nell’82 nasce il secon- anni di fidanzamento ci spo- do figlio, Adriano, e dieci anni Una finestra sul futuro sammo: in Sicilia, però, come più tardi, giunti all’età della voleva la tradizione. Tornati a pensione, anche i miei genitori razie ai dati forniti dall’ufficio anagrafe del comune, è stato Wolfsburg dopo le nozze, ci decidono di tornare in Italia e Gpossibile delineare un quadro preciso dei movimenti anagrafi- staccammo dall’attività di ora viviamo tutti a Monte ci che hanno interessato Onano in oltre un secolo. La lettura dei famiglia e ne aprimmo un’altra, Romano, mentre mio fratello è documenti consente di fare una importante riflessione sul passato iniziando la nostra avventura e impone una serie di interrogativi sul futuro, soprattutto in ordi- lavorativa e familiare. La sera ne ai reali problemi che interessano questo piccolo centro al con- frequentavamo i vari circoli fine con la Toscana. I dati abbracciano un periodo che spazia dal italiani; ce n’erano tanti, quasi 1871 ai giorni nostri, e l’essenza dell’analisi è la constatazione del uno per regione e promuove- costante decremento demografico e l’individuazione delle cause vano incontri, feste e attività che lo hanno determinato nel corso degli anni. varie, organizzavano i pranzi Nel 1871 i residenti erano 2.530. Trent’anni più tardi, nel 1911, rag- di Natale e il carnevale. Era un giunsero il picco massimo con 3.060 abitanti. Poi da quella data il modo per sentirsi forti, per lento ma inesora- fare comunità. Papà faceva bile declino: 2.826 parte dell’organizzazione del Pippo e Concetta prima di partire per NASCITE E DECESSI ULTIMI 30 ANNI Wolfsburg. Sotto: i loro genitori nel gior- abitanti nel 1921, “circolo siciliano”. no del matrimonio 2.661 nel 1951, anno nascite decessi differenza Quando nacque il primo figlio, 2.283 nel 1961. Il 1975 17 24 -7 Ottavio, malgrado fossimo riu- censimento della 1976 16 20 -4 sciti ad integrarci, cominciam- 1977 17 22 -5 popolazione del 1978 11 32 -11 mo a sognare di dargli un’edu- 1971 evidenziò un 1979 14 24 -10 cazione italiana. Rimasi in ulteriore decre- 1980 12 27 -15 Germania per undici anni, il mento pari addirit- 1981 20 26 -6 tempo di vedere mio padre tura a 426 persone; 1982 14 23 -9 passare da manovale ad ope- 1983 12 32 -20 fu infatti registrata 1984 8 29 -21 raio specializzato, mio fratello una popolazione 1985 4 14 -10 Pippo assunto anche lui alla residente di 1.857 1986 7 25 -18 Volkswagen e sposato ad una unità. Nei decenni 1987 6 14 -8 ragazza siciliana, anche lei 1988 8 31 -23 che seguirono l’an- 1989 2 23 -21 figlia di emigrati, e mamma damento negativo 1990 3 19 -16 Pina sempre più inserita e sere- non conobbe so- 1991 8 22 -16 na. Quando Ottavio raggiunse i ste: nel 1981 il 1992 5 11 -6 sei anni, decidemmo di tornare numero dei resi- 1993 8 22 -14 in Italia, nel paese di mio mari- 1994 7 16 -9 denti scese a 1995 7 20 -13 to. Non fu facile adattarsi alla 1.495; solo nel 1996 3 23 -20 nuova vita, anche se era nella 2001 il calo fu più 1997 1 19 -18 nostra terra. Monte Romano tornato in Sicilia. Per papà contenuto, appena 1998 8 22 -14 era un piccolo paese, mentre Carmelo Monte Romano è ora 1999 7 22 -15 87 persone. 2000 5 22 -17 Wolfsburg era una grande cit- una “terza” casa, dopo Vittoria Il fattore dominan- 2001 4 13 -9 tadina dove tutto scorreva e Wolfsburg, ma è soprattutto te che ha determi- 2002 4 22 -18 veloce, dove tutto sembrava il luogo dove riposare dopo nato il decremento 2003 2 29 -27 funzionare alla perfezione aver tanto lavorato e viaggiato 2004 7 16 -9 demografico è totali 247 664 -417 senza burocrazia, dove aveva- per dare speranza e quel futu- variato nel corso mo intessuto legami forti con ro migliore che sognava per i degli anni. Se all’i- POPOLAZIONE RESIDENTE PER FASCE DI ETÀ le altre famiglie che si erano suoi figli. nizio era ascrivibi- trovate a vivere la nostra stes- Concetta Chiaramonte le al fenomeno del- maschi femmine totale da 0 a 18 anni 54 48 102 le emigrazioni, da 19 a 45 anni 187 150 337 successivamente da 46 a 65 anni 132 152 284 L’Americano a Monte Romano si è dovuto ad un oltre 65 anni 145 227 372 elemento naturale, totali 518 577 1095 Un altro piccolo aneddoto riguarda Pietro Narduzzi. In realtà non fu determinato dal Statistiche e dati forniti dall’ufficio anagrafe del comune emigrante nel senso stretto del termine ma, finita la prigionia, decise saldo negativo tra di rimanere a lavorare ancora qualche anno in America prima di nascite e decessi. tornare in Italia. Così il nipote di dieci anni, omonimo del nonno, rac- Infatti, mentre i movimenti migratori da alcuni anni si sono prati- conta. camente bilanciati tra immigrati ed emigrati, con oscillazioni mini- Sono Pietro, vi voglio raccontare la storia di mio nonno e il motivo me, altrettanto non si può dire per nascite e decessi. Non a caso per cui lo chiamavano “l’Americano”. Durante la guerra del 1940- ogni anno, a fronte di un numero di nascite inferiore alle 10 unità, 45 fu fatto prigioniero e portato in America, esattamente in Arizona. corrispondono picchi che hanno raggiunto anche 32 decessi, Finita la guerra, lavorò in un’azienda agricola e ci rimase per cinque come avvenne nel 1978. anni. Siccome in America stavano tanti anni più avanti di noi già a Questa circostanza produce purtroppo un altro problema, quello quei tempi, lavoravano con i guanti. Un giorno mio nonno si tagliò legato al progressivo invecchiamento della popolazione, con un nel palmo di una mano, così iniziò a indossarli anche lui, i guanti. indice standardizzato di invecchiamento che colloca Onano al Quando tornò a Monte Romano, guidava il trattore indossando i secondo posto assoluto tra i sessanta comuni della provincia di guanti, allora la gente cominciò a dire: “Vedi l’america- Viterbo, dietro soltanto a Tessennano. In proposito sono partico- no… lavora con i guanti!”. Così cominciarono a chiamarlo larmente significativi i dati riferiti agli attuali residenti: dei 1.095 l’Americano. abitanti, solo 102 hanno un’eta compresa tra 0 e 18 anni; 337 unità Pietro Narduzzi hanno tra i 19 e i 45 anni; 248 persone sono inserite tra i 46 e i 65, e addirittura 372 onanesi hanno più di 66 anni. Interessantissimo

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stero: 29 unità, con- centrate tra Germa- nia, Francia e Inghil- terra, e gli stranieri residenti a Onano: 36 abitanti tra albanesi, inglesi, polacchi, rumeni, estoni, macedoni, moldavi, maroc- chini, boliviani, e tre persone che provengono dalla repubblica dello Sri Lanka. Un’ultima considerazione sui flussi migratori: negli anni ‘70 si sono con- centrati nel centro Italia con 441 unità, mentre 106 persone sono andate al nord Italia e soltanto 10 si sono trasferite al sud e alle isole. Negli anni ‘80 il dato è rimasto sostanzialmente invariato, con 336 persone emigrate verso il centro Italia, 56 al nord, e 23 al sud e verso le isole. Il quadro appena descritto lascia pochi margini ad un’eventuale ipote- tica inversione di tendenza nel breve/medio termine. Probabilmente anche il dato riferito ai celibi e alle nubili, che in complesso a sarebbe sufficiente frenare questo trend negativo, e il dato riferito Onano sono addirittura 348, contro le 580 persone coniugate; in al 2001, con una perdita di sole 87 persone rispetto al decennio numero inferiore seguono i vedovi e le vedove; pochissimi sono i precedente, lascia qualche speranza. In conclusione, è certamente divorziati. il calo demografico il problema principale sul quale si dovranno Sostanzialmente bilanciato anche il dato riferito ai residenti all’e- concentrare tutti gli sforzi nei prossimi anni.

Attilio Bragioni (Onano 1889-1959) partì per l’America nel 1912 unitamen- te ai fratelli Andrea e Trifone. Tornò e ripartì più volte. Nel ‘20 si sposò a Ona- no con Giuseppa Pi- chi (1897-1939, nella foto, inviata al marito in America) che avrebbe voluto portare con sé. Ma sembrerebbe che all’imbar- co a Napoli la donna sia stata colpita da influenza con febbre e dovette tornare da sola ad Onano. Attilio tornò dal New Jersey dopo circa 25 anni. Quelle riprodotte a lato sono le due facce del suo foglio di congedo dall’eserci- to statunitense, dove militò “honorably” dal novembre 1917 con “expedition” anche in Francia occidentale durante la guerra. Anche suo fratello Andrea tornò dagli USA sano e salvo, mentre Trifone vi morì ancor giovane tempo dopo. La denuncia di morte fu fatta alle autorità americane dal figlio John, tuttora in America coi suoi discendenti.

Attilio Bragioni nipote omonimo

55 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005 Piansano Il paese della diaspora di Antonio Mattei 1396 ad opera di Bertoldo “Almeno si va vestiti...” Farnese. Quella rocca datava Lorenzo Colelli, nato a Piansano nel 1895, emigrato in almeno dall’età carolingia e America nel 1913, rimpatriato e ripartito nel corso del 1923, sposato in America nel 1939 con l’americana Margery n proporzione al numero aveva fieramente battagliato Chamberlain ed ivi deceduto nel 1981 a Binghamton, nello Idegli abitanti, Piansano ha tra un Brancaleone e l’altro per stato di New York, è uno dei circa 500 piansanesi emigrati sempre dato all’emigrazione tutto l’alto medioevo. Doveva negli Stati Uniti all’inizio del ‘900. un altissimo contributo, certa- essere stata un possedimento Come altri compaesani, Lorenzo militò nelle file dell’esercito USA (71° reggimento fanteria, Camp Meade) e alla fine della mente superiore a quello della appetibile e di una certa consi- prima guerra mondiale ottenne la cittadinanza americana per maggior parte dei comuni del stenza territoriale, ma dopo naturalizzazione. All’epoca suonava il flauto, e nella seconda comprensorio. Una diaspora tante guerre e passaggi di traversata del che non ha conosciuto soste dicembre mano il castello doveva essere 1923, a bordo della New Amsterdam se non temporanee e “obbliga- così malridotto che il nostro salpata da Rotterdam, dovrebbe aver te”, dovute ai condizionamenti Bertoldo lo fece “scarcare”. Il eseguito degli intermezzi di italian di particolari momenti storici, motivo preciso non lo cono- songs di cui ha sempre conservato il programma (avete presente il bellissi- tanto da far azzardare l’ipotesi sciamo; fatto sta che il manie- mo film La leggenda del pianista sul- - nell’impossibilità oggettiva di ro fu demolito e da allora il l’oceano? Per certi versi, i suoi interes- una indagine del genere - che luogo fu detto castellaccio, o si musicali, come quelli del “violini- calcolando gli emigranti di sta” Giuseppe Stendardi e di diversi roccaccia. Divenne un “fondo”, altri paesani nelle orchestrine “fai da ogni tempo e i loro discenden- una tenuta, forse con qualche te” allora in voga, depongono favore- ti, un altro paese viva oggi casupola superstite attorno al volmente sulla pratica del tempo, che fuori del paese. Considerazio- muraglione tufaceo, e la picco- doveva trarre alimento anche da una affermata banda musicale del paese). ne oziosa ed anche un po’ la comunità dovette disperder- In seguito Lorenzo lavorò nel campo astrusa, se volete, perché le si o comunque ridursi a una della ristorazione e, pur con gli alti e società si evolvono e si amal- sopravvivenza miserevole. Per bassi dell’attività, non dovette trovar- gamano modificando incessan- si male. Ai suoi cinque fratelli rimasti oltre un secolo e mezzo, in a Piansano (Vincenzo, Rosa, Maria, temente i caratteri distintivi questa contrada quattro omì- Carolina e Domenica) continuò a dei membri che ne fanno nidi mezzo ingoiati dalla mac- mandare “pacchi” almeno fino allo parte, ma certamente utile a chia cercarono di non morire scoppio della guerra. Rifacendosi vivo nel dicembre del ‘45 con una dare un’idea delle proporzioni di fame. Magari per quegli spa- lettera diretta alla sorella Mecuccia, del fenomeno. All’origine di ruti abitanti lo spazio circo- scriveva: “... durante quella terribile guerra che avete avuto anche in quel paesetto di esso, oltre naturalmente allo stante sarà stato d’avanzo, e le Piansano qua si stava molto pensierosi come andavate a finire. In ogni modo ringraziamo stato di bisogno - che è comu- Iddio che è tutto finito e speriamo che la pace esisterà eterna. [...] Ti manderò una mancia popolazioni di confine si a nome tuo e voglio ne all’intera area ed è sempre saranno fatte sempre più auda- che tu divida in parti alla base del fenomeno migra- ci nell’usurpazione di quella uguali fra tutti in torio storico - credo si possa- specie di terra di nessuno. famiglia. Avrei molto piacere di mandare no individuare due condizioni Tutto ciò fino al 1537, ossia di più, però al presen- fondamentali per questo paese fino alla istituzione del ducato te questo è tutto quel- contadino: la ristrettezza del di Castro nel quale il territorio lo che posso fare. [...] territorio e il carattere della Io e famiglia stiamo fu inglobato. A quel punto fu bene. Si lavora sem- popolazione. un altro Farnese, il cardinale pre, però almeno si va I suoi 2.645 ettari di estensio- Alessandro, nipote omonimo vestiti...”. ne, su una media provinciale del papa Paolo III, a concepire di oltre 6.000, fanno del territo- per il nuovo staterello un pro- rio di Piansano uno dei più getto di ripopolamento, sia per limitati in assoluto. La ragione incrementarne la popolazione, mezzo la venuta di varie colo- “... ad habitare sino à 14 fami- prima credo che si debba far sia per recuperarne spazi sem- nie di lavoratori emiliani, spe- glie di Casentinesi, e doppo risalire nientemeno che alla pre più ampi da sottoporre a cie del parmense, cui si alcuni del Comune di Orvie- demolizione del castello del coltura. Favorì quindi con ogni aggiunsero altre di agricoltori to...”, scrisse Francesco Girardi toscani e umbri, particolar- nel 1600. Una ventina di fami- mente di Città della Pieve. Ed è glie in tutto, sicuramente più in tale contesto - notevole di un centinaio di persone, con esempio di colonizzazione gli elementi toscani in netta rurale dell’età moderna - che si preponderanza su quelli orvie- colloca la colonizzazione areti- tani e indigeni. Ma l’incastona- na di Piansano del 1560; quella mento pressoché contempora- di Arlena del 1573 con gente di neo delle tre colonie vicine Allerona; quella di Tessennano (Piansano, Arlena e Tessen- con elementi di Perugia. Nella nano) nella geografia ammini- sua povertà, fu quello un even- strativa esistente dovette esse- to fondamentale nella storia di re comunque sofferto e, di questa terra, perché ne segnò necessità, risicato. I “castelli” la definitiva rinascita e scolpì i ormai non erano più soltanto tratti distintivi del suo popolo, presìdi militari con ridotte così come, nella storia del guarnigioni di soldati e pochi Nordamerica, più che le pree- artigiani di supporto, ma cen- sistenti civiltà amerindie ebbe- tri gravitazionali di più vaste ro un ruolo decisivo i puritani comunità civili, e dunque con La famiglia di Checcarello (Eutizi Francesco) al podere di Montebello (Tuscania) alla sbarcati dalla Mayflower nel centuplicate necessità di fine degli anni ‘30. Decine e decine di piansanesi partirono in quegli anni per sta- 1620. asservimento economico del- bilirsi definitivamente come mezzadri nei poderi delle campagne maremmane. A Piansano vennero dunque l’hinterland. Gli uomini che sce-

56 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale sero dalle montagne del Ca- concittadini; ‘l Conte (Venanzio Colelli), colono in Albania a cavallo degli anni ‘30/’40 sentino coi loro stracci e fece- come una ventina di altri compaesani, quella per i po- ro il viaggio della speranza per coinvolti in quella particolarissima corrente emigratoria deri della Boni- piazzarsi su queste colline in fica, che per un faccia alla Maremma, trovaro- decennio a cominciare dal no un territorio ristrettissimo, 1941 vide partire definitiva- di soli tre chilometri di lun- mente da Piansano sulle 150 ghezza per uno e mezzo di lar- persone; quella esigua e duris- ghezza, ancora in gran parte sima per le miniere del Belgio, ricoperto di boschi. Si rimboc- che tra il ‘51 e il ‘58 attrasse carono le maniche e disbosca- anche una decina di nostri sen- rono. Si costruirono le case, zaterra, mentre nel frattempo ararono, crebbero. Quaran- qualcun altro partiva per t’anni dopo erano diventate l’Inghilterra, il Canada e l’Ar- 800 persone distribuite in 160 gentina; quella gigantesca per famiglie, più di quanto ne con- Pescia Romana conseguente tasse la capitale Castro, con alla riforma agraria, che a metà una crescita demografica degli anni ‘50 salassò il paese impressionante. Sicché non gli di oltre 400 persone, che a bastò, non poteva bastargli, famiglie intere, in ondate suc- quel mozzico di terra stretto cessive, raggiunsero i poderi fra i paesi vicini di ininterrotto con le masserizie sui carretti. insediamento. E il giovane Più o meno negli stessi anni popolo toscano cominciò a due o tre famiglie si trasferiro- premere, sconfinò, dilagò: no in altrettanti poderi in prima in direzione di Tuscania che partenza isolata per il significano all’incirca un quar- Toscana, e nel ‘59 altre tredici e poi ovunque in Maremma; Brasile e l’Argentina che aveva to della popolazione e in famiglie (una sessantina di per- almeno tra un’epidemia e l’al- come rotto il ghiaccio, ma media un emigrante a famiglia! sone) lasciarono il paese per tra, che decimando periodica- soprattutto erano cambiati i Un evento biblico, tale da confinarsi nelle solitudini brul- mente la popolazione ne ri- tempi, con l’apparizione anche sconvolgere la vita dell’intero le dei poderi di Trevinano. Tra duceva i bisogni e le voglie. da noi dei primi confusi senti- paese e da rimanere a lungo la fine degli anni ‘50 e per tutti Vizio d’origine, dunque, la menti socialisteggianti; le nell’immaginario collettivo, se gli anni ‘60 e oltre, qualche mancanza di terra, cui, appun- disperate invasioni di terra dei non fosse stato subito com- altro centinaio di persone furo- to dall’origine, si dovette far primi anni del secolo; un barlu- presso dalla tragedia immane no sradicate per la Germania e fronte facendosi largo a gomi- me di coscienza civile formata- della grande guerra, che l’ha il Norditalia industrializzato, tate, e poi, dato l’incremento si anche con il servizio militare come incalzato e travolto con con andirivieni che segnarono costante della popolazione, di leva, in pace e nelle varie nuove sofferenze e lutti. Al la storia del paese di quegli con l’emigrazione. Scriveva guerre nazionali; le congiuntu- confronto del miraggio del anni e rappresentarono il Benedetto Zucchi nel 1630: “... re economiche euro-america- “nuovo mondo”, impallidisco- primo vero distacco dalla cul- la campagna è buona, ed i ter- ne nell’agricoltura e nell’indu- no tutte le emigrazioni piansa- tura della terra. Senza contare, reni assai comodamente fertili, stria, e l’apertura dei mercati nesi successive: quelle di interi finalmente, la più generale e con tuttoche molti di essi esco- internazionali, specie quello clan familiari per i poderi negli ininterrotta fuga dalle campa- no fuori a far lavoro in altri luo- nordamericano, in rapida vor- anni ‘30 (Montebello, Tar- gne verso tutte le concentra- ghi”. Gli “altri luoghi” erano i ticosa espansione. quinia, Viterbo, la Sardegna...), zioni urbane in genere, Roma latifondi abbacinati della La fiumana dei nostri emigran- che complessivamente interes- in primis. Maremma, che continuò ad ti per l’America di inizio secolo sarono una decina di famiglie, “Le piansanese, ndo’ vae le esercitare un’attrazione fatale, fu la prima e la più imponente. sia pure numerose; quella par- trove!”, si diceva comunemen- antica e tragica come la mala- Se ne stimarono coinvolte 500 ticolarissima per l’Albania, che te. Un paese in diaspora, che ria, tutt’altro che debellata persone! (anche se poi in mas- tra la fine degli anni ‘30 e il ‘43, un po’ assomiglia a tutti i vil- anche dopo che si incominciò sima parte ritornate), che sui a più riprese, sbarcò e poi laggi della periferia contadina, a combatterla con il chinino. 2.262 abitanti allora censiti, recuperò dal vicino staterello un po’ rivela la sua atavica “Vi regnano in Piansano febbri aggruppati in 547 famiglie, balcanico una ventina di nostri forza d’animo nell’affrontare accessionali in quelli che si con- ducono a lavorare nelle più basse maremme”, scriveva Adone Palmieri a metà ‘800, e tutti “lasciano il territorio - annotava il parroco don Li- berato Tarquini ancora nel 1914 - e si recano nei luoghi di Maremma: Tuscania, Corneto, Montalto, per le semine del grano che coltivano per proprio conto, e la maggior parte come operaio di giornata. Ciò avvie- ne in tutte le stagioni dell’anno per i lavori necessari ai ter- reni”. Non meraviglia, dunque, dopo secoli di così magre transu- manze di piccolo cabotaggio, che con l’inizio del ventesimo secolo si siano letteralmente spalancate le porte dell’emi- Bonifica (Canino) 1943: i fratelli (da sinistra) Araldo, Tersilio e Giuseppe Moscatelli davanti ai loro parecchi di vacche marem- mane con la coltrina. Dal 1941 partirono da Piansano per la Bonifica circa 150 piansanesi, che lì si stabilirono definitivamente grazione. C’era già stata qual- come mezzadri e rimasero più tardi come assegnatari dell’Ente Maremma.

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con coraggio za, che invece pullulano nella situazioni di vicina Toscana e nei comuni crisi endemiche limitrofi del circondario. Non è e nell’inseguire, per l’“animosità” o il misonei- dovunque si presentassero, smo degli abitanti, come si prospettive di miglioramento. favoleggia in qualche “blasone “Forza è di volontà, non di ric- popolare”. La verità e che non chezza”, cantava orgoglio- c’è terra, per loro. Chi vi entra, samente Araldo Moscatelli mette piede in un territorio già delle affermazioni di questa conteso e cronicamente insuf- gente; e quello che può sem- ficiente, che per conseguenza brare un luogo comune è in non si può e non s’intende realtà la possibile definizione cedere a nessuno. di un carattere collettivo for- Il mancato decollo industriale giato da secoli di faticoso e le barcamenanti condizioni riscatto. Non guardate oggi. Il dell’agricoltura hanno conti- tempo presente inesorabil- nuato nel tempo a mietere vit- mente cancella... “ed are e time. Da quasi 3.000 unità (di patria e, tranne la memoria, fatto) siamo scesi a 2.200, più tutto”. Ma la tenacia e la straor- o meno quanti eravamo dinaria capacità di lavoro dei cent’anni fa. Solo in questi ulti- piansanesi sono stati prover- missimi anni sembra di scorge- biali: passionalità e intrapren- re i sintomi di un arresto, ma denza insiti in quel pionieri- stiamo reggendo l’anima coi smo d’origine e che nel tempo Arrivo al podere di Pescia Romana (Montalto di Castro) di una delle 62 famiglie denti, e in ogni caso a quello piansanesi (420 persone) che lasciarono il paese negli anni 1954-55 a seguito della hanno continuato a proiettarli riforma agraria del movimento migratorio si è ovunque. sostituito il saldo negativo del Non sono valsi a contenere 500 ettari dei poderi di Pescia economico-sociali determina- movimento naturale (differen- tale diaspora provvedimenti Romana interessò Piansano tesi nell’ultimo mezzo secolo za nati/morti), sicché il calo legislativi, guerre e riforme per altri 250 ettari circa in in tutto il mondo occidentale: demografico, sia pure più dilui- sociali. A parte le leggi fasciste quote di varia estensione nel è diminuito progressivamente to, è pressoché costante come contro l’urbanesimo - da noi e territorio di Tuscania. Riforme il numero degli addetti nei due linea di tendenza. in quel periodo forse neppure di enorme incidenza sociale ed settori principali dell’econo- Si veda la tabella sul saldo del avvertite - non sono stati suffi- anzi epocali, ma che non bloc- mia locale, e di conseguenza si movimento migratorio dal cienti per esempio neanche i carono il flusso emigratorio se è alleggerita la pressione sul 1935 al 2004, ossia degli ultimi circa 700 ettari delle prime non temporaneamente, perché “mercato” agropastorale, settant’anni (gli unici disponi- enfiteusi, ossia le prime piccole una popolazione interamente causa prima delle migrazioni bili). Intanto è evidente che proprietà terriere (chiamiamo- dedita all’agricoltura e alla nella scomparsa civiltà conta- fino a metà degli anni ‘70 (con le così) avute tra ‘8 e ‘900 pastorizia, concentrata su un dina. l’eccezione del 1964) il trend è come corrispettivo per l’af- territorio comunale ristrettissi- A ben guardare, una contro- costantemente negativo, tanto francazione del territorio dagli mo e del tutto insufficiente, prova è data dal fatto che non da determinare fino a quel antichi usi civici; oppure le non poteva non continuare a c’è mai stato un vero movi- momento un decremento com- riforme agrarie dei due dopo- cercare sbocchi nell’emigra- mento immigratorio, in Pian- plessivo di oltre 1.500 unità. guerra: quella dell’Opera zione. E forse, più che la moto- sano. Anche le carovane di Dal 1976 in poi la tendenza Nazionale Combattenti dopo la rizzazione, nella cicatrizzazio- nomadi - i famosi zingari - che sembra attenuarsi - sia pure grande guerra, che portò all’e- ne della emorragia continua ha pure vi si sono aggirate a più con consistenti “ripensamenti” sproprio e all’assegnazione ai voluto dire la diversificazione riprese, non vi hanno mai a metà degli anni ‘80 - fino ad reduci di 309 quote di oltre nella composizione sociale messo radici. Così come non arrivare al saldo più o meno due ettari nel nostro territorio, della popolazione, dovuta a deve far meraviglia l’assenza costantemente attivo dell’ulti- e quella dell’Ente Maremma sua volta al progresso tecnico di pastori sardi o di altri “mon- mo decennio (anche per la dei primi anni ’50, che oltre ai e alle grandi trasformazioni tagnòli” legati alla transumam- “novità” assoluta dell’immigra- zione extracomunitaria). All’interno di questo dato, si può notare la sostanziale con- tinuità del flusso emigratorio anche nel periodo prebellico, a conferma di una incessante migrazione interna nel mondo contadino. “Casa quanto ce se cape, terra quanta se na vede”, era la filosofia imperante. Si possono notare anche le “punte” del 1941 per le emigra- zioni per la Bonifica; del 1954- 55 per quelle per Pescia Romana; del 1959 per Tre- vinano; degli anni 1962-63 per l’estero e il triangolo industria- le; del 1967, infine, per alcune regolarizzazioni di emigrazioni stabili in Germania (non sem- pre le registrazioni anagrafiche sono contemporanee e fedel- Cesare De Simoni (a sinistra) e Nazareno Guidozzi nelle miniere belghe nei primi anni ‘50. Dal Belgio De Simoni andò poi in mente rispondenti alla consi- Canada, mentre Guidozzi, che si potrebbe definire emigrante di professione, era già stato in Albania da ragazzo ed emigrerà poi in Germania con la famiglia per lunghissimi anni. stenza dei movimenti reali).

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temporanea a quella di segno bilità di case ‘l Maschietto (Mario Brizi) opposto nel movimento natu- vuote, importa nel podere di Trevinano rale. In altre parole, quando i stranieri e pen- (Acquapendente), dove nel 1959 nati superavano i morti (da noi sionati in fuga si trasferirono fino a tutta la prima metà degli dalle città. Sono i segni dell’og- una sessantina anni ‘80), era più la gente che gi, che sconvolgono i nostri di piansanesi se ne andava che quella che parametri e nei quali conflui- veniva; oggi che sono più a scono fattori culturali ed eco- venire piuttosto che ad andar- nomici complessi, di dimensio- sene, in paese non nasce più ni planetarie, di cui converrà quasi nessuno. Il che può seguire gli sviluppi. Magari ci apparire curioso ma è perfetta- troveremo a riparlarne un po’ mente comprensibile, comune più in là, per raccontare di a tutti i piccoli centri e non altre “Patrie erranti” e di nuovi solo: prima era un paese pove- drammi di genti in fuga. Se non ro e prolifico che esportava saranno quelle genti stesse, lavoratori; oggi che è invec- domani, a scrivere della loro chiato e con notevole disponi- disperazione di oggi.

A parte le “mete eccezionali”, negozio, collaboratrice fami- il resto del flusso emigratorio liare, ecc., sia per il significati- è abbastanza equamente dis- vo numero di studenti e reli- seminato nei centri dei dintor- giosi. ni e nelle città industriali del Se messa in relazione con quel- nord. Viterbo è discretamente la relativa al movimento natu- presente tra le destinazioni, rale (differenza tra nati e mentre Roma ha sempre eser- morti), la tabella mostrerebbe citato una forte attrazione, sia anche una singolare coinciden- per attività di servizio quali za, ossia che l’inversione di quella di portiere, garzone di tendenza è più o meno con-

SALDO MOVIMENTO MIGRATORIO 1935-2004 (ULTIMI 70 ANNI)

anno emigr. immigr. saldo anno emigr. immigr. saldo 1935 55 17 -38 1970 67 60 -7 1936 47 30 -17 1971 70 39 -31 1937 77 20 -57 1972 61 55 -6 1938 58 34 -24 1973 60 39 -21 1939 54 9 -45 1974 57 50 -7 1940 46 28 -18 1975 38 35 -3 1941 123 41 -82 1976 55 60 +5 Operai piansanesi in Germania negli anni ‘60 e oltre. Si calcola che in quegli anni vi siano emigrati per periodi più o meno lunghi almeno 150 concittadini, che insieme agli altrettan- 1942 41 32 -9 1977 45 47 +2 ti andirivieni e trasferimenti definitivi per le città industriali del Nord Italia segnarono la 1943 26 22 -4 1978 42 30 -12 storia del paese e rappresentarono il primo vero distacco dalla cultura della terra. 1944 34 12 -22 1979 65 41 -24 1945 44 23 -21 1980 43 62 +19 1946 68 18 -50 1981 47 65 +18 1947 58 24 -34 1982 51 65 +14 1948 49 34 -15 1983 51 19 -32 1949 71 20 -51 1984 54 39 -15 1950 62 29 -33 1985 55 42 -13 1951 56 52 -4 1986 49 29 -20 1952 93 38 -55 1987 32 39 +7 1953 63 15 -48 1988 49 54 +5 1954 127 20 -107 1989 29 25 -4 1955 210 53 -157 1990 37 28 -9 1956 82 37 -45 1991 32 29 -3 1957 91 27 -64 1992 32 34 +2 1958 88 29 -59 1993 37 34 -3 1959 120 16 -104 1994 26 26 - 1960 80 38 -42 1995 28 33 +5 1961 38 29 -9 1996 27 26 -1 1962 83 37 -46 1997 34 53 +19 Dall’Introduzione de La Patria errante 1963 74 23 -51 1998 44 25 -19 (diaspora di una comunità contadina dell’Alto- 1964 39 49 +10 1999 35 36 +1 lazio nel Novecento), Tip. Ceccarelli, Grotte di Castro, 2005, al momento unico lavoro del 1965 67 35 -32 2000 32 33 +1 genere a livello provinciale. Viene presentato 1966 53 33 -20 2001 14 44 +20 nella quarta di copertina del presente “specia- 1967 103 50 -53 2002 22 47 +25 le” e ad esso si rimanda per la trattazione parti- 1968 52 48 -4 2003 39 54 +15 colareggiata dei vari flussi emigratori, qui solo accennati e presentati invece nell’opera in undi- 1969 69 37 -32 2004 31 46 +15 ci capitoli.

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Imperio Brizi, autore di un “canto” 16 sui “Pensieri e ricordi dell’e- Dicendo: “Ahimé che pena e che dolore, migrante” di 49 ottave, nacque che affanni acuti che vengo a provare, a Piansano l’8 gennaio 1879 da io maledico li minuti e le ore che fe’ partenza per varcare il mare”. foto Mecorio Giuseppe e Maria Di Pietro. Contadino nullatenente - come Mi diceva mia madre e ‘l genitore: tutti - nel 1906 si sposò con “O figlio, per pietà non ci lasciare, Giacinta Guidolotti stabilendosi in prendi mio caro questo avvertimento, una casetta di Via della Chiesa, che un dì tu ne sarai molto contento”. sopra a le Scalette. Lì ebbe lo stes- 17 so anno la primogenita Maria, Anche la mia consorte, mi rammento, morta ad appena sei mesi di vita, e me lo diceva prima di partire, poi Giuseppe (Pèppe del pòro che un giorno mi trovavo in gran tormento, Imperio, appunto), venuto alla con tutto il core mi dovrò pentire: luce nel settembre del 1908. Ma “Vedrai là la tempesta, l’acqua, ‘l vento; erano anni duri, e nel 1909 là in alto mare non potrai sortire”. Imperio fu preso anche lui dal E’ tutto vero quello che mi disse, “sogno americano”. Andò a spo- sto per andare nei profondi abissi. sarsi anche in comune per legittimare i figli nati dal solo matrimo- 18 nio religioso (come fecero tanti altri, più tardi, alla vigilia della Verso il cielo tenea le luci fisse prima guerra mondiale; e pareva più un testamento che un matri- dicendo: “Per pietà madre di amore, monio); con un’altra ventina di piansanesi preparò le carte inve- sempre il tuo nome alla mia fronte scrisse, stendovi i magri risparmi, e nell’inverno partì lasciando la moglie fammelo questo angelico favore, incinta del figlio Mario, nato a giugno del 1910. Si imbarcò a Napoli perché se al caso l’alma mia partisse sul bastimento “Venezia” e giunse al porto di New York il 23 da questo mondo avverso e traditore, marzo del 1910, dopo una difficile e sofferta traversata. Su quella tu la riceverai nel tuo bel regno, nave c’erano quella volta poco meno di 2.000 emigranti, in gran benché della tua grazia non son degno”. parte italiani meridionali. Imperio ebbe la fortuna di superare tutti i 19 controlli nella grande Sala di Registrazione di Ellis Island - l’isola Di tanti guai s’era saziato e prego delle lacrime -, sopravvivere alle difficilissime condizioni di lavoro gli occhi coperto da un oscuro velo, e di tornare finalmente a casa a metà degli anni ‘20, quando ebbe piano piano sentia calmarsi il legno; l’ultimo figlio Roseo (1927). Morì nel suo letto il 22 giugno del 1946. si fa coraggio il giovanetto anèlo, La sua “storia”, a noi pervenuta nella versione “ricopiata” dal prof. Giuseppe Mazzapicchio negli anni ‘50, ci dicono che s’alza dalla cuccetta senza sdegno, circolava a stampa anche nei paesi vicini, e con straordinaria partecipazione popolare, a dimostrazione di quanto fosse fa capolino e vede chiaro il cielo, diffusamente sentita l’“avventura americana”, offuscata solo dal sopraggiungere della carneficina della guerra. tutto sereno e il vento era calmato, allor disse: “Gesù sia ringraziato!”. 1 7 13 20 A te mi volgo, figlio di Latona, Io dovrò lasciarti, oh che dolore! Ormai giunto il momento destinato Ormai che la procella ha terminato ché voglio dar principio a ‘n argomento Quasi mi fai restar di sensi privo!”. che il piroscafo deve far partenza col piede asciutto giungeremo in porto, con la tua cetra il canto mio risòna “Di nulla non temer, caro amatore, ognun si volge all’uno e all’altro lato dopo aver tanto e tanto sospirato, sono oppresso dal sonno e m’addormento. se fedel mi sarai sempre ti scrivo dicendo: “Italia addio, più a te chi pensa?! che nessuno mi potea dare conforto! Dammi ‘n’ampolla d’acqua di Licona e giorno e notte pregherò il Signore Mi hai ridotto tanto disperato, Ora mi chiamo felice e beato, ché l’uditore possa far contento, che se ritorni in questa terra vivo, più alla famiglia non posso dar mensa, sempre Dio ammirerò col ciglio accorto, risveglia la mia mente ch’è sopita, del sacro tempio s’apriran le porte e per questo ne vo tanto lontano, che mi ha salvato superando i guai da improvviso letargo fu colpita. per darci fedeltà fino alla morte!”. dove contan moneta a larga mano”. e per grazia di lui qui n’arrivai. 2 8 14 21 Io voglio raccontar tutta la vita Vedo la madre con pupille accorte Si mette in grembo al grande Oceàno Più pochi giorni son rimasti ormai degli emigranti che sono imbarcati, che piange e prega pel suo caro figlio e tranquillo ne va senza pensieri, per giungere alla via di salvamento, se questa storia mia sarà gradita dicendo: “Non partir da queste porte; va valoroso più che Marte al piano, dove là si starà contenti assai, e tutti volentieri mi ascoltate. perché vòi prender volontario esilio? come se andasse in gita di piacere. non ci sarà terrore né spavento, Si vede tanta gioventù fiorita Io non merito al mondo queste tòrte, Credimi udienza, non ti parlo strano, avran fine le pene e tutti i guai; dai loro genitori abbandonati, eppure t’adorai qual rosa e giglio; ché mi dispiace fartelo sapere; là l’operaio si starà contento, chi lascia padre e madre, moglie e figli, se lasci il genitor così soletto, quando si arriva nel Golfo del Leone ché si guadagna una buona giornata per andare a trovar tanti perigli. sei crudele e non porti còre in petto”. si mette l’emigrante in afflizione. e si fa la famiglia consolata. 3 9 15 22 Si lascia Italia in mezzo a rose e gigli “O genitori! Ho firmato il verdetto; Vedendo di acqua grande cavallone Ecco la navicella approssimata per recarsi nel regno americano, è giunta l’ora della mia partenza; par che si voglia il mondo sobissare che sta a momenti per giungere al porto, ma prima d’imbarcare ai navigli alza la mano, fammi benedetto; e mandare la nave in perdizione. va tutto l’equipaggio all’infuriata alla consorte si stringe la mano. pregherai la Divina Provvidenza Dunque, lettor, ti lascio immaginare: a osservare con suo ciglio accorto Si bacia padre e madre e moglie e figli perch’io ritorni in questo patrio tetto, il povero emigrante fa orazione per scopri’ quella terra fortunata. dicendo “Io varco quel grande oceàno, per dare a voi quell’unica assistenza per poter meglio l’anima salvare Ne sviluppa dal core ogni conforto per cinque anni dimoro in quei sentieri, che deve dare un figlio al genitore e implora il perdon di vero cuore nel vedere le bandiere sventolare: dopo si viverà senza pensieri. quando ha perduto il suo primo vigore”. al Signor ed al santo protettore. “Siamo arrivati!” ognun viene a gridare. 4 10 Cara consorte, io parto volentieri, Senza tanto indugiar, caro uditore, ché voglio migliorar le condizioni, tutti quanti gli amici ha salutato, giacché Dio mi mandò questi pensieri, nella partenza il suo povero cuore voglio sperar da lui si bòne azioni. di tenerezza lacrime ha versato; Non mancherò di far le mie preghiere, ma la locomotiva prende vapore, mi porto indosso tante devozioni, che lo conduce al porto desiato. parto in emigrazion tanto contento, Giunto a Napoli, smonta alla stazione, non dubitar che il nome tuo rammento. gli viene qualche piccola passione. 5 11 Ogni mese ti mando lire cento Qui deve fare ‘na dichiarazione, io credo bene ci potrai campare lo fanno tutto quanto sfumicare, non creder ch’io ti lasci in gran tormento e poi il biglietto di vaccinazione, ed io mi rechi a bere ed a mangiare. sennò al vapore non si può imbarcare, Devi considerar, parto contento glieli mettono qua due morviglione per meglio la famiglia sostentare, che tutto quanto lo fanno ammorbare; ché qua in Italia mi sono avvilito, per qualche giorno soffre un gran dolore, più non si pò campar in questo sito”. finché la carne ritorna in vigore. 6 12 Il giovine di amore premunito Davanti ad un famoso professore che gli convien lasciare la sua cara te la fanno la visita passare dicendo: “Angelo mio, quando partito e se libero sei, passi al vapore, io ne sarò da te, che doglia amara! sennò ti fanno indietro ritornare. Mi sentirò battuto e definito: Sicché non porti mai tranquillo il còre, oh che triste sventura si prepara! sempre ci avrai qualcosa da pensare, Sento Cupido che mi tocca il cuore ma quando nel vapore sei imbarcato e me lo infiamma d’un ardente amore. ti sembra d’esser già ‘n quell’altro Stato. Controlli medici a Ellis Island

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23 33 38 La gioia e il riso nel volto gli appare Allor ti sentirai tutto infiammare, Ora vi parlerò ‘n questo trattato Emigranti sulla nave quello che prima ricoprìa di lutto, ti sembra di toccar con gioia il fonte, di tutte le condizioni di lavoro maledicente il tempestoso mare, che superasti tante pene amare, quello che è nato al mondo sfortunato che gli fece passare il brutto punto, molte terrestri e pur del mare l’onte. questa terra gli dà pena e martoro, quando che Noto veniva a soffiare Or vorrai i tuoi passi avvicinare dove il pie’ poggia trova sprofondato. ed ammorbava il delicato flutto. presso la banca di Cesare Conte, Io penso e ci ripenso e m’addoloro Ora non pensa che di lì è passato, che subito ti cambia la moneta a tanti figli amati e genitori gli si presenta il porto desiato. per metterti in cammin con faccia lieta. che non vedono più suoi grati fiori. 24 34 39 Ognun si volge all’uno e all’altro lato Ora per far la storia mia completa In gener all’America i lavori dicendo: “Oh terra di consolazione, di tutti gli emigranti l’andamento son di miniere e strade ferrate, che tanto e tanto t’ho desiderato ognun prende la via ch’a lor non vieta dove locomotiva prende vapore nel mio viaggio pieno d’afflizione! presso l’ufficio di collocamento per poter varcar negli altri Stati. Ora tu sola mi fuoi far beato e l’ufficiale con parole acqueta Il povero operaio di bon core, in questo esilio che il destin mi impone”. dicendo: “Amico mio, non star sgomento, per fare i familiari consolati, Par ch’ella gli risponda: “Vieni in questa, se hai fiducia in me, nel mio decoro, con passione si mette a lavorare che di soccorso la sua man ti presta”. con molti compagni ti darò lavoro”. per poter la moneta guadagnare. 25 35 40 Il capitano che il vapore assesta Ognun può guadagnare argento e oro O madre e padre!, quante pene amare, l’àncora cala dove l’ho di fronte, e beato colui che lo racquista quando che udito avrete la notizia e ognun dei marinai con mano lesta e una somma infinita di coloro che il vostro figlio non può lavorare, è tutto intento nel metttere il ponte. come clienti viene messa in lista. maledicendo il fato e l’ingiustizia, I passeggeri in quella parte e in questa Miseri voi se confidate in loro che una gamba gli vennero a tagliare! si trovan tutti per sbarcare pronti, perché il più buono è il capo camorrista: Certo gli occhi avrai pien di mestizia, con poco ognuno ne varcava un segno padre della camorra ed aggressore, perché quel figlio che adoravi tanto in grande sala costruita in legno. della classe operaia sfruttatore. è privo di una gamba e un braccio, intanto! 26 Pure questa nell’acqua ha il suo sostegno 43 tenendo i piedi suoi dentro nel mare. Credimi, udienza, ch’io non mi confondo, “Dall’Italia a New York” Se hai nascosto qualche caro pegno, , una “Guida dell’emigrante” stampata nel questi son dell’America i lavori: dentro il baule ti vanno a guardare. 1902 a cura della Navigazione Generale Italiana (ossia le società riunite Florio molti nelle minier toccano il fondo Nessun di questo si prendea sdegno; e Rubattino) insieme con “La Veloce”, compagnia di “Navigazione Italiana a e più non tornan alli stellati albori. merce di contrabbando non portare, vapore”, che si vantavano - “salvo tempi cattivi” - di fare “la traversata da La cruda morte con la falce a tondo quindi la guardia l’è tranquilla e lieta, Napoli in circa 12 tronca piante mature e quelle in fiore; non dubitar che il passo non ti vieta. giorni”. Il libretto - nessun gli dà conforto all’ultim’ora, 111 pagine in for- né padre o madre, né fratello o sòra. 27 mato 20x12 - con- 44 Un’altra triste idea che assai t’asseta, tiene una miriade Di luglio e agosto debbo dire ancora pensando a quello che potrai incontrare di notizie sulle ope- che il centro son della stagione estiva, dentro a quell’indescrivibile segreta, un caldo soffocante che v’accora che un labirinto vorrà assomigliare. razioni di imbarco e permette all’operaio che lì maliva; Ecco un picciol battel che il core acqueta, di sbarco, sugli uffi- credete che pur male si lavora, che ti conduce là, non dubitare, ci e i documenti ne- il sudore alla fronte corre in riva; dentro a quel labirinto a cento a cento, cessari, sulle norme per due o tre mesi, poi, dopo di questa, che del viaggio è l’ultimo tormento. di comportamento viene un’altra stagion che vi molesta. 28 durante la naviga- 45 Col passo vacillante, lasso e lento, zione e una volta in Geme la molle erbetta alla foresta, è più di un conduttore che ti porta, territorio america- al fin de la stagione autunnale, sali le scale di quel pavimento, no; informazioni di cade la fronda agli alberi e si desta osi guardare con pupilla accorta. vario genere e un nel povero operaio il maggior male. Incominci a tremar dai piedi al mento Già il vento, la neve e la tempesta pensando a quella visita che esorta, vocaboliaretto con l’invigorisce d’essere brutale, che di passarla tu non vedi l’ora, frasario essenziale ché per tre mesi non si schiara il cielo, per rattristar o invigorire il core. per le circostanze sempre sopra la neve e sotto il gelo. 29 più comuni. Il bello 46 Ti lascio immaginar, caro lettore, è che il volumetto è Questa è la verità, come ‘l Vangelo, come viene osservato l’emigrante stato trovato tra le anch’io miseramente l’ho provato! da quello specialista professore! carte di don Gia- Molti che miser piede in questo stelo Ti fa versar col cor lacrime tante, como Barbieri, in li colpì la sventura e il triste fato: ché se macchiato ti trova il pudore quegli anni vicepar- per poter lavorar con freddo e gelo ti fa indietro rivoltar le piante; roco a Piansano e una giornata caro gli è costato. non v’è nessuno che ti dà conforto; Molti pagavano ‘na somma infinita, confidente di tutti senza ferita alcun sei bell’e morto! tanto non gli giovò, perser la vita. 30 per la sua bontà 47 Eccolo il primo che ti guarda accorto, d’animo; il che la Spero l’istoria mia sarà gradita, prima il collo ed il mento e poi la testa dice lunga sulla perché vi rende degli avvertimenti. e in quel momento sei nel dolo assorto vastità dell’interesse Amici miei, l’America è finita, e una triste impressione ti molesta, popolare per l’“e- non ci si trova che dei patimenti; ché se ti trova qualche mal nascosto, popea americana”. dentro i boschi a far vita da eremita certo non passerai lungi da questa; e se non fai tale vita delinquente, e se in te male alcun non si ritrova, se tu vuoi passeggiar la cittadella, libero sei da questo, se ti giova. più non vedrai la macoladella. 31 36 41 48 Eccolo un altro che in te fà la prova, Chi dentro ‘l petto tiene forte il core Molte spose riveston bruno manto, A te volgo uno sguardo, Italia bella, con picciol ferro t’alza la palpetra, al pensier di colui inarca le ciglia ch’hanno perduto il lor caro tesoro che sei figlia di Greci e di Latini, allor di nuovo ti senti commòva, scrive una lettera al caro genitore, che con tutto l’affetto amavan tanto più non permetti a gente poverella quando lo sguardo suo dentro penetra. al fratello, all’amata, alla famiglia e vittima è rimasto in quel lavoro, di sortir fuori dai dolci confini, Una gran pena nel core ti cova, dicendo: “State voi di bon umore maledicendo il treno che l’ha infranto: lasciando la consorte vedovella, mentre il dottor ti guarda a faccia tetra ch’io mi ritrovo come una giunchiglia; “Figli miei, chi vi darà ristoro? il padre e madre miseri e tapini. e se nulla di male t’ha trovato, molto felice ho fatto il mio viaggio, Perduto avete il vostro caro padre; Si faccian leggi buone a garantire libero vieni assolto, o fortunato! arrivederci e fatevi coraggio”. lo rivedrem nelle celesti squadre”. color che vanno là per poi morire. 32 37 42 49 Da un’altra parte vieni interrogato Ognun prende lavor di aprile e maggio Io compatisco te, povera madre, Chiudo l’istoria mia con questo dire: a far dichiarazione esattamente che recano ai mortali un dolce riso che piangi sempre da mattina a sera “Domando scusa a voi, cari signori, se a Napoli il dottor t’ha vaccinato nella campagna amena reca omaggio il tuo figliolo in quelle terre ladre: se i miei versi io non potetti empire e se fornito sei di documenti che rassembra un terrestre paradiso. lasciò la vita dentro la miniera. né fui infiammato d’apollinei ardori: ed in qual parte ne sei ‘ndirizzato, Gioisce l’emigrante sotto il raggio Mai più tu passerai ore leggiadre, immerso nelle deboli satire, se tieni le monete sufficienti e lungi da colui si era diviso ché più non torna all’itala bandiera, non posso dare a voi dolci sapori. e se del tutto venghi a superare, il numer di color s’è dileguato e invano attenderai l’ora e il secondo, Son Brizi Imperio, rozzo poetastro, dal labirinto ti fanno scampare. dal nord al sud all’uno e l’altro Stato. giammai ritorna nel giardin del mondo. non son figlio di Apollo né figliastro”.

61 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005 Proceno Da 4000 a poco più di 500!

di Gabriele Mannaioli e trasferirsi là dove sognava di poter cambiar vita. Alcuni che avevano trovato un buon impiego furono raggiunti dalle flussi migratori che hanno investito rispettive famiglie e tor- IProceno durante il ventesimo secolo narono dopo alcuni anni, hanno origine nell’endemica crisi che atta- ma per moltissimi il nagliava questo territorio già nei secoli sogno americano fu di precedenti. Il paese si reggeva su un’eco- breve durata. Trovarono nomia basata essenzialmente sull’agricol- sistemazione nelle grandi tura, ma un’agricoltura a dir poco povera, città del nord-est, che spesse volte non riusciva nemmeno a Boston, New York, privi- soddisfare il fabbisogno familiare. Una legiando i lavori salariati, crisi che parte da lontano e che portò già forse pensando ad un nel XVIII secolo ad una massiccia emigra- loro futuro rientro in zione che, secondo le cronache, ridusse il Italia, e furono impiegati numero degli abitanti da 4000 a poco più soprattutto nelle fabbri- di 500! che, nella costruzione Dopo quasi due secoli di assestamento delle ferrovie e nelle demografico, anche Proceno come il resto miniere. Alcuni trovaro- d’Italia fu colpito da quel fenomeno di no lavoro anche in massa che fu l’emigrazione verso le nuove Brasile, dove l’abolizione terre americane: segnatamente verso gli della schiavitù aveva Stati Uniti, in maniera preponderante, e determinato una grande verso il Brasile. I tratti caratteristici di que- richiesta di manodopera sta massiccia emigrazione furono l’alto per la fazendas, nelle tasso di mascolinità, la giovane età e l’ac- quali famiglie intere centuata temporaneità. Circa l’ottanta per erano ingaggiate a lavo- cento degli emigranti era infatti di sesso rare per i grandi latifon- maschile, di età compresa tra i quindici ed disti in una sorta di regi- i quaranta anni, e molto pochi furono quel- me mezzadrile. Questo li che decisero di stabilire lì la propria resi- fenomeno fu arrestato denza. Oggi infatti sono soltanto dicianno- dallo scoppio della gran- ve i procenesi iscritti al registro dei resi- de guerra e poi dall’av- denti all’estero divisi tra Brasile, Stati vento del fascismo. Alla Uniti, Germania, Gran Bretagna, Argentina fine del secondo conflitto e Venezuela. mondiale la stragrande Gli emigranti si imbarcavano al porto di maggioranza degli emigrati era rientrata al non riusciva a soddisfare il fabbisogno Napoli salendo sui piroscafi che li avrebbe- paese d’origine, ma in quegli anni ebbe ini- familiare, e per questa ragione molto spes- ro portati, dopo alcune settimane di viag- zio un nuovo flusso migratorio dal territo- so il lavoratore doveva far ricorso al brac- gio, ad attraccare al porto di New York. rio procenese che, sia pure in maniera ciantato, andando “ad opra” per cercare di Partirono in molti. Quasi tutta la popola- molto attenuata, dura ancora oggi. far quadrare il magro bilancio familiare. E zione di sesso maschile fu attratta, o forse Questa nuova emigrazione ebbe il suo cul- la mancanza di aziende che potessero in costretta, ad abbandonare la propria terra mine a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 del qualche modo richiedere manodopera secolo scorso, mantenendo comunque un portò a ricercare lavoro altrove. La ricerca buon ritmo anche nei primi anni ‘70. Per di un’occupazione “sicura” che avesse meglio comprendere l’evolversi di questo potuto soddisfare le nuove esigenze, fenomeno, che ha avuto per Proceno effet- soprattutto negli anni del boom economi- ti disastrosi dal punto di vista demografi- co, portò ad orientarsi verso la capitale, co, dobbiamo fare delle considerazioni anche perché la grande espansione della sulle caratteristiche del territorio procene- città aveva creato numerosi posti di lavo- se. Esso è compreso tra la provincia di ro, soprattutto come portiere nei grandi Siena a nord, quella di Grosseto a nord- palazzi condominiali di recente costruzio- ovest e il comune di Acquapendente a ne. Oltre a questi, ci furono pure artigiani sud/sud-est. La popolazione è divisa tra il procenesi che portarono nella capitale la capoluogo e le piccole frazioni di Centéno, loro professionalità, riscotendo tra l’altro La Valle e Le Piane/Casina. Queste frazioni un ottimo successo. non sono veri e propri centri abitati, ma Se la diaspora dal capoluogo fu un fenome- diciamo che raggruppano tutto il contado no abbastanza contenuto, quello dalle cam- del territorio comunale. pagne fu al contrario un autentico esodo. Dai registri comunali in cui vengono ripor- Infatti negli anni che vanno dal primo dopo- tati i flussi migratori, è interessante notare guerra agli anni ‘70 si assiste ad un’autenti- la diversificazione delle destinazioni della ca emorragia della popolazione procenese popolazione che risiedeva nelle campagne verso altri lidi, dove si spera di trovare un e quella del capoluogo. Qui l’attività lavo- lavoro che possa in qualche modo migliora- rativa non aveva in quegli anni una precisa re la propria esistenza. E’ una massa enor- identificazione. La maggioranza della me di gente, quella che in quegli anni popolazione era dedita all’agricoltura, ma abbandona soprattutto le avare campagne un’agricoltura molto povera che da sola procenesi in cerca di qualcosa di migliore.

62 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale

Alcuni cercano i lavori salariati, San Lorenzo Nuovo Silvio Verrucci che al contrario della campa- gna offrono almeno uno stipen- dio su cui contare; altri insisto- no sul lavoro della terra sce- gliendo però altre zone, sicura- mente più generose di quelle Un paese “nuovo” che si accingono a lasciare. L’abbandono delle terre è anche dovuto al fatto che que- per “nuovi Abitatori” ste persone dovevano vivere in case molto spesso fatiscenti, partire dalla fine del 1700 e durante gli ultimi due secoli, la comunità di S.Lorenzo è stata interessa- dove mancavano acqua ed elet- Ata da un vivace movimento di emigrazione e di immigrazione. tricità, e per di più riuscivano a L’emigrazione - dal 1700 al 1770 circa - fu determinata da un susseguirsi di cause del tutto naturali che, ricavare dalla terra soltanto unite alla povertà della popolazione e alla diffusione della malaria, provocò un lento spopolamento quel poco che bastava per del paese; l’immigrazione - dal 1780 al 1860 - si verificò allorché la cura del governo pontificio, e cioè lo mangiare. Il risultato di questo spostamento del centro abitato dal livello del lago al “..piano superiore della Gabelletta” sulla cresta esodo è lo svuotamento delle delle colline dove è ubicato tuttora, dette i risultati sperati: la popolazione crebbe rapidamente e il campagne, che si consuma in moderno paese raggiunse e in qualche caso superò le dimensioni dei paesi circostanti. breve spazio di tempo, calco- A partire dal 1683 comincia l’esodo. In quell’anno infatti “... un lando che negli anni ‘50 ogni Turbine occorso qui… e il terremoto ultimo… buttò a terra cin- anno emigra poco meno del quanta o sessanta case… il Palazzo di Giustizia, la Scuola, la 10% della popolazione. Canonica, Muraglie Castellane e Torrioni e molt’altri...”. Suc- Le mete sono le più disparate, cessive rovine aggravarono la situazione. Nel 1703 crollò il e si nota che la scelta della ponte di Porta di Sotto (cioè la porta del paese verso destinazione è dettata soprat- Bolsena), nel 1705 la Cancelleria, il Carcere e la Casa del tutto dalla zona di residenza: Commissario; nel 1718 Porta di Sopra (verso l’attuale nuovo gli abitanti della frazione di paese); nel 1734 il Torrione di Spaccaferro, il Forno e Ponte Centéno vengono attratti so- Tavole. Il colpo più grave venne inferto a questa martoriata “di diversi prattutto dalla vicina Acqua- popolazione dal crollo di una novantina di case Particolari”, avvenuto nel terremoto e nella stagione piovosa pendente; gli abitanti delle del 1737. Ad ogni catastrofe corrisponde una diminuzione altre frazioni scelgono destina- della popolazione: molti i morti, più numerose le emigrazioni zioni diverse: quelli de La Valle verso mete circonvicine. Gli abitanti, 633 nel 1701, sono 455 sono attirati dalle vicine loca- dieci anni dopo, 348 nel 1721, 273 nel 1737. lità del senese come Pianca- Da questa data, i provvedimenti presi dall’energico card. stagnaio, Abbadia S. Salvatore, Pompeo Aldrovandi, delegato pontificio, invertirono la ten- S.Casciano dei Bagni ecc.; gli denza: riparazione delle case lesionate, proibizione di scava- altri de Le Piane emigrano re grotte all’interno dell’abitato, bonifica del pantano antistan- verso le località del grosseta- te il paese, e soprattutto il “… dolce adescamento di far immu- no: Sorano, Pitigliano. ni per 10 anni da tutti li pesi d’imposizioni i Nuovi Abitatori...”, Certo è che se l’emigrazione e cioè gli immigrati, sortirono il loro effetto. La popolazione verso gli Stati Uniti vide un crebbe ogni anno fino al 1755 circa, superando di nuovo le massiccio rientro, in questo 400 unità. Ecco quindi che prima lavoratori stagionali chia- nuovo flusso migratorio non mati a far fronte alla mancanza di braccia occorrenti per le I fratelli Giose e Antonio Nucci... avvenne la stessa cosa, ma semine ed i raccolti, poi intere famiglie si tra- anzi l’esatto contrario. Questi sferiscono a S.Lorenzo a tentare la fortuna o non fecero mai più ritorno nel per sfuggire ad una vita di stenti ancora più territorio procenese per il grandi nei rispettivi luoghi di origine. Sono semplice fatto che, vivendo in castelgiorgesi, orvietani, della zona queste terre per lo più in qua- dell’Amiata e della Maremma. In circa venti lità di contadini mezzadri, una anni i nuovi abitanti (circa un terzo della volta abbandonato il podere popolazione) sono completamente integrati non avevano più un posto ed alcuni sono chiamati addirittura a far parte dove ritornare, come invece del Consiglio dei Priori, massimo organismo di accadde e accade tuttora con amministrazione locale dell’epoca. Ma i provvedimenti presi non bastarono a gli abitanti del capoluogo, che risollevare il paese dalla decadenza; era neces- una volta giunti alla pensione saria una soluzione definitiva. E questa venne lasciano la città per fare ritor- per volontà dei papi Clemente XIV e Pio VI: la no alla loro vecchia abitazione. costruzione di un paese nuovo in un sito più Anche se non più in quelle pro- salubre e più favorevole ad un futuro svilup- porzioni, l’esodo non si è fer- po. Dal 1774 al 1780 fu realizzata la costruzio- mato. Anche oggi come ieri ne degli edifici pubblici e privati necessari al ... e i loro figli ormai americani molti dei nostri giovani non trasferimento dei pochi abitanti ancora rimasti riescono a trovare un lavoro nel devastato paese vecchio e si incentivò il trasferimento di “nuovi Abitatori”. che soddisfi le loro aspettative Una seconda ondata immigratoria, di ben maggiori dimensioni e durata, si ebbe quindi nei decenni suc- ed emigrano verso le città, cessivi alla ricostruzione del paese. Attirati dal fervore delle opere di costruzione, dall’amenità del luogo, dove le opportunità lavorative dall’esenzione dei “Pesi Camerali”, cioè esenzione dal pagamento delle tasse per 12 anni prevista per chi sono certamente più ampie. Il si trasferiva nel nuovissimo paese, molti artigiani “... da Ficulle, Baschi, Bevagna, Perugia” giunsero a risultato è un aumento vertigi- S.Lorenzo e vi presero dimora. Da allora l’arrivo di nuove persone divenne un fenomeno regolare che ali- noso dell’età media della mentò il paese portando il numero degli abitanti al raddoppio verso il 1810, a oltre 1200 nel 1855. Gli popolazione che porta il paese immigrati venivano da varie parti dello Stato pontificio, soprattutto dall’Umbria e qualcuno anche dal ad una lenta agonia, se negli vicino Granducato di Toscana, e ben presto si amalgamarono anch’essi con il ceppo originario della anni a venire non cambierà popolazione. qualcosa. Per tutto l’800 non si verificarono ulteriori spostamenti di rilievo nel complesso degli abitanti del

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paese, che però da allora acquisì quel- Tarquinia Luca Gufi l’atteggiamento di “apertura” e di acco- glienza verso i forestieri ancora oggi manifestato e dimostrato per i nuovi immigrati. Nei primi decenni del ‘900 si ebbe, come un po’ dap- pertutto in Italia, un modesto flusso migratorio dei nostri emigranti verso le Americhe a tentare la sorte Meta di transumanza nel mitico paese della ricchezza. Pochi partirono, qualcuno tornò indietro quasi subito, solo due o tre hanno ancora i nipoti, ormai americani a tutti gli effet- ti, che vivono negli Stati Uniti. Negli anni 1950-60 ecco S.Lorenzo di nuovo al centro dell’attenzione di un nutrito gruppo di famiglie e di lavoratori che si stabiliscono in paese: essi hanno in comune la provenienza abruzzese dalla provincia di Chieti e l’attività, essendo infatti tutti venditori ambu- lanti. Rapidamente si inseriscono nel tessuto sociale e dimostrano un notevole spirito di iniziativa; sono pre- senti in quasi tutti i mercati settimanali dei paesi a nord della provincia di Viterbo e ben presto raggiun- gono una buona posizione economica. Tutti i frequen- tatori dei banchi dei mercati ben presto imparano a conoscere i Pietrini, Manucci, Calcagno, Streni, Noceti, Romani e le loro mercanzie: scarpe, tessuti, confezioni, merceria. I loro figli e nipoti sono ancora presenti ed attivi nel commercio ambulante e fisso della nostra zona. Negli anni ‘60, in pieno boom della ripresa economica italiana, europea e segnatamente tedesca, dopo le devastazioni provocate dalla seconda guerra mondia- le, il fenomeno migratorio riprese nuovo vigore. Numerosi giovani furono attratti dal lavoro al di fuori dell’ambito paesano, dove, in verità, erano scarsissi- me le occasioni di una occupazione diversa da quelle - na costante della storia dell’Alto marchigiano al ripopolamento della pure scarse - di manovale generico o bracciante agri- ULazio e di Tarquinia in particola- Maremma laziale, zona costantemen- colo. Di essi, una piccola parte si trasferì in città del re è stata indubbiamente la forte te sottoposta all’insidia della malaria Nord Italia a lavorare nelle industrie (FIAT, edilizia), 39 immigrazione umbro-marchigiana. Si e pertanto frequentemente sopopo- emigrarono in Germania, tra cui un gruppetto di neo tratta di un fenomeno che non può lata, mettendo anche in risalto l’im- specializzati nella scuola card.Salotti di Montefiascone essere contestualizzato per il solo portanza che questo continuo afflus- che, aperta in quegli anni, aveva cominciato a formare Novecento, ma che vanta radici ben so ebbe negli aspetti sociali, econo- tappezzieri e termosifonisti; 16 tra manovali, muratori più lontane, le quali affondano sino mici e persino religiosi della vita e fabbri finirono in Svizzera; 22 sparsi tra Francia, al tardo medioevo, quando, in segui- quotidiana dei centri della Tuscia. Inghilterra, Spagna, Canada, Stati Uniti e Argentina. Il to al ritorno dei papi a Roma (1417), Basti pensare ai racconti, alle favole, loro fu un viaggio e una esperienza che prevedeva, la Santa Sede iniziò una nuova politi- alle tradizioni comuni fra le due aree prima o poi, il ritorno al paese. Quasi tutti infatti, alcu- ca di controllo del territorio e di con- geografiche, sino ad arrivare ai ni portandosi indietro una moglie straniera o italiana seguente limitazione delle autono- numerosi culti santuariali mariani emigrante anch’essa, sono ritornati alla terra di origi- mie cittadine e locali. Uno degli orga- sviluppatisi in coincidenza della stra- ne risistemandosi all’interno dell’ambito sociale da cui nismi che venne sostenuto con parti- de della transumanza ecc. (es. la erano partiti. Solo pochissimi hanno scelto di restare colare vigore dal governo pontificio Madonna della Quercia di Viterbo, la nei nuovi paesi di residenza. fu la Dogana dei Pascoli, ovvero l’isti- Madonna del Riposo di Tuscania o la A partire infine dagli anni ‘90, con l’arrivo di una prima tuzione che si doveva occupare di Madonna di Valverde di Tarquinia). pattuglia di albanesi avventurosamente giunti al porto regolare il traffico del bestiame tran- In questa sede e per brevità di spazi di Bari e avviati a S.Lorenzo tramite l’organizzazione sumante che veniva per l’appunto a mi limito a segnalare una tradizione del Ministero dell’Interno, ecco costituirsi una cospi- svernare in Maremma. Da questo importante di diretta derivazione cua comunità di stranieri: a tutt’oggi sono circa 100 le momento il rapporto fra le popola- appenninica, che si svolgeva in occa- persone immigrate da una ventina di paesi di tutto il zioni dell’Appennino umbro-marchi- sione di alcune solennità religiose mondo. La presenza maggiore è costituita da albanesi giano e le nostre zone inizia ad assu- delle nostre zone, attestata in parti- (circa 30), alcuni qui da oltre dieci anni, poi sono venu- mere caratteri più marcati rispetto a colare a Valentano e a Corneto, la ti dal 2000 in poi circa 20 immigrati all’anno, 15 rumeni, quanto era stato sino ad allora; i così detta tracciatura del solco dirit- 10 marocchini, 10 moldavi, e poi russi, algerini, ucraini, doganieri del Patrimonio infatti riu- to. Si trattava di una gara a valenza uzbechi, polacchi, malesi, equadoregni, colombiani. In scirono a convogliare nelle nostre propiziatoria nella quale i contadini maggioranza sono giovani fra 10 e 40 anni, in genere terre buona parte dei pastori appen- si cimentavano utilizzando un carro venuti da soli lasciando in patria mogli, mariti e figli, ninici che anticamente si dirigevano trainato dai buoi che doveva percor- mentre le famiglie al completo non superano la decina. con i loro armenti verso la Puglia. rere un determinato percorso tra i Le donne dell’est Europa hanno cominciato in genere Inoltre, sulle rotte della transumanza campi. Si tentava in questo modo di col fare le “badanti”, qualcuna è diventata commessa si spostavano non solo i pastori e i ingraziarsi il favore divino, garanten- od operaia; gli uomini hanno trovato lavoro in piccole dosi di conseguenza un fecondo rac- imprese locali, i nordafricani sono dediti al commercio loro animali, ma anche i braccianti agricoli impiegati nella manovalanza colto. ambulante. Tutti, in definitiva, hanno raggiunto una L’immigrazione marchigiana ciclica- sistemazione dignitosa, una casa, un lavoro che per- stagionale, in particolare nella mieti- mente è perdurata fino al secolo metterà loro, se decideranno di restare in Italia, di ben tura del grano. I tratturi fra Alto scorso: come ha scritto Giuseppe inserirsi in questa società che li ha accolti amichevol- Lazio e Italia centrale divennero così Orlando relativamente al XIX secolo, mente e che, a partire dai bambini della scuola mater- dei percorsi di immigrazione stagio- “la pianura, con le sue grandi pro- na, dalle organizzazioni sociali e dalle istituzioni comu- nale e stanziale di grande importan- nali, trova ormai del tutto naturale la presenza di que- za per lo sviluppo di quest’area. prietà nobiliari aveva bisogno della sti “... nuovi Abitatori” stranieri. La storiografia recente ha conferma- montagna e non poteva fare a meno to l’importanza dell’apporto umbro- delle sue risorse umane e produttive,

64 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale cominciando dagli aquilani e Loretta e dai marchigiani”. Maria Lorenza La storia che segue questa Di Simone La Maremma breve introduzione relativa a Tarquinia, è il racconto di vita dei pastori marchigiani quotidiana di una delle tante famiglie venute ad abitare a vita del pastore non è mai nelle nostre zone proprio Lstata facile: fatica, freddo, seguendo le rotte della transu- malattie, apprensione per le manza, e vuole essere un con- greggi, lotta continua con le tributo simbolico di un feno- intemperie e con il vil denaro. meno come già detto molto Se oggi noi sentiamo qualche vasto. A raccontarla sono due pastore lamentarsi per la natu- giovani discendenti di questo rale durezza del suo lavoro, nucleo familiare, ormai custodi pensiamo a come poteva esse- delle loro memorie scritte ed re la vita dei suoi antenati, che orali. dovevano vivere (anzi, soprav- vivere) con il poco che il pro- gresso concedeva loro settan- Per saperne di più: ta anni or sono. La nostra famiglia, come tante Girolamo Allegretti, Marchigiani in residenti nella Maremma lazia- Maremma, in S. Anselmi (a cura di), Le Marche, Storia d’Italia, Le Regioni le, proviene dalle Marche e, dall’Unità ad oggi, Torino 1987, pp. naturalmente, è una famiglia di 503-522. pastori. Le Marche, così come G. Insolera, La festa con fiera di l’Umbria e l’Abruzzo, costitui- Valverde: Corneto-Tarquinia (1494- vano per la pastorizia un transumanza in Maremma. gelo sul Nera, Ussita, Pieve 1994), Tarquinia 1994. ambiente ideale: pascoli lussu- Ovviamente non tutti i pastori Torina...): si pensava al tragit- Livia Narcisi, Sulle tracce degli affida- reggianti e abbondanti, grandi scelsero di passare gli inverni to (circa 130 chilometri a ti della dogana dei pascoli di spazi, clima asciutto e aria nelle terre al confine tra Lazio piedi, su strada bianca, con le Patrimonio tra XV e XVI secolo, in greggi al seguito); ai (pochi) Archivio della Società Romana di fine. Ma, come in tutti i territo- e Toscana, poiché il luogo di Storia Patria, 126 (2003), pp. 137- ri montuosi, gli inverni freddi e destinazione era strettamente viveri da portare con sé per il 181. impietosi, con le nevi che rico- legato alla disponibilità delle cammino; alla località da rag- F. Ricci-L. Santella, La chiesa dell’Ave privano ogni più piccolo stesse che venivano date in giungere, in cui erano stati Maria sulla strada della dogana delle lembo di terra, non permette- affitto a questi “pionieri di affittati i pascoli invernali; alle pecore, in Informazioni, 10 (1994), vano agli antichi allevatori di montagna”: per questo motivo armi da portare per difendere pp. 56-63. restare presso le loro case e li alcuni sfruttarono l’agro roma- il gregge dai disperati affamati G. Orlando, Le campagne: agro e costringevano a cercare luoghi no, altri la Puglia... Ma questa è dalla guerra, che provavano ad latifondo, montagna e palude, in A. più caldi dove poter portare le un’altra storia. approfittare del passaggio dei Caracciolo (a cura di), Il Lazio, Storia loro greggi a svernare. Ecco Durante l’estate cominciava pastori; al riparo, un casolare d’Italia. Le Regioni dall’Unità ad oggi, o una capanna; infine, se fosse Torino 1991, pp. 83-110. così che tra fine settembre e i l’organizzazione della transu- F. Vitalini Sacconi, L’erba, la radice, il primi di ottobre i nostri bi- manza, che coinvolgeva tutte stato possibile farsi accompa- fiore, Roma 1998. snonni prima, e i nostri nonni le famiglie del paese (Visso, gnare dalla moglie (ma questo dopo, si preparavano per la Cupi di Visso, Castelsantan- non accadeva quasi mai). Giunto il fatidico giorno, nonno Nazzareno e nonno E come non ricordare, nel tema più gene- Francesco si alzavano quando rale dell’abbandono del proprio paese, con ancora le tenebre avevano il il tumulto dei sentimenti che esso provo- sopravvento sulla luce: si ca, questa poesia del tarquiniese Vincenzo vestivano, senza dimenticare Cardarelli , che pur nel rapporto sanguignamen- di portare i “cosciali”, che te ambivalente con la propria terra, non poteva - sarebbero stati indossati al lo abbiamo visto anche nella poesia introduttiva bisogno, allacciati a protezio- dello speciale - non indirizzarle versi con accenti ne dei pantaloni dalla coscia a di disperata nostalgia: “.. Pur di raggiungerti e metà polpaccio; quindi pensa- annullarmi in te / anche la morte mi sarebbe cara”. vano a caricare il bagaglio di Passaggio notturno Si riveda anche , con il suo ogni pastore (il “fardello” o, struggente senso di colpa: per i più fortunati, una casset- ta con formaggio, carne secca, Giace lassù la mia infanzia. pane raffermo e raramente un Lassù in quella collina fiasco di vino). ch’io riveggo di notte, Si partiva in gruppi di 7-15 per- passando in ferrovia, sone con un carretto, che, trai- segnata di vive luci. nato dai muli e guidato dal Odor di stoppie bruciate “bagaglione”, precedeva il m’investe alla stazione. gregge per arrivare prima a Antico e sparso odore destinazione. Seguiva la lenta simile a molte voci che mi chiamino. litania delle pecore che, Ma il treno fugge. Io vo non so dove. accompagnate dai grossi cani M’è compagno un amico abruzzesi, si avviavano lungo che non si desta neppure. la Valnerina per arrivare dopo Nessuna pensa o immagina una settimana di cammino. Le che cosa sia per me brevi soste notturne non signi- questa materna terra ch’io sorvolo ficavano sonno per tutti, poi- come un ignoto, come un traditore. ché in due o tre si montava la

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guardia per il Tessennano gregge. Ma i nonni non dor- Addio alle vanghe mivano quasi di Sara mai, per le preoccupazioni, il Costantini freddo e i dolori ai piedi, che si gonfiavano e dolevano dentro i pesanti scarponi chiodati, archivio comunale di Tessennano non è purtroppo così generoso di dati che aiutino a ricostruire maleodoranti a causa del gras- L’ in maniera compiuta i movimenti migratori: questo soprattutto per quanto riguarda la fine so di pecora passatovi sopra dell’800 e gli inizi del ‘900. Infatti l’archivio, oltre ad aver subito numerosi spostamenti, nel 1950 fu sot- per impermeabilizzarli. Ma toposto ad uno “scarto” della documentazione ritenuta di scarso valore storico, regolarmente autoriz- tanto si doveva andare avanti, zato dalla Soprintendenza Archivistica del Lazio, che riguardò in particolare fogli di famiglia e schede verso la Maremma, simbolo di individuali. Altre perdite rilevanti le subì a seguito del terremoto del 1971. vita e di speranza per la fami- A questo punto si è rivelato di importanza fondamentale il sito www.ellisisland.org, dove sono riporta- glia propria e degli altri. te le liste dei passeggeri sbarcati appunto ad Ellis Island, il porto di New York, tra il 1892 e il 1924. Solo Ovviamente il fisico era ben tramite la consultazione di questo, infatti, allenato, ma la mente non era ho potuto rintracciare i tessennanesi che da meno: per concentrarsi su in quegli anni tentarono di dare una svol- qualcosa di diverso dal lavoro ta alla loro vita partendo per gli Stati si era soliti portare un buon Uniti. Questa ricerca non ha ovviamente libro da leggere, anzi da recita- la pretesa di essere completa, sia perché re, dato che il più diffuso era la documentazione rintracciata riguarda infatti la Divina Commedia (e solo gli Stati Uniti e un periodo limitato di questo ci fa capire perché anni, sia perché a volte l’ostacolo è costi- molti dei vecchi pastori la tuito dalla errata trascrizione del paese di conoscano a memoria, canto provenienza, non sempre immediatamen- per canto, coro per coro, giro- te decifrabile (Tesfennano, Tesseumarino, ne per girone). Tuennous, Terrunano, ecc.). Preziosa è, Giunti a destinazione (nonno ancora una volta, la memoria dei tessen- Francesco a Montalto di Ca- nanesi che, meglio di ogni altro archivio, stro e nonno Nazzareno a Tar- quinia), ognuno sistemava nella capanna la propria “ra- pazzòla” (la branda di legno a doghe larghe con gli stracci al L’orologio d’oro di Ilario Evangelisti, che vi aveva fatto posto del materasso) e la vita incidere lo stemma del suo paese, dal quale era partito e al quale fece ritorno. riprendeva nella monotonia di ogni giorno fino al successivo giugno. Il nonno, imitato da conservano e tramandano la loro storia. qualcun altro, si preoccupava L’avventura americana sembra iniziare di scrivere alla nonna per non prima del 1907 quando partirono comunicarle che il viaggio era Eugenio De Carolis, Sabatino Busecca e terminato e che tutto era anda- Ferdinando Fioravanti: di loro solo to nel migliore dei modi, cioè Busecca resterà per trent’anni a non era morto nessun capo, Plainfield. De Carolis, dopo aver lavorato non c’erano stati furti e non si alcuni anni in una birreria, deciderà di era ammalato. Qualche giova- rientrare allo scoppio della prima guerra ne pastore del gruppo, poi, mondiale. Nel 1911 sarà la volta di Orfeo che aveva contratto matrimo- Del Papa, Francesco Orlandi e Felice Livi: nio durante l’estate, scriveva solo Del Papa resterà per sempre in America, dove due anni più tardi lo raggiungerà la moglie Giuditta alla novella sposa e, fra tante Gnola con le due figlie Erina di quattro anni e Leonilda di due (ne avranno poi altre sette!).In quello affettuosità, terminava la lette- stesso anno si avrà il numero maggiore di tessennanesi emigrati: c’è David Balsi che rientrerà in ra col dire: “... e poi mi farai patria in tempo per morire nel conflitto mondiale; i fratelli Donato e Antonio Gioiosi, il quale dopo sapere se sei gravida”. aver lavorato per un paio d’anni alla costruzione delle ferrovie, tornerà per prendere con sé la sua Anno dopo anno, transumanza famiglia: ma la moglie, per la paura del viaggio, lo farà desistere. Ci sono ancora, sempre nel 1913, dopo transumanza, fatica anche Candido Rossetti e Paolo Crocetti. Nel 1914 sarà la volta di Domenico Bossetti e Ilario dopo fatica, malattia dopo Evangelisti, il quale, secondo un aneddoto raccontato in famiglia, prima di partire piantò una vanga a malattia (la Maremma paludo- terra e le sparò contro. E’ evidente che anche lui, come gli altri, partiva nella speranza di cambiare la sa non fu parca nel dispensare propria vita e il proprio destino, di poter finalmente abbandonare per sempre quella terra così bassa. la malaria a molti), le greggi aumentavano e i nonni, che tanto risparmiavano per crea- stabilirono a Tarquinia, Tu- transumanza non esiste più, re il futuro dei propri figli, pen- scania, Montalto, Canino... anche se qualcuno continua a savano al giorno in cui avreb- senza mai però abbandonare i portare le pecore in montagna bero firmato le cambiali per luoghi della loro tanto amata per l’estate per poi ritornare in comprare quelle terre di origine, dove ancora oggi con- Maremma in autunno... Ma con Maremma che fino a quel servano le case in cui vivevano i camion e senza pistole! E così momento avevano preso in i loro avi almeno un secolo fa, e anche, purtroppo, siamo in affitto e su cui finalmente dove noi delle nuove genera- pochi a continuare la pastori- avrebbero potuto costruire zioni amiamo tanto tornare per zia, che tra PAC, Dolly (ricorda- una casa, dove portare con sé respirare l’aria pura di monta- te?) e blue tongue ci dà altret- la propria famiglia per averla gna, vero elisir di lunga vita. tante preoccupazioni di quelle sempre accanto. E così le greggi da “sopravissa- date ai nostri nonni, anche se E così, ecco che i Di Simone e i ne” sono diventate “sarde”, naturalmente di diversa spe- Viola, e tanti altri con loro, si “siciliane” e “meticce”, e la cie.

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Ma in America lo attendeva il Tuscania... Giancarlo lavoro in miniera, sicuramente Guerra non meno duro, che chissà quante volte gli avrà fatto rim- piangere quella vanga. Dopo tre o quattro anni, scampato il pericolo della guerra, rientrerà ...Terra di immigrazione a Tessennano con un gruzzolo in tasca e un orologio d’oro alla breve e superficiale ricerca compiuta sul fenomeno per ricordo. Il gruzzolo finirà Dmigratorio a Tuscania emerge un primo dato significati- presto, utilizzato per risolvere vo: piuttosto che di emigrazione, la cittadina è stata da qualche problema familiare, e sempre terra di immigrazione, accogliendo nel tempo vari Ilario riprenderà così in mano gruppi omogenei; si pensi alla forte presenza delle comu- la sua vanga. La sua storia è in nità sarda, calabrese, abruzzese o, più antica ancora, mar- qualche modo la storia-tipo chigiana, scesa in Maremma con la transumanza. della maggior parte di questi Poche e confuse le tracce di una vera e propria emigrazio- emigranti. Partiti tutti con la ne, limitata per lo più a singoli individui e a qualche fami- speranza di “trovare l’Ame- glia. Nella maggior parte dei casi si è trattato di tecnici e rica”, si dovettero confrontare maestranze partiti con in tasca un regolare contratto di con una realtà dura e difficile lavoro. Altro che classica valigia di cartone legata con lo aggravata dalle difficoltà lin- spago! I tuscanesi, evidentemente, hanno sempre avuto a guistiche, dalla lontananza disposizione una gran quantità di risorse e opportunità di lavoro; salvo, naturalmente, negli ultimi decenni e non per dagli affetti e sicuramente da colpa del terremoto che, se vogliamo, avrebbe potuto rap- una buona dose di emargina- presentare addirittura un’opportunità in più. Ma lasciamo zione. stare la politica e i politici... Quasi tutti i tessennanesi, par- Un primo fenomeno migratorio si è verificato alla fine titi dal porto di Napoli, una dell’800 quando a partire per le lontane Americhe furono volta giunti a destinazione si Giuseppe Brunori e la moglie Caterina Bartolacci (poi stabilirono a Plainfield, un cen- soprannominata “Nina l’Americana”, al suo ritorno dopo tro del New Jersey famoso per qualche anno). Non ebbero fortuna, tornarono con meno la vastità delle sue pianure e soldi di quanti ne avevano quando erano partiti, stando per il clima. Posto a circa 24 almeno al racconto dei nipoti. miglia da New York, nel corso Negli anni della prima guerra mondiale, o subito a ridosso, dell’800 si era notevolmente fu la volta di Carlo Gioia (anche lui poi detto sviluppato grazie alla costru- “l’Americano”), che se ne andò nel Nordamerica dove Damelio De Rossi in Argentina zione della ferrovia, che facili- lavorò come calzolaio accumulando una discreta fortuna. tava gli spostamenti soprattut- Tornato a Tuscania, lavorò come esattore per una società elettrica (Frigo?). to verso la grande metropoli, Una più consistente emigrazione di tuscanesi verso l’America latina, limitata comunque a nove perso- dove le possibilità di lavoro ne tra cui una coppia di sposi, si ebbe nell’immediato secondo dopoguerra e, come vedremo, si trattò erano sicuramente maggiori. di una sorta di “fuga di tecnici”, piuttosto che di tentativo alla cieca di fare fortuna. Vulcano Questo verso l’America agli Quarantotti e Valfrida Tortolini arrivarono a Buenos Aires il 12 ottobre del 1949: lui, già “facocchio”, inizi del ‘900 fu l’unico vero trovò subito lavoro come carpentiere presso una delle grandi ditte (in maggioranza italiane e tede- movimento migratorio: spento sche) che si occupavano della realizzazione delle grandi opere pubbliche volute da Peron. Lei lavorò invece come infermiera. Tornarono in Italia nel 1965. il sogno americano, nei decen- Con loro partirono anche Altidoro Vitangeli e un certo Cecchetti (la mancanza di tempo non ci ha per- ni seguenti gli unici sposta- messo di condurre le opportune ricerche). menti furono all’interno della Eccetto Vilvord Ferranti che scelse il Venezuela, dove divenne titolare di un’importante azienda di provincia o della regione ed legnami, a raggiungere l’Argentina furono Secondiano Bellucci, Giuseppe Benedetti, il partigiano Gino ebbero comunque un caratte- Rossi e Damelio De Rossi. E’ da quest’ultimo che abbiamo raccolto interessanti informazioni. re episodico. Ho notizia di una “Chi partiva - ci racconta - sapeva già cosa andava a fare avendo in tasca o un contratto di lavoro o un sola persona, Andrea Cervoni, visto turistico. Per la verità Bellucci ed io avevamo il permesso per il Paraguay, ma mio padre mi pro- che dopo la seconda guerra curò una lettera da consegnare al nunzio apostolico di Buenos Aires e, dopo mille peripezie e più di mondiale tentò la fortuna in un mese di attesa, segregati prima sulla nave poi in un grande hotel per emigrati, riuscimmo a sbarca- Australia. re. Grazie all’aiuto di padre Daga, un religioso originario Oggi Tessennano è, come mol- di Tarquinia, trovammo tissimi altri centri italiani, terra subito lavoro come trattori- d’immigrazione: qualcuno l’ha sti, anche se io mi ero appe- scelta come luogo di vacanza o na diplomato perito agrario di relax, altri, provenienti mentre Secondiano era già soprattutto dall’Africa e dai esperto del mestiere, presso paesi dell’est, lavorando in l’azienda agricola di Cantoni queste zone, vi hanno posto la a San Juan. Era propria residenza, sia per le un terreno estremamente fertile ma desertico, che minori esigenze finanziarie di Peron provvide a irrigare un piccolo centro, sia per l’am- canalizzando le acque del biente sicuramente più acco- fiume: vi si raccoglievano gliente nei confronti del “fore- pomodori due volte all’an- stiero”, da parte di chi non ha no”. dimenticato che meno di un “Rimasi per due mesi men- secolo fa i nostri nonni aveva- tre Secondiano decise di no vissuto la stessa disperazio- restare e di sposarsi, in ne. Da destra: Damelio, Secondiano e un tecnico tedesco collega di De Rossi seguito, con Ubertina. Mi tra- 67 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005

sferii a Entres Rios (letteralmente “tra i fiumi”, Paranà e Paraguay) nella Pampa. Una terra bellissi- ma dove trovai lavoro con la Sadop, una grande Transumanti in arrivo e ditta italiana incaricata di realizzare un lungo tratto di strada”. (La ditta aveva fatto parte della Scalera, una delle “portieranti” in partenza imprese che più avevano lavorato in Italia durante il fascismo e che, visti gli eventi, decise di trasferirsi in Argentina. Evi- dentemente su invito di Peron, che ebbe il grande intuito di sfrut- di Luigi Tei emigrazione dei tuscanesi nel tare questa particolare situazione anche per quanto concerne le L’ corso dei secoli ha avuto delle ditte tedesche. Così, se con il Ventennio e le leggi razziali ad manifestazioni molto modeste. Infatti andarsene furono i “cervelli”, con la fine della guerra a partire si hanno sporadici spostamenti, e le furono gli operai specializzati: complimenti, di nuovo, ai politici...). grandi partenze di italiani di fine ‘800 “Vi lavorai per cinque anni divenendo addirittura capo cantiere. e inizi ‘900 per l’Argentina, Stati Uniti, Brasile e Venezuela Nel frattempo ricevetti una lettera da Gino Rossi (che aveva spo- hanno interessato solo qualche tuscanese. sato un’argentina) che mi chiedeva un lavoro [evidentemente Si ha un più accentuata emigrazione di tuscanesi nel periodo aveva avuto delle difficoltà, visti i suoi trascorsi politici in Italia, fascista (1935-42). Molte famiglie si trasferirono nelle colonie ndr]. Un giorno, mentre pranzavo in una trattoria, incontrai del costituendo impero (Albania, Somalia, Eritrea, Etiopia, Giuseppe Benedetti che girava quelle terre come elettricista di Libia, Montenegro) attratte dalla proprietà terriera e dal faci- le arricchimento. Dopo il secondo conflitto mondiale abbiamo modeste emigra- zioni verso gli stati europei come Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra ed Olanda. Negli anni 1960-70, invece, c’è stata una grande affluenza di tuscanesi verso la capitale per la ricerca del famoso “posto fisso” presso apparati pubblici e privati, tra i quali il lavoro di “portiere” presso i grandi condomini. Un’emigrazione tale che in Via Frattina, addirittura, fu aperto il “Circolo dei Tuscanesi residenti a Roma”. Invece, essendo una città con grande estensione di territorio, più che di emigrazione Tuscania è stata luogo di immigrazio- ne, e sin dal medioevo molti furono gli immigrati provenienti da Casentino, Umbria, Marche, Abruzzo che chiedevano alla comunità di Toscanella l’erbatico per la transumanza, e quin- di si portarono nella nostra zona per espletare lavori connes- si alla pastorizia e all’agricoltura. La maggior parte degli abi- tanti di Tuscania ha origine forestiera, e la popolazione è un miscuglio tale di popoli e razze che la rendono sotto il profilo sociale, culturale ed umano, una realtà sui generis nel panora- Il matrimonio di Secondiano Bellucci con Ubertina. (Damelio è a sinistra dello sposo) ma demografico italiano. Tutte queste popolazioni hanno contribuito a rendere meno desolate le campagne della una grande società”. “Nel 1954, con un contratto con la Italstrade Maremma e sono state fondamentali nel determinare l’ele- in tasca, feci ritorno a Tuscania. Il primo giorno che uscii in piazza mento etnico locale. mi presentarono Nazzarena, che un anno e mezzo dopo divenne Per secoli i pastori dei paesi montani sembravano vivere una mia moglie”. duplice esistenza, in quanto nel periodo autunnale avevano Con la Italstrade Damelio ha costruito gran parte della rete auto- necessità di trasferire le greggi, attraverso tratturi antichissi- stradale italiana (Firenze, Ancona, San Benedetto, Bologna, mi - sempre quelli, le “vie d’erba” - e percorrevano centinaia Vercelli, ecc.) e ha lavorato per tre anni in Libia. di chilometri dall’Appennino verso il mare per venire a tra- Una “passione” di famiglia, quella dell’emigrazione “temporanea”. scorrere l’inverno nelle zone rivierasche ove trovavano un Suo figlio Giuseppe, ingegnere dell’Enea, è da alcuni anni a capo clima più mite. Le greggi scendevano dai monti e raggiunge- della spedizione italiana in Antartide. Per tre mesi all’anno vive tra vano le pianure della Maremma laziale, della Toscana e della i ghiacci con il compito di preparare il pac per l’atterraggio in pri- campagna romana. Con l’approssimarsi della stagione inver- mavera dei grandi aerei da trasporto delle spedizioni scientifiche. nale i paesi montani si svuotavano di uomini e di animali per Un figlio davvero degno di cotanto padre. ripopolarsi, poi, dopo lo svernamento. Le greggi ed i loro con- ducenti erano perennemente in movimento e la vita del pastore era sempre una partenza e un arrivo. E per questo a Tuscania si ha Marciapiede 14 ancora oggi una numerosa presenza di cittadini di provenienza da altre regioni: Sardegna, Marche, Umbria, Abruzzo, Il dolore ha il volto dell’emigrante, basso Lazio (Ciociaria), Reatino, e io l’ho visto, stamane, accanto Calabria e Campania. al treno che tossiva bianco vapore. Inoltre si ha una ricca presenza di popo- lazione immigrata dai paesi viciniori Ho visto una casa intera in due valigie come Piansano, Valentano, Canino, di cartone nero ed un pacco a spago; Arlena, Latera, Onano, Viterbo, Vetralla, ho respirato odore di stalla e campi. Monteromano, Marta e Montefiascone. Abito di velluto e scarpe a chiodi: Molte di queste immigrazioni sono avvenute perché i giovani venivano in quel giorno la speranza vestiva così. Maremma in cerca di lavoro stagionale e lo trovavano presso i grandi latifondi- sti. Non di rado però riuscivano trovare anche la compagna della vita, e crean- Franco Martignon dosi una famiglia sul posto, difficilmen- da Flauto di canna, TISS te riuscivano poi a ritornare nei paesi di origine.

68 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale Valentano “‘N cima a quel colle... di Bonafede Mancini te sogno sempre, cara Valentano” e Romualdo Luzi

ino a trent’anni fa l’Italia era una terra Fcon un’altissima emigrazione. E’ stato calcolato che tra il 1871 e il 1971 quasi dieci milioni di cittadini italiani sono emi- grati all’estero e non sono più rimpatria- ti. Le mete sono state soprattutto l’Ame- rica (USA, Canada, Argentina, Brasile) e l’Europa centro-settentrionale (Germa- nia, Francia, Svizzera); le regioni più abbandonate quelle meridionali e il Veneto. Dal 1900 al 1914 il flusso verso gli Stati Uniti è stato di 3.420.146 italiani: è questo il maggior esodo mai registrato da una singola nazione in tempi storici. I liberisti più radicali sostengono che que- sta massiccia emigrazione sia stata un bene per la giovane economia italiana; altri ritengono invece che questa, oltre a determinare l’innalzamento del tasso d’invecchiamento della popolazione ita- liana (gli emigranti avevano un’età com- presa tra i 15 e i 45 anni), ha causato la perdita di un considerevole capitale umano ed economico. Il fenomeno era diffuso anche nella nostra provincia, e se l’emigrazione este- Compagnia di navigazione “La ra appare oggi assai ridotta, continua Ligure Americana”. Documento invece quella interna. L’America, ed in della sub-agenzia di Valentano particolare gli Usa e l’Argentina, sono stati per molti valentanesi quell’occasio- ne che l’Italia aveva loro negato, un quelli di cui si è in possesso. Nel 1630, al hanno segnato una svolta per l’emigra- riscatto che né il fertile Piano né la tempo della relazione di Benedetto zione italiana e Valentano non fu immune Maremma aveva loro assicurato. Il lavoro Zucchi, il paese contava “1500 anime” e da questo fenomeno. A questo proposito stagionale in Ma-remma, seppure ridotto “300 fuochi”, 1735 nel 1704, 1905 nel 1755. si è potuto documentare un aspetto di nel tempo e nello spazio rispetto all’emi- 2100 è la popolazione presente a Valen- questa ricerca allorché una indagine grazione esterna, fino alla metà degli anni tano nel 1828, 2.388 sono gli abitanti in svolta nel 1916 dal distretto militare di ‘70 del Novecento è stato un comune una statistica del 1853, mentre al primo Orvieto (da cui dipendeva allora denominatore fra tutte le nostre genti censimento del 1871 sono registrati 2.650 Valentano) metteva in evidenza che su dall’Amiata al lago di Bolsena. persone residenti, 2.767 nel censimento 101 giovani ricercati, 86 risultavano emi- Le struggenti note e parole di Maremma del 1881, 3.356 in quello del 1901. grati all’estero; altri 6 trasferiti in altri amara, ci consegnano una Maremma che Il dato del censimento del 1911 che con- centri italiani, 3 erano militari e non se ne suscitava paura e speranze, con luoghi e tava 3.414 persone residenti è significati- erano accorti, 5 appaiono sconosciuti (forse e giustamente questo dato va ad tempi lontani da quella patinata ad uso vo, in quanto rappresenta il “tetto” rag- integrare quello degli emigrati) e 1 risulta dei moderni turisti. Il carattere forte di giunto dalla popolazione valentanese deceduto. quella terra bene si identificava con i dopo l’unità d’Italia. Un leggero decre- Il parametro secondo cui il numero dei suoi uomini, tanto che maremmano quali- mento della popolazione appare nel 1921 ficava sia la provenienza che i modi rudi residenti all’estero soggetti alla leggi di (-22 abitanti) e questo può legarsi, anche delle persone. Denigrazione che i nostri richiamo alle armi costituiva un quarto o se parzialmente, ai fatti bellici del 1915- emigrati, in forme diverse e non solo ver- poco meno del numero complessivo 1918. bali, hanno subìto in altre terre. degli emigrati, porterebbe a calcolare in Un confronto, invece va svolto fra la Alle migrazioni stagionali nella Maremma 340 circa il numero globale degli emigrati si affiancavano quelle definitive e stanzia- popolazione “residente” e quella “pre- valentanesi. Questo dato probabilmente li in terre lontane. Anche in questo caso sente” ai censimenti è eccessivo, almeno secondo quanto ci è le canzoni sono l’espressione diretta di dato conoscere. Più realisticamente sem- quell’universo di uomini e sentimenti. anno residenti presenti +/- bra di poter indicare intorno alle 250 Mamma mia dammi cento lire, I cinque 1871 2650 2661 +11 unità (86 richiamati x il quoziente 3) la poveri italiani linciati a Tallulah in 1881 2767 2716 -51 consistenza di questo fenomeno. Quindi America (1899), Sacco e Vanzetti (1927) 1901 3356 3379 +23 i 227 abitanti non presenti al censimento sono la memoria cattiva di quelle storie 1911 3414 3187 -227 del 1991 non dovrebbero allontanarsi di alle quali, recentemente, anche France- 1921 3392 3189 -203 molto da dato relativo all’emigrazione di sco De Gregori e Giovanna Marini hanno quegli anni. prestato la voce. Escluse le poche unità di differenza in Circa le mete del ciclo migratorio dispo- Procediamo però a ricostruire la storia meno o in più fra i dati del 1871, 1881, niamo di altri dati ufficiali che conferma- dell’emigrazione dei valentanesi conside- 1901, vediamo come questi scostamenti si no le analoghe tendenze manifestatesi in rando alcuni dati sulla popolazione nel accentuino tra il 1901 e il 1911 (-227); per Italia. Le destinazioni furono dapprima corso dei secoli. Sono dati difficili da rimanere più o meno simili nel 1921 (-203). quelle che portarono nell’America Latina, reperire, ma vanno considerati almeno Abbiamo già detto che gli inizi del ‘900 quindi negli USA. In particolare i dati

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disponibili confermano dovevano essere appresi ex questa tendenza e, preci- novo. Non di rado le piccole samente, tra il 1900 e il comunità di emigrati si costitui- 1911 si contano trentasei vano in un microcosmo nel emigrati per l’Argentina; tra il 1889 e il quale si continuavano le tradi- 1900 dodici emigrati per il Brasile, due in zioni e gli usi del paese di prove- Cile. Gli USA registrano trentasei emigrati nienza. Alcuni dei nostri concit- attorno al 1910. tadini, dopo aver fatto un po’ di Le motivazioni dell’emigrazione, natural- fortuna, sono rientrati a mente, erano dovute alle condizioni pre- Valentano per comperasi un po’ carie di vita che il paese poteva offrire: di terra, la “vignarella” e, i più mancanza di energia elettrica, acqua lon- fortunati, la casa; raramente tano dal paese, condizioni igienico-sani- tutti insieme. tarie scadenti, mortalità infantile che Altri di quei valentanesi trovaro- assumeva proporzioni ragguardevoli (tra no definitiva sistemazione a Ra- il 1° e il 5° anno di vita si raggiungeva ritan, una cittadina poco distan- quasi il 25%), un’alfabetizzazione presso- te da New York, facendo dell’A- ché inesistente, e non ultimo il lavoro merica la loro patria adottiva. Il precario, in quanto le “terre” erano pre- legame con i parenti e col cen- rogativa di alcuni possidenti locali, della tro d’origine, non è mai venuto Chiesa e delle confraternite. Sicuramente meno. Negli anni che seguirono alcuni valentanesi emigrati rimpatriarono il secondo conflitto mondiale, i per partecipare alle operazioni belliche valentanesi di Raritan risposero della grande guerra. Non disponiamo di generosamente all’invito loro dati precisi salvo la circostanza di Biagio rivolto dall’arciprete di Valen- Biagini che, nel settembre 1915, nel rien- tano don Bernardino Morotti. trare per questo dagli USA, rimaneva coin- Con una sua lettera (2 novem- volto nell’incendio del piroscafo S. Anna, bre 1946) il sacerdote chiedeva forse insieme ad Angelo Antonio loro un sostegno economico per Cruciani. il restauro della chiesa collegia- ta di San Giovanni Evangelista, tempio nel quale “voi foste battezzati, cresima- Stato di famiglia di Giovanni Ranucci. Si noti come sia scritto ancora ti, faceste la I Co- in italiano e arabo. Solo qualche mese più tardi il colpo di stato di Gheddafi cancellerà la comunità italiana dalla Libia munione, vedeste forse benedire le vostre nozze (...) senza del assunto dal presule, restituiamo alla quale sarebbe destinata a memoria i nomi di quei benefattori: perire mentre vuole tornare a Famiglia Pesci, Cardarelli Giacobbe, risplendere maestosa col suo Natali Ermida, Magrini Orlando, Troisi campanile che guarda il Lucia, Corradi Corrado, Benvenuti Piano e il mare e domina il Sante, De Cicco Lena, De Matteo Palma, bel lago di Bolsena”. La Parronchi Venanzio, Parronchi Eligio, richiesta d’aiuto ai carissimi Parronchi Antonio, Bonini Giuseppe, fratelli lontani venne inoltra- Lodolini Domenico, Marchiò Nicola, De ta a don Cesare Mercatelli, Lellis Laura, Pampani Ruggero, Morandi professore presso il collegio Pietro, Laggini Giovanni, Banco Gio- di San Vincenzo a New York, vanni, Menci Erasmo, Pesci Tommaso, e a Giacobbe Cardarelli e da D’Agostino Ida. Nella lettera, l’arciprete questi estesa a tutti i valen- è certo della loro pietà filiale sapendo tanesi di Raritan. La somma “quanti soccorsi avete mandato alle raccolta ammontò a 710 dol- vostre famiglie e a tutti gl’Italiani pel tra- lari; l’offerta più generosa fu mite del Vaticano e vi ringraziamo com- quella del prof. Mercatelli. mossi per questo spirito di solidarietà e Appare qui doveroso ricor- carità fraterna”. dare quelle famiglie d’oltreo- Tre anni dopo (1949), in occasione del ceano che con le loro offerte cinquantesimo dell’incoronazione della agevolarono le spese soste- Madonna della Salute, la stoffa ed il filo nute per i lavori nella loro d’oro usati per il nuovo vestito della chiesa madre di Valentano, Madonna, cucito e ricamato dalle mona- la cui memoria e beneme- che clarisse di Vitorchiano, furono invia- renza, com’è detto nella let- ti dall’America da Maria Bonini. Un tera, sarebbe dovuta legger- aiuto, che rispondeva al grande appello si in una targa da collocarsi che il comitato esecutivo aveva richie- nella collegiata al termine sto ai valentanesi e a tutti i devoti della dei restauri. “Ad opera com- Madonna della Salute che si venera nel- Alfredo Panfini, emigrato in Germania agli inizi del 1930, con la sua pita la memoria della vostra l’omonimo santuario dei padri france- signora tedesca. generosità sarà eternata in scani di Valentano. Questa devozione un’epigrafe che vi ricorderà tra i valentanesi d’America mai era Esodi di speranze accompagnati da ai posteri e sarà per voi argomento di venuta meno, sia nei decenni precedenti necessità e da spirito di avventura in legittimo orgoglio, se tornerete in patria che in quelli successivi. Testimoni ne terre dove i costumi e la lingua (per gli vedervi considerati come benefattori sono alcuni canti e poesie votivi dedica- emigrati tra Ottocento e Novecento già la della vostra Chiesa”. Rispettosi della sto- te alla Madonna da parte di Domenico stessa lingua italiana era un ostacolo) ria, non rispondendo certo dell’impegno Lodolini (Usa, Ohaio, 1937) e poi ancora

70 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale dalla comunità di Raritan da parte di natìa, e la famiglia Grossi tornò a Va- to demografico registrato Alfredo Marinetti (1965) e Jacob Car- lentano”. nei censimenti fino al 1921, darelli (1966). Alfredo Martinetti, in par- Domenico Menci, invece, va ricordato dobbiamo completare que- ticolare, ha raccolto in centinaia e centi- per un altro motivo: volle intitolare il suo sta panoramica ricordan- naia di pagine di poesia (da cui abbiamo negozio a Raritan chiamandolo “Valen- do che negli anni compresi tra il 1931 e il attinto un verso per il titolo di questo tano’s Shop”, e al cui interno appariva 1951 la popolazione del paese registra un intervento) la “sua” Valentano, ricordan- una grande tela del panorama del paese costante incremento, tanto da raggiunge- dola nella conformazione, nelle tradizio- dipinta (chissà perché!) da Giovanni re i 3.826 abitanti, anche se intorno a ni e nella gente (fermata al tempo della Ciucci. questo decennio si registrano movimenti sua partenza). E’ sua la prima raccolta Diversa è la storia degli emigranti valen- migratori verso l’Europa (specialmente in dei soprannomi valentanesi con tutta la tanesi che intorno al 1930 raggiunsero la Germania e Lussemburgo) che coinvolgo- toponomastica della cittadina e della Tripolitania, ad Azizia, colà condotti da no non molte famiglie per un totale di campagna. Simone Simoni, primo notaio a Tripoli, circa 45-50 unità. Affetti che dai valori più condivisi e che aveva ricevuto una grande estensio- Il movimento migratorio interno conosce comunitari si estendevano dalle nuove ne di terra (sostanzialmente uno “scato- un sostanziale equilibrio tra quanti terre d’accoglienza a quella di provenien- lone di sabbia”) che necessitava di lavori lasciano il paese e quanti vi ritornano. za. Affetti che dalla vita privata delle sin- di bonifica e di coltivazione. L’avventura Solo dieci anni dopo (1961) la popolazio- gole famiglie d’origine si oggettivavano delle 15 famiglie, per circa 50 persone, ne risulta attestata in 3.218 persone con nelle devozioni, feste, costumi, della conobbe momenti alterni fra il raggiunto la perdita di oltre 600 unità. Il calo demo- comune cultura di provenienza che non nuovo lavoro e le avversità ambientali. grafico fu dovuto al forte flusso migrato- sembra mai venire meno, con il limite Alcune famiglie rientrarono a Valentano rio di oltre 130 famiglie, per un totale di che talora essa comporta, come bene ha prima della fine della seconda guerra 682 persone che, con la riforma agraria e riconosciuto Carlo Levi in Cristo si è fer- mondiale; la maggior parte attorno al l’assegnazione di quote, raggiunsero sta- mato ad Eboli. In questo duttile equilibrio 1950; altre famiglie rimaste ad operare in bilmente le sempre ormai più vicine terre di alterità tra terra d’origine e d’acco- Libia per la loro grande operosità e capa- di Maremma: in massima parte a Pescia glienza, nostalgia e neces- Romana, alcune a Cam- sità, speranze e disincan- pomorto, sempre a Mon- ti, sono convissuti i nostri talto di Castro. emigranti. Con rispetto Altra significativa emigra- citiamo il caso di Alfredo zione, seppure molto lon- Panfini che emigrato in tana da quella dell’Ente Germania nei primi anni Maremma, si registrò nei trenta e sposatosi con una primi anni del 1960 con la giovane tedesca, al mo- partenza di 23 famiglie per mento della sua morte, la la località La Torba di moglie Caterina ha spedi- Capalbio, con circa 72 per- to come ricordo ai parenti sone. di Valentano il libro che il Da quel dato sconfortante marito era solito tenere del censimento del 1961 sul comodino. Si tratta di Valentano incomiciò a una elegante edizione registrare un costante della Divina Commedia decremento (3.043 nel datata 1860 (Milano), pri- 1971, 2.880 nel 1981). Oggi va di note esplicative ma il paese conta 2.975 abi- che reca, soprattutto nella tanti. Il dato negativo prima cantica, segnature e resta sempre la differenza telegrafici commenti da tra nati e morti (-20 nel parte del proprietario. Al 2004), mentre sostanzial- canto VI del Purgatorio, nei Ragazze italiane nel Piazzale delle Palme di Tripoli. La seconda da sinistra è la valentanese Anna mente in parità appare il versi che riferiscono dei Maria Ranucci. Lei rientrarà in Italia per il suo sogno d’amore, ma le altre famiglie italiane saran- dato tra emigrazione/im- Monaldi e Filippeschi (v. no allontanate dalla Libia dal colpo di stato di Gheddafi migrazione. I valentanesi 107), aveva scritto: Orvie- all’estero sono circa 30 to. Annotazione che, più che evidenziare cità imprenditoriale (Giovanni Ranucci, mentre l’AIRE (anagrafe degli italiani resi- la corretta e colta conoscenza della sto- Guerrino Valiserra, Antonio Durante con denti all’estero) registra 63 famiglie per ria, rivela, dopo un’intera esistenza in i loro figli) furono costretti a rientrare in 127 persone. Ma sappiamo che in questi Germania, l’attaccamento e la forza della Italia a seguito del colpo di stato di dati sono compresi tanti nipoti e proni- sua vera heimat. Gheddafi nel gennaio 1970, unitamente poti degli emigranti che raggiunsero le Diversa è l’esperienza vissuta da Vin- ad altri ben 35.000 italiani. Alcuni torna- Americhe agli inizi del secolo e che cenza Menci (1883-1969), la cui storia ci è rono a Valentano, altri finirono nel hanno richiesto di avere la cittadinanza stata narrata in versi dalla nipote Anna campo profughi di Massa Carrara per poi valentanese. Cennerilli sulla Loggetta. A completamen- trovare ospitalità e lavoro in altre città Nei dati della popolazione residente to poi di quei fatti, con sensibilità femmi- italiane. vanno ormai compresi qualche decina di nile la poetessa mi ha precisato che la In questo contesto non possiamo sotta- persone che provengono dall’Albania, dal nonna, agli inizi del ‘900 era partita insie- cere quanto ebbe a patire quella nobile Marocco, e dai paesi dell’Europa dell’Est. me ai parenti per l’America per raggiun- figura del notaio Simoni, la cui vicenda, Frammenti di microstoria esistenziale e gere il marito, Giuseppe Grossi. “Non si apertasi in Libia come “colonizzatore sociale, spesso oggi velocemente dimen- adattò mai alla nuova vita, nonostante il della steppa tripolina” e poi perseguitato ticata o rimossa, local solo per le fonti e i nonno, carpentiere, avesse potuto compra- dalla “tirannia fascista”, doveva conosce- protagonisti, ma che a ben guardare è re una casa, la presenza di numerosi re l’espulsione dalla Libia, la destituzione più propriamente quella global di uomi- parenti e paesani a Raritan, e soprattutto da notaio, il carcere e il confino. Oggi il ni, donne e bambini in cerca di un po’ la nascita di cinque figli, nati in condizioni notaio Simoni, morto il 1° settembre d’America. Un esodo il cui approdo - igenico-sanitarie impensabili allora, non 1945, riposa nel cimitero della sua come sperano altre Cència: “Peppe dice/ solo a Valentano ma nel resto del mondo. Valentano e una lapide ne traccia l’uma- che ce la faremo,/ che un giorno/ i nostri Nonostante tutto soffriva di crisi depressi- na sorte. figli/ saranno americani...” - è sempre ve. Un medico americano prescrisse l’aria Dopo quanto illustrato circa il movimen- incerto.

71 la speciale Loggetta novembre-dicembre 2005 Vetralla Immigrazione Mary Jane Cryan da tutti i continenti

urante gli anni del dopo- Dguerra, molti vetrallesi sono dovuti andar via da casa per trovare lavoro nelle città settentrionali dell’Italia oppu- re all’estero. Adesso la ten- denza è cambiata e in molti sono i cittadini stranieri a tro- vare un nuovo stile di vita a Vetralla. Il territorio è diven- tato più internazionale con nuovi residenti provenienti da tutto il mondo. C’è chi è venuto per cercare lavoro e chi ha scelto di vivere a Vetralla per il clima buono e lo stile di vita. Dal continente africano sono arrivati circa 60 cittadini pro- venienti da paesi come Sierra Leone (3), Marocco (8), il Congo, Zaire e Tunisia (9 cia- scuno). Dal centro e sud America un folto gruppo di circa 63 nuovi residenti sono venuti a Vetralla, con la mag- gioranza proveniente da Ecuador (14) e Colombia (8). L’Asia ha mandato 26 persone Stranieri a Vetralla nel terrazzo di Mary Jane dai paesi di Sri Lanka (13) Bengala, India, Iran e Tailandia, e anche un paio di Nel folto gruppo di cittadini nesi (61), moldave (47), finlandese e un paio di profes- famiglie australiane vivono dei paesi membri dell’Unione polacchi (41) e macedoni sori inglesi in pensione, che si qui. europea contiamo dodici (40). In molti casi sono le sono integrati benissimo nella Nelle statistiche dell’ufficio inglesi, quattro olandesi, due badanti che si prendono cura realtà della cittadina da loro dell’anagrafe, per ovvie ragio- finlandesi, un cittadino greco, degli anziani, ma ci sono eletta come seconda patria. ni non completamente atten- quattro francesi, sedici tede- anche tante giovani coppie Alla domanda “Perché hai dibili, ci sono quattro cittadi- schi, sei spagnoli e due porto- con bambini che hanno scelto scelto di vivere a Vetralla?” le ni venuti dagli Stati Uniti. ghesi, e anche una suora con di venire in Italia per trovare risposte sono state diverse. Altri, come chi scrive, sono nome vietnamita e cittadinan- una nuova vita. Susanna, originaria della originari degli States ma non za norvegese. Fra quelle famiglie europee Finlandia, spiega: “Siamo figurano nelle statistiche Le comunità europee extraco- che hanno preso la residenza venuti via dal caos della gran- avendo più di una cittadinan- munitarie più grandi sono for- a Vetralla contiamo un avvo- de città per trovare la natura e za. mate da rumene (174), alba- cato olandese, una cantante la cultura etrusca. Siamo con- tenti di aver trovato la casa e C’è stato anche un fenomeno strano. Negli anni venti/trenta molti veneti vennero a Vetralla e furono giardino perfetti per noi e una impiegati come mezzadri nelle varie aziende agricole. Era gente forte che lavorava moltissimo, tanto comunità di “locali” e “nuovi da riuscire a comperare le aziende nelle quali erano stati assunti. Ma alcuni di questi, i più giovani, arrivati” con la quale si colla- emigravano nuovamente andando in Australia. Non appena “fatto fortuna”, sono tornati a Vetralla bora benissimo”. proseguendo il loro impegno contadino. Teresa, da Bristol in Per tanta gente arrivata anche dai siti lontani, molti vetrallesi hanno dovuto lasciare la loro città per cer- Inghilterra, è approdata qui care lavoro in Francia e Germania. Subito dopo rientrati dallo sfollamento causato dall’ultima guerra, undici anni fa perché aveva la città era fortemente danneggiata da bombardamenti degli “alleati”. Si doveva procedere alla rico- cugini a Vetralla, ma quando struzione e molti giovani facevano i manovali, guidati dai vecchi e bravi muratori. La ricostruzione non l’abbiamo interpellata, non poteva durare all’infinito, così che si trovarono improvvisamente disoccupati. Il ministero del Lavoro sapeva che ci abitavano altri organizzò dei corsi di qualificazione professionale per idraulici e meccanici per mandare all’estero le inglesi né dei contatti storici forze più sane. Anche per un disegno politico che prevedeva l’allontanamento di lavoratori i quali della cittadina con la corona appartenevano al partito comunista e socialista. Ma questi lavoratori, ad ogni elezione, tornavano con inglese. i treni sventolanti bandiere rosse per assolvere il “dovere” d’elettori ed anche per riabbracciare familia- Peter e Lynda, professori in ri, amici e compagni che erano stati costretti a lasciare. pensione, sono arrivati da Qualcuno di questi, ormai in pensione, è ritornato a Vetralla ma con il rimpianto di aver passato gli Londra lo scorso gennaio e anni della gioventù in nazioni che non sempre li hanno accolti con la stessa familiarità ed non conoscevano nessuno. amicizia con la quale i vetrallesi “stanziali” accolgono oggi tutti i cittadini del mondo. Adesso, dopo pochi mesi sono completamente integrati Mary Jane Cryan e Fulvio Ferri nella comunità. “Faccio parte del coro e ho portato la statua

72 la novembre-dicembre 2005 Loggetta speciale della Madonna di Carmine Viterbo Sabrina Rita nella processione”, dice fiera- mente Peter, durante un pran- zo che insieme alla moglie ha offerto ai vicini nel loro giar- dino sotto le antiche mura del paese. Verso una società multietnica David e Linda, un’altra coppia di inglesi, vivono in una casa ll’inizio del 2004, dopo l’ultimo provvedimento di regolarizzazione attivato dalla legge Bossi- di campagna fuori Vetralla da AFini, gli stranieri extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia risultavano essere circa poco più di un anno: “Avendo due milioni e mezzo, che su una popolazione totale di 57.888.245 abitanti significano il 4%: uno a deciso di venire a vivere in ventidue. Una percentuale che, seppur ancora inferiore a quella che si registra in alcuni Stati euro- Italia abbiamo passato molte pei a maggiore tradizione d’immigrazione, si è eguagliata a quella del Regno Unito (2.638.000 extra- ore su internet cercando la comunitari regolarmente residenti all’inizio del 2004). zona ideale. Abbiamo scoper- Seppure sia ben lungi dall’affluenza che si registra in altre zone d’Italia, anche nel Viterbese sono to sul sito http://www.elegan- in aumento le presenze degli immigrati extracomunitari: al 31 dicembre 2003 erano 9.551 su una tetruria.com una bella descri- popolazione totale di 61.602 abitanti, contro i 7.115 dell’anno precedente. La tabella che segue zione di Vetralla, la sua storia mostra l’aumento del loro numero dal 31 dicembre 1999 al 31 dicembre 2003. e il vicinato. Vetralla è un bel posto non ancora scoperto, con buoni collegamenti per Extracomunitari residenti in Provincia di Viterbo Roma e gente simpatica. Ci divisi per area geografica di provenienza (1999-2003) piace!”. Da un paio d’anni si nota un 1999 2000 2001 2002 2003 altro fenomeno di migrazione “stagionale” a Vetralla: sono i AFRICA 1.083 1.275 1.323 1.368 1.637 vacanzieri dall’estero: gruppi ASIA 649 795 873 987 1.179 familiari che vengono dalla AMERICA NORD 101 101 84 84 79 Norvegia, Germania, Danimar- AMERICA CENTRO 166 206 190 255 258 ca e Inghilterra, che hanno AMERICA SUD 393 438 433 550 666 comprato o affittato piccole OCEANIA 7 10 10 15 16 case nel centro storico per EUROPA NON COM. 2.447 2.997 3.399 3.856 5.716 passare le vacanze. Sono poi raggiunti da altri amici dall’e- Totale extracomunitari 4.846 5.822 6.312 7.115 9.551 stero che felicemente invado- no le stradine del centro sto- rico. Così non è difficile vede- Il dato raccolto dalla prefettura presso gli uffici anagrafici dei re giovani americani o ragazzi 60 comuni della provincia mette in evidenza la persistente cre- polacchi girare in shorts nei scita di tale fenomeno immigratorio e il picco evolutivo regi- vicoli del centro storico strato nel 2003, con un tasso di crescita del 31,4% rispetto durante le giornate estive, all’anno precedente, per effetto della legge Bossi-Fini che ha oppure signore d’origine afri- favorito l’emersione di un elevato numero di immigrati extra- cana avvolte nei loro eleganti comunitari in cerca di legalità. Nel 2003 erano il 3,5% della costumi nazionali che parteci- popolazione totale della provincia, a fronte di una quota pari al pano alle feste religiose. 2,7% nel 2002. Grazie alle bellezze naturali Per quanto riguarda la loro distribuzione sul territorio provin- come le terme, che si posso- ciale, si può osservare come questa si concentri soprattutto nel comune di Viterbo. Nel 2003 gli extracomu- no godere tutto l’anno, i visi- nitari residenti nel capoluogo tatori non mancano anche erano 1.311 (566 maschi e 745 d’inverno. Per le feste natali- femmine), contro i 1.102 regi- zie, pasquali ed estive, molti strati nel 2001, e costituivano il figli e nipoti degli immigrati 13,8% della popolazione extra- vetrallesi tornano (anche dal- comunitaria provinciale. Subito l’estero) alle case paterne per dopo viene Civita Castellana, godere le terme e i pozzi d’ac- dove nel 2001 gli extracomuni- que calde, per visitare le città tari erano il 9% della popolazio- d’arte dei intorni o i musei di ne totale extracomunitaria resi- Roma, o semplicemente per dente nella provincia, e nel 2003 sono aumentati vivere al ritmo “slow” della quasi del 2%. Anche ad Orte si è registrato negli ulti- cittadina nativa. mi anni un considerevole aumento del loro numero: Per tenersi aggiornati, mini- il 4% della popolazione totale extracomunitaria sog- mizzare lo shok culturale, ten- giornante nella provincia nel 2001, contro il 5% del tar di capire la burocrazia e 2003. Orte è seguito da Ronciglione e Vetralla, che trovare le risposte ai tanti nel 2003 hanno registrato ciascuno una popolazione problemi giornalieri, i nuovi extracomunitaria pari al 4% di quella provinciale, residenti stranieri vanno sui mentre Fabrica di Roma, Tarquinia, Montalto di siti come questi: Castro e Montefiascone nel 2003 hanno registrato www.expatsinitaly.com, ciascuno una presenza extracomunitaria pari al 3% www.italymag.co.uk, di quella provinciale. www.theamericanmag.com, L’analisi della composizione degli immigrati extra- www.wantedinrome.com, comunitari per area geografica di provenienza www.englishyellowpages.it mostra una notevole consistenza degli europei pro- [emailprotected] venienti da paesi non appartenenti all’Unione: nel www.elegantetruria.com 2003 la percentuale di questi sul totale degli extra-

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comunitari era del 56%. I il sostentamento di un individuo, il lavoro rumeni sono i più numerosi, diventa quindi la chiave che permette agli con 2.854 unità nel 2003. immigrati l’inserimento in un nuovo paese Sono seguiti dagli albanesi, e che fa acquisire loro visibilità e ricono- che alla stessa data erano 857, e dagli ucrai- scimento sociale. ni, che nello stesso periodo hanno raggiun- Il mercato del lavoro polarizza la domanda to le 644 unità. su due estremi: da una parte si richiede una Al secondo posto risultano gli immigrati manodopera altamente qualificata e specia- provenienti dall’Africa: nel 2003 la percen- lizzata, dall’altra una manodopera assoluta- tuale di questi sul totale degli extracomuni- mente dequalificata, mobile e flessibile, da tari era del 16%. I più numerosi sono i adibire soprattutto ai lavori più defatiganti e marocchini (530) e i tunisini (186). a certi servizi (ristorazione, manutenzione, Al terzo posto troviamo gli asiatici: nel edilizia di base, pulizia degli spazi pubblici e 2003 la loro percentuale sul totale degli privati e lavoro domestico) che tendono a extracomunitari era del 12%. Lo Sri Lanka è concentrarsi nelle aree urbane. E’ proprio in il paese che fa registrare più presenze nella questo secondo tipo di manodopera che si provincia: nel 2003 erano 244 le unità pre- inserisce la maggior parte del lavoro degli senti. immigrati (sia regolari che irregolari), All’ultimo posto troviamo gli extracomuni- disposti ad accettare turni flessibili, una tari provenienti dall’America meridionale, bassa retribuzione e condizioni di lavoro che nel 2003 erano il 7% del totale provin- rifiutate da gran parte dei cittadini italiani ciale. I paesi che contano maggiori presen- disoccupati. ze sono il Perù con 150 unità e il Brasile con E’ necessario quindi chiarire alcuni con- 128 unità registrate nel 2003. cetti portatori di false convinzioni, che si sentono frequentemente circolare quando si parla di lavoro e di Quella verso cui ci avviamo è dunque una società con una for- immigrati extracomunitari. Per quanto riguarda la nostra pro- tissima presenza straniera, che potrà certo diventare multietni- vincia, ad alto tasso di disoccupazione, si è radicata nel tempo ca e multiculturale se verrà perseguito un modello di integrazio- la convinzione che gli extracomunitari sottraggono lavoro ai ne volto a valorizzare ed armonizzare le differenze, e se si saprà residenti. Come spiegare quindi siffatto paradosso, caratterizza- utilizzare al meglio l’apporto umano che l’immigrato reca con sé to dal bisogno di immigrati in un territorio ancora segnato da non solo come lavoratore ma anche come persona. In tale con- una forte disoccupazione? La risposta è semplice e sotto gli testo il lavoro è di importanza estrema, in quanto fattore di occhi di tutti: i residenti hanno un elevato livello di aspettativa spinta ad emigrare ed in quanto fattore di convivenza, di inte- lavorativa e di conseguenza evitano di accettare proposte di grazione e di accesso ai diritti civili e sociali. Oltre a consentire lavoro che comportino un basso status sociale. Da qui la possi- bilità per gli extracomunitari di inserirsi in settori, come ad esempio il lavoro stagionale, che altrimenti resterebbero senza manodopera. Le qualifiche di iscrizione e di avviamento presen- Piansano. Badanti al solìno tate negli uffici del collocamento della provincia lo confermano: gli extracomunitari vanno a ricoprire nel mondo del lavoro quei ruoli che risultano poco attrattivi per la manodopera locale. Si tratta infatti di inserimenti al lavoro come manovali comuni (in grande maggioranza), braccianti agricoli, boscaioli, domestici, e solo in misura minima come impiegati (circa il 2%). Ciò è in stretta connessione con il livello medio di istruzione degli extracomunitari, che risulta anch’esso molto basso. Infatti, su un totale di 2.964 extracomunitari iscritti agli uffici del collo- camento nel 2003, circa il 75% non è provvisto di alcun titolo di studio; circa il 3% è fornito di licenza elementare; circa il 3-4% di licenza media; solo l’1% di diploma di scuola superiore e lo 0,3% è titolare di diploma di laurea. Nella provincia di Viterbo la forza lavoro extracomunitaria ha scelto come luogo di residenza la località che le ha maggiormen- te offerto la possibilità di trovare sbocchi occupazionali. In ordi- ne decrescente troviamo Viterbo, Civita Castellana, Tarquinia, Orte, Montalto di Castro, Vetralla, Fabrica di Roma, Canino, Montefiascone, Soriano nel Cimino e Nepi. Il principale polo risulta essere quindi il comune di Viterbo: nel 2003, su 2.964 iscrizioni presso gli uffici di collocamento della Un universo inesplorato è quello delle donne ucraine, o russe, o di provincia, solo Viterbo ne registrava 760, e su un totale di 3.833 che razza siano, badanti nel nostro paese. Saranno una decina, o extracomunitari avviati al lavoro, solo Viterbo ne contava 761. giù di lì, che vivono giorno e notte in casa di persone anziane Al secondo posto troviamo Civita Castellana, con 255 iscrizioni bisognose di assistenza continua e che, pur facendo parte ormai e 253 avviamenti al lavoro, seguita da Tarquinia, con 133 iscri- della nostra quotidianità (alcune anche da anni), vivono la loro zioni e 188 avviamenti al lavoro nello stesso periodo. condizione in una specie di tacita emarginazione pubblica. Si riu- Da quanto detto risulta più che evidente che la nostra società è niscono curiosamente tra di loro nel primo pomeriggio, quando la caratterizzata sempre di più da esigenze di rispetto della multi- maggior parte delle loro assistite è messa a riposo e loro possono culturalità, intesa come coesistenza ed integrazione reciproca ritrovarsi se non altro per il gusto di scambiare quattro chiacchiere delle diverse culture di cui sono portatori i cittadini italiani e gli nella loro lingua. A parlarne, non si sa se si fa bene o male (per immigrati stranieri. Una integrazione che non produce solo “ric- mille motivi tecnico-burocratici), ma umanamente non possiamo chezza” in economia, ma che apre a orizzonti più vasti e nuovi far finta di niente, perché nella loro esiguità numerica svolgono un nelle conoscenze nonché nei valori sociali e morali. ruolo insostituibile nella nostra società di oggi e chiamano in causa problematiche fondamentali che andrebbero affrontate a Elaborazione dalla tesi di laurea dell’autrice dal titolo viso aperto. La loro presenza tradisce forse la cattiva coscienza “Una realtà che cambia: gli stranieri extracomunitari nella provincia di Viterbo”, della società del benessere? relatrice Fabienne Charlotte Orazie Vallino, correlatore Mario Rosario Ruffo. (la Loggetta, maggio 2003, p. 25) a.a. 2003/2004, Università degli Studi della Tuscia, Facoltà di Lingue e Letterature Straniere Moderne, corso di laurea in Lettere Moderne

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Giorgio Zerbini Tra i vari cultori del patrimonio folclorico montefiascone- se, Giorgio Zerbini fu uno dei più importanti cantori di quella realtà contadina ormai destinata a dissolversi. Proprio lui dobbiamo ringraziare se la componente più viva del sapere popolare e delle tradizioni del nostro terri- torio è riuscita ad approdare alla più tenace sponda della memoria scritta. Ma Giorgio Zerbini, oltre che poeta e scrittore, fu anche autore teatrale, capace di trattare, in modo ironico, le molte problematiche e i gravi eventi della vita contadina. Non poteva quindi mancare un pezzo dedi- cato all’emigrazione ove, sotto la svelta comicità delle bat- tute, s’intravede tutta l’amara esperienza che coinvolse tanti italiani. Il testo è tratto da La Buca de la Strega, edito a Montefiascone nel 1985. (Giancarlo Breccola)

ANTONIO: Si avantière ha sbarcato a poderoso di una vaporiera lacerò l’aria Napele, domattina Angelino adè mecchì pregna di mille profumi e il cuore trepi- col treno de menzoggiorno. State tranquil- Vecchia America: dante della povera Nina. Il treno si la, Ni’, che ve le dice uno che c’è passo. fermò sferragliando, gli sportelli dei NINA: (moglie di Angelinone) Le so’ vagoni si aprirono e, tra i rari passegge- rèsta male, stamane! Ve pare anna’ ió a ri che ne discesero, non fu loro difficile la stazione, tutte so’ scénte dal treno e L’òmo aritorna... riconoscere la figura alta e segaligna di lue no? Io ho paura che jè soccesso che Angelinone che, accortosi della loro disgrazia, poarìno! tutta quela robba guènguara fa sciòja la ANTONIO: Io pulìo le vetre man grattacielo... presenza, agitò a lungo le braccia in FRANCESCO: Certo, tutto quel gran mare corparatura. Pòe ‘l vino nun c’è... Io tutto ‘l NINA: Diteme ‘n po’, rega’, ma ‘sti gratta- segno di saluto. Indossava una camicio- da passa’... tempo che stiède mellà, la cacarèlla me ciele se pòle sape’ che sónno? na gialla a tre piani con sopra disegnato COMPARE: Nun piagnete, comma’, che le portàa via. Le budella m’ariprésono ‘l su’ ANTONIO: Palazze sónno, palazze alte, un tacchino nell’atto di fare la ruota, un cose stanno come dice Antogno: mall’ò- èsoto quanno sbarchétte a Napele. alte, ma alte che, diocioguarde, nun se paio di pantaloni bianchi ad imbuto, mo pe’ venì da Napele jé ce vo’ ‘l tempo, NINA: Poarìno, quanto arà patito, ‘l mi’ discerne do’ funisciono. Eppoe ve le dice una paglietta a forma di pizza di pasqua, mica ha da veni’ da Balsemèlla o pura- Angelino, senza béa, che lue ‘l vino a la parola: “grattacielo”, zuccono mal color pidocchio di cane. All’infuori di mente da le Molare... colazione aggià l’ìa beuto ‘n boccale... cielo, scurósono ‘l cielo... una doppietta, marca Remington, che NINA: Ma mica ha da veni’ a piede... ha NICOLA: Io pe’ béa nun me so’ tròo male, SARAFINA: Santa Libbarata benedetta! teneva a tracolla, e di un clarino, legato da veni’ col treno... ma però. ch’io amparato a béa la birra. A la dome- ANTONIO: Drento ce stanno de casa le al braccio con una corda, nessun altro ANTONIO: Che c’entra, ho capito. Ma ‘l naca, co’ un certo Spòsoto, annàomo sem- gente, ce sónno le stòre, le botteghe, l’offi- bagaglio aveva con sé. mónno mica adè tutto piano: cià le coste pre sul ponte de Broccolino a magna’ le ce, ‘l telefóne... e le fonne, e quanno piana le coste ‘l sanguicce e a béa un litro per òmo de SARAFINA: E sa che dico, quelle che stan- NINA: (dopo il lunghissimo abbraccio) treno va piano. birra! no de casa su da capo si jé scappa un Angilino mio, marito mio, come state? A SARAFINA: Alègra, alègra, che domanas- ANTONIO: T’aricorde quanno facìo ‘l gua- bisogno, dillì che so’ rìe da piede, hanno quantà che s’émo da véda! Ma diteme ‘n sera, a quest’ora, Angelino ariadè co’ sciamplitte man quelo stòro a Noaòrche? riempito le calzone... po’: ‘l baullo, le valice, le quatrine, do’ voe: contarete le bajòcche ch’ha pòrto Imbè l’abbonnanzia me satollàa: ciccia, ANTONIO: E no, ché pe’ caca’ ciànno ‘l sónno? (Angelinone, col groppo in gola, dalla Merica... cacio, maccarone, pescio, erbagge, ‘nsom- loco comodo... non riusciva a rispondere). NINA: Fusse santa la vostra parola, ma bocca mia qual che te va. Anvece sa’ NINA: Donqua sónno alte tanto?! Più de ANGELINONE: (dopo aver stretto la Sarafi’! Me sa mijànno da riabbraccicallo, la fame quanno ce percoté? Quanno facés- Santa Margarita? mano al compare, si fece forte e) Nina, ‘l mi Angilino! Poarìno, a quantà ch’adè somo ‘l viaio col vapore. T’aricorde, ANTONIO: Santa Margarita appètt’an grat- Nina mia, come stóngono le piccirille? foravia... Nico’? Ma valtre ve vinne ‘l mal de mare tacielo adè come a métta ‘na còccia de NINA: Come? Come éte ditto? NICOLA: Si lue ha ‘uto giudizio, ‘n po’ che tutto qual che magnàoto l’aricacciàoto faciòle accant’a ‘n albuccio. Sentite ‘na ANGELINONE: Come stóngono le picciril- bajòcche l’ha d’aé pòrte addaéro. Ma mi fora, io anvece potìo magna le sasse che volta che me soccesse. Io dormìo su mal- le... i vaglione... stóngono bòna? e ma Antogno ciannò male ‘l bisinisse! diriggirìo nicosa. l’ultomo piano. ‘Na mattina m’ìo da rizza’ NINA: Eh, compare caro, ch’arà ditto ‘l Che si adèromo rèste anfinanta a òie, col NICOLA: Ha’ vòja si m’aricordo! In cin- a bonóra pe’ pija’ ‘l treno ch’io d’anna’ a mi’ Angelino... nun se capisce più! nòo presidente Rosalvètte, che fa resciu- quanta giorne de mare campàssomo de tròa Satille che laoràa ma ‘na farma a COMPARE: Gnente... v’ha ditto come stan- scita’ la Merica, che cosa ìomo guadam- sole còppele de pane e ‘che angozzata cento meja da Noaòrche. Comenciètte a no le fije... biato, anvece chiappàssomo via accor- d’acqua. Quanno riàssomo a Noaòrche scegna la scalata a le sèe. Scegne scegne, NINA: Le fije stanno bene, ma voe, poari- doiate senza manco le quatrine pel viag- adèromo scheltre. E tu magnae la razione nun riào mae. ‘L treno partia a le otto. no, state male: ve pare a parlamme meri- gio! E pòe c’ìomo un bòsso ch’adèra ‘na de Cimarello, de Spadino e de tutte quel- Quanno riètte da piede adèrono le otto e cano attosì?! (piange disperatamente). tigra, te potesse annà mal prefonno del- l’altre, ìe fatto la faccia tonna come San ‘n quarto e ‘l treno adèra partito... e io ari- COMPARE: Nun piagnete, commare, fate- l’inferno! Angilino ‘n po’ bajocche l’ha da Pangrazio! mase come ‘n salame! Sentite? Du’ ore e ve forte, que nun adè gnente! Nun piagne- porta’ de propotenza... ANTONIO: Propio attosì: adèro cresciuto ‘n quarto me ce vòlse, pe’ scegna iò! te che veggarete che l’òmo, col tempo, NINA: (sorridendo) Speramo, caro... dodece chile, ìo mesto su la panza... SARAFINA: Gesù, Giuseppe e Maria! Mellà aritorna... !? COMPARE: Abbasta che ‘n s’è fatto frega’ NICOLA: Sae là pel mare brutte che stanno ma le grattaciele e mecchì ma le da che sfaccimme napolitano o da calche sònno? Le tempeste. Le tempeste, rega’, grotte... Dopo una quindicina di giorni infatti ghèlla... mica so’ addaéro un carezzo! Specie si NINA: Rega’, mica pe’ cacciavve via, ma Angelinone aveva ripreso una tale NINA: Agarbo, Madonna mia missericor- scappono fora all’improìso da sott’acqua io me vorrebbe colca’ popò: l’aspetto me padronanza del costaròlo da destare diosa! Ma diteme ‘n po’, ch’ade la ghèlla? come le tòpe cèche da sotto terra. ‘L vapo- digùra che ‘l còre me batte forte come ma invidia a tanti amici emigranti che lo ANTONIO: Gnente, gnente... le ghèlle so re comencia a trabballa’, a fa’ capo e culo un lepre. Annate a letto, rega’, e domatti- avevano preceduto. La fortuna, che la donnacce, ma lue adè ‘n òmo serio e che tutte le budella te viengono ma la na veggaremo d’anna’ ‘n’antra volta a la Nina aveva tanto atteso, era rimasta quanno noe lo lassàssomo, nun c’ìa bocca. Ma noe, a anna’ là, ce chiappètte stazione! Voe, compa’, passate cà a bono- impigliata al chiodo della crisi economi- gnuna ghèlla tra le zampe, state sicura, ‘n pare de volte la tempesta, a veni’ cà ‘na retta, m’ariccommanno, sape’... ca che, nel ‘29, aveva funestato gli Stati Ni’! Laoràa, bello pacioso, co’ napolitane volta sola. Diocioguarde! L’onne adèrono COMPARE: Comma’, io tra ‘l lume e ‘l brusco Uniti. Rivendette in breve sia il fucile e calabbrese, tutte gente per bene! alte come le poje de Sammartino che pe’ so mecchì. Quanto ch’ambasto la somara e che il clarino. Il fucile fu acquistato da NINA: Eh, meno male, dónqua! Abbasta poteje veda la ponta toccàa a colcasse a tròtto. La fune longa l’ho da porta’? un forestiero, il clarino da un tizio di che nun l’hanno sgrasciato... panza per aria sul trasto del vapore. NINA: Sine, che ce legamo ‘l baùllo e l’al- Montefiascone. Ecco come avvennero le FRANCESCO: Mellà la legge adè sivera, NINA: Poarìno, ‘l mi’ Angelino... tre bagajòle... trattative. sapé: man chi ròbba le mettono in cala- SARAFINO: E diàspece! Volemo di’ che busse, man chi ammazza su la seggia tutte ariso’ venute e lue no? Alle prime luci di una mattina di giugno, TIZIO: Quanto volete de ‘sto crealino? lètraca... ANTONIO: Tempesta o nun tempesta, a il compare, la Nina e la somara si avvia- ANGELINONE: Dateme diece lire, pijàtolo NINA: Eh, meno male dónqua; speramo veda la Merica paga sempre la botta. Io, vano verso la stazione per la stradetta contento ch’adè bòno... adè mericano... che San Pangrazio l’abbie aggiutato... benanche che ‘n ho porto un bajòcco, so’ della contrada fiancheggiata da querce e TIZIO: è mericano? Allora le sonate italia- SARAFINA: Rega’, nun gn’annate a metta stato gran contento l’istesso d’essece stato! sambuchi in fiore. Camminavano in silen- ne mica le sa fa! tutte ‘sti fregne su pel capo ma sta cristia- NICOLA: Capitàssomo male, ‘l ventinove zio: lei sorridendo verso il cielo quasi a ANGELINONE: Ma me cojonate!!! na... adè stato un anno brutto pe’ le pòre pregustare la gioia dell’abbraccio, lui TIZIO: Non ve cojono per gnente: ecco NICOLA: Adè vero! Mellà uno che cià voja migrante! Nun se troàa a batta ‘n chiodo! dando dei possenti strappi alla capezza, cinque lire... o queste o... bonsì! de laora’, guadambia le quatrine, specie ANTONIO: Neppòco che ma mi Rubèco me tutte le volte che la somara si fermava a ANGELINONE: E date ‘n po’ cà, mejo de ‘èsso co’ Rosalvètte... troètte quel laoretto e ma ti te le troètte ‘l morsicare, con ostinazione, i sanguinelli gnente sarà... (e corse a bere una tazzina FRANCESCO: Le sapete? Pe’ magna’ nun Montagnòlo, sinnò la fame toccàa a battel- della siepe. Arrivati alla stazione legaro- di caffè amaro per addolcire la bocca, se sciala. Mica perchè manca che còsa, la co’ le pèrteche! no la somara ad un palo ed entrarono che poi non era caffè di caffè ma di ceci anze c’è la grascia de tutto, ma perchè SARAFINA: Che laoro facìoto, rega’? nella sala d’aspetto. Il fischio lungo e abbrustoliti sul forno).

75 la speciale Emigranti oggetta novembre-dicembre 2005 Lnotiziario di Piansano e la Tuscia “Non sembri presunzione, ma forse in questo caso non c’è bisogno di una dotta o prestigiosa presenta- zione. Non che l’argomento non lo meriti, ma la sto- ria semplice e drammatica della povera gente si rac- conta da sé. I capitoli che seguono sono in gran Antonio Mattei parte già apparsi via via nella “Loggetta” come edi- toriali e rappresentano altrettante tappe di un cam- mino incessante e faticoso. In ciascuno di essi ne tro- verete le ragioni storiche e sociali, sia pure per sommi capi e col taglio divulgativo del pezzo gior- LaLa PatriaPatria erranteerrante nalistico...”. Così leggiamo nell’Introduzione del libro La diaspora di una comunità contadina Patria errante, di Antonio Mattei, uscito e pre- dell’Altolazio nel Novecento sentato in contemporanea con il presente numero speciale della Loggetta. Un’“antologia” che consta di undici capitoli: “Di là dal mónno”, L’America, Butteri a Mezzano, Montebello, I pionieri della Bonifica, L’Albania, Le croci di Waterloo, La terra promessa, Le terre di creta, Dal Campanile alla Mole, La via del Brennero. E’ la diaspora della popolazione piansane- se, una comunità contadina costretta a lasciare la pro- pria piccola patria a ondate ricorrenti per quasi tutto il secolo scorso. E’ la drammatica e coraggiosa epopea di una manciata di coloni poverissimi che si portava- no dietro il loro destino dalla nascita, ossia da quan- do, nell’età moderna, scesero dalle montagne del Casentino coi loro stracci per ripopolare queste colli- ne in faccia alla Maremma. Una storia umile di fati- che e privazioni, ma anche di forza d’animo, volontà di riscatto, laboriosità e tenacia. Un esempio, pur nelle sue peculiarità e nell’ambito circoscritto ad un piccolo comune, della più grande emigrazione nazio- nale della quale riproduce quasi perfettamente le tappe.

Di 280 pagine in formato 13,5x21, corredato di ampia documentazione iconografica, il volume con- tiene anche interventi di Gioacchino Bordo, Phyllis Macchioni e Giovanni Papac-chini, nonché i contri- buti di Imperio Brizi, Giuseppe Capponi, Anna Maria Costantini, Domenico Martinelli, Candido la Olimpieri, Lorenzo Sonno. E edito per la prima volta Loggetta dalla stessa Loggetta, che per far fronte alle spese di 2005 stampa - specie nelle attuali difficoltà finanziarie del periodico - ne cura la distribuzione dietro correspon- sione di un’offerta volontaria.

Indice la Introduzione p. 2 Marta p. 43 Acquapendente p. 10 Montalto di Castro p. 48 oggetta Arlena di Castro p. 13 Montefiascone p. 50 Lnotiziario di Piansano e la Tuscia periodico bimestrale dell’Associazione Culturale omonima senza fini di lucro, Bagnoregio p. 15 Monte Romano p. 53 finanziato prevalentemente attraverso le quote associative

Bolsena p. 16 Onano p. 54 Editore Associazione Culturale “la Loggetta” Aut. Tribunale di Viterbo n° 431 dell’8.5.1996 Canino p. 18 Piansano p. 56 Fondatore e direttore responsabile Direzione, redazione, amministrazione Antonio Mattei Piazza dell’Indipendenza 15-16 Capodimonte p. 20 Proceno p. 62 01010 Piansano (VT) Beniamino Mechelli Castiglione in Teverina p. 22 San Lorenzo Nuovo p. 63 Vicedirettore segr. tel. e fax 0761 451221 - 450723 Redazione Stefano Bordo, Antonella direttore 320 2939956 Celleno p. 25 Tarquinia p. 64 Cesàri, Anna Ciofo, Rosa Contadini, http: www.laloggetta.it Cellere p. 26 Tessennano p. 66 Giuseppe Imperiali E-mail: [emailprotected] Farnese p. 28 Torre Alfina p. 12 Elab. immagini e impaginazione Mario Mattei Fotografia Luigi Mecorio SI RACCOMANDA DI INVIARE I TESTI IN FORMA- Gradoli p. 30 Tuscania p. 67 TO RTF E LE IMMAGINI IN FORMATO JPEG) Webmaster Carlo Bronzetti TUTTI I DIRITTI RISERVATI Grotte di Castro p. 34 Valentano p. 69 Cd-rom Vincenzo Melaragni © Ischia di Castro p. 37 Vetralla p. 72 Sintesi degli articoli Piero Carosi Associato USPI Latera p. 40 Viterbo p. 73 Traduzione in inglese on-line Anna Mattei Unione Stampa Lubriano p. 42 “L’òmo aritorna...” p. 75 Stampa Tip. Ceccarelli - Grotte di Castro Periodica Italiana

Numero speciale realizzato con il parziale contributo del Comune di Piansano la 121 Loggetta notiziariooggetta di Piansano e la Tuscia anno XXIV n° 4 inverno 2019-20 Poste italiane spa ­ spedizione in abbonamento postale 70% Roma AUT MP­AT/C/VT AUT 70% Roma postale spa ­ spedizione in abbonamento italiane Poste

Desaparecidos L’emigrazione nella pittura italiana di fine ‘800

Gli emigranti, 1905 ­ Adolfo Feragutti Visconti (Pura, Canton Ticino 1850­Milano 1924)Ricordati ­ della mamma, 1903 circa

Raffaello Gambogi (Livorno 1874­1943), Gli emigranti, 1893 circa emigranti Antonio Mattei

ricano con il quale furono Desaparecidos indicati in Cile gli oppositori Quei nostri emigranti in Brasile tra ‘8 e ‘900 al regime dittatoriale di Pi- nochet: Desaparecidos, per- ché fatti letteralmente spa- rire con arresti, torture e uccisioni dopo il colpo di Stato del 1973. Una vergo- gna dell’umanità, che tale rimane nonostante le par- ziali riparazioni dopo il ri- torno del Paese alla demo- crazia. Non sembri però ir- riverente il riferimento al dramma cileno e l’utilizza- zione di quel termine, così evocativo delle infamie di cui è capace l’uomo sul- l’uomo. Perché se è vero che stiamo per occuparci uando venne la prima volta in Italia quello spilungone di partenze volontarie, di movimenti di individui e gruppi di Gilberto Barbieri - il primo della discendenza a famigliari sempre presenti nella storia dell’umanità, va Qtornare in “patria” dacché il suo bisnonno era detto che tali migrazioni, oltre a essere determinate da si- partito da qui per emigrare in Brasile nel 1901 - ci seppe tuazioni di miseria estrema e segnate da pene e disagi curioso quel suo secondo nome, Aparecido, che anche fisici, comportarono in ogni caso una sorta di morte civile solo a senso viene da tradurre Apparso. Ci sembrò istinti- nei luoghi di partenza, perché per l’emigrante si perdeva vamente un appellativo benaugurale come dire benvenuto, quasi ogni interesse documentale e possibilità di contatto. un novello Gesù Bambino rivelatosi a quella povera famiglia alloggiata in una stalla. E tale, in effetti, è il I servizi nazionali di rilevazione erano ancora in embrione significato di ogni nuova nascita, l’arrivo atteso di chi fi- e per gli uffici demografici comunali non era nemmeno nalmente si mostra, appare. Ma nell’antroponimia brasiliana pensabile qualcosa come l’attuale AIRE, l’anagrafe degli tale elemento onomastico è diffusissimo, traendo origine italiani residenti all’estero. In qualche caso più fortunato, da un agionimo, Nostra Signora Aparecida, che è la patrona come per esempio nel Comune di Grotte di Castro, sono principale del Brasile e ha il suo santuario proprio nella stati rinvenuti degli elenchi nominativi di emigranti addi- città di Aparecida. Il culto, secondo la tradizione, risalirebbe rittura dal 1877, per quanto incompleti, e altrettanto a al 1717, quando tre pescatori brasiliani, dopo ripetuti ten- Farnese su fogli sciolti a partire dal 1901. Ma in altri tativi infruttuosi, trovarono nella rete una piccola statua Comuni come a Piansano, per esempio (dove il primo re- di terracotta raffigurante la Madonna, priva però della gistro delle pratiche migratorie parte dal 1935), manca testa. Gettate nuovamente le reti, vi trovarono prima la qualsiasi traccia delle dinamiche demografiche del primo testa della statua e poi, miracolosamente, un’enorme ‘900 (non parliamo dell’800), e in ogni caso la situazione quantità di pesci. Da lì la miracolistica dei primi pellegri- generale nell’intera area è decisamente lacunosa. Sull’im- naggi, poi propagatasi in tutto il Brasile sino pianto del servizio e sulla sua tenuta ha a fare dell’odierna basilica nei pressi di San giocato molto la diligenza dei vari addetti nel Paolo il più grande santuario mariano in as- tempo, e sullo stato di conservazione anche soluto e il quarto più visitato al mondo. le vicissitudini degli archivi per traslochi e “riordini” interni. Sui cartellini dei più vecchi Nella microscopica realtà locale, tuttavia, Apa- schedari anagrafici si trovano a volte degli recido c’è sembrato acquistare il significato appunti a matita: “America”, oppure “deceduto più specifico di riapparso, dato che Gilberto è in America”, senza specificare di quale America tuttora il primo dei discendenti di emigrati si tratti e buttati là come per dire “inutile cer- piansanesi in Brasile a essersi ripresentato. care di saperne di più”. Sembra più che altro Un flusso migratorio quasi del tutto scono- un appunto interno, un segno di spunta per sciuto, quello dai nostri paesi per il Brasile, Gilberto Aparecido Barbieri (Pe­ ricordare che il nominativo era stato controllato completamente scomparso dalla memoria col- napolis 1962), prezioso collabora­ e quindi per evitare di perderci altro tempo, tore e intermediario per questa lettiva e solo ora appena riemergente, come ricerca perché su tutto pesava la percezione di un al- diremo meglio. Che per associazione ci ri- email: [emailprotected] lontanamento definitivo e irrimediabile. Anche chiama alla memoria l’altro termine sudame- cell. +39 335 168 2517 gli accordi internazionali in materia di stato

inverno 2019-20 3 emigranti civile erano ai primi passi e lo scambio di atti tra le varie arrivo. Ne sono usciti fuori archivi informatici impressio- rappresentanze consolari alquanto ridotto. Né se ne pre- nanti, non senza difficoltà di consultazione sia per la mole occupavano i diretti interessati, alle prese con i problemi dei dati sia per gli inevitabili errori di trascrizione, ma della sopravvivenza e atavicamente refrattari alle incom- che oggi consentono delle ricerche alle quali ci auguriamo benze burocratiche. Ciò significa che nascite, matrimoni vengano invogliati anche studenti e ricercatori del nostro e morti avvenute all’estero, il più delle volte rimanevano territorio. sconosciuti in patria, e a margine degli atti di nascita ori- ginari non venivano eseguite quelle annotazioni, pure pre- Da noi, per contro, i primi sentori del fenomeno si viste dall’ordinamento, che avrebbero consentito di seguire sono cominciati ad avere solo negli anni ‘90, in conse- la “storia” personale dell’emigrante. Stando così le cose, guenza dei provvedimenti adottati in alcuni Paesi lati- alcuni dati incrociati si possono ottenere dagli “stati d’ani- no-americani per il riconoscimento della cittadinanza me” degli archivi parrocchiali - sorta di anagrafe con le ai discendenti degli antichi immigrati. La cittadinanza “situazioni di famiglia” dei parrocchiani, ma anche qui a italiana, a differenza di altre europee di cui s’interrompe seconda della loro tenuta e stato di conservazione - e dai la trasmissione dopo alcune generazioni di residenza documenti militari come liste di leva e fogli matricolari all’estero, continua a trasmettersi ai discendenti senza dell’epoca, oggi conservati negli Archivi di Stato, che soluzione di continuità. Da qui le richieste pervenute spesso ci rivelano le dichiarazioni di “renitenza” proprio ai nostri Comuni da parte di discendenti di quarta/quinta a causa della residenza all’estero dei giovani chiamati a generazione: gente dai nomi esotici o dai cognomi ori- visita. Altre fonti archivistiche consultabili con qualche ginari deformati, che dal Brasile o dall’Argentina, ma speranza di successo sono quelle delle questure per il ri- anche dall’America del Nord, voleva ricucire il legame lascio dei passaporti (quando rintracciabili), e soprattutto con l’antica madrepatria; il più delle volte per ottenerne i registri di imbarco/sbarco delle compagnie di navigazione, la cittadinanza e i benefìci conseguenti, ma talvolta dai quali infatti vengono le novità più interessanti, come per il puro desiderio di riscoprire un patrimonio di meglio diremo e come avevamo già potuto sperimentare affetti e memorie, o magari per semplici curiosità ge- per la grande emigrazione in Nordamerica. nealogiche. E’ stata una rivelazione insospettata di nomi e famiglie che partirono dai nostri paesi quasi Il fenomeno, dunque, rimase quasi del tutto fuori controllo senza lasciare traccia e di cui non si è più riusciti a ri- ed è tuttora in gran parte insondato, anche per la definitiva costruire le vicende proprio per il gran lasso di tempo scomparsa dei protagonisti e perché subito soppiantato trascorso, con la perdita di contatti nel succedersi nella narrazione orale da quello gigantesco per gli Stati delle generazioni e l’affievolimento dei sentimenti di Uniti d’America, contemporaneo e successivo, e poi dalle parentela, laddove ancora presenti. Un fenomeno che tragedie delle due guerre mondiali del secolo scorso così perdura tuttora anche in modo consistente, ci dicono, come dalla diaspora dalle campagne con la fine della e dal quale ci auguriamo appunto possa nascere l’esi- civiltà contadina: tutti fenomeni epocali che l’hanno genza di uno studio territoriale organico mai condotto. sempre più allontanato nel tempo e infine relegato a com- Solo nel penultimo numero del nostro giornale, per ponente residuale, quasi favolistica, della storia locale. dire, è stato riferito dell’arrivo a Valentano di un gruppo Anche nella Loggetta ne abbiamo riportato via via diversi di fedeli brasiliani alla ricerca dei documenti di nascita esempi dai vari centri del territorio, ma anch’essi come di un religioso - Vincenzo Moscini nato a Valentano nel punte d’iceberg, o perché relativi a personaggi distintisi 1884 e divenuto sacerdote dei Servi di Maria col nome per particolari qualità, o perché tramandatisi nell’aneddotica di Frei Egìdio Maria Muscini osm - morto in concetto di familiare di qualche singolo protagonista: spia di un feno- santità dopo una vita di apostolato a Turvo, nello Stato meno che ha avuto realmente un’estesa incidenza nella di Santa Catarina, per il quale quella comunità intende vita di queste popolazioni ma del quale ci sfuggono parti- promuovere il processo di canonizzazione. E subito colari importanti e visione d’insieme. Mancano, nello spe- dopo questo articolo sentiremo Fabrizio Mancini riferirci cifico, studi d’area come quelli apparsi per esempio in del recentissimo “ritorno a casa” dei discendenti di altre regioni d’Italia, dal Veneto alla Toscana. L’unica Luigi Borgognoni, partito con la famiglia da Valentano ricerca degna di questo nome da noi presentata fu quella nel 1901 per andare a lavorare in una fazenda di Jahù di una studiosa brasiliana di origini italiane di cui riferimmo nello Stato di San Paolo. Ma a suo tempo riferimmo di nella Loggetta n. 70 del 2007: la professoressa Rosane Apa- aquesiani in drammatiche situazioni familiari nello recida Bartholazzi de Carvalho, autrice di un interessante Stato di Rio de Janeiro all’inizio del ‘900; di lateresi nel lavoro su un consistente gruppo di famiglie di Graffignano Guattaparà, come loro stessi storpiavano il Paranà; di e Proceno emigrate nello Stato di Rio de Janeiro nel 1897. procenesi ancora a Rio e di farnesani nello Stato di São In Brasile, infatti, data l’importanza dell’immigrazione eu- Paulo. E è da qui, dallo Stato di San Paolo, che continuano ropea nella componente etnica della popolazione, gli studi a riemergere e pervenirci dati impensati sulla presenza di settore sono stati avviati da tempo con la nascita di im- di discendenti di antichi emigranti: di Grotte di Castro, portanti musei dell’immigrazione, numerose pubblicazioni della vicina San Quirico - che è in provincia di Grosseto di studiosi e ricercatori, la digitalizzazione di milioni di ma subito di là dal confine tosco-laziale - di Valentano dati dai registri d’imbarco/sbarco nei principali porti di e di Piansano, per limitarci ad alcuni.

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Scene di emigranti in attesa dell’imbarco sulle banchine dei porti e poi in navigazione

Ne abbiamo fornito un esempio anche nell’ultimo numero della Loggetta, perché il nostro Gilberto Barbieri, che è “tornato” in Italia da Penapolis, appunto nello Stato di San Paolo, si è dato quasi una mission nel rintracciare la presenza di nostri conterranei in quel luogo di emigrazione della sua stessa famiglia. Compulsa le liste dei passeggeri delle navi sbarcate a Santos nel corso di quegli anni; è in contatto social con alcuni discendenti di nostri concittadini ziantonio parlando dei suoi concittadini grottani: “Le offrendo la sua mediazione anche d’interprete; mobilita i uniche testimonianze riguardanti le difficoltà incontrate nel suoi stessi familiari a Penapolis per le più varie commissioni dissodare terreni assegnati lontano dalle città, in mezzo sul posto; ha un filo diretto con la direzione del museo alla foresta, privi quasi del tutto di attrezzi di lavoro e dell’immigrazione di San Paolo e invia email a dirigenti di costretti a costruirsi una capanna come rifugio, ci sono uffici anagrafici e addirittura di cimiteri, per seguire gli state lasciate dalle relazioni scritte dai preti missionari che spostamenti avvenuti nel tempo da una città all’altra. E ebbero il coraggio di seguire gli emigranti e di condividere ogni tanto ci segnala con entusiasmo il rinvenimento di con loro difficoltà e sacrifici. Nuclei familiari con 4/5 figli informazioni che ci restituiscono storie umanissime di fa- dovettero duramente lavorare per sopravvivere e mettere tiche e coraggio. Storie appena intuibili, però, e molto da parte la somma di denario necessaria per pagare il spesso di pene nascoste, come quando ci s’imbatte in lungo viaggio di ritorno in patria…”. E una circolare di av- connazionali di fine ‘800 che non ricordano più nemmeno vertimento fu diramata nel 1892 dallo stesso ministero il luogo di nascita in Italia: “não sabe a cidade em que na- dell’Interno: “E’ necessario che gli emigranti tengano ben sceu”; “ignora a cidade”; “não se ricorda”… “Non si ricorda presente il gran divario che passa tra gli Stati meridionali o non vuole - commenta Gilberto - per la rimozione di del Brasile, ai quali fin qui la nostra migrazione si è rivolta, un’odissea finita in un posto sperduto in mezzo al nulla… e quelli settentrionali. E perché non cadano in errore La destinazione in un punto della carta geografica della occorre rinnovare loro la raccomandazione di esigere, provincia di San Paolo in cui, solo un po’ più in là, c’era prima di partire dal Regno, l’indicazione precisa della scritto IGNOTO”. località a cui sono diretti o di assicurarsi, mediante dichia- razioni dei parenti e conoscenti in esse dimoranti, sul clima E qui c’imbattiamo nella difficoltà di conoscere le reali e sulla possibilità di trovarvi occupazione proficua”. “Dopo condizioni di vita di quei primi emigranti, perché una l’Argentina - leggiamo infine sinteticamente in Cento anni, volta sbarcati a Santos venivano portati in treno nella ho- storia e vita italiana in un secolo di unità nazionale di Ar- spedaria della città, centro di prima accoglienza e smista- mando Lodolini e Amedeo Tosti - il Brasile fu lo sbocco mento dove venivano stipulati i contratti di lavoro con i della nostra povera gente che sfidò climi torridi, febbre fazendeiros, che a loro volta destinavano poi quella mano gialla, crudeltà di padroni, viaggi degni dei trasporti negrieri: d’opera verso l’interno o nelle regioni vicine. E’ evidente il dramma quasi comune del milione di italiani dilagati nel che doveva trattarsi di contratti capestro, dei quali non è Brasile dal 1870 al 1886”. rimasta traccia nella pubblica hospedaria mentre pochissimi sono stati conservati e si conoscono degli archivi aziendali Del resto la grande immigrazione europea era conseguenza privati. Ma che le condizioni fossero molto difficili, al dell’abolizione in Brasile della tratta degli schiavi, in un limite della sopportabilità, è testimoniato anche dai diversi momento di grande espansione della produzione del caffè rientri in patria, quando vi si riusciva. Scrive Adelio Mar- e quindi della necessità di provvedere alla sostituzione

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bambini subordinati al capofamiglia quanto all’organizza- zione del lavoro; famiglie numerose per aumentare la capacità produttiva erano le preferite. Di fatto, le famiglie con il maggior numero di figli avevano una probabilità maggiore di riscattare il proprio debito e forse d’accumulare un po’ di capitale”.

Ed eccoci alle famiglie di cui per ora sono emersi soltanto alcuni dati. A Piansano ne abbiamo contate finora solo una decina, che non sono un’enormità anche se riguardano un’ottantina di persone. Ma oggi in Brasile quei pionieri sono diventati colonia, sia pure sparpagliata nell’entroterra di San Paolo, e come si è detto trattasi di una “scoperta” continua, in questo scandaglio ininterrotto dei registri di sbarco informatizzati: “lavori in corso” di cui è impossibile al momento prevedere portata e tempi. Ne presentiamo Sbarco di emigranti italiani a Buenos Aires, che con Santos in Brasile alcuni solo a titolo esemplificativo, ben consapevoli della manteneva frequenti scambi di “migrazione secondaria” provvisorietà delle informazioni che potranno subire cor- rettivi e integrazioni. E nell’impossibilità, ancora, di cono- della manodopera schiava. I grandi produttori fecero pres- scere nel dettaglio le peripezie seguite all’arrivo nel “nuovo sioni sul governo che a sua volta, nel corso della seconda mondo”, abbiamo cercato di conoscerne almeno il retro- metà dell’800, favorì in ogni modo l’arrivo di lavoratori terra, ossia la situazione di partenza sulla quale ha fatto liberi europei concedendo consistenti sovvenzioni. La- presa il miraggio americano. E’ ciò che abbiamo tentato voratori liberi, abbiamo detto; ma che si trovarono a anche nel precedente numero della Loggetta con la famiglia fianco di ex schiavi da poco liberati e non potevano non Basili, ricordate?: l’articolo “Familia 06280 - destino: essere vittime anche loro dei residui della cultura e fazenda” di cui alle pagine 39-41, nato anch’esso da una pratica schiavista dei fazendeiros. Da una parte, quindi, segnalazione di Gilberto Barbieri. Un nucleo familiare di condizioni lavorative spesso proibitive e comunque mai sole quattro persone, e quindi tutto sommato anche ri- facili, dall’altra propaganda dell’Eldorado con un’efficiente stretto, rispetto alla media, ma che a una ricerca un po’ macchina “pubblicitaria”. “Nel 1883 - scrive Rosane de più approfondita ha rivelato un passato penoso di fatiche Carvalho - sorsero due società: a Rio de Janeiro una e stenti anche prima di diventare solo un numero; un nu- società privata detta Società Centrale d’Immigrazione, per mero e un destino, termine che in portoghese sta per de- promuovere l’insediamento d’immigranti in piccole proprietà, stinazione ma che nella nostra lingua, guarda caso, assume e a São Paulo la Società Promotrice d’Immigrazione, diretta il significato di fato ineluttabile, fine senza speranza. da Martinho Prado Junior. In questo senso furono conclusi Vicende che possono non interessare il lettore proprio innumerevoli contratti con le compagnie di navigazione. per la loro frammentarietà e l’ambito eminentemente Chi avesse voluto ricevere questo sussidio avrebbe dovuto locale, ma che diventano emblematiche di una situazione trovare il modo di incorporare nuovi e maggiori nuclei assolutamente comune a una vasta area. E in ogni caso d’immigranti…”. non conosciamo modo migliore di raccontare la storia se Ignoriamo come sia avvenuto il reclutamento nei nostri non quello di provare a calarla nel vissuto dei suoi anonimi paesi: se attraverso qualche agenzia di zona o il passaparola, protagonisti. ossia il racconto entusiasta di qualche emigrante della prima ora. Il fatto è che il miraggio dell’oro verde rappre- I De Carli / Boaretto sentato dal caffè, in una terra vergine a disposizione di Una di tali storie riguarda la famiglia De Carli, di cui nel chi avesse avuto voglia di coltivarla, non poteva non far libro La Patria errante riferivo di aver avuto solo un vago presa sulle masse contadine, specie tra le famiglie più nu- indizio su due vecchi cartellini anagrafici, un appunto a merose e male in arnese. E a differenza di altri flussi mi- matita come per metterci una pietra sopra. Poi Gilberto gratori, di soli uomini in età lavorativa, quella per il Brasile ha rintracciato un registro di sbarco del 1° luglio 1897 fu un’emigrazione di famiglie. “La preferenza per l’immi- della nave Agordat, salpata da Santos e diretta a Oliveiras, grazione di interi nuclei familiari - scrive ancora la de Car- in cui leggiamo i nomi dell’intera famiglia piansanese: il valho - era manifestata in Brasile dai proprietari d’azienda, padre Francesco di 55 anni, la moglie Francesca di 52 e perché vi vedevano non pochi vantaggi: la convinzione che cinque figli maschi: Primo di 31 anni, Felice di 17, Giacomo la famiglia fosse una unità solidale, per cui nessun membro di 15, Lorenzo di 12 e Angelo di 7. E’ la familia 43310 del di famiglia fuggirebbe o diserterebbe; riserva di manodopera livro 059, agricoltori di religione cattolica destinati al fa- a buon mercato; nessun membro di una famiglia era intera- zendeiro Joao Correa Camargo. Ci rendiamo subito conto mente indipendente da qualsiasi altro per la sussistenza, che alcuni nomi sono stati travisati, perché i primi due ma tutti dipendevano l’uno dall’altro per sopravvivere; figli sono in realtà due femmine: Prima del 1866 e Felice netta separazione di funzione per sesso e età; donne e Giuseppa del 1880. Dalla ricostruzione dell’intero nucleo

6 inverno 2019-20 emigranti esce fuori che i due coniugi - Francesco De Carli e Francesca essere proprio esaltante. E come rimpatriarono i Martinelli, Cesàri, che nell’onomastica comune saranno sicuramente così, nell’autunno del 1904 tornarono in paese anche i De passati per Chécco e la Chécca - avevano in realtà una Carli: i genitori, la primogenita zitella e i due giovanotti decina di figli, uno solo dei quali morto a due anni di vita. Giacomo e Lorenzo. Non si hanno notizie del “covanido” Nove figli viventi, quindi, i più piccoli dei quali partiti con Angelo, che potrebbe essere rimasto in Brasile con la i genitori e i grandi rimasti in paese. Questi erano il venti- sorella Felice Giuseppa. La quale, infatti, nel frattempo settenne Isidoro, già sposato da qualche anno; Deodato e era diventata definitivamente Felicita e nel 1901 s’era Regio, che di anni ne avevano 24 e 21 e si sarebbero sposata in Brasile con un quasi coetaneo figlio di emigranti sposati anche loro qualche anno dopo; e infine il dician- veneti, Antonio Boaretto. Un caso piuttosto frequente novenne Sante, che invece sarebbe imprevedibilmente nelle comunità di emigranti, nelle quali inevitabilmente morto l’anno appresso la partenza dei genitori. Del resto s’incrociavano storie e culture. la famiglia, che abitava in fondo al vicolo dell’Archetto, si dedicava ad agricoltura e pastorizia e aveva qualche pro- I Boaretto erano originari di Galzignano in provincia di prietà di pecore e terreni. Ci si potrebbe chiedere anzi Padova, un paese dove tuttora tale cognome è il più perché mai il capofamiglia, che come la moglie aveva già diffuso in assoluto, e nel novembre del 1895 s’imbarcarono superato la cinquantina, si decise a quel passo così av- a Genova sulla nave a vapore Edilio in base a un contratto venturoso. E la prima risposta che viene da darci è che stipulato l’anno prima con il Senhor Gustavo Gavotti com per una famiglia così numerosa quei pochi beni non avreb- destino a Santos. Con il capofamiglia Giovan Battista, bero potuto essere sufficienti; meglio quindi lasciarli ai anche lui ultracinquantenne, c’era la moglie Maria Dario e figli già autonomi e tentare nuovi sbocchi per quelli più sette figli dai diciannove ai tre/quattr’anni. Il figlio Antonio, piccoli, inseguendo il miraggio dell’Eldorado del tempo. E allora diciassettenne, era il secondo di tali figli ma il mag- in questo senso poteva essere d’incoraggiamento reciproco giore dei maschi, e appunto nel dicembre del 1901, ormai il tentare la sorte insieme con un’altra famiglia ugualmente ventitreenne, si sposò con la nostra compaesana De Carli numerosa di compaesani, con la quale “fare squadra”. nella città di Annapolise, che si trova sempre nello Stato Erano i Martinelli, di cui parleremo subito dopo, un’altra di San Paolo e nel circondario di San Giovanni di Rio piccola “tribù” legata da rapporti di parentela, collante Claro. A Rio Claro nacquero così i loro figli Mario nel comune di tutte queste partenze che non sai se definire 1902, Angelo nel 1909 e Francesco nel 1911. Una permanenza coraggiose o disperate. Era un’eccezione la presenza nel dunque abbastanza lunga nel tempo, tale da farci pensare gruppo della primogenita ancora zitella, la trentunenne a condizioni di vita non del tutto proibitive, se non proprio Prima De Carli, appunto, che per il fatto di essere sempre buone. E tanto da farci interrogare anzi sul perché del al seguito dei genitori e di morire poi in un ospedale loro rimpatrio, che anche per loro avvenne a Piansano romano nel 1927, subito dopo la morte dei genitori stessi, nel settembre del 1913. Vi furono richiamati dagli anziani fa sospettare qualche problema psicofisico che la rendesse genitori? Gli si prospettavano migliori condizioni generali bisognosa di tutela. Ma l’avventura brasiliana non dovette o possibilità di lavoro? Avevano messo da parte qualche

Oceano 1, 2 e 3, dipinti del pittore verista ferrarese Arnaldo Ferraguti (1862­1925)

inverno 2019-20 7 emigranti risparmio da investire?... Fatto è che affrontarono il viaggio di ritorno con la nostra Felicita incinta grossa, come si dice da noi, e con quei tre bambini di undici, quattro e due anni, il più piccolo dei quali, Francesco, morì appena giunti in paese, il 19 ottobre. Il 7 dicembre Felicita partorì Maria, che sarebbe morta anche lei a poco più di un anno nel febbraio del 1915, ma subito dopo sarebbero nati a Piansano un altro Francesco nell’agosto del 1915 e un’altra Maria nel luglio del 1917, riportando a quattro il numero dei figli. L’unica differenza era che i due nati a Piansano erano correttamente registrati come Boaretto, mentre Fazenda Santa Eudoxia di Joaquim José de Farias nella città di San Carlos, quelli nati in Brasile erano definitivamente Boareto, con nello Stato di San Paolo, ove era diretto Giuseppe Martinelli nel 1913 una sola t, come da pronuncia veneta e/o portoghese. Il capofamiglia Antonio non doveva essere uno sprovveduto. Più recentemente abbiamo avuto dal Brasile la richiesta di A parte il fatto che saper leggere e scrivere, nel diffuso un certo Douglas do Prado, il quale invece ci informa di analfabetismo dell’epoca, già di per sé era motivo di di- abitare a São Bernardo do Campo, nella provincia di San stinzione, lui s’era portato dal Brasile gli atti di stato Paolo, e inizialmente, non sapendo dove battere la testa, si rivolge nientemeno che alla curia vescovile di Viterbo (che civile da far trascrivere nei nostri registri e a Piansano si poi ci gira la richiesta). “Sono bisnipote di Giuseppe Martinelli mise a fare il bottegaio o commerciante. Di che cosa, non - scrive - nato a Piansano nel comune di Viterbo, 1883, secondo si sa, ma se anche i documenti brasiliani lo definivano figlio di Nazzareno e Barbara...”. In questo caso la ricerca è agricoltore o operaio, viene da pensare che pure laggiù abbastanza semplice e ben presto riusciamo a inviare al svolgesse mansioni di qualche minima responsabilità al- nostro richiedente sia l’estratto di nascita del bisnonno - l’interno della fazenda. Dopo un po’ si stabilì con la Martinelli Giuseppe Tommaso Pietro nato a Piansano nel famiglia in una casa nella centrale via della Chiesa e vi 1883 - sia l’estratto di matrimonio dei genitori di quest’ultimo, rimase perlomeno fino alla morte del suocero, avvenuta Nazareno e Barbara Benedetti… Martinelli è un cognome ab- bastanza diffuso da noi, ma trattasi di un ramo estinto e nel settembre del 1920 e che fu lui a dichiarare al Comune. senza parentele prossime in paese… Anche in questo caso Quindi tutta la famiglia emigrò nuovamente in Brasile, chiediamo al nostro interlocutore di aggiornarci sulle vicende così come ripartirono i fratelli di lei Giacomo e Lorenzo personali e familiari di questo nostro concittadino emigrante, che erano andati e tornati dal Brasile una prima volta in- ma a tutt’oggi non ne abbiamo avuto alcun riscontro… sieme coi genitori. Può darsi che stavolta i De Carli e i Boaretto siano ripartiti insieme oppure che prima siano Il recente rinvenimento del certificato di sbarco ce ne dà ripartiti i due giovanotti e la famiglia li abbia seguiti poi, quindi conferma e c’impone un supplemento di ricerca ma non ne sappiamo nulla. Potrebbero aver aspettato la per chiarirci la situazione. Nazareno Martinelli era un morte della madre del dicembre 1925 o quella della sorella contadino analfabeta nato a Piansano nel 1849 da Girolamo primogenita del maggio 1927, ma verosimilmente dovettero e Lucia De Carli (ed ecco la parentela con la famiglia pre- lasciare il paese nel corso degli anni ’20. Solo per Antonio cedente). La moglie, Barbara Benedetti, aveva tre anni di Boaretto - a seguito di uno strano iter burocratico - siamo più, essendo della classe 1846, ma pur essendo nata a stati tardivamente informati della morte, avvenuta ad Piansano era in realtà di ascendenze “forestiere”, dato Alto da Moóca, nella stessa San Paolo, la mattina del 10 che il padre Luigi era venuto da Valentano e la madre An- marzo 1943. Nell’atto di morte scrissero che era “commer- tonia Mencarini apparteneva a una gens comparsa ed ciante… residente e domiciliato nel luogo dove la morte è estinta in paese nel corso dell’800. I due coniugi ebbero a avvenuta… sposato con Felicidade de Corli e lascia i Piansano sette figli, ma tre di essi morirono in tenera età seguenti figli: Mario, Angelo, Francisco e Maria”. Degli altri, e ne rimasero quattro, tre maschi e una femmina: Luigi nessuna traccia e nessuna richiesta di documenti da parte del 1879, Giuseppe del 1883, Domenico del 1885 e Rosa di discendenti brasiliani. del 1891. A quest’ultima fu imposto alla nascita il secondo nome di Antonia, con il quale di fatto fu sempre chiamata I Martinelli in famiglia anche per ricordare il fratellino con tale nome Sulla stessa nave Agordat salpata da Santos e diretta a Oli- che era nato e morto a neppure un anno di vita subito veiras, dunque, quel primo luglio 1897 c’era anche la prima di lei. E questi sono in effetti i quattro figli risultanti famiglia piansanese Martinelli, anch’essa di agricoltori di nel certificato di sbarco, con l’ultima trascritta erroneamente religione cattolica, come si teneva a far constare nelle re- come di sesso maschile. [Del resto c’era un tale pressap- gistrazioni, destinata in questo caso alla fazenda di João pochismo negli stessi atti di stato civile che il primo figlio Correa Guimarães. Era la Familia 43350 del Livro 059, della coppia, nato a Piansano nel 1877 e morto l’anno Pagina 115: Martinelli Nazareno di anni 48, la moglie dopo, nell’atto di nascita risulta Giuseppe, di sesso maschile, Barbara di anni 51 e i figli Luigi di 18, Giuseppe di 14, Do- mentre nell’atto di morte è inequivocabilmente Giuseppa, menico di 12 e Antonio di 6. A farne la “spia” della loro al femminile! Ma non possono esserci dubbi che si tratta emigrazione, la prima volta, era stata una richiesta perve- della stessa persona, pur non essendo ancora previsto il nuta al Comune di cui riferimmo nella Loggetta n. 67/2007: cambiamento di sesso!].

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In ogni modo, per l’intera famiglia l’esperienza brasiliana ora aveva un contratto di lavoro per la piantagione di caffè non dovette durare a lungo, perché perlomeno dall’autunno della fazenda Santa Eudoxia di Joaquim José de Farias nella del 1903 ne ritroviamo le tracce da noi. A novembre di città di São Carlos, sempre nello Stato di San Paolo. Alla quell’anno furono chiamati e sottoposti a visita militare fine, quindi, dovette trovar quiete ancora una volta in sia il ventenne Giuseppe sia il più grande Luigi, quest’ultimo Brasile, da cui la sorella continuò a ricevere notizie fin già dichiarato renitente quando era stato chiamato a verso il 1925, venendo a sapere anche che si era sposato visita nel ‘99 con quelli della sua classe (perché in Brasile). con una donna di origine veneta. Dopo quella data cessò Dal marzo 1904 al settembre del 1906 Giuseppe svolse il ogni contatto, ma in ogni caso è dal Brasile, come abbiamo servizio di leva in un reggimento d’artiglieria, e proprio in visto, che il pronipote Douglas do Prado ci ha chiesto anni quest’ultimo anno era incominciata la “sparizione” della addietro i suoi documenti di nascita. famiglia con la morte del primogenito Luigi e di entrambi i genitori, a pochi mesi l’uno dall’altro: la madre a gennaio Un particolare non del tutto insignificante è quello dell’abi- del 1906, il figlio a ottobre dello stesso anno e il padre a tazione dell’intera famiglia al rientro dal Brasile, ai primi marzo dell’anno dopo: i genitori non ancora sessantenni del nuovo secolo. Mentre negli anni ‘80-90, ossia prima di e il figlio appena ventisettenne! Che fossero tornati ammalati emigrare al completo, la dimora sembra stabilmente fissata per essere incappati nelle ricorrenti e terribili epidemie in via Nuova (come si chiamava allora la via Umberto I che di febbre gialla? Non per nulla, alla visita militare, Luigi, era appunto la principale via d’accesso al paese, vocata al- già pallido e allampanato, era stato “riformato per debolezza l’espansione urbanistica dell’abitato sulla direttrice per Va- di costituzione grave”. E anche il più piccolo Domenico, lentano), le tre morti ravvicinate degli anni 1906-1907 av- chiamato a visita nel 1905, era stato riformato per “bron- vengono in tre casupole diverse della parte vecchia del co-alveolite di natura specifica”. Talmente grave, a quanto paese: via delle Capannelle, via degli Orti, via della Fontana. pare, che quando fu ugualmente richiamato in guerra Anche tenendo conto della frequenza e facilità dei traslochi, dopo la tragedia di Caporetto e messo comunque a fare il questa mobilità estrema farebbe sospettare qualche disagio carceriere in un reggimento d’artiglieria, dovettero con- socio-economico, se non anche di natura sanitaria. E forse gedarlo di nuovo per riforma subito dopo giugno del può voler dire qualcosa anche il fatto che a dichiarare le 1918, ossia proprio nella fase più cruenta della resistenza morti in Comune per la stesura dell’atto non siano stati gli sulla linea del Piave e quindi decisiva per le sorti del con- stessi familiari diretti ma tutt’e tre le volte delle donne del flitto. Dopodiché, di lui si perdono le tracce e viene da paese, “contadine” attempatelle forse vicine di casa. Socialità pensare che in quelle condizioni non sia vissuto più tanto di comari abbastanza usuale, all’epoca, ma anche possibile a lungo. Neppure i nipoti della sorella Antonia ne hanno segnale di qualche impedimento dei diretti interessati. più avuto notizie certe. “E’ rimasto in Italia - ci dicono - Certo è che non doveva essere una situazione felice quella Aveva abbracciato la vita religiosa come frate laico. Ma si di una famiglia che vede sparire i genitori e il figlio maggiore suppone che sia morto presto…”. In realtà non ne troviamo nel giro di pochi mesi; il figlio mezzano ripartire in modo traccia né negli archivi centrali dei cappuccini né in quelli compulsivo per lidi lontani e quello più piccolo messo dei frati minori o conventuali dell’Aracoeli di Roma, ma piuttosto male in salute. L’unica femmina di casa, ormai ciò non esclude che di fatto possa essersi “appoggiato” a chiamata definitivamente Antonia, alla morte dei genitori qualche romitorio o comunità religiosa della zona. era sui quindici anni e almeno fino alla fine della guerra do- Solo Giuseppe era ripartito per l’estero. Nel suo foglio ma- vette rimanere in casa per accudire i fratelli. Dopodiché ri- tricolare troviamo registrati addirittura ben quattro nulla- mase sola, l’unica della famiglia in paese, sicuramente osta rilasciati dall’autorità militare per ottenere il passaporto: sfiorita dalle angustie, e non le si poteva certo prospettare il 7 settembre 1906 per l’Argentina; il 20 settembre 1909 per un avvenire radioso. Andò a vivere con gli zii materni a Va- gli Stati Uniti; il 28 agosto 1912 di nuovo per lentano, ci dicono a questo punto i nipoti, l’Argentina e il 1° aprile 1914 di nuovo per gli dove intorno al 1920 sposò il valentanese Stati Uniti. Non sappiamo se a tali nulla-osta Antonio Biagini, vedovo con due figli. Altri corrisposero altrettanti viaggi, anche perché quattro, di figli, nacquero dalla loro unione, qualche autorizzazione avrebbe potuto otte- e nel 1933 la famiglia al completo si trasferì nerla, stando all’estero, tramite le nostre au- a Farnese, dove appunto Antonia è morta torità consolari. Ma è chiaro che il ragazzo nel 1974. Ne cerchiamo conferma al Comune lasciò il paese dopo il servizio militare (a di Farnese e chi troviamo all’ufficio demo- parte un richiamo per istruzione di un mese grafico? Suo nipote Antonio Biagini!, omonimo nell’estate del 1908) e le peripezie non do- del nonno, bravissimo collaboratore della vettero essere poche. Da un registro di bordo Loggetta! Il quale sapeva e non sapeva di della nave Luisiana veniamo a sapere per tutta quest’avventura brasiliana e ora è in esempio che il trentenne Giuseppe, ancora pista con la schiera dei cugini per cercare di scapolo, il 5 aprile 1913 sbarcò a Santos pro- riprendere i contatti con i parenti brasiliani. veniente da Buenos Aires, dov’era stato tre Ecco perché anche questa è una storia in mesi, ma che in precedenza era già stato in Rosa Martinelli detta Antonia fieri e non è detto che non si arricchisca di (Piansano 1891 ­ Farnese 1974) Brasile per sei anni nella città di Jahui, mentre nuovi interessanti sviluppi.

inverno 2019-20 9 Alcuni membri delle famiglia Mezzetti in fotografie del 1939 emigranti inviate in Italia al fratello di Andrea, Francesco

I Mezzetti E chiudiamo, almeno per ora, con questa famiglia di cui venimmo a conoscenza la prima volta solo nel novembre del 2002, quando un discendente di quinta generazione di nome Bruno Francisco Duarte Martinelli Mezzetti, figlio di Edna Maria Mezzetti, scrisse dalla città di Presidente Prudente, nello Stato di San Paolo, per avere certificati della sua trisavola Maria Martinelli e farsi riconoscere la cittadinanza italiana per sé e per i suoi. In un certo senso fummo fortunati, perché fu l’unico caso in cui trovammo L'emigrante Andrea Mezzetti a 83 anni Sua figlia Angelina a 53 anni, con le figlie Armelinda di 19 e Zebina di 16 dei parenti in paese che conservavano certe fotografie in- viate in Italia dalla famiglia dell’emigrante nel lontano 1939; ma solo poche immaginette - conservatesi per chissà quale fortunata congiunzione astrale - senza alcuna infor- mazione a latere, che non riuscimmo a ottenere neppure dietro richiesta esplicita al nostro interlocutore brasiliano. Che però siamo riusciti a “recuperare” di recente grazie all’intermediazione di Gilberto, e con il quale siamo ora in corrispondenza col nome italianamente semplificato in Bruno Mezzetti.

Di questa famiglia, Gilberto ha rintracciato addirittura Il 53enne Oreste Marcelli, marito di Angelina, e gli altri loro due figli Giovanni, di 27 anni, due sbarchi, il primo dei quali avvenuto a Santos dalla e Ana Maria, di 13 ­ terza generazione (da La patria errante, di Antonio Mattei, p. 19) nave Agordat il 27 aprile 1896. A bordo c’era la Familia 76570 del Livro 053, composta da Andrea Mezzetti di anni tanta da far prima a dichiararsi illetterato e a crocesegnarsi), 40, la moglie Maria della stessa età, e le tre figlie Angela di Andrea era un ometto di poco più di un metro e mezzo di 10 anni, Veronica di 7 e Giuseppa di 1. [Il nome della nave statura che a ventisei anni si sposò con Maria Martinelli Agordat - sia detto per inciso, avendolo già incontrato del fu Giuseppe (ed ecco anche in questo caso i legami di altre volte - derivava dalla località eritrea in cui erano av- parentela con i Martinelli già presentati), la quale aveva venute due battaglie - la prima del 27 giugno 1890 e la se- in realtà due anni meno di lui ma con Andrea condivideva conda ben più importante del 21 dicembre 1893 - risoltesi l’analfabetismo e la condizione contadina. I due ebbero a ambedue con la vittoria degli italiani sui dervisci, per cui Piansano sei figli, ma ben quattro di essi morirono infanti; tale nome fu dato a un incrociatore torpediniere]. Nel se- l’ultimo, addirittura, a undici anni e pertanto già definito condo sbarco, che avvenne dalla nave Aquitaine il 7 luglio contadino. Era il primogenito ed era stato chiamato Luigi, del 1902, della Familia 35500 del Livro 073 facevano parte, ma siccome alla nascita gli avevano imposto anche i nomi oltre agli stessi di prima, anche i figli Calistro di 4 anni e di Calisto Ermete, nell’atto di morte è disinvoltamente re- Giuseppe di 2, che evidentemente erano nati all’estero gistrato col solo nome di Calisto, ciò che spiega il “rinnovo” nel frattempo. La nave, infatti, sbarcava a Santos proveniente del nome nel fratellino che nascerà dopo l’emigrazione. da Buenos Aires, rivelandoci con ciò viaggi migratori se- Ma che, nascendo in Brasile, verrà registrato come Calistro, condari, sperimentazioni tra Argentina e Brasile comuni a tanto per accrescere la confusione e far disperare i ricer- diversi emigranti e che potevano durare mesi o anni, catori per individuarne esattamente luogo e data di nascita. come abbiamo già visto. Altri tentativi si verificarono tra Rimasta quindi con due sole figlie femmine - Angela del Sud America e Stati Uniti, come nel caso di Domenico Pa- 1886 e Veronica del 1889 - nel 1894 la famiglia si trasferì da pacchini, che ai primi del ‘900 rimpatriò da San Paolo Piansano a Canino, evidentemente in cerca di lavoro, e in dopo un brutto infortunio per emigrare successivamente una casa di Canino nacque nel luglio del 1895 l’ultima negli States, o di Edoardo Eusepi, che verso il 1910 partì figlia Giuseppa. Ma a quella data doveva essersi già fatto da qui per il Brasile e da quella strada si ritrovò nel ’20 a sentire il miraggio dell’America, perché subito dopo i Mononghaela City, in Pennsylvania, dove sottoscrisse un Mezzetti tornano a Piansano e si affrettano a celebrare il “consenso ad espatrio” per un suo fratello minore. Anche matrimonio civile per legittimare le tre figlie sopravvissute, nel caso dei Mezzetti, dunque, dovemmo approfondire nate dalla loro unione fino a quel momento soltanto reli- l’indagine per renderci conto della situazione e chiarire i giosa. [Giova sempre ricordare che, non essendo stato rapporti intercorrenti con i parenti della “madrepatria”. ancora stipulato il Concordato del 1929 tra lo Stato italiano Il cognome, infatti, oggi non è molto diffuso in paese, ma e la Santa Sede, il matrimonio religioso non produceva nell’800 ebbe un notevole incremento per via di alcuni effetti civili, e siccome nei nostri paesi la gente continuava suoi rappresentanti piuttosto prolifici, e il nostro emigrante a sposarsi soltanto in chiesa come da tradizione secolare, Andrea Mezzetti, nato a Piansano nel 1856, era il quarto l’unione tra gli sposi e i figli che ne nascevano non erano di cinque figli maschi tutti a loro volta con numerosa riconosciuti legittimi. Per rimediare, in caso di necessità prole. Contadino/pastore e analfabeta (una volta o due si contraeva un secondo matrimonio soltanto civile in Co- provò a fare la firma, ma dev’essere che la fatica fu tale e mune e si legittimavano i figli già nati. E la partenza per

10 inverno 2019-20 emigranti l’estero era un “caso di necessità”, non sapendo a cosa si c’informa anzi che di agenzie del genere in Brasile ne andava incontro o poteva capitare]. sono sorte come funghi proprio per rispondere alla cre- scente domanda di “recupero radici”, ma che non tutte Ed eccoci giunti all’avventura brasiliana del 1896, con i sono serie e professionali; alcune si sono rivelate solo componenti della famiglia risultanti nel primo certificato macchine per far soldi generando non poche diffidenze di sbarco. Il seguito è tuttora in gran parte da scoprire, tra la clientela). La nostalgia per la “patria degli avi”, in essendo la famiglia rimasta in Brasile al completo. Dalle ogni modo, in Bruno è maturata col tempo e con l’età, fotografie inviate in Italia nel 1939, come si diceva, potemmo tanto che poi s’è recato come in pellegrinaggio al grande se non altro vedere in faccia il nostro emigrante ormai ot- museo dell’immigrazione di San Paolo - memoriale davvero tantatreenne e sua figlia Angelina, che a quella data di impressionante del fenomeno immigratorio - e ha cominciato anni ne aveva 53, era sposata con Oreste Marcelli e madre a tempestare di domande i parenti ancora viventi. “Mio di quattro figli: Giovanni, Armelinda, Zebina e Ana Maria. Erano foto che l’emigrante Andrea inviava a Piansano al $1*(/2 0(==(77, 9(521,&$&(6$5, *,86(33(0$57,1(//, 526$)521'$ fratello maggiore Francesco (1849-1942), da noi presentato talvolta in versione “mormone” e che, per ricordare in qualche modo il fratello finito di là dal monno, aveva dato $1'5($ 0 (==(77, 0$5,$ 0$57,1(//, 9,1&(1=2 il suo nome a uno dei suoi tredici figli, Andrea Mezzetti 3,(752 0$''$/(1$*,86(33$ 1DVFLWD VHW 3,$16$12 1DVFLWD DJR3,$16$12 (1894-1980) a sua volta padre di Giuseppa depositaria 0RUWH JHQ 0RUWH VHW delle foto!: Andrea Mezzetti emigrante, figlio di una Veronica 6$13$2/2 35(6,'(17( 358'(17( Cesàri, e Andrea Mezzetti nipote, sposo di una Maria

Cesàri, per dire a volte delle combinazioni e trame paren- &$/,6752 0 (==(77, 0$5,$0$5&21 telari quasi scaramantiche. 1DVFLWD DSU $9$5( 1DVFLWD VHW,7$7,1*$ Dalle ricerche condotte da Gilberto Barbieri perfino nei 0RUWH PDJ 0RUWH DJR cimiteri, come già detto, è uscito fuori che Maria Martinelli, 35(6,'(17( 358'(17( 35(6,'(17( 358'(17( di “profissao domestica”, morì nella città di Presidente Prudente nel 1938 e che a denunciarne il decesso fu il genero Oreste Marcelli, mentre il marito Andrea Mezzetti $/)5('2 0 (==(77, (/(1$ (9$ 6$/$6 1DVFLWD VHW 1DVFLWD GLF morì nel 1947 a San Paolo, dove fu anche sepolto. Era ve- 35(6,'(17( 358'(17( 35(6,'(17( 358'(17( dovo, di “profissao operario” e lasciava tre figli maggiorenni: 0RUWH GLF “Angelina, Calistro Mezzetti e Josefa Baco”. I primi due do- 35(6,'(17( 358'(17( vrebbero identificarsi con Angela nata a Piansano nel 1886 e Calistro nato nel 1898 ad Avaré, nella fazenda Alto ('1$ 0 $5,$ 0 (==(77, 9$/'20,52 025(,5$ da Serra, nello Stato di San Paolo; la terza potrebbe essere 1DVFLWD JHQ '8$57( la Giuseppa nata a Canino nel 1895, evidentemente maritata 35(6,'(17( 358'(17( 1DVFLWD DSU a un certo Baco. Rimarrebbe l’incognita di quel Giuseppe 35(6,'(17( 358'(17( di due anni risultante dal secondo sbarco (che tra l’altro non si capisce bene se Giuseppe maschio o Giuseppa fem- mina, che in quest’ultimo caso però si giustificherebbe %5812 )5$1&,6&2 solo se l’omonima “caninese” del 1895 fosse stata già '8$57( 0 (==(77, morta), presumibilmente nato/a in Argentina o Brasile 1DVFLWD IHE 35(6,'(17( 358'(17( nell’anno 1900 ma del/la quale non abbiamo nessun’altra notizia. Discendenza brasiliana dell’emigrante Andrea Mez­ A questo punto è il nostro nuovo amico brasiliano, Bruno zetti (Piansano 1856 ­ Sao Paulo 1947). Nella quinta generazione, oltre al nostro corrispondente Bruno tro­ Mezzetti, ad aggiornarci sulle poche informazioni in suo viamo sua sorella Camila, che con il marito Charles è possesso e perlomeno a mostrarci la linea di discendenza emigrata nel 2000 dal Brasile al Portogallo, dove vive inviandoci la sua “àrvore genealógica”. Che dal trisavolo e ha avuto le due figlie Ana Carolina e Sara, di 14 e 4 anni. Nella mappa possiamo seguire i progressivi spo­ piansanese Andrea passa al primo figlio nato in terra bra- stamenti dei Mezzetti da San Paolo verso l’interno siliana, Calistro (1898-1981), e da questi a suo nonno dello Stato Alfredo (1930-1996), dal quale è discesa sua madre Edna Mezzetti nel 1953 e quindi lui stesso nel 1981. Si scusa, Bruno, per non aver corrisposto alle prime richieste del 2002/2003, ma all’epoca era appena ventunenne e internet ancora non forniva indicazioni, tanto che lui s’era dovuto rivolgere a una di quelle agenzie che, nella migliore delle ipotesi, procurano la documentazione italiana per il rico- noscimento della cittadinanza ma non si preoccupano di favorire un’eventuale prosecuzione di rapporti. (Gilberto

inverno 2019-20 11 emigranti nonno Alfredo, nipote di Andrea - ci scrive Bruno - è morto nel 1996, quando io non ero ancora interessato a recuperare i ricordi di famiglia, quindi non ho mai avuto alcuna infor- mazione da lui. Nel 2000 ho cercato un fratello di Alfredo ma non sono stato preso molto in considerazione. Mi sono reso conto quindi che non potevo fare affidamento sulle in- formazioni della mia famiglia per trovare i certificati che stavo cercando e ho seguito le ricerche da solo, e in seguito con l’aiuto dell’ufficio che ho assunto. Con i certificati pos- siamo osservare il percorso intrapreso dalla famiglia, da San Paolo verso l’interno dello Stato. Erano persone semplici, agricoltori, costruttori e casalinghe che si prendevano cura delle loro famiglie numerose. Ho tracciato alcuni segni su una mappa, indicando le città attraversate fino al loro arrivo a Presidente Prudente, la città in cui vivo e dove sono sepolti Maria Martinelli, la moglie di Andrea, suo figlio Calistro e suo nipote Alfredo. Andrea, probabilmente Trasferimenti di emigranti in ferrovia vissuto a Presidente Prudente, dopo la morte di sua moglie nel 1938 sembra essere andato a San Paolo, forse vicino a come tutti gli altri, che abitavano anche loro nel vicolo qualche figlio, dove morì nel 1947…”. dell’Archetto. Genitori e otto figli, la metà dei quali morti infanti. Anzi, erano morte quattro femminucce tutte di E qui per ora ci fermiamo. Ma guardando la cartina dello nome Sara, dalla primogenita del 1877 alla penultima del Stato di San Paolo si ha l’impressione di un arcipelago 1892, stroncando definitivamente il desiderio dei genitori disseminato di gente “nostra” e di chissà quanti altri di avere una figlia con tale nome. Gli altri erano partiti paesi del circondario. Alle città di Penapolis, di Presidente tutti nella primavera del 1896, sbarcando il 27 aprile a Prudente, di São Carlos, e di São Bernardo do Campo Santos anch’essi dalla nave Agordat. C’erano i genitori nella stessa San Paolo, che già conosciamo come luoghi quarantaquattrenni Angelo e Maria De Carli (altra parentela, di insediamento o di lavoro, va aggiunta Jaboticabal, dove più o meno alla lontana, con gli altri emigranti) e i figli fu inviata una famiglia Sonno sbarcata anch’essa dalla Luigi, Antonia e Genoveffa di 17, 10 e 3 anni. Manca stra- nave Re Umberto I nel 1901 insieme con i Barbieri e i Basili namente il figlio quindicenne Bartolomeo, del 1881, del e destinata alla fazenda di Carlos Sampaio. La moglie di quale non abbiamo più trovato traccia: anche questo, questo Giuseppe Sonno era una Zampetti e sbarcarono però, segno inequivocabile di “sparizione” per ignota de- con un figlio di due anni e un altro di pochi mesi. Due stinazione. Dopodiché i soli genitori tornarono in Italia al- gemelli nacquero lì, a Monte Alto, nel giugno del 1903, ma l’inizio del 1908 e sei mesi dopo ripartirono per il Brasile, subito dopo rientrarono tutti disperdendosi poi fra imbarcandosi a Civitavecchia per Genova e da lì per Tarquinia e la Sicilia. Forse erano minati dalla malattia, Santos, dove sbarcarono per la seconda volta il 19 agosto. perché ebbero tutti vita breve, come per un destino di fa- Alle autorità portuali dichiararono di doversi recare ad miglia. Avarè, dov’erano stati negli undici anni precedenti, mentre quei sei mesi in Italia non li avevano passati a Piansano Una storia ancora tutta da ricostruire è poi quella di un ma a Cametto (sembra chiaramente di leggere), dove ave- certo Giuseppe Di Giulio del 1879 (figlio di un cugino del vano un figlio. Qui per qui non riusciamo a individuare la popolare Cuccapane, anche se il cognome oggi è estinto), località e viene da chiedersi se si trattava di un seminario di cui ci chiese documenti un pronipote dal nome di José o altro istituto dove avrebbero potuto aver lasciato Bar- Luiz Aparecido De Julio da un punto imprecisato del tolomeo all’epoca della prima emigrazione. Ma altre infor- Brasile, dato che con la posta elettronica l’indirizzo è vir- mazioni non ci sono né su di lui né sulla sorte degli altri. tuale. Alla nascita, a quel futuro emigrante Giuseppe furono Un registro di bordo della nave Minas, per esempio, ci se- imposti anche i nomi di Luigi Anselmo e nell’uso familiare gnala che nel settembre del 1901 un Giuseppe Di Giulio dovette esserci sempre una certa disinvoltura, perché dell’età del “nostro” sbarcò a Santos proveniente da allo sbarco in Brasile lo troviamo come Luigi, mentre nel Genova. Era sposato con una certa Filomena più grande pronipote brasiliano José Luiz si sarebbero “rinnovati” di undici anni e aveva due figlie: Delfina di due anni e Ida entrambi i primi due; con quale difficoltà per i ricercatori di sei mesi. Sembra che Filomena facesse di cognome Di di far combaciare i dati, è facile immaginare. All’età di Felice e provenisse dalla provincia di Teramo, ma non ab- vent’anni, in ogni modo, questo contadino doveva essere biamo alcuna idea di dove e quando si conobbero e del all’estero già da un pezzo, perché alla visita di leva del motivo di quella differenza d’età. Così come non siamo in giugno 1899 fu dichiarato renitente in quanto residente a condizione di spiegarci il perché e il percome di quella “S. Paolo Brasile”. Scopriamo così che era stata l’intera fa- traversata. E’ certo che la famiglia aveva approfittato del miglia a partire per il Brasile. Contadini analfabeti o quasi, viaggio gratuito offerto dal Governo brasiliano ed era de-

12 inverno 2019-20 emigranti stinata alla fazenda di un certo Bento L. Franco a Torrinha, riche”, equivalenti, nell’immaginario, a mettersi nelle mani nell’area delle grandi piantagioni di caffè a nord-ovest di di Dio e a considerare definitivamente “perduto” l’emigrante. San Paolo. Gilberto avrebbe poi individuato il discendente Nel caso di questo Girolamo, morto in Brasile appena cin- brasiliano José Luiz De Julio ad Avaré, a un tiro di schioppo quantaduenne perché probabilmente incappato in un’epi- da lì, dove appunto erano diretti anche gli anziani Di demia di febbre gialla, c’è da dire che lasciò i cinque figli Giulio nel loro secondo viaggio del 1908, ma non essendo maschi partiti con lui da Piansano e la discendenza è oggi ancora riuscito a stabilire il contatto dobbiamo limitarci a così numerosa e ramificata che le richieste di documenti riferirne solo la notizia. rivelano spostamenti anche in altri Stati brasiliani: da Pirajui e Iportà nel Paranà a Cuparaque nel Minas Gerais Una vera e propria colonia è invece quella dei Brizi nella e perfino a Cerejeiras in Rondonia, tra Bolivia, Amazzonia città di Jaù, discendenti da un Girolamo nato a Piansano e Mato Grosso. Alcuni di tali discendenti si sono fatti vivi nel 1852 e morto laggiù nel 1904. Il nome Girolamo da personalmente, come per esempio Joventina Brizi figlia tempo non va più di moda, ma ancora a inizio ‘900 da noi di Fabrizio da Jaù, o Carlos Eduardo Batista Sales discen- ne nascevano diversi, anche nella versione femminile che dente di Vincenzo Brizi da São Paulo. Ma a fare da tramite poi diventava Mòma o Momina. Di Girolamo/a Brizi in per molti dei Brizi è la professoressa Ana Maria Cani de particolare ve n’era più uno. Basti per tutti Girolamo del- Almeida, una docente universitaria che si è molto occupata l’Onèsta (1907-1982, così detto dal nome di sua madre, tal- del fenomeno migratorio e con la quale abbiamo ripreso i mente insolito che il latino Honesta dell’atto di battesimo contatti dopo le prime corrispondenze degli anni 2008/2009. fu stravolto in Modesta in quello di matrimonio!), e risalendo Vedremo… Certo è che il disvelarsi di una pagina così im- indietro di qualche generazione quasi sicuramente si po- portante e sofferta della nostra storia non è solo un arric- trebbe ritrovare lo stipite comune di tali omonimi, per chimento di conoscenze e documentazione, ma anche e l’atavica tradizione di “rinnovare” i nomi di famiglia. Tale soprattutto una presa di coscienza, un recupero d’identità. usanza era ricorrente soprattutto alla morte dei titolari E com’è possibile non tenerne conto di fronte alle tragedie del nome, ed è singolare trovarne esempi anche nel caso dei migranti del nostro tempo? di queste emigrazioni ottocentesche per “le lontane Ame- [emailprotected]

inverno 2019-20 13 emigranti Valentano Fabrizio Mancini “Edaduas” ossia la “Saudade” al contrario Storia della famiglia Borgognoni e del loro “Nostos” a Valentano

a storia di questo articolo ha riuscito ad accumulare documenta- durante la prima guerra mondiale: i inizio nel 1901, 119 anni fa. A zione sufficiente per fare finalmente 24 valentanesi chiamati al dovere Lpensarci bene un secolo non è luce sulla famiglia Borgognoni. Grazie dall’Italia erano cosi suddivisi: 15 in nemmeno tanto; se poi quello che a Google traduttore riuscii a imbastire Argentina, 5 a New York e 3 in Brasile. prendiamo in riferimento è il Nove- un testo in portoghese e un po’ scet- Tra i richiamati brasiliani non risulta cento, chiamato da Hobsbwam “il Se- tico inviai la mail. essere presente l’allora trentunenne colo Breve”, tale è a maggior ragione. Luigi Borgognoni in quanto, prima Ma procediamo un passo alla volta. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX se- di cercare fortuna in America Latina, Era un sabato nuvoloso di fine luglio colo la difficile situazione economica si era trasferito con i famigliari a quando mi sono ritrovato con l’amico spinse migliaia di italiani a emigrare Roma. La situazione nella capitale e assessore del Comune di Valentano verso il Nuovo Continente. Inizial- non doveva essere migliore di quella Roberto Bordo per un aperitivo: “Mi mente queste ondate migratorie erano del paese, così la famiglia Borgognoni ha contattato una famiglia dal Brasile... dirette verso l’America Latina e solo decise di tentare la fortuna attraver- Hanno antenati valentanesi e cercano successivamente puntarono gli Stati sando l’oceano nel 1901. Il paterfa- informazioni sulle loro origini”. Un Uniti. Valentano non si distaccò dalla milias Alessandro, classe 1852, citta- po’ Don Quixote e molto perdigiorno, tendenza nazionale: tra il 1900 e il dino ischiano ma battezzato a Far- il lunedì successivo, anche grazie alla 1911, 36 valentanesi emigrarono in nese, si trasferì a Valentano sposando disponibilità di padre Vincent che Argentina, in un solo anno (1899- Maddalena Cresci (classe 1853) il 1° come sempre mi ha lasciato libero 1900) 12 partirono per il Brasile e 2 agosto 1875. Dalla loro unione nac- accesso all’archivio parrocchiale, sono per il Cile, nel 1910 36 andarono negli quero Maria (1876-1879), Giuseppe partito alla ricerca di materiale su USA. Questa ondata migratoria è te- (1877), Vittoria (1880), Giosafatte Luigi Borgognoni, il “valentanese er- stimoniata dal Questionario, registro (1881), Ugo (1883), Luigi (1885) e rante”. La ricerca è proseguita poi dedicato ai richiamati in patria per Marcella (1888). Dagli atti di battesimo nell’archivio comunale. In serata ero servire il regio esercito e la marina dei figli risulta che il padre proveniva da Farnese, mentre nell’atto di ma- trimonio registrato presso il comune di Valentano il 6 dicembre 1891 risulta provenire da Ischia. Dopo qualche anno dalla precoce morte della pic- cola Maria, di soli tre anni, la famiglia fu scossa dalla prematura scomparsa della madre Maddalena, quaranta- cinquenne, “morbo corrupta” e “lo- quela perduta”. Era il 3 novembre 1898. Fu probabilmente quest’ultimo tragico evento uno dei fattori che spinse la famiglia a lasciare l’Alto La- zio alla volta dell’Urbe. Grazie ai do- cumenti gelosamente custoditi dai discendenti di Luiz (così “portoghe- rizzerà” il proprio nome Luigi), è pos- sibile risalire alla data d’imbarco, il luogo e il nome della nave con cui i Borgognoni iniziarono la loro nuova vita: era il 9 novembre 1901 quando la Las Minas lasciò il porto di Genova destinazione Santos, stato di San Pao- Atto di battesimo del 1885 di Borgognoni Luigi (in latinoAloysius ) e Stato delle anime con l’in­ lo, nel Brasile meridionale. L’imbar- tera famiglia, che risultava abitare in Corso Vittorio 5 (archivio parrocchiale di Valentano) cazione, di proprietà della Transa-

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La nave Las Minas con la quale i Borgognoni emigrarono in Brasile

SONETTO

Or fan due anni che del Brasil la terra Toccammo, usciti dall’Italia bella, Da miserie affranta e da ingiusta guerra; Da governo che la sbalzò di sella.

Entro valigia che due chiavi serra Sacra Immago recammo; e, inver, è quella Dell’Eschio la Madonna, cui rinserra Di Verento l’augusta cittadella.

Ovunque ci sorregge e dà sostegno Sua imperiosa man, Sua pietà, Suo amore, perché di fedeltà Le demmo pegno.

Si! A noi volge da quell’annoso legno Pronta lo sguardo; e dal periglio furore Ci mena, ci salva e ci addita il segno!

Sao Paulo, 25 de Março de 1897

Certificato di sbarco nel porto di Santos il 4 La guerra alla quale si riferisce Fratini è Certificato del matrimonio celebrato in Brasile dicembre 1901 quella d’Abissinia (1895-1897), conflitto nel 1908 tra Luigi Borgognoni e Elena Pinel che costò 9000 morti al regio esercito e tlantica Italiana Società Anonima di che portò agitazioni politiche e sociali vorarono come agricoltori nella fa- Navigazione, di Genova, fu utilizzata scaturite nella caduta del governo Crispi. zenda di Conde do Pinhal: una grande dal 1897 al 1911 per il trasporto di fattoria che, a causa delle - allora - immigrati dal Bel Paese all’America recenti leggi brasiliane contro la schia- Latina, e fu affondata nel pomeriggio fu di 870 morti. Contrariamente a ciò vitù, reclutava manodopera a basso del 15 febbraio 1917 a Capo Matapan che successe a quegli sfortunati sol- costo specie tra gli immigrati italiani. da un sommergibile tedesco mentre dati qualche anno dopo, la famiglia Tra i valentanesi che avevano prece- trasportava truppe italiane, francesi Borgognoni sbarcò sana e salva in duto i Borgognoni a San Paolo c’era e serbe destinate all’armata alleata Sud America, a Santos, il 4 dicembre anche la famiglia Fratini. Uno dei suoi in Oriente: il bilancio del siluramento 1901, e da qui puntò a Jahù, dove la- componenti, Augusto, l’8 settembre

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matura di Alessandro - ragiona Gilberto - ci riconduce alla febbre gialla”. ndr] Ed eccoci a spiegare il titolo “eda- duas”, che è la scritta al contrario della parola “saudade”, termine bra- siliano che sta per nostalgia da soli- tudine, isolamento. Che in questo caso si ribalterebbe, appunto, con il “ritorno in patria”. Il 23 dicembre scorso, infatti, i discendenti di Luiz (Wilson con la moglie e la figlia Ja- queline) sono atterrati a Fiumicino per compiere il loro nostos, il “ritorno a casa”. Ma più che emulare i sovrani achei di ritorno dalla guerra di Troia, “Memorial do Imigrante” con la registrazione dell’intera famiglia giunta in Brasile hanno compiuto un viaggio verso la casa mai conosciuta, come Enea che 1897, data nella quale veniva celebrata tare il peso del prodotto richiesto e sbarcò nelle coste laziali per ritrovare la Madonna dell’Eschio a Valentano, ingannare gli acquirenti. Quella dei il luogo d’appartenenza dei propri pubblicò questo toccante sonetto de- Borgononi però non è una storia di avi. In fondo, come dice lo scrittore dicato alla Vergine nel quale viene inganni, è una storia a lieto fine: nel portoghese Nobel per la letteratura menzionato il tema dell’immigrazione 1908 Luiz si sposò con Elena Pinel, Jose Saramago: “Il viaggio non finisce italiana in Brasile. proveniente da San Donà di Piave, e mai. Solo i viaggiatori finiscono. E an- dalla loro unione nacque Joao Bapti- che loro possono prolungarsi in me- La presenza italiana in Brasile, effet- sta, continuatore della progenie. [A moria, in ricordo, in narrazione… Bi- tivamente, fu ed è molto rilevante. In titolo di collaborazione, Gilberto Bar- sogna ritornare sui passi già fatti, per maniera dispregiativa i discendenti bieri ci segnala che il paterfamilias ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi degli italiani sono ancora chiamati Alessandro morì a Jahù appena cin- cammini. Bisogna ricominciare il viag- “Carcamàno”, per il vizio di alcuni que anni dopo l’arrivo a Santos, nel gio. Sempre”. venditori “paesani” di poggiare la pro- 1906, come pure a Jahù morì più pria mano nella bilancia per aumen- tardi il figlio Ugo. “La morte così pre- [emailprotected]

Valentano, dicembre 2019. I brasiliani Wilson Borgognoni con la moglie e la figlia Jaqueline, ricevuti dal sindaco Stefano Bigiotti, hanno poi vi­ sionato gli atti di battesimo dei loro avi nell’archivio parrocchiale e hanno posato davanti alla casa che gli stessi avi lasciarono alla fine dell’800. Loro stessi sono ripartiti da Valentano, sia pure molto infreddoliti e a malincuore, la mattina del 30 dicembre

16 inverno 2019-20 emigranti Giancarlo Breccola L’emigrazione in Brasile in ottava rima

ietro Trapè detto il Magone, nato a Montefiascone il 30 otto- Pbre 1854, è stato uno dei pa- stori-poeti che si sono mossi sulla scia di quella cultura popolare di tra- dizione classica da cui tanta ispira- zione trassero i cosiddetti “poeti a braccio”. Dalle sue composizioni, dettate alla figlia Livia essendo lui “illetterato”, emerge, in armonia con la tradizione poetica popolare delle nostre zone, una maggiore attenzione agli avveni- menti esterni piuttosto che alle espe- rienze personali. Interesse che rivela come la composizione poetica costi- tuisse per chi la praticava anche un tentativo di lettura e analisi di fatti e fenomeni lontani, che potevano es- sere percepiti e interpretati dal mondo contadino soltanto in forma alle forme della tradizione dialettale. che partorì del mondo i primi eroi? [...] indiretta. Vedi la rima di duole con figliole, e Passa, misero figlio, i lidi tuoi, Tra questi, quello dell’emigrazione, quella di fiore con lavore; ma anche scorri tutte le terre e tutti i mari, per il vuoto e le assenze che compor- alcune licenze poetiche quali l’accen- gira di qua e di là per quanto vuoi ché sempre incontrerai giorni più amari [...] tava nelle piccole comunità, fu forte- tazione di in rima con oceàno strano Quando avrai poi la triste novella mente avvertito. Il Magone lo e la curiosa aggettivazione del so- che sarà il padre o il tuo fratello morto, considerò in un suo canto, composto stantivo lazio che per esigenze di agonizzante giace tua sorella nel 1884 e intitolato - in anticipo di rima con strazio sostituisce l’agget- e muore il padre tuo senza conforto, una diecina d’anni sulla sinfonia di tivo laziale. riveder non potrai questa né quella, Dvorák - Il nuovo mondo, che inizia maledirai la nave, il lido e il porto con un riferimento all’Italia e a una Un’altra spedizione si prepara: e la fortuna falsa e lusinghiera metaforica figura di madre privata in ogni porto v’è pronto un naviglio, che tanto vi promise e poco v’era. dei figli. per imbarcarsi tutti fanno a gara Poi rincara la dose sottolineando la mettendosi nel mare in gran periglio [...] Che io canti della patria cara e bella chi lascia il padre, chi la madre e il figlio, differenza tra il Brasile presente nel- [...] che priva resta dell’amata prole [...] e chi lascia i fratelli e chi la sposa l’immaginario collettivo e quello Quando una madre perde i suoi figliole, Vendono casa, vigna e poi ogni cosa reale, pieno di ignote difficoltà, fino a tanto sia grandi come piccolini, e s’inoltrano là nel mondo strano dichiarare addirittura che chi va nel passando per la via pericolosa si batte il petto, si lamenta e duole . che unisce il nostro mar con l’oceàno Brasile presto muore e si stronca di testa i biondi crini [...] vedo il sangue italiano in parte altrove Il Magone si interroga sui motivi di Lo Stato del Brasile americano giunto all’estremità dell’universo. è ricco di topazi, argento e oro, quella sorta di diaspora e, trala- O sangue amato, dove ti ritrove? le manca la salute, vino e grano Ti trovi in mezzo al popolo perverso sciando i disagi materiali e le diffi- che sono dei viventi il bel tesoro; che ragion non conosce e fe’ non cura [...] coltà esistenziali di chi partiva, si del clima infetto, sterile e malsano lo vedo spopolar l’Itale mura, sofferma su quelli più gravi che atten- testimonianza ce la fan coloro della più bella età ne parte il fiore devano gli emigranti. È incredibile che dall’Italia fecero partenza e resta qui l’etade più matura come questi versi, se riferiti ai re- per fare al nuovo mondo residenza [...] inetta alle battaglie e ai lavore. Se ti piace ascoltarmi, umile udienza, centi eventi che stanno coinvolgendo alcune popolazioni del Nordafrica, ri- tendi l’orecchio che mo’ sentirai Affiora nello strumento linguistico cose che ti faranno dispiacenza sultino drammaticamente attuali. usato la tendenza a utilizzare l’ita- che certo al mondo non sentisti mai: liano ufficiale piuttosto che il dia- questi del tutto son rimasti senza letto, orientamento che talvolta, per O popolo, perché ti vai soggetto, fra la miseria e dolorosi guai perché ti vai errante e vagabondo? fra morbo, febbre gialla e altri mali risolvere alcune difficoltà di rima o di E lasciar questa madre alfin tu vuoi metrica, non disdegna concessioni si muore in tutto come l’animali [...]

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Non giova che vi sia buon ospedali, buone università, buoni dottori, non giova che vi sia buoni speziali, chi va nel Brasile presto muore. Quante bambine spiegheranno l’ale o quante madri o quanti genitore lasciano il mondo per la mala cura e andran senza candela in sepoltura.

Segue una dura accusa contro tutta quell’America, sia del nord che del sud, che in qualche modo era arri- vata a disturbare la bella pace del più bel luogo che creò natura. La stessa America che il Magone “osa” poi compiangere per la sua ignoranza.

America, per noi quanto sei dura, abbandonati e miseri tapini che tanti ne restar nell’oceàno. quanto sei vana, quanto sei fallace! vendeste alla partenza tutto quanto Ascolta il pianto delle vedovelle, Nel più bel luogo che creò natura e mo non c’è più roba né quatrini [...] la madre cerca i suoi figlioli invano, tu vieni a disturbar la bella pace; tanto soffriste al gran pellegrinaggio, il nonno brama rivedere il nipote, perché non stai nella tua selva oscura semplice famigliola sbigottita; ma se è morto colà, tornar non pote dentro la tua spelonca dormi e tace? [...] vendeste casa, pane, vino e letto Son di denaro le saccoccie vote, America, dov’è la tua sostanza, per poi nelle spelonche aver ricetto [...] manca ogni forza e lacrimar non giova; dov’è la tua bontà, la tua virtute vorran tutti fuggir, ma non si pote. Io ti compiango per la tua ignoranza, Non poteva mancare una considera- Misero chi a tal caso si ritrova: perché nascesti tra i selvaggi brute. non vi riceve il capitan nel legno Ora ti accuso rea di tale eccesso zione autoreferenziale esposta con se la moneta non lasciate in pegno [...] ch’oggi l’Italia in sacrificio hai messo [...] un opportuno quanto diplomatico di-

Quando ch’apristi il favoloso ingresso [...] stinguo di responsabilità. Dopo aver Nell’ultima strofa, che sintetizza il nulla v’è più di quanto ci hai promesso. genericamente maledetto il destino, concetto della composizione nel quale colpevole di tutto il male del verso misero chi si parte e t’abban- Quindi, prevedendo il peggio che sa- mondo, benedice il cielo, cioè Dio, in dona, compare anche di una cita- rebbe arrivato, si lascia andare alla quanto garante del bene assoluto, in zione dotta. Sostituendo il là con il pietà e alla compassione verso gli questo caso della sua fortunata situa- qua, il Magone riporta quel verso sventurati connazionali. zione. della Divina Commedia - opera che

Povere famigliole abbandonate, Che mille volte e più sii maledetto probabilmente conosceva a memoria partiste dall’Italia in gioia e canto, destin, che permettesti a tale strazio, - che dice del bel paese là dove ‘l sì ma il vostro riso si converse in pianto [...] facesti perde il ben dell’intelletto suona. Del resto la pratica dell’opera Vi vedo senza scarpe e senza manto, a tanta umanità del sangue lazio; dantesca affiora anche per la pre- ed io, che non mi mossi dal mio tetto, senza di altri termini desueti, come il cielo benedico e lo ringrazio nel caso di vanni, le ali dell’aquila. e non mi trovo a tal disperazione fra due eterni avvoltoi: sdegno e O bella Italia, delizioso regno passione. del bel paese qua dove il sì suona, di civiltà sian tutto al bel disegno; Tornando alla sorte di chi era partito, misero chi si parte e t’abbandona [...] il canto tende a concludersi nei det- tagli di un epilogo tragico popolato Pietro Trapè, che non visse in prima da vedove e orfani. E per giunta ap- persona l’esperienza dell’emigra- pare preclusa anche la possibilità di zione, dovette utilizzare per le sue ot- tornare in patria, perché son di de- tave le testimonianze di chi dal naro le saccoccie vote. Brasile era riuscito a rientrare in Ita- lia. Quindi le impressioni di persone O aquila dell’italica regione in qualche modo sconfitte, di “per- che sopra tutti noi spieghi i tuoi vanni, denti” che erano tornati a casa se- abbi dei tuoi figlioli compassione gnati da cicatrici materiali ed che stan là nel Brasile in tanti affanni [...] Abbi pietà di misere orfanelle esistenziali. Fu questo il dramma a che persero la madre a caso strano, cui il Magone dette voce e sorprende, pietà dei fratelli e le sorelle a distanza di più di un secolo, ap-

18 inverno 2019-20 emigranti prendere da un articolo di Marco mazzafruste che je diciono bolas e ce Menduni, pubblicato su La Stampa Benché riferita ad altri paesi dell’Americafaciono scapicollàlatina, ci sembrale vitelle. curiosa Si, sar - del 17 luglio 2017, che questa storia anche questa testimonianza orale vannoraccolta do’ dame Mario tocco, Lozzise sbajaono, nel libro pe ti non è ancora finita. “Tra calice e bicchiere” adèrono p*rnelle melare!10 Allora dice:

Migranti di ritorno, italiani che non Annamo’n p elo più jò! E riàssomo ma hanno mai visto l’Italia. Figli di ita- Cucco in Argentina ‘n posto co’ certe piane che pariono in- liani emigrati nel secolo scorso o Per mettere nella giusta luce l’autore delle 1 bisogna Benché riferita ad altri paesi del- funite. Dice:tamanta come faccenna se chiama? E ‘r ca- prima ancora quando la fame co- parlare un po’ dell’uomo per cercare di comprenderlo. Era stato emi- l’America latina, ci sembra curiosa pitano de la nae fece, dice: semo rie stringeva noi ad attraversare altri grante, come tanti del nostro paese.ma Analfabeta la Terra der e fòco! ignaro Allora del iomondo, me pen - mari. Italiani di seconda, terza, anche questa testimonianza orale non sapeva parlare se non in dialetto stretto. Delle sue peripezie rac- quarta generazione che in genere raccolta da Mario Lozzi nel libro……sètte: e mecquì sarà più callo de tutte; contava: “Annàssamara 2 lappe ‘n paese de la Mèraca 3 che je diciono neppure conoscono più la lingua. … robba da accoracce! Ahò! Sente un po’ Trecentomila di loro, cittadini bra- Venzuela. Ma ‘n posto che se chiamàache Caracasse. scrozzola! Ma Appena però mellì, scento gnuno da la 4 siliani, venezuelani, argentini, sono potia laorà che ‘l callo te facìa sdrimogna.nae te sento Quanto un freddo ch’ène santissomo. aripijas ‘Na- 5 in attesa di passaporto italiano. E, Cuccosomo la nàein Argentinache ce portètte mall’Argentina. bubbolina, Mamae però proata. nun T’abbasteme piacìa dì il loro numero cresce sempre di (trattomanco da “lammellì,Tra calice eche bicchiere prima” di de Mario tutto faciono le cappanne col loto e la più: sono quasi due milioni che me scappette subboto, co’ decen- Lozzi)merda de vaccina. Regà! Puzzaono de mocòre 6 ch’accoraono e si di- (1.888.223 per la precisione) e altre zia parlanno, da piscià forte. Curse di- neguarde piovìa prima che se fussono secche bene, te se squajaono 160 mila pratiche sono in attesa. Le reto ma n’arbolo, tirette fora lesto lesto addosso che doppo avoja a laàtte e nutricatte! 7 Nun c’èrono Sante. Pe’ richieste, ancora inevase, di citta- Per mettere nella giusta luce l’autore e... nun me s’aggelette ‘l razzo mal ‘na sittimana fezzàe 18 de stabbio che parie un lòco comido,9 che se dinanza italiana nel mondo, soprat- delle tamanta faccenna bisogna par-lillo? Hae capito sì che terra der foco tutto in America Latina, sono 300 scansaono pure le vacche, abbenanche l’èssono fatto lòro. Eppoe le lare un po’ dell’uomo per cercare di adèra?” mila, 116 mila solo in Brasile. Ma il gente locale c’iono certe mazzafruste che je diciono bolas e ce faciono comprenderlo. Era stato emigrante, Questo era Cucco. Che tornò a Mon- dato sorprendente è quello rive- scapicollà le vitelle. Si, sarvanno do’ me tocco, se sbajaono, pe ti adè- come tanti del nostro paese. Analfa- tefiascone più povero e ammalinato 11 lato dal viceministro agli Esteri rono p*rnelle melare!10 Allora dice: Annamo’n p elo più jò! E riàssomo Mario Giro: «Il numero comples- beta e ignaro del mondo, non sapeva di prima. […] …Ma un peccato trava- ma ‘n posto co’ certe piane che pariono infunite. Dice: come se sivo delle persone che, potenzial- parlare se non in dialetto stretto. chiama? E ‘r capitano de la nae fece,licò dice: il segreto semo perché rie ma fu la Cucco Terra stesso der mente, avrebbero diritto a vedersi Delle sue peripezie raccontava: “An- fòco! Allora io me pensètte: e mecquìa raccontarlo.sarà più callo Eccolo: de tutte; “Quann’adè robba da - riconosciuta la cittadinanza ita- nàssamara 2 lappe ‘n paese de la Mè- liana è di 80 milioni. Più degli abi- accoracce! Ahò! Sente un po’ che scrozzola!romo ma Appenala Terra scento der fòco, da laci naeadèra raca 3 che je diciono Venzuela. Ma ‘n tanti attuali della Penisola». Ovvio, te sento un freddo santissomo. ‘Na un’indianabubbolina, che mae ce proata. facìa ‘n T’abbaste pelo de cu - posto che se chiamàa Caracasse. Ma spiega Giro, che non ci sono solo dì che me scappette subboto, co’ decenziacina. La parlanno,cucina sua da adera piscià ‘na forte. mon - però mellì, gnuno potia laorà che ‘l motivi affettivi in chi sta tentando Curse direto ma n’arbolo, tirette foranezza, lesto lestoma lièee... nunadèra me bellas’aggelette com’un questa strada, «ma soprattutto il callo te facìa sdrimogna.4 Quanto ‘l razzo mal lillo? Hae capito sì cheocchio terra derde sole foco e adèra?” me facìa la micia. Un tentativo di garantirsi un passa- ch’ène aripijassomo la nàe5 che ce por- porto europeo in un momento di Questo era Cucco. Che tornò a Montefiasconegiorno, ma le piùmi compagne, povero e ammalije disse:- Io tètte mall’Argentina.11 Ma però nun me difficoltà economiche e tensioni nato di prima. […] Ma un peccatooje travalicònun ce jengo il segreto a laorà perché che mesà fu politiche e sociali». piacìaCucco manco stesso lammellì, a raccontarlo. che prima Eccolo: de ch’adò “Quann’adèromo la frèe!12 Sine ma - dissono la Terra - ci der hae [emailprotected] tuttofòco, faciono ci adèra le cappanne un’indiana col che loto ce e facìa la la frèe‘n pelo magnarella de cucina.. E Larisono. cucina Appena sua merdaadera de ‘na vaccina. monnezza, Regà! ma Puzzaono lièe adèra de che bella fùssomo com’un sole occhio je sartètte de sole addosso e me e 6 mocòrefacìa la ch’accoraono micia. Un giorno, e si dineguarde ma le mi je compagne, dette ‘n’aggarrata... je disse: Io oje mellìne.nun ce 13 piovìajengo primaa laorà che che se mesà fussono ch’adò secche la frèe! Quanto12 Sine che - dissonosento tamanto - ci hae14 pelo,la frèe fitto bene,magnarella te se squajaono. E risono. addossoAppena cheche fùssomocome l’orse! sole Diociguarde, je sartètte pensètte,addosso quèe 713 14 doppoje dette avoja ‘n’aggarrata... a laàtte e nutricatte! mellìne. Nun Quanto adène che un sento mostro. tamanto Je dette pelo, ‘na fittospén - c’èronocome l’orse!Sante. Diociguarde,Pe’ ‘na sittimana pensètte, fez- ticaquè15 adène e la lassètte un mostro. sta’. Je A dettela sera ‘na le 8 15 zàespéntica de stabbio e la chelassètte parie sta’. un Alòco la seraco- disse le disse ma le ma mi lecompagne. mi compagne. Stupoto! Stu Me- 9 mido,poto! cheMe strillèttono,se scansaono nu lepure sae le che strillèttono, mecquì nule donne,le sae che col mecquì freddo le ch’adè, portone le mutanne de pelle de cunijo? vacche, abbenanche l’èssono fatto donne, col freddo Ma benànche ch’adè, portoneche nun le l’jo funito, ‘l peccato l’jo fatto uguale… lòro. Eppoe le gente locale c’iono certe mutanne de pelle de cunijo? Ma be-

1 Grande fatto. 10 Le p*rnelle melare si distinguevano da quelle a 2 Andammo. coscia de monaca per la forma - tonda nelle prime 3 e oblunga nelle seconde - per la dolcezza e, so- America. 4 Liquefare. prattutto, per le irresistibili proprietà lassative. 5 Nave. 11 Malato, malridotto. 6 Cattivo odore, dicesi della carne che puzza. 12 Febbre. 13 7 Lavarti e pulirti. Un’agguantata in quel posto. 8 Mandavi fetore. 14 Tanto, abbondante. 9 Cesso, latrina. 15 Spinta.

inverno 2019-20 19

Piansano E La Tuscia Notiziario Di (2024)
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Author: Patricia Veum II

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Name: Patricia Veum II

Birthday: 1994-12-16

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